Trequanda, pool di sindaci e tecnici contro il deposito di scorie nucleari

Trequanda: una task force di amministratori pubblici e tecnici per presentare la documentazione contro la Carta della Sogin. Il Sindaco Machetti: “Tutto il territorio è contro l’ipotesi del deposito”.

Si è costituita una task-force composta da amministratori pubblici e tecnici per presentare la documentazione contro la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata dalla Sogin, che inserisce anche una porzione di circa 180 ettari nel territorio comunale di Trequanda, ai confini con il Comune di Pienza, tra i siti idonei allo smaltimento delle scorie nucleari. Il pool composto dai sindaci e dai tecnici dei Comuni di Trequanda, Pienza e Montepulciano è incaricato di individuare gli errori di valutazione nel progetto della Sogin e presentare la documentazione con le osservazioni contro l’ipotesi del deposito nucleare.

“Tutto il territorio è contro tale ipotesi – commenta il Sindaco Machetti – Trequanda ha costituito un pool operativo con gli altri sindaci e i tecnici comunali, sia della Valdichiana che della Val d’Orcia: siamo al lavoro per presentare la documentazione necessaria e le osservazioni di tutta la comunità, comprese le associazioni e gli elementi della società civile, disponibili a dare una mano. Tutta la comunità sta lavorando su un obiettivo comune, superando le differenze in un momento così difficile, perché dobbiamo far capire il valore del nostro territorio, dei patrimoni Unesco e dei Paesaggi Rurali Storici, a chi evidentemente non li conosce abbastanza.”

La Carta pubblicata su www.depositonazionale.it non indica il punto in cui costruire il deposito nazionale delle scorie nucleari, ma delinea i 67 luoghi in cui sono state valutate le migliori condizioni tecniche per costruirlo. Il percorso di consultazione pubblica prevede una durata di 60 giorni per coinvolgere i soggetti portatori di interessi qualificati nel processo di localizzazione del deposito per mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi italiani: proprio durante questo periodo la task-force di amministratori locali farà pervenire tutta la documentazione necessaria affinché il sito di Trequanda sia escluso dalla scelta finale.

 

Cetona: anziana uccisa di botte, confessa il figlio

Una donna di 84 anni è stata uccisa nel proprio letto dal figlio al termine di una lite. E’ successo la scorsa notte a Cetona (Siena).

E’ stato Angelo Del Ticco, 45 anni, ad aver ucciso Marisa Tosoni, madre dell’uomo, a seguito di una lite. La donna avrebbe contestato a più riprese lo stile di vita del figlio. I carabinieri del Nucleo investigativo di Siena e Montepulciano riferiscono che l’anziana sarebbe stata picchiata nella sua casa a Cetona, fino a causare la morte.

A dare l’allarme sarebbe stato lo stesso figlio che, durante l’interrogatorio sottoposto dalle forze dell’ordine, ha confessato di essere l’assassino della madre. I due vivevano nella stessa abitazione. Sul posto anche il sostituto procuratore del tribunale di Siena Siro de Flammineis.

Fusione Comuni: Tavarnelle e Barberino val d’Elsa dicono SI

A Montepulciano e Torrita di Siena, invece, esito contrario con il NO alla fusione che vince rispettivamente, con il 53,58% (1.892 voti su 3.725 votanti) e 76,7% (2.891 voti su 3.791 votanti).

Nel dettaglio, il ‘sì’ favorevole alla fusione prevale, appunto, sia a Tavarnelle Val di Pesa che a Barberino Val d’Elsa rafforzando l’ipotesi che il Consiglio regionale con tutta probabilità si esprimerà in modo favorevole all’unione tra le due amministrazioni. A Tavarnelle i favorevoli sono stati l’82,06% dei votanti (2.424 su 2.979 votanti) e a Barberino Val d’Elsa il 67,74% (1.264 su 1.879 votanti).

