A Firenze la mostra di Letizia Battaglia dedicata alle donne

Crumb Gallery ospiterà dal 7 marzo al 7 aprile 2020, “Corpo di Donna” la prima mostra di Letizia Battaglia a Firenze con 23 opere fotografiche di formato diverso, tra cui molte inedite che toccheranno temi noti ma anche più intimi del suo percorso artistico.

Letizia Battaglia (Palermo 1935) è riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti ma anche per il valore civile ed etico da lei attribuito al fare fotografia.

Letizia Battaglia è la più nota fotografa di mafia, impegnata in un racconto che ha avuto inizio negli anni Settanta e Ottanta con gli scatti che l’hanno resa celebre. Ma oltre a questi reportage, ha sempre documentato la vita della gente comune, per la strada, in case, in luoghi di lavoro, nei mercati, cogliendo, delle situazioni, soprattutto il movimento umano, l’espressione degli occhi, l’atteggiamento della bocca, in particolare delle donne e delle bambine.

foto Letizia Battaglia

In questa mostra organizzata alla Crumb Gallery, i venti scatti esposti raccontano proprio questo aspetto della sua ricerca: le donne con immagini che le ritraggono nude, e ancora donne con scatti che alzano il velo per permettere allo sguardo di vedere proprio là dove altrimenti non si coglierebbe nulla. È questo l’occhio, dice Battaglia. Non la tecnica. Non la conoscenza. Ma la capacità di vedere davvero, stando alla distanza “di un pugno o una carezza”.

Foto di Letizia Battaglia

Letizia Battaglia ha da subito creduto nel progetto Crumb – una galleria per donne artiste diretta da donne – e ha scelto proprio questo luogo per la sua prima volta nel capoluogo toscano, offrendo i propri scatti a una realtà così nuova.

Fotografia: una mostra e un libro per raccontare l’amore, la lotta, e la strada

La strada, la lotta e l’amore raccontati da tre straordinari maestri della fotografia italiana: Letizia Battaglia, Tano D’Amico e Uliano Lucas. Un dialogo attraverso sessanta foto – da quelle più celebri a quelle meno conosciute – e tre interviste realizzate per l’occasione.

Non c’è lotta senza amore, in fotografia – e nella realtà. Ma amore e lotta hanno un solo posto dove incontrarsi, ed è la strada. Le strade, in una città, non le fanno gli urbanisti o gli ingegneri civili. Le fa chi le usa. Le città vivono di conflitti, e la strada è il luogo principe del conflitto urbano, che è poi una lunga, sotterranea, lenta battaglia fra spazi e corpi. Il punto debole delle tirannidi contemporanee, conclamate o dolci, spudorate o seducenti, è che gli abitanti delle città usano gli spazi urbani in modi imprevisti, non graditi, spesso non autorizzati, insubordinati. È solo lì, sulla strada, che il fotografo può cogliere la storia che passa fra quei due poli della lotta e dell’amore – qualcuno disse «il sogno di una cosa». Michele Smargiassi

Letizia Battaglia, nata a Palermo nel 1935, è una fotoreporter che gode di numerosi riconoscimenti internazionali: è stata la prima donna europea a ricevere il Premio Eugene Smith. Le sue foto più famose sono quelle scattate per il giornale «L’Ora» di Palermo, con le quali ha documentato e denunciato le guerre di mafia degli anni Settanta e Ottanta. Le sue immagini riguardano però un più ampio ventaglio di temi, inerenti la vita siciliana e palermitana: le tradizioni, la vita quotidiana, le feste e i lutti, i volti del potere e gli sguardi pieni di speranza dei bambini e delle donne, in una città dalle mille contraddizioni.

Tano D’Amico, nato nell’isola di Filicudi nel 1942, si trasferisce e studia a Milano e diventa romano d’adozione. È giornalista professionista, fotoreporter e ha partecipato alla fondazione del giornale «Lotta Continua». Dagli anni Sessanta non ha mai smesso di raccontare le manifestazioni di piazza. Ha realizzato reportage su carceri, manicomio, conflitti internazionali (Irlanda, Palestina, la Spagna franchista, il Portogallo della rivoluzione dei garofani, Somalia e Bosnia), migranti e rom. Da sempre ha una particolare attenzione verso le minoranze etniche e politiche, ad esempio, il movimento femminista.

Uliano Lucas, nato a Milano nel 1942, è un freelancer che ha documentato cinquant’anni di mutamenti sociali, politici e culturali. Ha realizzato reportage sulla contestazione studentesca; sull’Africa, seguendo la decolonizzazione e le guerre di liberazione; sulla vita degli emigranti in Europa, sulla guerra in Occidente (Sarajevo), sul mondo del lavoro, sui cambiamenti nel costume e nel tessuto territoriale e sociale. Ha affiancato all’attività di reporter quella di studioso del sistema dell’informazione, nel 2015 ha scritto, con Tatiana Agliani, una storia del fotogiornalismo italiano.

Dal 13 luglio al 13 ottobre 2019 si terrà alla Torre del Castello dei Vescovi di Luni di Castelnuovo Magra, La Spezia, “La strada, la lotta e l’amore”. In esposizione, per la prima volta insieme, le foto di tre grandi maestri della fotografia italiana: Letizia Battaglia, Tano D’Amico e Uliano Lucas, a cura dell’associazione Archivi della Resistenza di Fosdinovo, Massa

ascolta l’intervista con il curatore della mostra ALESSIO GIANNANTI

Livorno: Letizia Battaglia diventa cittadina onoraria

Il Consiglio comunale di Livorno ha votato all’unanimità la proposta della giunta di conferire la cittadinanza onoraria a Letizia Battaglia. Belais “Onoriamo un esempio di cittadinanza attiva”.

