Legittimo impedimento: rinviato processo appello genitori Renzi

L’istanza di rinvio era stata avanzata questa mattina dall’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi insieme al collega Marco Miccinesi, poiché il padre dell’ex premier si trova ricoverato da ieri sera all’ospedale San Raffaele di Roma.

E’ stato rinviato al 26 aprile 2022 per legittimo impedimento il processo di appello che vede imputati a Firenze per emissione di fatture false Tiziano Renzi e Laura Bovoli, insieme all’imprenditore Luigi Dagostino. L’istanza di rinvio era stata avanzata questa mattina dall’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi insieme al collega Marco Miccinesi, poiché il padre dell’ex premier si trova ricoverato da ieri sera all’ospedale San Raffaele di Roma.

Due le fatture finite nel mirino della guardia di finanza, risalenti al 2015, una per un importo di 20mila euro e l’altra di 140mila euro, relative a studi di fattibilità che Tramor – società di gestione dell’outlet The Mall di Reggello (Firenze) di cui all’epoca era amministratore delegato Luigi Dagostino – aveva incaricato le società Party ed Eventi 6, facenti capo ai genitori dell’ex segretario del Pd. In primo grado Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono stati condannati a un anno e nove mesi, mentre a Dagostino è stata inflitta una pena di due anni.

Dal certificato medico prodotto oggi in aula dalla difesa di Tiziano Renzi per chiedere un rinvio, per legittimo impedimento, del processo di appello che lo vede imputato per emissione di fatture false, non si ricaverebbe la certezza che il padre dell’ex premier non sarebbe potuto comparire oggi in aula. Questo quanto afferma la corte di appello, nel provvedimento con cui accoglie l’istanza di rinvio e fissa il processo per il 26 aprile 2022. Dal certificato medico in cui viene indicato che Tiziano Renzi si trova ricoverato “per accertamenti – si legge nel provvedimento – pur non ricavandosi la prova di un assoluto impedimento a comparire, può ritenersi comunque probabile un impedimento dell’imputato a essere presente”.

Fatture false: condannati a 1 anno e 9 mesi i genitori Renzi

I genitori di Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, sono stati condannati per due fatture false dal tribunale di Firenze a 1 anno e 9 mesi a testa, con la sospensione condizionale della pena, e il loro co-imputato, il re degli outlet Luigi Dagostino, a 2 anni.

Per i coniugi Renzi è la prima condanna subita nelle loro varie vicissitudini giudiziarie ma, come ha commentato a caldo Tiziano, “ho il dovere di credere nella giustizia italiana, oggi più che mai. E continuo a farlo anche se con grande amarezza”. Poi su Fb Renzi senior ha ringraziato chi gli manifestava vicinanza. I suoi difensori hanno annunciato ricorso in appello: le prestazioni furono fatte e pagate, dicono. E se Ettore Rosato, di Italia Viva, invita ad aspettare “le sentenze definitive, quelle della Cassazione”, Matteo Salvini afferma: “Non commento le condanne altrui, ma sono contento che i miei genitori siano pensionati, tranquilli, che si dedichino ai nipoti e siano incensurati. Però – ha aggiunto – non faccio battaglia politica sulle condanne dei parenti”. Come i coniugi Renzi anche Luigi Dagostino farà appello.

Diversamente dai genitori dell’ex premier, l’imprenditore ha seguito le udienze in aula e ha ascoltato la sentenza di persona ma dopo non ha voluto commentare. Resta però rilevante la sua deposizione quando ha ricordato, come emerso pure da intercettazioni, che pativa “sudditanza psicologica” e che non riteneva opportuno discutere con Tiziano Renzi, padre del premier, uno sconto sugli importi. Dunque, il giudice Fabio Gugliotta nella sentenza – tra 90 giorni le motivazioni – mostra la sua convinzione che all’ombra dell’outlet The Mall di Reggello (Firenze), meta del turismo del lusso, specie orientale (tanti giapponesi), si sia consumato un reato tipico di impresa: l’emissione di fatture false per giustificare passaggio di denaro. All’apparenza reato fatto per evadere il fisco, come di solito, ma il pm Christine von Borries ha fatto capire di non escludere fini extra-tributari.

Nel processo sono state trattate due fatture: una da 20.000 euro, l’altra da 140.000. Le hanno emesse nel 2015 società riferibili ai Renzi, Party e Eventi 6 e sono state pagate dalla Tramor amministrata da Dagostino fino al giugno 2015, poi passata alla holding del lusso Kering. Il pm von Borries è convinta che le prestazioni delle fatture non siano mai state fatte. Sono una consulenza per un’area ristorazione e un’altra per portare turisti asiatici a The Mall.