Negli altri referendum, con le altre coppie di Comuni proposti per la fusione, in tre casi solo in uno dei due è prevalso il ‘sì’ mentre in un caso il ‘no’ ha prevalso in entrambi.

A Bibbiena (Arezzo) si sono registrati 1.831 ‘sì’ (56,11%) alla fusione su 3.286 votanti, ma a Ortignano Raggiolo (Arezzo) i cittadini hanno fatto prevalere il ‘no’ con il 59,53%, cioè con 278 voti su 471 votanti. Per questo motivo il sindaco di Ortignano, Pistolesi, ha comunicato le sue dimissioni: “Sulla base di questo risultato – ha commentato il sindaco di Ortignano Raggiolo -, ho già rassegnato le mie dimissioni. Credo che non ci siano più le condizioni per andare avanti, ho convocato domani il consiglio comunale al quale darò ufficialmente comunicazione delle mie irrevocabili dimissioni. Non credevo che il risultato sarebbe stato così netto e che il territorio fosse così contrario a questo accorpamento”. Pistolesi eletto nel 2016 con il 56,77% delle preferenze, avrebbe visto scadere il proprio mandato tra due anni e sei mesi.

Nel Mugello, a Dicomano (Firenze) ha prevalso il ‘sì’, con il 66,05% (1.000 voti su 1.524 votanti), ma a San Godenzo (FI) ha vinto il ‘no’ alla fusione con il 66,24% cioè con 461 voti su 698 votanti.

Ad Asciano (Siena) vittoria del ‘sì’ con il 61,6% (1.142 voti su 1.871), ma a Rapolano Terme (Siena) ha vinto il ‘no’ con il 70,07% (1.833 voti su 2.630 votanti).

In totale erano chiamati al voto 51.343 elettori. Alle urne si sono recati in 22.854, pari al 44,51% degli aventi diritto.

La maggiore affluenza si è registrata a San Godenzo dove si espresso il 71,59% degli elettori.
La partecipazione minore si è registrata a Montepulciano dove al voto ha partecipato il 33,17% degli iscritti nelle liste elettorali.

Nei referendum consultivi svoltisi in alcuni Comuni della Toscana, ieri e oggi, il ‘sì’ alla fusione prevale in 5 Comuni su 10, ma dalle urne esce una sola indicazione univoca da parte dei cittadini: quella di Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa (Firenze) dove il ‘sì’ ha vinto in entrambi i territori.

Referendum per fusioni in 10 comuni toscani

Firenze, sono oltre 50 mila, per la precisione 51.343, gli elettori chiamati alle urne domenica e lunedì per i cinque referendum consultivi che coinvolgono i dieci comuni toscani che hanno optato per la fusione.

Si tratta dei Comuni di Asciano e Rapolano in provincia di Siena, Ortignano Raggiolo e Bibbiena nell’aretino, Montepulciano e Torrita di Siena ancora nel senese, Dicomano e San Godenzo nel Mugello e, ancora in provincia di Firenze, Barberino Elsa e Tavarnelle Valdipesa.

I Comuni più popolosi sono quelli di Montepulciano e Torrita, dove fra domenica 11 e lunedì 12 novembre, andranno alle urne 17.080 cittadini (11.230 di Montepulciano e 5.850 a Torrita). Seguono, per ordine di popolosità, Bibbiena (9271 elettori) che, con il piccolo comune di Ortignano Raggiolo (751 elettori) raggiunge quota 10.022.

A Barberino Elsa e Tavarnelle Valdipesa vanno alle urne 9.528 elettor (3457 a Barberino e 6.068 a Tavarnelle); pochi di meno gli elettori a Rapolano (4.035) e Asciano (5.423): insieme sono in tutto 9458. San Godenzo e Dicomano, insieme, contano 5258 elettori (975 a San Godenzo e 4283 a Dicomano).

Le urne chiuderanno lunedì 12 novembre alle 12. Intorno alle 15 i dati definitivi sulle affluenze.