Il riconoscimento sarà conferito alla celebre fotografa palermitana dal sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, sabato 19 gennaio alle ore 18 ai Granai di Villa Mimbelli durante l’inaugurazione della personale “Letizia Battaglia, fotografie” promossa dalla Fondazione Carlo Laviosa e realizzata in collaborazione con il Comune di Livorno.

“Credo che molti di voi conoscano Letizia Battaglia. Una donna straordinaria che accogliamo nella comunità livornese con il titolo di cittadina onoraria, non tanto per la sua professionalità riconosciuta a livello nazionale e internazionale – lei unica europea a vincere il Premio Eugene Smith (fotografo di Life) – quanto per il suo essere persona portatrice di valori universali da preservare, trasferiti alla società anche tramite quel mestiere di fotoreporter che iniziò a fare spinta dal bisogno di stare dalla parte giusta: gli ultimi, i sofferenti, le vittime anche della mafia, ma non solo” così Francesco Belais, assessore alla cultura del Comune di Livorno, nel dibattito in aula.

“Oggi rendiamo cittadina onoraria non “la fotografa della mafia”, definizione che Letizia Battaglia detesta, ma la persona antimafia che crede nella giustizia, la persona che contribuisce a fondare il Centro di Documentazione “Giuseppe Impastato”, che crea il Laboratorio d’If per insegnare il mestiere di fotografo ai giovani palermitani, che si impegna, politicamente, nella Sicilia degli anni ottanta e novanta, a difesa dell’ambiente e della legalità” sottolinea l’assessore.

“Onoriamo questo esempio, di cittadinanza attiva, di professionalità indiscutibile e di donna che ha saputo attraversare un’epoca durante la quale le donne fotoreporter non venivano fatte accedere alla scena del crimine e lei seppe inventarsi “metodi per farsi rispettare” come quello del gridare a squarciagola fino a far imbarazzare inquirenti e poliziotti che in conseguenza la facevano passare” conclude Belais.

Soggetto nomade, fotografia al femminile.

“Soggetto nomade, Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane, 1965-1985” ha inaugurato al Centro Pecci . Di cosa si tratta?

Soggetto nomade è il titolo della bella mostra curata da Cristiana Perrella ed Elena Magini. Raccoglie il lavoro di cinque bravissime fotografe italiane. Cinque donne che hanno lavorato nel corso del ventennio compreso tra il 1965 e il 1985.

I loro nomi: Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Marialba Russo.

La mostra rimane aperta fino all’8 marzo (bel tocco!) 2019. E’ bella ed intelligente, e si visita con grande piacere ed interesse.

Per molte ragioni. Intanto, perchè, halleluja, è la prima volta che si possono vedere raccolti insieme lavori di fotografe brave ma tenute ai margini del “canone”. Un canone costruito finora solo in funzione di signori fotografi maschi. Ora si cambia, come del resto annuncia il titolo stesso della mostra, che è ispirato all’importante testo del 1995 Soggetto nomade. Femminismo e crisi della modernità, della filosofa Rosi Braidotti.

C’è inoltre il fatto che la mostra è stata costruita elegantemente intorno al tema della soggettività femminile. In anni di enormi cambiamenti sociali.

Anni che hanno visto la conquista di diritti civili  fondamentali come il divorzio e la legalizzazione dell’aborto, e lo svilupparsi impetuoso del femminismo che ha formato la coscienza di donne giovani e meno giovani.

Soggetto nomade esplora come venisse intesa la femminilità tra questi cambiamenti profondi: passando dai ritratti glamour del bel mondo del cinema e della cultura realizzati da Elisabetta Catalano (Roma, 1941-2015), a quelli, straordinari, di travestiti genovesi realizzati da Lisetta Carmi (Genova, 1924).

Insieme a questi ci sono poi gli scatti commoventi sulle manifestazioni del movimento femminista di Paola Agosti (Torino, 1947), che ritraggono la vitalità della meglio gioventù femminile dell’epoca; e i portentosi ritratti di uomini che per un giorno assumono l’identità femminile nel carnevale di piccoli centri della Campania, di Marialba Russo (Napoli, 1947).

Infine, e non poteva essere altrimenti, arriva il pezzo da novanta: Letizia Battaglia (Palermo, 1935). Non ci si stanca mai di vedere le sue celeberrime fotografie di donne e bambine che vivono sulla loro pelle l’orrore della mafia. Donne che devono costruire la loro femminilità in un mondo dominato da ideali di forza bruta.

Quelli di Letizia Battaglia sono ritratti di donne così intensi da colpire veramente al cuore, ogni volta che si vedono. Alle sue donne bastano gli sguardi per chiamarci tutti in causa. Sono fotografie che rifiutano di essere ammansite da qualsiasi esposizione museale. Fotografie che continuano con forza inscalfibile a farci pensare a che cosa voglia dire essere donna in un mondo governato da uomini rozzi. Oggi.

Colonna sonora ideale di Soggetto nomade? Canzone di maggio di Frabrizio De Andrè:

“E se credete ora/che tutto sia come prima/perché avete votato ancora/la sicurezza, la disciplina,/convinti di allontanare/ la paura di cambiare,/verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte/ per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti.”

Margherita Abbozzo.

Tutte le fotografie sono mie.

Quella in copertina è di Paola Agosti, Manifestazione femminista davanti al tribunale, Roma, aprile 1977.

Info pratiche sulla mostra qui.

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