Toscana, Ordine Psicologi: “Benessere psicologico prima emergenza per migranti”

Difficoltà legate al viaggio; patologie legate alle condizioni vissute nel Paesi d’origine; ma anche gravi disturbi post traumatici da stress e sintomatologie di tipo ansioso e depressivo.  Sono queste le condizioni mentali con cui i migranti arrivano in Italia, ed il primo contatto umano dovrebbe esere con uno psicologo, impegnato a garantirne il diritto alla salute, soprattutto in condizioni di fragilità psicologica.

Se ne è parlato oggi a Firenze, nel convegno dell’Ordine degli piscologi “La salute ed il benessere psicologico nei migranti” organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Toscana, nell’ambito delle iniziative del mese della psicologia.

E’ stato quindi presentato il lavoro degli psicologi toscani impegnati nei servizi di salute mentale, nell’ambito del progetto Sprint della Regione Toscana, nelle comunità di accoglienza e nelle carceri con una particolare attenzione sui minori non accompagnati e le minori vittime della tratta.

Al 31 agosto 2018 in Italia sono presenti e censiti 12.457 (11.539 maschi e 918 femmine), l’1% nella fascia di età 0-6 anni, il 6,2% 7-14 anni, l’8,7% 15 anni, il 25,2 16 anni e il 58,9% 17 anni. Tra i paesi di provenienza in testa l’Albania con il 12% (1497) seguita da Gambia 10% (1249), Egitto 9% (1124) e Guinea 8,1% (1013). La ripartizione dei minori per regioni di accoglienza vede in testa la Sicilia con il 41,9% (5222) seguita da Lombardia 7,8% (973), Emilia Romagna 6,9% (863), Lazio 6,8% (853), Calabria 6% (752), Friuli Venezia Giulia 5% (629), Puglia 4,5% (557), Toscana 4,2% (523) e a seguire le altre. Per quanto riguarda invece la ripartizione delle minori per cittadinanza vede in testa la Nigeria 34,7% (319) seguita da Eritrea 17,8% (163) e Albania 8,8% (81).

“In questo preciso momento storico e politico – ha sottolineato il Lauro Mengheri, presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana – diventa fondamentale ricordare che lo psicologo promuove il benessere delle persone e la salute di tutti. Per questo per evitare eccessive semplificazioni è importante conoscere la peculiarità dell’intervento psicologico con i migranti richiedenti asilo e rifugiati”.

Toscana, sanità: 1 coppia su 4 ha problemi fertilità

Una coppia su quattro in Toscana ha problemi di fertilità mentre si è spostata in avanti l’età in cui si diventa madri: a 24 anni nel 1970, a 30 anni nel 2017. Con un tasso pari ad 1,3 figli per donna, inferiore al ‘livello di sostituzione’ fissato a 2,1 figli.

Una media, tra le più basse a livello italiano, che porterà nel 2050 ad una popolazione toscana inattiva pari all’84 per cento dei cittadini. E’ quanto emerge al convegno ‘Verso nuove vite, lo psicologo nei percorsi di preservazione della fertilità e procreazione medicalmente assistita’ tenutosi oggi a Firenze, organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Toscana in occasione della Giornata nazionale della psicologia e nell’ambito delle iniziative del Mese della psicologia.

Neanche l’immigrazione sembra poter invertire questo trend: se infatti gli immigrati arrivano in Toscana con un tasso di natalità superiore alla media, in 2-3 anni dal loro arrivo, si attestano sulle medie regionali, dal momento che la natalità non sembra dipendere da motivi di etnia o religione, ma dalle condizioni socio-economiche in cui ci si trova a vivere.

Al convegno è stata presentata l’attività della rete Pma – Procreazione medicalmente assistita, una rete toscana interamente pubblica, che ha centri di expertise per l’infertilità maschile o centri di Pma di I, II, III livello.

Vengono inoltre identificati tre centri pubblici per l’oncofertilità alla Aou Careggi, la Aou Pisana e la Ausl Sud est con il suo centro a Cortona (Arezzo) ed ambulatori a Siena, Grosseto. Nell’ambito della rete sono tra 1.500 e 1.800 le coppie incontrate dagli operatori della Pma: di queste 600 vengono prese in carico. Per il 65% si tratta di coppie provenienti da fuori Toscana, soprattutto Umbria, Lazio, Marche.

