Zona arancione, riaperture negozi “Pochi clienti, impoveriti dalla crisi economica”

Alcuni hanno tirato su la saracinesca nel fine settimana, altri lunedì mattina. Con la zona arancione riaperture negozi anche del settore del abbigliamento e calzature

Riaperture dei negozi con il passaggio di tutta la Toscana in zona arancione. A inizio settimana hanno tirato su le saracinesche anche gli esercizi commerciali del settore abbigliamento e calzature.

Pochi clienti, difficoltà per organizzare il lavoro e smaltire le giacenze invernali a causa delle aperture intermittenti.  Marco Valentino, proprietario negozio Masami, che si trova vicino Piazza Santissima Annunziata. “Il centro storico senza turisti è frequentato pochissimo”, spiega Valentino, “Da 15 mesi ne stiamo pagando le conseguenze. L’85% dell’incasso del 2019 era fatto da clienti stranieri e provienienti da diverse parti d’Italia”.

Il passaggio in zona arancione è stata una riapertura amara. “La gente gira poco è impoverita ed impaurita. Nessuno si compra un abito per rimanere a casa”, conclude Valentino, “Resistiamo solo perché lo Stato non ci ha chiesto tutto quello che avrebbe dovuto ricevere nel 2020 e in questa prima parte del 2021, sennò penso che il 70% dei negozi andrebbe a gambe per aria”.

riaperture negozi centro
Foto Controradio

“Siamo rimasti uno dei pochi negozi indipendenti di abbigliamento della nostra zona. Qui per il momento non ci sono state chiusure ma in Via del Corso ci sono già diversi fondi vuoti”, spiega Giancarlo Tedesco, di Echo da più di 30 anni in Via Dell’Oriolo.

Anche in periferia ci sono state chiusure di negozi durante questo anno segnato dal Coronavirus. Una situazione di crisi raccontata anche dal Centro studi di Fipe-Confcommercio.

“In questa zona di Piazza Puccini hanno chiusto tanti negozi: scarpe, borse, alimentari e forni, se ti guardi intorno non c’è più nulla”, spiega Elisabetta Carpini del negozio di scarpe Smile, “Non sappiamo cosa fare con la roba da inverno, non arriva la merce estiva”, conclude Carpini, “Qualche cliente è arrivato, comunque la situazione è drammatica”.

Sentiamo le voci dei commercianti raccolte in centro storico e a Piazza Puccini

 

 

 

 

 

 

Crisi economica: negozi città d’arte, sostegni su calo annuo fatturato

Esercenti Roma, Milano, Venezia e Firenze a Draghi e Garavaglia per le tutele degli esercizi commerciali dei centri storici città d’arte

“È necessaria una maggior tutela per gli interessi di un ampio numero di aziende commerciali operanti nei centri storici delle città d’arte, che sono le eccellenze nei settori della moda, del gioiello, e dell’artigianato in genere e un’importante attrazione turistica del Paese”. Lo scrivono le associazioni degli operatori dei centri storici delle città d’arte (Via Condotti Roma, MonteNapoleone District Milano, Piazza San Marco Venezia, Ponte Vecchio Firenze) in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio e al Ministro del Turismo.

“Si tratta – sottolineano gli esercenti – di aziende che solitamente beneficiano dei medesimi flussi turistici che sostengono le attività ricettive e i pubblici esercizi, con i quali tra l’altro si sviluppano sinergie vitali. Il fatturato dei negozi dipende in media almeno per il 65/70% dagli acquisti dei turisti stranieri, soprattutto da quelli extra europei. La situazione riveniente dalla pandemia ha reso difficile la sopravvivenza di aziende storiche delle città d’arte che vivono prevalentemente di turismo. Molte aziende hanno già chiuso, altre – aggiungono – sono in procinto di chiudere nel perdurare di questa tragica situazione”. Le associazioni chiedono quindi “di prevedere nell’ambito del prossimo provvedimento un sostegno sulla base del calo annuo del fatturato e non mensile, e dei costi fissi annuali, considerato che il recente sostegno rapportato alla perdita di un mese non copre in molti casi neppure una mensilità del canone di locazione, vero tallone d’Achille per la maggior parte delle attività”. Il punto di partenza è la misura similare prevista dal “decreto Agosto” che a detta degli esercenti “potrebbe essere riproposta modificandone i termini, considerato che anche quella si è rivelata del tutto insufficiente”.

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