La Gdf non ha trovato né lettere di incarico né elaborati nelle perquisizioni. E anche i testi non hanno dato riscontri in tal senso. Il giudice ha creduto alla tesi dell’accusa. Nella requisitoria il pm Christine von Borries ha ricordato, come elemento di prova, l’intensità del rapporto di conoscenza fra Tiziano Renzi e Luigi Dagostino, avvalorato dai contatti mail – anche con la moglie Laura Bovoli – ma soprattutto numerosi incontri avvenuti, in particolare, fra il giugno e il novembre 2015, a Firenze, a Roma e in Puglia. Le date per il pm sono importanti, soprattutto da giugno 2015 in poi, perché vicine ai pagamenti delle due fatture. In questo punto della requisitoria, il pm ha ricordato l’incontro a Palazzo Chigi del 17 giugno 2015 tra Luca Lotti, il magistrato Antonio Savasta e Ruggiero Sfrecola. Un incontro procurato da Luigi Dagostino, avvenuto nell’ufficio di Lotti e durato una quarantina di minuti, nello stesso giorno del pagamento della fattura da 20.000 euro.

Per le ricostruzioni investigative a Dagostino – peraltro indagato all’epoca, a Trani, dal pm Savasta in un giro di fatture false – sarebbe stato chiesto di combinare l’appuntamento proprio per la sua risaputa conoscenza con Tiziano Renzi, padre del premier. Per le difese solo “una coincidenza suggestiva”, “completamente estranea al processo” sulle fatture false all’outlet. Ad ogni modo le difese, riguardo alla condanna, puntano sull’appello facendo rilevare, come dice l’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi, che “il giudice ha applicato il minimo della pena ritenendo il fatto contestato non grave”. Anche il legale di Luigi Dagostino, avvocato Alessandro Traversi, aspetta l’appello: “E’ stata pronunciata una condanna per operazioni inesistenti che, invece, ci sono state e sono state pagate. Noi, comunque, contiamo di avere in appello un’assoluzione con formula più ampia che ritengo essere la cosa giusta”. Dagostino è stato condannato anche per truffa aggravata per aver sollecitato alla nuova dirigenza Tramor il pagamento della fattura da 140.000 euro.

Fatture false, sentenza prevista il 7 ottobre

È prevista per il 7 ottobre prossimo la sentenza del processo per emissione di fatture false che vede imputati a Firenze i coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli e l’imprenditore Luigi D’Agostino.

Lo ha annunciato nel corso dell’udienza del processo per presunte fatture false di questa mattina, durante la quale si è conclusa la fase istruttoria, il giudice Fabio Gugliotta. Il 7 ottobre sono previste la requisitoria della pm Christine Von Borries, che parlerà per circa un’ora, e gli interventi dei difensori e delle parti civili, al termine dei quali è prevista la camera di consiglio.

I coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli, tramite i loro legali, hanno depositato ciascuno dichiarazioni spontanee scritte al processo di stamani. Nessuno dei due questa mattina era presente in aula. In queste dichiarazioni, ha spiegato uno degli avvocati della coppia, Federico Bagattini, “i coniugi Renzi hanno sostenuto quello che i loro difensori hanno già anticipato, e cioè che le due fatture sono assolutamente vere, relative a prestazioni effettivamente eseguite, e che tutte le tasse e le imposte relative a questa fatturazione sono state regolarmente versate”.

In un passaggio della memoria, Tiziano Renzi afferma: “Ho sempre lavorato: non ho avuto bisogno di avere il figlio premier per lavorare”, “ho sempre lavorato e dato lavoro. Chi dice il contrario mente”. “Non c’è nessuna fattura falsa solo tante tasse vere – si difende – tutte pagate fino all’ultimo centesimo: questo è ‘oggettivamente esistente'”. L’uomo continua scrivendo “mi indigno quando sento parlare di evasione, di lavoro nero, di assurdità che non mi hanno mai riguardato” e, “quando mio figlio è diventato presidente della Provincia nel 2004 la prima conseguenza è stata abbandonare tutti i rapporti con società partecipate di enti pubblici, a cominciare da quello con la Centrale del Latte di Firenze”.  “Se è un reato chiamarsi Renzi, allora sono colpevole, non c’è bisogno nemmeno di celebrare un processo. Giudicatemi, invece, per le prestazioni che ho svolto e per le tasse che ho pagato, non per il nome che porto”, aggiunge, “sentirsi accusato di falsa fatturazione per chi ha sempre pagato tutte le tasse fino all’ultimo centesimo è avvilente”.