“Sempre più coppie – ha sottolineato Lauro Mengheri, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana – si trovano oggi a dover affrontare il problema dell’infertilità che può avere cause ed origini diverse. In Toscana esiste una rete regionale per la prevenzione, la diagnosi e la cura dell’infertilità, che offre anche tecniche di procreazione medicalmente assistita quando non siano possibili altre terapie. Un centro multidisciplinare in cui lo psicologo ricopre un ruolo delicato ma fondamentale di assistenza alle coppie”.

“La situazione toscana è difficile – ha spiegato Luca Mencaglia, direttore della Rete Pma, Ospedale Santa Margherita di Cortona -, dobbiamo fare educazione delle giovani donne (la prima visita al centro avviene a 39 anni di età) ma anche dei maschi per poter arrivare direttamente alla popolazione e dargli i percorsi quando hanno dei problemi legati alla fertilità”.

“L’infertilità è una condizione psicologicamente difficile – ha concluso Alessandro Bichi, psicologo Azienda USL Toscana Sudest – che provoca una forte crisi di identità nel percorso di vita e nella dinamica della qualità di vita di coppia. Quindi lo psicologo è colui che si deve occupare e sostenere questa coppia all’arrivo del percorso di procreazione medicalmente assistita e nell’eventuale esito positivo o negativo di questo percorso”.

Bullismo: Lucca, questura “dirigenti possono chiedere nostro intervento”

Intervista di Domenico Guarino a Lauro Mengheri, presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana. «La scuola è un’istituzione, non poteva che applicare le regole. Si tratta di provvedimenti punitivi, che servono a sottolineare la gravità dei comportamenti dei ragazzi, ma che da soli non bastano. Occorre che capiscano il loro errore, che ci riflettano, che ascoltino e vengano ascoltati».

Incontro in questura a Lucca sul tema del bullismo dopo i fatti dell’Itc ”Carrara” che hanno portato alla sospensione di sei studenti (tre con bocciatura immediata) e a un’indagine da parte della Procura dei minori.

Al vertice hanno partecipato i rappresentanti delle forze dell’ordine, il provveditore Donatella Buonriposi e i dirigenti scolastici delle scuole superiori della provincia. Dalla riunione è emerso che la problematica è molto sentita in tutti gli ambienti scolastici e gli stessi dirigenti hanno richiesto la collaborazione delle forze dell’ordine per attuare da subito interventi preventivi. Tra questi, l’intensificazione di tutte le iniziative, già in corso da tempo, di educazione alla legalità e di illustrazione delle tematiche del bullismo e della violenza di genere. Ciò, è stato riferito, avverrà con il concreto apporto degli operatori di polizia la cui presenza potrà comunque essere richiesta anche all’interno degli istituti scolastici dai rispettivi dirigenti anche durante lo svolgimento delle normali attività.

I rappresentanti di polizia e carabinieri hanno evidenziato la necessità di segnalare per tempo le situazioni a rischio e di denunciare i fatti di reato eventualmente verificatisi all’interno delle scuole. Inoltre sono stati individuati referenti delle forze dell’ordine ai quali i direttori scolastici potranno far capo allorquando ritenuto necessario. Il provveditore ha sottolineato che saranno messe in atto misure preventive con linee guida univoche da applicare per tutti gli istituti della provincia di Lucca; all’inizio di ogni anno scolastico i regolamenti scolastici, già in vigore, saranno divulgati a tutti, anche con appositi corsi di formazione rivolta anche ai genitori.

Lucca, psicologi: punizioni giuste, ma da sole non bastano

Punizioni dopo episodi di bullismo a scuola a Lucca. Il commento del presidente Ordine Psicologi della Toscana Lauro Mengheri. Provvedimenti punitivi che servono a sottolineare la gravità dei comportamenti dei ragazzi, ma che da soli non bastano. Occorre che capiscano il loro errore»

«La scuola è un’istituzione, non poteva che applicare le regole. Si tratta di provvedimenti punitivi, che servono a sottolineare la gravità dei comportamenti dei ragazzi, ma che da soli non bastano. Occorre che capiscano il loro errore, che ci riflettano, che ascoltino e vengano ascoltati». Lo sottolinea il presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, Lauro Mengheri, dopo le punizioni comminate ai ragazzi per l’episodio di bullismo in classe accaduto a Lucca.

«La psicologia da tempo ci ha insegnato che l’apprendimento passa da canali espliciti e impliciti. Quindi occorre un’azione congiunta di informazione e formazione ai valori, ma anche che i ragazzi vedano questi valori nella società e nelle persone che li circondano. Certe dinamiche non si verificano se non c’è un pubblico, se non ci sono intorno persone che guardano e permettono che accada, a volte in silenzio, a volte incitando, a volte ridendo. Non è quindi un problema del singolo alunno, ma una dinamica di gruppo che si autoalimenta. La psicologia ci dice che le persone in gruppo si comportano in maniera diversa e che, se nel gruppo sono autorizzati certi comportamenti negativi, persone che in altri contesti non lo farebbero mai tirano fuori il peggio di sé.

