Levane: padre uccide figlia 4 anni e tenta suicidio

Una bimba di 4 anni è stata ferita a morte con un coltello nella casa dove viveva con la famiglia a Levane (Arezzo).

Secondo gli investigatori a colpirla sarebbe stato il padre che ha poi tentato il suicidio gettandosi in un pozzo: al momento sarebbe vivo e sono in corso le operazioni per recuperarlo. Sul posto i carabinieri insieme al 118. In casa trovati la mamma della bambina, in stato confusionale, e il fratellino più grande, a sua volta ferito ma lievemente.

Da quanto appreso la bambina presenterebbe una ferita alla gola. Piccole escoriazioni per il fratello che avrebbe 12 anni. Sotto choc la madre che al momento non sarebbe in grado di parlare.Tutto è avvenuto in un’abitazione al terzo piano di uno stabile. A dare l’allarme secondo quanto appreso sarebbe stato un vicino di casa.

Il padre della bambina, 39 anni, si sarebbe poi buttato in un pozzo vicino all’abitazione, che non sarebbe molto profondo secondo quanto riferiscono sempre gli inquirenti. Al momento darebbe segni di vita. Tutto da chiarire al momento cosa abbia scatenato l’aggressione. Sul posto, insieme ai carabinieri di Bucine, San Giovanni e di Arezzo, intervenuto anche il pm Laura Taddei.

L’uomo avrebbe tentato di uccidere anche l’altro figlio, 12 anni, il quale, però, pur ferito dal padre, è riuscito a fuggire in un appartamento vicino, nello stesso edificio.  Inoltre, sembra che nell’azione violenta l’uomo non sarebbe stato capace di aprire la porta, che non era stata serrata, dell’abitazione dove il figlio è scappato: così il bimbo si è salvato. L’uomo, originario del Bangladesh ha un lavoro: è dipendente di un’azienda di pulimentatura di cui è titolare un connazionale. Con l’emergenza Coronavirus in questo periodo si trovava a casa e percepiva la cassa integrazione. La violenta aggressione è avvenuto quando la moglie è uscita a fare la spesa alla Coop e lui è rimasto in casa coi figli.

“Da qualche giorno sapevamo che non era calmo, tanto che la moglie ha chiamato il dottore perché lo vedeva nervoso. Sembra che il medico gli abbia prescritto qualcosa per farlo stare tranquillo”. Così alcuni bengalesi, connazionali e vicini di casa, descrivono la situazione dell’uomo, un operaio con un lavoro, come tutti era a casa per il Coronavirus ma i vicini lo ricordano negli ultimi giorni come preoccupato, agitato.

Tra gli inquilini non si esclude che avesse problemi economici, anche se lo stesso 39enne fruiva regolarmente della cassaintegrazione in deroga riconosciuta nell’emergenza Covid-19. Intanto i carabinieri cercano l’arma con cui ha ucciso la figlia. Potrebbe essere nel pozzo dove si è gettato, dove l’acqua ha una certa profondità.

Morti Arezzo: periti, valvola malfunzionante in Archivio Stato

Una valvola malfunzionante e la mancanza di sfiatatoi nello sgabuzzino delle bombole sarebbero all’origine dell’incidente accaduto il 20 settembre 2018 all’Archivio di Stato di Arezzo costato la vita a Filippo Bagni, 55 anni e Piero Bruni 59 anni, i due dipendenti accorsi sul posto per verificare come mai suonasse l’allarme antincendio.

Secondo gli esperti Antonio Turco, Luca Fiorentini e Venerino Lo Cicero, incaricati dal pm Laura Taddei, che hanno depositato la perizia oggi, il malfunzionamento della valvola avrebbe convogliato il gas argon, anziché nella stanza dove ci sono i documenti per proteggerli da eventuali incendi, nello sgabuzzino delle bombole dove i due dipendenti trovarono la morte per asfissia.

Per la morte di Bagni e Bruni sono undici in tutto gli indagati tra tecnici della manutenzione, installatori e responsabili del controllo tra questi anche il direttore dell’Archivio Claudio Saviotti che, un mese fa, in occasione della commemorazione dell’anniversario della morte dei due dipendenti, denunciò di sentirsi abbandonato dalle istituzioni.

