Coronavirus, ecco chi sarà sottoposto ai primi test sierologici

Test sierologico rapido per gli operatori sanitari che hanno avuto contatti con persone affette da Covid-19, ma anche per i medici di famiglia, i pediatri e i medici di continuità. Lo prevede l’ultima ordinanza, la n. 18, firmata dal presidente della Toscana Enrico Rossi.

Sono quasi seimiladuecento i dipendenti di Asl, aziende ospedaliere e Ispro che saranno coinvolti da subito. Se dal contatto sono passati almeno sette giorni, il test per la ricerca degli anticorpi si accompagnerà contestualmente al tampone. Chi tra gli operatori si sia assentato dal lavoro per sindromi simil-influenzali non diagnosticate, prima del rientro dovrà sottoporsi al test sierologico rapido: poi, in base al risultato, si deciderà o meno di effettuare anche il tampone. Identiche disposizioni sono previste per i medici e gli infermieri del 118.

Quanto ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta, per loro i test rapidi saranno effettuati su un campione significativo, con un’ottica di screening. I positivi dovranno essere poi confermati con tampone. Nella prima fase i controlli riguarderanno 1600 professionisti. Test rapidi sierologici saranno effettuati anche sui pazienti sintomatici ricoverati d’urgenza al pronto soccorso e sui pazienti che accedono all’ospedale per interventi chirurgici non rinviabili. In tutti e due i casi saranno sottoposti pure a tampone.

L’ordinanza tocca anche altri temi. Formalizza l’individuazione di tre coordinatori, uno per Asl, che dovranno regolare il flusso di pazienti negli ospedali e in particolare nei reparti di terapia intensiva. I nomi, già annunciati il 23 marzo dal presidente Rossi, sono quelli di Adriano Peris (Asl centro), Ferdinando Cellai (Asl Nord-Ovest) e Marco Feri (Asl Sud Est). E’ previsto che le microbiologie del servizio sanitario regionale e i laboratori di microbiologia attivati successivamente lavorino ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, per analizzare i test specifici sul Covid-19.

L’ordinanza fissa le regole per la distribuzione e l’impiego dei vari tipi di mascherine: quelle a maggior grado di protezione, FFP3, nei reparti di terapia intensiva naturalmente, le FFP1, FFP2 e quelle marchiate CE nei reparti Covid, nei pronto soccorso e nei laboratori, quelle in tessuto non tessuto di produzione toscana nei reparti no Covid, le Montrasio e Toscana2 per le aree a minor rischio.

Si parla infine degli ‘alberghi sanitari’ e delle cure intermedie. I primi, dove sarà garantita idonea sorveglianza infermieristica e medica, sono destinati ai pazienti Covid positivi dimessi dagli ospedali e clinicamente guariti (ma capaci ancora verosimilmente di infettare) e ai paucisintomatici. Potranno però essere utilizzati, all’evenienza, anche per la gestione di contatti stretti di pazienti Covid positivi, se presso il domicilio non sia possibile garantire un isolamento adeguato. Ogni Asl stipulerà apposite convenzioni. I posti letto delle cure intermedie si ribadisce invece che saranno destinati ai pazienti Covid positivi, giunti al termine dei trattamenti sanitari in reparto o anche appena arrivati, che necessità di un assistenza di bassa intensità.

Badia al Pino, incidente sul lavoro: tre ustionati non sono in pericolo vita 

Non sarebbero in pericolo di vita i tre operai ustionati questa mattina vicino ad Arezzo mentre erano al lavoro nello stabilimento Chimet di Badia al Pino nel comune di Civitella in Valdichiana (Arezzo). I tre stavano aprendo un forno industriale per pulirlo quando si è verificato l’incidente.

Il 52enne, che ha riportato bruciature al volto, è stato trasferito all’ospedale Bufalini di Cesena mentre gli altri due ustionati resteranno ricoverati nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Arezzo in quanto, d’accordo con il personale specializzato del Bufalini, e’ stato valutato che la difficoltà maggiore per loro non erano le ustioni riportate ma le polveri respirate.

“Il dottor Marco Feri e la sua equipe della rianimazione del San Donato – spiega la Asl – hanno lavato e ripulito i polmoni dalle scorie e adesso, per capire come reagiranno gli organi interessati c’e’ da aspettare almeno un paio di giorni”.

Secondo quanto si apprende i tre sarebbero arrivati con un mezzo proprio al pronto soccorso prima di essere presi in carico dai medici dell’ospedale aretino.

Donna morta all’ospedale di Empoli: “quadro clinico complesso”

Lo dice l’audit eseguito stamani dal Centro Regionale Gestione Rischio Clinico (GCR) nel reparto di ostetricia dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, sul caso della donna di 42 anni morta il 19 luglio scorso nel reparto

“Per quanto è al momento possibile dedurre dalla documentazione disponibile e sulla base della cronologia dei fatti, è emerso un quadro clinico complesso, con numerosi fattori di confondimento inerenti la sintomatologia, e problematiche inerenti lo stato di gravidanza della paziente. Si rimane in attesa di conoscere esattamente l’esito dei riscontri autoptici per ulteriori considerazioni cliniche e valutazioni”.

Questo l’esito dell’audit eseguito stamani dal Centro Regionale Gestione Rischio Clinico (GCR) nel reparto di ostetricia dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, sul caso della donna di 42 anni morta il 19 luglio scorso nel reparto, dove, essendo alla quarta settimana di gravidanza, era ricoverata da sei giorni per accertamenti in seguito a iperemesi gravidica.

Come è consuetudine quando si verificano degli eventi inattesi, il Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana svolge un approfondimento mirato soprattutto a individuare eventuali azioni di miglioramento. Assieme agli esperti del Centro GCR – i dottori Riccardo Tartaglia e Sara Albolino -, hanno partecipato all’audit anche esperti esterni: il dottor Piero Buccianti, chirurgo AOU Pisa, la professoressa Mariarosaria Di Tommaso, ginecologa AOU Careggi, il dottor Marco Feri, intensivista Azienda sanitaria Toscana sud est.

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