Lucca, amministrative: presentata coalizione a sostegno Pardini

 “Iniziamo a progettare per risolvere i problemi reali dei cittadini; i tempi sono maturi per proporre un vero cambiamento di paradigma e mentalità della politica”. Questa, in sintesi, la visione di Mario Pardini, esposta nel corso della conferenza stampa odierna, tenutasi alla Casa del Boia, alla presenza dei rappresentanti dei partiti di colazione: Mario Lolini (commissario regionale Lega), Fabrizio Rossi (coordinatore regionale Fratelli d’Italia) e Massimo Mallegni (coordinatore regionale Forza Italia).

Una coalizione, quella di centrodestra, che si presenta compatta nel sostegno all’imprenditore candidato sindaco ed espressione della lista civica Lucca 2032. “Abbiamo iniziato circa un anno fa il nostro percorso partendo dall’ascolto dei cittadini, in un viaggio attraverso tutte le frazioni del territorio – ha detto Pardini – E’ stata una prima fase lunga, a cui è seguita quella progettuale e programmatica, che ha portato alla messa a fuoco dei ‘5 pilastri’ prioritari su cui costruire tutto il nostro progetto di rilancio: innovazione, cultura e turismo, viabilità e infrastrutture, sociale e sanità, formazione”.

Pardini ha evidenziato l’importanza del lavoro preventivo, sottolineando che “i due mesi che
mancano al voto sono più che sufficienti per raccontare ai cittadini quello che abbiamo
intenzione di proporre e soprattutto di fare per Lucca. Tutto sarà collegato, dalla cultura agli
eventi, al turismo, allo sport, ai lavori pubblici perché tutto deve essere messo a sistema per un rilancio della città che si fondi su basi solide e durature”. Secondo il candidato sindaco della lista civica, “quando per esempio si accede a finanziamenti pubblici bisogna avere già chiaro i progetti a cui saranno destinati, in modo da poterli spiegare prima ai cittadini a cui saranno destinati, invece di calarli dall’alto generando una spaccatura con comitati e quartieri come avvenuto in questi anni”.

Ed è proprio attraverso questa chiarezza di fondo che si definisce il cambio di paradigma spiegato da Pardini: “Una cosa che ho imparato, facendo il vino in  Argentina – ha raccontato – è che non bisogna perdere tempo a puntare il dito contro quello
che fanno gli altri, ma spiegare le ragioni perché la nostra proposta è migliore”.
Sarà dunque una campagna elettorale basata sulle idee e sulla loro effettiva fattibilità, più che sull’attacco dell’avversario, una campagna di rinascita perché – come ha ribadito Lolini –
“Lucca ha tutte le caratteristiche per tornare a rivivere dopo tanti anni e Pardini è la persona giusta per riportarla ad essere grande”. “Mario Pardini è Lucca – ha aggiunto Rossi – ne rappresenta la storia e il bisogno della città di rimettersi in marcia in questa Toscana che sta cambiando”.

Un parere condiviso anche da Massimo Mallegni, che ha sottolineato la bontà del
percorso di Pardini, sostenuto con convinzione e forza. Sessanta giorni al voto che saranno quindi caratterizzati, come anticipato, da proposte concrete, iniziative ed incontri sul territorio con l’obiettivo di un cambiamento auspicato e ritenuto necessario per valorizzare le immense potenzialità della città.

Salvini: “In commissione parità Regione Toscana donna che appoggia Talebani”

Salvini si riferisce a Nura Musse Ali, avvocata di origine somale, che,  in un’intervista rilasciata al Tirreno,  si dice “a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti talebani in Afghanistan, non perché condivida il loro modus operandi” ma perché ritengo che quello che stiamo vivendo sia una tappa obbligata della storia”

“Siamo sicuri che Letta e Giani prenderanno le distanze, perché l’apologia dell’islam radicale è incompatibile con la nostra democrazia”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini commentando un’intervista all’avvocatessa 35enne originaria della Somalia abitante a Pisa, riportata sul Tirreno. Nura Musse Ali, secondo quanto scritto sul quotidiano, si dice “a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti talebani in Afghanistan, non perché condivida il loro modus operandi” ma perché ritengo che quello che stiamo vivendo sia una tappa obbligata della storia”. Per Nura Musse Ali, l’Afghanistan inizia “il proprio lento cammino verso un’interpretazione evolutiva delle sue leggi e la maturazione del concetto di vita politica e sociale”.

“Fa parte della commissione Pari Opportunità della Regione Toscana e si è dichiarata a favore del ritorno del regime talebano in Afghanistan: le parole di Nura Musse Ali, indicata dal Pd e intervistata dai media locali, sono gravissime soprattutto perché pronunciate da una donna. Come si può sostenere un regime guidato da criminali che ammazzano, stuprano, torturano e chiudono in casa le donne? ” attacca il leader della Lega.

A Salvini fa eco Susanna Ceccardi, eurodeputata della Lega ed ex candidat alla presidenza della Regione Toscana per il centrodestra. “Nura Musse Ali deve dimettersi dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Toscana” dice Ceccardi “è scandaloso che una donna, una figura con responsabilità politica e istituzionale, si definisca, e cito le sue parole, a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti”.

