Alpha, Beta, Gamma… OMS rinomina varianti Coronavirus con lettere dell’alfabeto greco

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), spera di semplificare il modo in cui il pubblico parla del crescente numero di varianti del coronavirus, assegnando diverse lettere dell’alfabeto greco a ogni nuova mutazione del virus.

Il nuovo sistema studiato da OMS prende i nomi di nuove varianti di SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19, e le allontana da quella che a volte può confondere la nomenclatura scientifica, e che pone forte enfasi sui paesi dove le varianti sono state scoperte per la prima volta.

Ad esempio, con il nuovo sistema, la variante B.1.1.7, identificata per la prima volta nel Regno Unito, sarà denominata Alpha, la variante B.1.351, avvistata per la prima volta in Sud Africa, si chiamerà Beta, mentre la variante trovata inizialmente in Brasile, nota come P.1, si chiamerà Gamma.

I nuovi nomi non sostituiranno ufficialmente i nomi scientifici già assegnati alle nuove varianti, ma l’OMS spera che apportando questo cambiamento, si potrà evitare di alimentare lo stigma verso le nazioni in cui sorgono nuove varianti.

Il problema è nato dal fatto che i nomi scientifici originalmente adottati erano difficili da pronunciare e ricordare “Di conseguenza, – ha affermato l’OMS in una dichiarazione – le persone ricorrono spesso a chiamare le varianti in base ai luoghi in cui vengono rilevate, fatto che è stigmatizzante e discriminatorio”.

Il pericolo della stigmatizzazione è un problema su cui l’OMS aveva messo in guardia sin dai primi giorni della pandemia, quando alcuni politici, in particolare l’ex presidente Donald Trump, si riferivano abitualmente al virus come “virus cinese” o “virus Wuhan”. Trump aveva affermato di aver usato i termini “per essere precisi” e aveva sostenuto che “non erano affatto razzisti”, anche se aveva continuato ad usarli anche dopo che l’OMS aveva messo in guardia contro un linguaggio che può “perpetuare stereotipi o ipotesi negative”.

L’uso di tale linguaggio si diffuse. In uno studio pubblicato a maggio, i ricercatori dell’Università della California, a San Francisco, hanno collegato direttamente il primo tweet di Trump su un “virus cinese” a un aumento esponenziale del linguaggio anti-asiatico su Twitter.

In India, la sensibilità alla stigmatizzazione ha portato il governo il mese scorso a chiedere alle società di social media di rimuovere qualsiasi riferimento alla “variante India” dalle loro piattaforme. Un funzionario del governo ha spiegato a Reuters che l’avviso era stato emesso per inviare un messaggio “forte e chiaro” per fermare la cattiva comunicazione determinata dalla definizione “variante indiana”.

“Nessun paese dovrebbe essere stigmatizzato per il rilevamento e la segnalazione di varianti” ha scritto su Twitter Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico dell’OMS per la risposta al COVID-19.

Il nuovo sistema si applica a due diverse classificazioni di varianti: “varianti di preoccupazione”, considerate le più potenzialmente pericolose, e “varianti di interesse” di secondo livello.

Ci sono 24 lettere dell’alfabeto greco, OMS ne ha già assegnati 10: quattro a varianti di preoccupazione e sei a varianti di interesse.

Gimmy Tranquillo

Giornata Mondiale Senza Tabacco, in tempi Covid-19

? anno, il 31 maggio, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e i partner globali celebrano la Giornata Mondiale Senza Tabacco (WNTD).

La campagna annuale è un’opportunità per sensibilizzare sugli effetti dannosi e mortali dell’uso del tabacco e dell’esposizione al fumo passivo e per scoraggiare l’uso del tabacco in qualsiasi forma. Il focus della Giornata Mondiale Senza Tabacco è sull’impatto negativo del tabacco sulla salute polmonare delle persone, dal cancro alle malattie respiratorie croniche, e sul ruolo fondamentale dei polmoni per la salute e il benessere di tutte le persone.

La campagna funge anche da invito all’azione, sostenendo politiche efficaci per ridurre il consumo di tabacco coinvolgendo le parti interessate in più settori nella lotta per il controllo del tabacco.

Quest’anno la sfida per i fumatori è stata duplice, dovendo fare i conti con il pericoloso vizio e allo stesso tempo con la quarantena imposta a causa dell’epidemia di Covid-19.

A tal proposito è stata fatta una ricwrca condotta da Nielsen e commissionata dalla Foundation for a Smoke-Free World, che ha analizzato l’impatto della quarantena e del distanziamento sociale sulle abitudini dei fumatori, in Italia e in altri 4 paesi: Sud Africa, Regno Unito, India e parte degli Stati Uniti (NY e California). Un primo dato interessante rivela che in Italia il 42% degli intervistati ha preso in considerazione la possibilità di smettere di fumare durante il lockdown ma solo il 25% ha effettivamente provato a farlo.

Ecco alcuni dei principali risultati:

  • Impatto sulla salute mentale: In Italia, Il 29% dei fumatori afferma che il distanziamento sociale ha avuto un impatto molto negativo sulla loro vita. La percentuale è più alta se consideriamo solo le donne (35%) e più bassa tra gli uomini (24%)
  • Alleati contro lo stress: Circa le metà degli intervistati (48%) fuma o svapa normalmente per combattere lo stress. Il 27% ha fumato o svapato di più in periodo di quarantena. Altre attività utilizzate per combattere lo stress sono: esercizi fisici (45%) e hobby vari (44%). Solo Il 13% fa ricorso all’Alcol, mentre all’estero la percentuale di chi beve per combattere lo stress aumenta fino al 34% nel Regno Unito e fino al 38% negli USA.
  • Paura di maggiori rischi di contagio legati al fumo Circa 1 su 4 (28%) tra i fumatori di sigarette tradizionali crede che il fumo aumenti il rischio di contrarre il Covid-19. Solo 1 su 5 (19%) crede ci sia maggiore rischio di contagio legato allo svapare.
  • Incremento degli acquisti: Un terzo dei fumatori tradizionali (33%) e il 38% degli utilizzatori di prodotti a rischio ridotto hanno acquistato di più rispetto al periodo precedente al lockdown per paura della chiusura dei negozi di riferimento, della scarsa disponibilità di prodotti e della difficoltà a uscire di casa.
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