Ribadiamo, quindi, la necessità della figura dello psicologo a scuola, un esperto di queste dinamiche sociali e individuali, che collabori col dirigente nella progettazione di interventi efficaci, che non si limitino a singoli progetti occasionali o a qualche ora di sportello di ascolto. La psicologia deve essere presente a scuola a tutto tondo, non solo nei momenti di emergenza come questo, per la progettazione di un percorso didattico che sia anche formazione personale per la vita e per il benessere».

Intanto si viene a sapere che saranno ascoltati nei prossimi giorni, e comunque entro la fine della settimana, i sei studenti.  Secondo quanto appreso, a stretto giro sarà convocato lo stesso professore, che dovrà fornire spiegazioni, tra l’altro, circa il contesto in cui sono maturati i fatti di bullismo e circa le sue reazioni. L’intenzione degli inquirenti, sempre secondo quanto appreso, è quella di ascoltare il prima possibile tutte le persone coinvolte nella vicenda, compreso il preside dell’istituto, che potrebbe essere ascoltato già in giornata. I 6 studenti sabato sono stati perquisiti dalla Polposta, che ha sequestrato gli indumenti indossati dai ragazzi nei video, i loro cellulari e il casco integrale da moto usato per colpire il docente. I bulli da oggi sono sospesi da scuola, su decisione del consiglio d’istituto. Tre potranno rientrare in classe prima della fine dell’anno scolastico, gli altri tre saranno bocciati.

Gelli (Pd): “Non ci sono epidemie collegate a chi sbarca sulle nostre coste”

l presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui migranti ha illustrato nell’ex convento dei Cappuccini di Pisa la relazione approvata a Roma lo scorso 8 novembre. Presenti anche l’ex ministro dell’Integrazione, Cécile Kyenge, Lauro Mengheri, presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana, e Antonio Russo, responsabile politiche sociali e welfare delle Acli Nazionali

“Un quadro sanitario sano all’arrivo ma con il passare dei mesi la salute di chi è sbarcato sulle nostre coste è a forte rischio, soprattutto dal punto di vista psicologico. Per fermare questo fenomeno è chiaro che serve lavorare ancora di più nell’attuazione di valide politiche d’integrazione di chi è ospite nel nostro Paese”. È questa in sintesi la raccomandazione inserita nella relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti.“Questa relazione intende fornire al Parlamento, ma anche all’opinione pubblica – spiega il presidente della commissione d’inchiesta Federico Gelli – un contributo di chiarezza sulle misure di politica sanitaria da mettere in campo, cercando di distinguere i problemi da affrontare dagli aspetti che – invece – non dovrebbero creare allarme. È importante ad esempio sottolineare quanto sia infondato il timore di una diffusione incontrollata di malattie infettive”.

Una prima considerazione che si trova nella relazione è che gli immigrati, al momento del loro arrivo, presentano generalmente buone condizioni generali di salute, tendenzialmente migliori di quelle della popolazione dei Paesi di arrivo. Il timore di contagi causati da movimenti significativi di popolazione ha giustificazioni sul piano storico, ma la cosiddetta “Sindrome di Salgari” ossia lo stereotipo del migrante “untore”, pericolosa fonte di malattie, specie di tipo infettivo, non è oggi supportata da alcuna evidenza scientifica, derivabile da studi epidemiologici formali o da sorveglianze sanitarie.

Ciò che invece deve essere tenuto sotto controllo secondo la Commissione d’inchiesta sono le insidie della marginalità, ovvero l’“effetto migrante esausto”: le condizioni di povertà in cui versano i migranti nel periodo successivo allo sbarco, portano al deterioramento, più o meno rapido, delle loro condizioni di salute. Nel concreto, i principali problemi incontrati dai migranti nei paesi di destinazione sono dati dalle difficoltà nell’accesso al sistema di assistenza sanitaria (con riferimento alle diagnosi, ai trattamenti e ai servizi preventivi) e da aspetti indiretti ma non irrilevanti – come più volte constatato dalla stessa Commissione nel corso dei sopralluoghi effettuati – come gli alloggi e le condizioni abitative di scarsa qualità, le condizioni di lavoro, i problemi legati alla religione, la mancanza di protezione legale, ovvero i rischi non sperimentati nei paesi di origine (ad esempio, contatto con allergeni).

 

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