“Mi scuso per non essere in aula. Ho quasi 70 anni e non ho mai avuto nessun problema con la giustizia fino agli ultimi 12 mesi dove sono passata da cittadina irreprensibile a criminale incallita, da nonna premurosa a lady truffa, per quello che vedono i miei nipoti sui social network”. Lo dichiara Laura Bovoli, nelle memorie scritte presentate come dichiarazioni spontanee nel processo.

“Non reggo l’emozione. E non mi va di piangere in pubblico – aggiunge Bovoli -. Quello che è certo è che non truffato nessuno, ho sempre pagato tutte le tasse e ho seguito le stesse procedure che hanno consentito di lavorare per 35 anni senza nessun problema e creando qualche posto di lavoro”. “Io non sono una lady truffa – ribadisce -. Spero che la giustizia possa appurarlo e spero soprattutto che i miei nipoti possano vedere riconosciuta la verità”. “Sono una nonna di dieci ragazzi e bambini – si legge ancora nel documento depositato oggi dai suoi legali – e ho vissuto con dolore il modo nel quale i media hanno descritto la mia vita”.

L’imprenditore Luigi D’Agostino questa mattina ha rilasciato dichiarazioni spontanee al processo: “Quando ho visto l’importo delle fatture sono rimasto perplesso, ma i coniugi Renzi erano i genitori del Presidente del Consiglio, ho subito la sudditanza psicologica e ho ritenuto di non contestare le fatture. Dopo questo fatto non ho più avuto rapporti di lavoro con Tiziano Renzi”. “Non ho fatto nessuna fattura falsa – ha aggiunto – e non ho truffato nessuno”. Al termine dell’udienza D’Agostino si è fermato a parlare con alcuni cronisti: “In quel periodo parliamo di una delle persone più potenti d’Italia, per cui non è che mi metto a discutere con il padre del Presidente del Consiglio” ha affermato ancora, facendo riferimento a quanto dichiarato in aula.

D’Agostino è accusato tra l’altro di truffa, per aver attestato la veridicità di una delle due presunte fatture false – quella da 140.000 euro – con Remi’ Leonforte, che gli era succeduto nell’incarico di amministratore della Tramor srl, la società che aveva commissionato gli studi di fattibilità alle imprese riconducibili ai Renzi e che poi fu acquistata dalla Kering. D’Agostino ha spiegato che la Kering non avrebbe subito alcun danno poiché avrebbe acquistato la Tramor per un prezzo iniziale di 27 milioni di euro, dal quale però furono sottratti circa 4 milioni, relativi alle voci passive del bilancio della srl, tra cui appunto figurerebbero anche le fatture oggetto dell’inchiesta.

Quanto alle dichiarazioni dell’imprenditore Luigi D’Agostino, parlando coi giornalisti Bagattini ha precisato che “se le avesse ritenute esose avrebbe dovuto non pagarle”. Tuttavia, ha precisato ancora Bagattini, “se le ha considerate esose vuol dire che la prestazione c’era”.

E’ di una settimana fa la notizia che Tiziano Renzi e Laura Bovoli hanno rinunciato a essere esaminati dalle parti.

Fatture false, coniugi Renzi rinunciano a essere esaminati

I coniugi Renzi Tiziano e Laura Bovoli hanno rinunciato a essere esaminati dalle parti nel processo per fatture false che li vede imputati a Firenze insieme all’imprenditore Luigi D’ Agostino. Questa mattina non si sono presentati all’udienza nella quale era previsto che fossero ascoltati. Non è escluso che i genitori dell’ex premier Matteo Renzi possano rilasciare in seguito dichiarazioni spontanee.

Anche l’imprenditore Luigi D’Agostino, oltre ai coniugi Renzi, che è presente in aula, ha rinunciato a essere sentito come imputato. “Abbiamo deciso di soprassedere – ha spiegato il suo legale, avvocato Alessandro Traversi al giudice Fabio Gigliotti – salvo dichiarazioni spontanee”.

