Livorno: azienda ”evade” Iva, scatta sequestro preventivo beni

La guardia di finanza di Livorno ha eseguito oggi un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip livornese Mario Profeta nei confronti del rappresentante legale pro tempore di un’azienda operante nel commercio di abbigliamento sportivo, già dichiarata fallita dal tribunale della città toscana, per una presunta evasione dell’Iva pari a 685mila euro.

Il sequestro interessa l’usufrutto di un”abitazione e un negozio a Vicopisano (Pisa), quote societarie e somme depositate sui conti correnti. In una note le fiamme gialle spiegano che a seguito di controlli automatizzati sulle dichiarazioni fiscali, l’Agenzia delle Entrate ha rilevato che la società avrebbe omesso di versare l’Iva nel 2015, prima che fosse dichiarata fallita.

E’ scattata così una segnalazione alla procura per omesso versamento di Iva e il pm Massimo Mannucci ha richiesto al gip il sequestro preventivo per equivalente nei confronti del rappresentante legale pro tempore, fino alla concorrenza del valore dell’Iva non versata, eseguito poi dai finanzieri riguardo ai beni direttamente riconducibili alla persona indagata.

Rapinatori seriali di anziani, arrestata banda a Firenze

La squadra mobile di Firenze ha eseguito questa mattina misure cautelari nei confronti di cinque persone, accusate di aver derubato alcuni anziani dopo averli convinti a farli entrare nella loro case, raggirandoli col pretesto di proporre loro dei risparmi sul consumo di energia.

Sgominata dalla Polizia di Stato una banda di ”predatori seriali” di anziani. Alle prime luci dell’alba la Squadra Mobile della Questura di Firenze ha eseguito 5 misure di custodia cautelare, emesse dal Gip del Tribunale di Firenze, Mario Profeta, su richiesta della Procura della Repubblica di Firenze (il pm Paolo Barlucchi è il titolare dell’inchiesta) nei confronti di altrettanti soggetti che, proponendo risparmi sui consumi di energia, entravano nelle abitazioni di persone anziane per mettere a segno i loro colpi.

In carcere sono finiti un 22enne e un 30enne, entrambi di origine romena, e un 25enne originario dell’Albania. Agli arresti domiciliari uomo di 20 anni do origini romena, mentre per un 39enne italiano il giudice ha disposto la misura dell’obbligo di firma. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, i quattro, dipendenti di una società che propone contratti di forniture elettriche per conto di Eni, approfittavano del loro ruolo per entrare nelle abitazioni degli anziani e derubarli.

In altri casi si sarebbero presentati come incaricati diretti di Eni, sostenendo di dover sostituire le lampadine delle abitazioni con altri a basso consumo energetico. Mentre uno distraeva la vittima, gli altri frugavano nei mobili alla ricerca di gioielli. Dal 6 febbraio al 6 marzo scorsi il gruppo avrebbe messo a segno almeno sei colpi tra Firenze e provincia, tra cui un furto a una 83enne disabile e una rapina a un anziano, buttato a terra in casa sua e derubato del crocifisso che aveva al collo e di un bracciale in oro. La refurtiva veniva rivenduta ai compro oro subito dopo i colpi.

Le indagini, scattate dopo la rapina del 6 febbraio, hanno permesso agli agenti della squadra mobile di individuarli grazie alle immagini girate dalle telecamere di sorveglianza, che hanno consentito di individuare l’auto che usavano e ricostruire i loro movimenti. Altre persone risultano indagate nell’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Barlucchi. In casa di una di queste, perquisita questa mattina dalla polizia, è stata trovata della droga. I malviventi si muovevano sempre in gruppi di tre o quattro persone. Tre di loro erano stati arrestati in flagranza il 28 febbraio scorso dopo un furto a casa di una 92enne, al quale secondo la polizia avrebbe partecipato anche un 17enne.

Firenze: da Napoli per rapinare Rolex, arrestati

I carabinieri della stazione di Empoli hanno individuato e fermato i responsabili di una violenta rapina avvenuta la sera del 18 gennaio scorso.