“Chi ha cuore i diritti delle donne, non può applaudire al ritorno dei talebani in Afghanistan. Durante l’occupazione americana e delle forze occidentali – continua Ceccardi – si saranno forse fatti degli errori, ma un conto è dire che si poteva, e si doveva fare, di più, un altro è addirittura affermare che con i talebani le donne staranno meglio”. “Anche i numeri, laddove non bastasse il semplice buon senso, dovrebbero aiutare a capire la differenza. Nel 2003 – osserva Ceccardi – le donne he frequentavano in Afghanistan le scuole superiori erano il 6%, nel 2017 il 39%. Nel 2019 si contavano 1.000 donne imprenditrici, dato basso ma inimmaginabile vent’anni prima. O, ancora: le donne erano arrivate al 22% del totale degli occupati”. “Chiediamo a tutto il Pd tutto di prendere le distanze e alla consigliera di dimettersi perché non ha chiaro cosa voglia dire difendere i diritti delle donne”, conclude Ceccardi.

D’accordo con Salvini anche i deputati della Lega in Toscana: Claudio Borghi, Maurizio Carrara, Donatella Legnaioli, Mario Lolini, Guglielmo Picchi, Manfredi Potenti, Edoardo Ziello. Che in una nota definiscono “inaccettabili le parole pronunciate da Nura Musse Ali, fortemente voluta dal Pd quale Componente della commissione Pari Opportunità della Regione Toscana. Non solo la giovane si è espressa a sostegno dei fondamentalisti islamici che in questi giorni stanno disseminando il terrore in Afghanistan, ma ha definito quanto sta accadendo un ‘cammino verso un’interpretazione evolutiva’. Non crediamo che la sharia possa essere definita una forma di progresso, ma un modo autoritario e repressivo per imporre forti limitazioni alle libertà individuali. Ci auguriamo una presa di posizione da parte del Pd e del Presidente della Regione Toscana, con l’auspicio che non condividano anch’essi il pensiero della loro rappresentante”.

Ndrangheta in Toscana, M5S: Giani riferisca in Consiglio

La Lega parla di ‘quadro preoccupante. “Quello che colpisce dalle prime informazioni è un’ipotizzata connivenza fra il comportamento illegale di alcune aziende del settore conciario ed il mondo politico della Regione Toscana” dicono i consiglieri del Carroccio

“La maxi operazione dei carabinieri e della Dda di Firenze che ha portato all’arresto di 23 persone per più attività criminali riconducibili alla ‘Ndrangheta, denuncia tutta la debolezza della Regione Toscana e forse anche una sottovalutazione del fenomeno da parte di chi la governa se tra gli indagati compaiono perfino dirigenti di enti pubblici e politici toscani”. Così Irene Galletti, capogruppo M5s in Consiglio regionale della Toscana.

“Il prezioso ed encomiabile lavoro svolto dalle forze dell’ordine – aggiunge in una nota – non basta da solo a sopperire all’immagine che viene restituita ai cittadini toscani: quella di una regione pervasa dalla criminalità organizzata, che si permette di articolare più attività criminose in varie province e in molteplici settori: dal traffico di droga, al controllo dei lavori stradali, fino allo smaltimento illecito di rifiuti nelle concerie”.

Per Galletti quello restituito dall’indagine di oggi sulle infiltrazioni della ‘Ndragnheta è “un quadro preoccupante se consideriamo che tra gli indagati compaiono anche Ledo Gori, attuale capo di gabinetto del presidente Eugenio Giani e del suo predecessore, Enrico Rossi, e il dirigente della Direzione ambiente Edo Bernini, nonché la sindaca di Santa Croce, Giulia Deidda. Il presidente Eugenio Giani prenda atto che la situazione richiede che riferisca urgentemente in Consiglio regionale sui fatti. Auspico che lo faccia di sua iniziativa – conclude -, anche se non mancherò di avviare subito una raccolta firme tra le forze politiche responsabili in Consiglio regionale per vincolarlo a questo compito”.

“Che la criminalità organizzata avesse, purtroppo, solide basi anche in Toscana era ormai noto, considerata anche la consueta relazione della Direzione Investigativa antimafia e l’indagine emersa in tutta la sua gravità e capillarità in queste ore, conferma come non si debba abbassare minimamente abbassare la guardia. Quello che colpisce dalle prime informazioni è un’ipotizzata connivenza fra il comportamento illegale di alcune aziende del settore conciario ed il mondo politico regionale”.

Così i consiglieri regionali della Lega. “Ovviamente la situazione è in fase evolutiva – sottolineano in una nota gli esponenti del Carroccio – e lungi da noi nel volerci sostituire alla magistratura”, “se, però i reati ipotizzati fossero effettivamente ed inoppugnabilmente provati, allora ci troveremmo di fronte ad un episodio di una gravità tale, da dover far attentamente riflettere chi attualmente governa la Toscana”.

Per Mario Lolini, commissario della Lega Toscana, “la criminalità organizzata è da tempo una realtà anche in Toscana”, “a preoccuparci di più è che l’indagine coinvolga anche la politica e l’amministrazione pubblica, per questo chiediamo chiarezza e trasparenza”. “Ci sono nomi di spicco finiti nell’indagine – aggiunge in una nota -. La Lega non è per i processi di piazza, a differenza di altri partiti e movimenti, e, soprattutto, non gode delle sventure altrui confidando sempre che la giustizia, quella vera, possa fare serenamente il suo corso. E’ evidente che una riflessione vada fatta di fronte alla gravità ed alla capillarità di questa indagine, soprattutto laddove mette in relazione comportamenti illegali avvenuti nel mondo conciario e in quello politico regionale”. “E’ evidente – conclude Lolini – che se le connivenze tra politica e comportamenti illeciti dovessero essere confermate sarebbe bene che chi occupa i vertici della Regione ne traesse le dovute conseguenze”.

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