I coniugi Renzi rilasceranno dichiarazioni spontanee nel corso della prossima udienza, fissata per il 15 luglio, del processo per fatture false che li vede imputati a Firenze. Lo ha spiegato l’avvocato Federico Bagattini, componente del collegio difensivo. Secondo quanto appreso, è molto probabile che Tiziano Renzi e Laura Bovoli decidano di non presentarsi in aula, rilasciando dichiarazioni scritte.

“Il collegio difensivo ha ritenuto di poter rinunciare all’esame” di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, “perché l’istruttoria dibattimentale ha già offerto il massimo degli argomenti difensivi”. Così l’avvocato Federico Bagattini, parlando con alcuni cronisti fuori dall’aula del palazzo di giustizia di Firenze dove è in corso il processo per fatture false che vede imputati i genitori dell’ex premier e l’imprenditore Luigi D’ Agostino. “In particolare – ha precisato Bagattini – sono stati gli stessi ufficiali di polizia giudiziaria della guardia di finanza che hanno ammesso e riconosciuto che l’emissione delle fatture oggetto del processo non determinò alcun danno erariale, questo è quanto basta a nostro avviso per escludere la sussistenza di qualsiasi reato fiscale”

Le due fatture oggetto del processo che vede imputati a Firenze Tiziano Renzi e Laura Bovoli, secondo l’accusa emesse per operazioni in esistenti, furono regolarmente contabilizzate e non provocarono alcun danno all’Erario. Lo ha affermato oggi in aula un consulente tecnico citato dalla difesa, il commercialista Francesco Mancini, rispondendo alle domande di uno dei legali di Laura Bovoli, avvocato Francesco Pistolesi. In base a quanto riferito dal commercialista, le fatture emesse dalle società dei Renzi Eventi 6 srl e Party srl furono regolarmente registrate nella contabilità delle due aziende, sia nel ‘libro Iva’, ai fini del pagamento dell’imposta sul valore aggiunto, che nel ‘libro giornale’, ai fini del pagamento delle imposte dirette. Le fatture furono emesse verso la Tramor, che ritenendole false si è costituita parte civile nel processo, facendole anche cancellare dalla denuncia dei redditi. Per i legali dei Renzi tuttavia, la società non avrebbe annullato le fatture, limitandosi in via cautelativa a considerarne i relativi costi non come inesistenti ma come indeducibili.

Tutti gli imputati stamani hanno rinunciato a essere esaminati dalle parti. Il giudice Fabio Gugliotta, su richiesta della pm Christine Von Borries, ha acquisito agli atti il verbale di un interrogatorio reso da D’ Agostino nella fase preliminare di un altro procedimento penale, da uno stralcio del quale è nato il procedimento che ha portato al processo per fatture false che vede imputati anche i coniugi Renzi. Intanto nell’udienza di oggi, tra i testimoni citati dalla difesa e esaminati è figurato anche Stefano Bovoli, fratello di Laura Bovoli, sentito in merito ad una consulenza di marketing fornita alla Eventi 6 per la promozione dell’outlet The Mall.

Processo fatture false, D’Agostino: c’era sudditanza psicologica verso Renzi padre

 “C’era un fatto di sudditanza psicologica, quello è il padre di Renzi”; “se il padre del presidente del consiglio dei ministri ti fa un’offerta, ti metti a discutere?” Sono alcune frasi intercettate dalla guardia di finanza all’imprenditore Luigi Dagostino, il ‘re degli outlet’. La difesa: nessun vantaggio fiscale né tributario sulle e operazioni contestate.

E ancora : “Dovevo far fare un progettino perché il padre di Renzi mi rompeva”. Il pm Christine von Borries ha fatto  leggere queste frasi dagli atti a un investigatore delle Fiamme Gialle, sentito come teste.

Dagostino, intercettato in auto e in ufficio, le pronunciò nel 2018 sfogandosi nel suo ufficio, parlando di fatture pagate nel 2015 a società dei Renzi dalla Tramor da lui controllata e poi ceduta al gruppo Kering.

Nel 2015 Matteo Renzi era presidente del consiglio dei ministri  e segretario del Pd. Per il pm Dagostino pagò a società dei genitori di Renzi due fatture false da 20.000 euro e 140.000 euro.

Le fatture vennero pagate alla società Party srl (una da 20.000 euro, unica fattura emessa dalla Party srl nel 2015) e alla Eventi 6 (una da 140.000 euro) nel luglio 2015 per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all’outlet di Reggello (Firenze).