Al termine delle indagini, coordinate dal pm Vito Bertoni della Procura della Repubblica di Firenze, i militari di Empoli hanno arrestato tre uomini residenti a Napoli, già reclusi per vicende analoghe: si tratta di Francesco Guadagno, 28enne, detenuto nel carcere di Napoli Poggioreale, Giuseppe Esposito, 28enne, detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, e Salvatore Perugino, 29enne, agli arresti domiciliari presso la propria abitazione di Napoli. I tre sono i responsabili della rapina avvenuta ai danni di una coppia di coniugi di Empoli. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Firenze, Mario Profeta. Le indagini hanno permesso di ricostruire, istante per istante, tutti gli spostamenti effettuati dai malviventi la sera in cui è stata commessa la rapina.

I due coniugi, dopo aver trascorso la serata in un ristorante di Borgo San Frediano, nel centro di Firenze, avevano raggiunto la propria abitazione ad Empoli in auto. Lì, appena scesi, erano stati aggrediti e rapinati di due orologi Rolex mentre si stavano dirigendo verso la porta di casa. Per pervenire all’individuazione dei malviventi, si sono rivelati fondamentali lo scambio di informazioni tra reparti dell’Arma e lo svolgimento di alcune attività tecniche. Infatti la targa dell’Alfa Mito Bianca non era visibile in nessuna telecamera. Tuttavia una rapina con analogo modus operandi era stata tentata pochi giorni dopo (il 4 febbraio 2017) ad Uzzano, nel Pistoiese, ed aveva avuto analogamente come obiettivo orologi di valore. Nell’occasione un testimone era riuscito ad annotare la targa del mezzo, risultato intestato ad un autonoleggio napoletano ed affittato dal pregiudicato Perugino Salvatore: lo stesso, nel mese di gennaio, aveva noleggiato anche un’Alfa Romeo Mito bianca dalla stessa società. A questo punto, grazie all’incrocio dei dati ottenuti dalle attività tecniche, si è risusciti a risalire ai reali utilizzatori del mezzo, ossia Guadagno ed Esposito, che, armati di pistola, avevano aggredito i coniugi sottraendogli due Rolex.

Carabinieri accusati di stupro: oggi incidente probatorio ‘protetto’ per studentesse Usa

Sono tornate a Firenze per essere interrogate stamani dal gip Mario Profeta, le due studentesse americane che il settembre scorso denunciarono due carabinieri per violenza sessuale.

Gli interrogatori si tengono con modalità protetta dentro l’aula bunker di Firenze dove le due ragazze americane sono già arrivate accompagnate dai loro avvocati entrando da un ingresso secondario.

Presenti nella struttura anche i due militari accusati della violenza sessuale, l’appuntato Marco Camuffo e il carabiniere scelto Pietro Costa, entrambi accompagnati dai loro difensori. Secondo la modalità protetta, utilizzata in quest’incidente probatorio, il giudice Profeta le sentirà con l’ausilio di un interprete in una stanza separata dove non ci sono altre persone, mentre tutti gli altri presenti nell’aula bunker, pm, difensori e i due carabinieri indagati potranno assistere all’interrogatorio tramite sistema audio video.

Gli avvocati non possono intervenire mentre il giudice rivolge domande alle due ragazze americane, tuttavia possono proporre allo stesso gip proprie domande. A questo proposito, arrivando all’aula bunker, uno dei difensori dei militari, l’avvocato Giorgio Carta, che difende il carabiniere Pietro Costa, ha detto ai giornalisti di aver consegnato preliminarmente al giudice Profeta “250 domande da fare a ciascuna studentessa”.

Non è detto però, che il giudice effettivamente assecondi l’intera richiesta del difensore di Costa potendo decidere in autonomia quali domande siano pertinenti a determinare i fatti e quali no. Quando i due militari sono arrivati all”aula bunker anche loro sono stati fatti entrare da un ingresso secondario differente da quello utilizzato per far accedere le due studentesse.

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