Dal 2012 i referendum consultivi sulle fusioni di Comuni toscani sono stati ventisei: l’ultimo nel maggio 2018 a Villa Collemandina e Castiglione di Garfagnana, con un risultato divergente nei due territori.

Sei anni fa la Toscana contava 287 Comuni, che già in proporzione erano assai di meno che in altre regioni, effetto anche delle riforme settecentesche del granduca Pietro Leopoldo. All’inizio di quest’anno se ne contavano 274, tredici in meno. I “sì” fino al 2017 hanno prevalso in tredici referendum su venticinque.

Ci sono Comuni che sono passati da gestioni associate di servizi e unioni, altri si sono fusi senza tappe intermedie. La Regione ogni volta ha incentivato la scelta con 500 mila euro l’anno (per cinque anni) di contributi straordinari, 250 mila euro per ogni vecchio comune.

A queste risorse utili per dare fiato a progetti rimasti troppo a lungo nel cassetto o per tamponare tagli sui trasferimenti statali, si sono sommate deroghe sulla spesa in bilancio e contributi statali straordinari, per dieci anni, pari al 50 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010, fino ad un massimo di 2 milioni per ciascun beneficiario.

Toscana: Domenica 11, cinque referendum per fusione in 10 comuni

I comuni interessati sono: Asciano e Rapolano in provincia di Siena, Ortignano Raggiolo e Bibbiena nell’aretino, Montepulciano e Torrita di Siena ancora nel senese, Dicomano e San Godenzo nella parte di Mugello che guarda la Valdisieve e infine, in provincia ancora di Firenze, Barberino Valdelsa e Tavarnelle, fino al 1893, per seicento anni, un comune unico, poi separati e più di recente tornati a collaborare all’interno della stessa Unione comunale.

Cinque referendum consultivi per dieci Comuni che hanno scelto di fondersi, a due a due. I cinque referendum si svolgeranno in tutti e dieci i comuni domenica 11 novembre 2018 e la mattina di lunedì 12.

Dal 2012 ce ne sono già stati altri ventisei: l’ultimo lo scorso maggio a Villa e Castiglione di Garfagnana, con un risultato divergente nei due territori.

Sei anni fa la Toscana contava 287 Comuni, che già in proporzione erano assai di meno che in altre regioni, effetto anche delle riforme settecentesche del granduca Pietro Leopoldo. All’inizio di quest’anno se ne contavano 274, tredici in meno come i sì che fino al 2017 hanno prevalso in tredici referendum su venticinque.

Ci sono Comuni che sono passati da gestioni associate di servizi e unioni, altri si sono fusi senza tappe intermedie. La Regione ogni volta ha incentivato la scelta con 500 mila euro l’anno (per cinque anni) di contributi straordinari, 250 mila euro per ogni vecchio comune. A queste risorse utili per dare fiato a progetti rimasti troppo a lungo nel cassetto o per tamponare tagli sui trasferimenti statali si sono sommate deroghe sulla spesa in bilancio e contributi statali straordinari, per dieci anni, pari al 50 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010, fino ad un massimo di 2 milioni per ciascun beneficiario.

Montepulciano presenta Cantiere Internazionale d’Arte

A Montepulciano, all’interno del Cantiere Internazionale d’Arte si colloca uno spettacolo di prosa, danza, musica, ispirato a Calderon, “noi portiamo il teatro tra la gente comune, per strada, e agiamo il nostro ruolo di attori che mettono in scena la propria vita”.

Mentre sul palco nella spettacolare Piazza Grande un gruppo di giovani ballerini prova i passi e le coreografie dello spettacolo di danza a cura di Azzurra Di Meco con tre scuole di balletto (Adama Dance Company, Accademia Nazionale di Danza, Associazione Nazionale Danzatori), fissato per domani sera con Roland Boer alla guida dell’Orchestra dei giovani del College di musica di Manchester, come sempre accade nei giorni del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, nella parte bassa della cittadina, aspettando il concerto di mezzanotte ‘Brass & Percussion’ diretto da Nicholas Thompson, praticamente sotto la torre di Pulcinella, prende vita lo spettacolo di strada ‘Il gran mondo del teatro’ del Theatre en Vol sardo creato da Maria Paola Cordella e ispirato all’opera di Calderon de la Barca.