Ma secondo l’accusa tali consulenze non furono fatte, anche se  la Tramor di cui Dagostino fu amministratore saldò regolarmente i due conti.

Poi quando, ormai indagato, alcuni anni dopo, Dagostino viene ‘ascoltato’ dalla GdF che lo intercetta, l’imprenditore pugliese si sfoga anche riguardo agli importi pagati, peraltro giudicati molto più alti del valore delle prestazioni pattuite. Ma, diceva Dagostino – secondo quanto ha letto in aula l’investigatore delle Fiamme gialle -, “il padre di Renzi mi rompeva i c…” per “fare un progettino” che forse valeva 30-40 mila euro (e non 140.000 euro) “ma se sei il padre del presidente del consiglio, cosa faccio, mi metto a trattare?”. Con un altro professionista in rapporti di affari, Dagostino si giustificava di essere rimasto indagato per le fatture dicendo di aver subito “un fatto di sudditanza psicologica, quello era il padre di Matteo Renzi…”.

Il processo ha ricostruito gli incontri annotati nell’agenda di Dagostino con Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, anche alla vigilia di disposizioni di pagamento della fattura contestata della Eventi 6.

Inoltre, lo stesso testimone ha confermato al pm Christine von Borries che nelle perquisizioni non sono stati trovati né lettere di incarico per le società dei Renzi, né gli studi di fattibilità per i progetti pattuiti, tuttavia i pagamenti vennero fatti.

Le difese nei loro interventi hanno fatto rilevare che le società dei Renzi non ebbero nessun vantaggio fiscale e che fu, anzi, pagata l’Iva. “Oggi il processo ha provato l’insussistenza giuridica del fatto contestato – ha commentato l’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi – poiché non c’è stato nessun vantaggio fiscale né tributario su queste operazioni, cosa che è l’essenza del reato di falsa fatturazione”. Per l’avvocato Sara Gennai, difesa Dagostino, ha evidenziato che “nel processo non viene integrato il delitto di fatturazioni false per operazioni inesistenti”.

“Le intercettazioni ambientali eseguite nei confronti di Dagostino e le testimonianze raccolte dimostrano come il lavoro svolto dai Renzi sia reale. Le società hanno poi correttamente assolto ai pagamenti delle imposte: nessun euro evaso, né danno per l’erario. La difesa giudica quello di oggi un punto importante e a favore degli imputati”. Così  poi in serata il collegio difensivo di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, formato dagli avvocati Federico Bagattini, Francesco Pistolesi e Lorenzo Pellegrini, esprime “soddisfazione” per l’andamento dell’udienza odierna davanti al tribunale di Firenze dove si sta celebrando un processo per fatture false dove i genitori di Matteo Renzi sono imputati insieme all’imprenditore Luigi Dagostino.

 

Genitori Renzi, a processo l’8 luglio per fatture false

I genitori di Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, verranno ascoltati come imputati l’8 luglio nel processo per fatture false emesse dalle loro società Eventi 6 e Party srl verso Tramor, srl che faceva capo al ‘re degli outlet’, l’imprenditore pugliese Luigi Dagostino. Anche lui imputato e anche lui interrogato lo stesso giorno.

Lo ha deciso il giudice Fabio Gugliotta di Firenze al momento di stilare il calendario delle prossime udienze. Tiziano Renzi e Laura Bovoli erano assenti, mentre Dagostino ha assistito in aula all’intero svolgimento.
Oggi sono stati sentiti i primi testimoni convocati dal pm Christine von Borries, secondo cui ci furono due fatture false che riguardarono operazioni inesistenti.

Tra i primi elementi emersi c’è che ai testi finora ascoltati non risultano agli atti della società Tramor srl, né del gruppo Kering che la rilevò dal 17 giugno 2015, lettere di incarico o contratti con cui la stessa Tramor avrebbe commissionato a Eventi 6 e Party srl progetti di fattibilità per migliorare la capacità commerciale ed attrattiva dell’outlet The Mall a Reggello, in particolare riguardo a una possibile area di ristorazione e per studiare attività utili a convogliare turisti asiatici.

Risultano, però, i pagamenti di due fatture, una da 20.000 euro alla Party e una da 140.000 euro alla Eventi 6 di cui sono stati ricostruiti i passaggi contabili e bancari. I pagamenti furono fatti quando Tramor era già passata al gruppo Kering, che l’aveva acquisita tra le sue attività italiane. Per il pm von Borries i pagamenti furono veri ma per operazioni, però, mai fatte.

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