Nucleare: Pienza e Val d’Orcia chiedono intervento Unesco

Pienza e la Val d’Orcia, dichiarate bene dell’Umanità, chiedono l’intervento dell’Unesco contro l’ipotesi di creare nel territorio un sito per le scorie nucleari. Lo fa sapere dal suo profilo Facebook il sindaco di Pienza (Siena) Manolo Garosi.

“Sono partite tra ieri ed oggi le pec a firma congiunta mia e del sindaco di Castiglione d’Orcia Claudio Galletti come siti Unesco Pienza e Valdorcia – annuncia Garosi – per chiedere l’intervento dell’Unesco in sede di osservazioni contro la costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi tra Pienza e Trequanda, indirizzate ad Associazione italiana siti Unesco, delegazione italiana Unesco a Parigi e sede centrale Unesco di Parigi”. “Oggi si riunisce il gruppo di lavoro a Montepulciano tra Comune di Trequanda e Pienza, Unione dei Comuni Valdichiana e i tecnici comunali e dell’Unione”, aggiunge il primo cittadino. Al riguardo, in Consiglio regionale della Toscana, nella seduta del 12 gennaio, sono previste due mozioni sul tema, una a firma dei consiglieri Pd e una a firma del consigliere Stefano Scaramelli di Italia Viva. Garosi auspica che “a livello locale si riesca a presentare una sola mozione unita da votare all’unanimità contro questo intervento dannoso per le nostre terre”.
La Provincia di Grosseto non esclude di ricorrere a una class action contro l’individuazione nel territorio maremmano da parte della Sogin di un deposito di scorie radioattive.
“Proprio in queste ore la Provincia formalizzerà l’invito ai Comuni interessati ad un incontro in tal senso – ha detto il presidente della Provincia e sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna -, in modo da condividere gli approfondimenti del caso e procedere con un fronte comune all’interno del procedimento avviato con l’inchiesta pubblica ed, ove necessario, anche con una class action nelle sedi processuali competenti”.
“La Provincia, così come i singoli Comuni, – aggiunge Vivarelli Colonna – sta seguendo la vicenda con attenzione ed è intenzionata a tutelare la vocazione agricola e turistica del territorio e l’investimento che ogni Ente sta facendo in questo senso, assieme ai privati, al settore economico, alle associazioni e ai cittadini”. Non si fermano intanto in Toscana le polemiche contro l’individuazione dei possibili siti per le scorie.
I parlamentari toscani di Forza Italia, Stefano Mugnai, Maurizio D’Ettore ed Elisabetta Ripani, si dicono “indiginati e interdetti” per “una scelta, quella del governo nazionale, priva di senso e del tutto irragionevole che pare anche presentare profili di illegittimità. Noi daremo battaglia in tutte le sedi istituzionali, e se necess
ario di fronte all’autorità giudiziaria competente, per dire il nostro no ad un sito di stoccaggio di rifiuti radioattivi a Pienza, Trequanda e Campagnatico, realtà ad alto pregio ambientale, paesaggistico e rurale”. Un fermo no all’ipotesi che le scorie possano essere stoccate nel territorio toscano arriva anche dalla Cna e dalla Confcommercio di Siena e dalla Cia e Confartigianato di Grosseto.

Toscana, sanità: “Conte diffida Regione per buco bilancio”

La denuncia dei consiglieri regionali di Forza Italia Mugnai e d’Ettore che hanno reso nota una lettera inviata da Palazzo Chigi in cui si da conto dell’  ‘avvio di una procedura di diffida per la mancata copertura delle perdite della sanità Toscana (quasi 200 milioni di euro)” . Rossi: “Tutto regolare, premier ci convochi subito”  

Nella lettera, che rimanda ad una procedura prevista dall’intesa Stato/Regioni, si riferisce che  “la perdita della sanità toscana ammonta complessivamente  a 199,443 milioni di euro nel 2018”. Questo quanto spiegano Stefano Mugnai, vice capogruppo alla Camera e Coordinatore regionale di Forza Italia e Maurizio D’Ettore, deputato azzurro.

“La legge di bilancio 2005 – aggiungono – prevede che qualora dai dati del monitoraggio del quarto trimestre, si registri nel settore sanitario un disavanzo di gestione a fronte del quale non siano stati adottati in corso d’anno i necessari provvedimenti di copertura, il presidente del Consiglio dei Ministri diffida le regioni interessate a provvedervi entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento”. In assenza di provvedimenti entro il 31 maggio, nella regione interessata, si applicano “una serie di misure, tra cui il blocco automatico del turn over del personale del servizio sanitario regionale fino al 31 dicembre dell’anno successivo a quello di verifica”.

“Una situazione catastrofica che allarma fortemente, anche perché non abbiamo memoria di richiami di questo tenore negli anni precedenti – proseguono gli esponenti azzurri -, il che, unitamente alla cifra enorme da coprire in così pochi giorni, genera non poche preoccupazioni sulle conseguenze che rappresenterebbero un micidiale colpo di maglio alla Toscana ed ai cittadini toscani. Per questo motivo abbiamo presentato un’interrogazione al governo per accertare le cause del forte disavanzo sanitario che attanaglia ormai da anni la Toscana” e per sapere come Rossi “abbia giustificato la reiterata mancata copertura intimatagli, nelle scorse settimane, da una lettera del Presidente del Consiglio”, concludono.

“Chiedo che la Regione Toscana sia convocata con urgenza nelle sedi opportune per un esame delle misure adottate nei giorni scorsi. Ritengo che considerare la perdita pregressa residua come un ulteriore onere a carico del solo esercizio 2018, costituisca una interpretazione del tutto priva di giustificazioni tecniche, nonché lesiva della parità di trattamento rispetto ad altre Regioni, che continuano a godere della dilazione dei tempi”. Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha risposto, in data 30 aprile, con una nota al Governo sui conti della sanità in relazione alla diffida da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Rossi, spiega una nota, contesta il fatto di caricare sul bilancio 2018 le perdite pregresse del decennio 2001-11, decennio di forti investimenti in sanità, con spese di ammortamento che all’epoca per legge erano escluse dal computo.

Rossi ricorda che “la questione trae origine nel decennio antecedente all’entrata in vigore del Decreto legislativo 118 del 2011, nel quale le verifiche escludevano dal computo gli ammortamenti, in quanto costi non monetari” e che “comunque, utilizzando risorse provenienti da varie fonti, al 31 dicembre 2017, l’ammontare delle perdite pregresse in esame si è ridotto, rispetto a un importo iniziale di circa euro 885 milioni, a 167 milioni, e tale ammontare non è statico da quattro anni ma si è ridotto in quest’ultimo periodo di circa il 17%”. Alla nota di Rossi del 30 aprile il premier Conte ha già risposto segnalando di aver “tempestivamente informato il Ministro dell’economia e delle finanze circa le osservazioni relative alla quantificazione della perdita da ripianare da parte della Regione Toscana” e di aver “chiesto al Ministro di attivare le strutture ministeriali al fine di una urgente convocazione di un tavolo tecnico”

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