Si ribalta il titolo del grande autore barocco spagnolo ‘Il gran teatro del mondo’ per giocare sempre sulle parti che ognuno si trova a recitare nella vita, nel mondo di cui il teatro è metafora.

“Se il senso di Calderon è portare la gente comune in teatro a recitare il proprio ruolo nello spazio di una vita che dura dall’entrata in scena all’uscita da una quinta, noi portiamo il teatro tra la gente comune, per strada, e agiamo il nostro ruolo di attori che mettono in scena la propria vita”, spiega la Cordella che propone un lavoro musicale, danzato e recitato, di gran movimento e ritmo sulla difficoltà, l’impossibilità di costruire uno spettacolo con una compagnia improvvisata, con un testo inafferrabile e poco tempo per provare, perché si è subito nel mezzo del palcoscenico, di una via o una piazza e il regista-demiurgo è maldestro, litiga, si perde i fogli del copione che volano via ovunque e, raccolti, vengono dati agli spettatori.

Lavorano insieme gli attori della compagnia con alcune bravi danzatrici reclutate qui in Toscana e un gruppo di bei ragazzi di colore, rifugiati richiedenti asilo ospitati a Cetona, che, in questo caso, daranno una loro impronta precisa alla serata. Esplorano, agiscono, danzano, si guardano attorno, lottano con colleghi bianchi, sino a un collettivo finale con tutti aggrappati a una macchina per volare dalle ali leonardesche, intonando un dolce, intenso canto africano.

Al centro due attori, un uomo e una donna, che lanciati in scena, sbagliano attacchi, credono di essere a Montalcino invece che a Montepulciano, si sperticano in salamelecchi finché vengono scacciati, perché hanno sbagliato tempi e entrata, lì come nella vita. Gli stessi più tardi in panni da gran signori vestiranno abiti barocchi sontuosi realizzati da Claudia Spina richiamando Calderon, il gioco dell’apparire, dell’ostentare un ruolo, come le vanità del mondo, per poi magari spogliarsene e morire, interagendo con una gran macchina barocca.

Tutto lo spazio è infatti contornato da queste macchine celibi costruite da Puccio Savioli, molte con qualche nota antropomorfa, che si illuminano, si accendono, o come quella centrale fanno fuoco e scintille. Le musiche originali sono di Dominga Giannone, che suona dal vivo, unendosi agli altri, la tromba.

Come la vita, un po’ di confusione, ma coordinata e agita da tutti in una sintonia corale, spesso danzando, per rappresentare situazioni e immagini il cui senso è essenzialmente visivo e lasciato all’impressione di ognuno, così che ogni tanto ci sono anche applausi a scena aperta sino agli ultimi molto calorosi.

Uno spettacolo che, negli anni del terrorismo, sottolinea la stessa compagnia, non vuole smettere di pensare le piazze come luogo d’incontro, vita e confronto e il Cantiere lo ha aiutato a nascere per farlo girare per varie cittadine della Valdichiana.

Venerdì, per l’ultimo spettacolo di prosa (ma al Cantiere di Montepulciano sempre anche con musiche) si torna in teatro, al Poliziano, dove va in scena ‘Conversation pieces’, drammaturgia e regia di Marco Filiberti ispirata a ‘Cain’ e ‘Manfred’ di Byron, personaggi prometeici che, spiega l’autore, scelgono consapevolmente la dannazione, piuttosto che conformarsi a quell’omologazione di pensiero e spirito che il poeta inglese avvertiva come “la più grave minaccia antropologica del’occidente capitalista”.

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