Maltempo: Arezzo, oggi i funerali della vittima del nubifragio di sabato

Il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, ha firmato ieri l’ordinanza con cui veniva proclamato il lutto cittadino per oggi in occasione dei funerali di Carlo Pergentino Tanganelli, il 72enne vittima del nubifragio che sabato scorso ha colpito Arezzo: la cerimonia si terrà alle 15 in Duomo.

“L’intera città di Arezzo è rimasta profondamente colpita da questo drammatico evento – si legge in una nota per la stampa – e, interpretando il comune sentire della cittadinanza, il sindaco ha proclamato il lutto cittadino in segno di cordoglio e di partecipazione al dolore della famiglia. Ai concittadini, alle istituzioni pubbliche, a tutte le organizzazioni pubbliche e private, rivolgiamo l’invito a manifestare la propria vicinanza nelle forme più opportune, in rispetto della vittima”.

La conclusione dell’esame cadaverico, effettuato sulla vittima dall’equipe di medicina legale di Siena, ha confermato che il pensionato di 72 anni, morto sabato scorso durante il nubifragio che ha colpito la zona dell’ Aretino, sarebbe caduto travolto dalla furia delle acque sbattendo violentemente la testa a terra, precipitando poi nel canale di sfogo.

L’accertamento sul corpo del pensionato e dirigente sportivo è il primo passo fatto dal pm Laura Taddei, aperto in Procura per far luce su quanto accaduto con esattezza; il magistrato dispone già di un’accurata relazione sui fatti di sabato, il punto principale è chiarire se alla base ci sia stato solo un fenomeno naturale di straordinaria violenza o se abbiano contribuito ad aggravarlo responsabilità pubbliche o private.

Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, è intervenuto sulla questione, rispondendo alla Camera per il question time a una interrogazione di Forza Italia sugli intendimenti del Ministero, in ordine alla dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale per i danni da maltempo nell’area aretina: “C’è la disponibilità ad essere a fianco della Regione Toscana e della zona aretina con tutto ciò che necessita per l’aspetto emergenziale, per l’affiancamento amministrativo che serve per aiutare quelle popolazioni, non appena i carteggi arrivano”.

Spiega Costa, rispondendo ai deputati Felice Maurizio D’Ettore e Stefano Mugnai: “La Regione Toscana ci ha informato che sta lavorando per la definizione dello stato di emergenza regionale, che è di competenza tutta regionale; io ho preso informazioni. Ci ha anche riferito che sta attivando la procedura per lo stato di emergenza, di calamità naturale nazionale. Ho preso informazioni: però finché i carteggi non arrivano e si completa l’iter amministrativo, non c’è solvibilità”.

Prosegue il ministro: “Secondo i dati della Regione Toscana nella provincia di Arezzo stiamo parlando di 20mila soggetti” colpiti, e dunque “il danno è oggettivamente grosso”.

Arezzo, lavoratori morti per gas: indagati direttore Archivio e titolare ditta

Indagati anche il legale rappresentante della ditta aretina cui era assegnata un’altra parte della manutenzione e due tecnici di una società esterna che cura i piani di sicurezza degli edifici per il Ministero dei Beni culturali.

Il  direttore dell’Archivio di Stato di Arezzo Claudio Saviotti e il responsabile della
ditta di manutenzione Remas Maurizio Morelli sono  tra le cinque persone che hanno ricevuto dal sostituto procuratore di Arezzo Laura Taddei l’avviso di garanzia nell’ambito delle indagini sulla morte di Filippo Bagni e Piero Bruni, i due dipendenti dell’Archivio di Stato di Arezzo rimasti uccisi da una fuga di gas argon il 20 settembre.

Indagati anche il legale rappresentante della ditta aretina cui era assegnata un’altra
parte della manutenzione e due tecnici di una società esterna che cura i piani di sicurezza degli edifici per il Ministero dei Beni culturali.

In teoria, avendo fatto corsi di formazione, i due lavoratori infatti avrebbero dovuto conoscere i rischi del gas argon una volta che sia fuoriuscito dagli impianti.

Le indagini dunque vanno in due direzioni: risalire a come e quando è stata fatta formazione e come venisse gestita la manutenzione dell’impianto che ha dato problemi e perché li ha dati nonostante la manutenzione qualche settimana prima dell’incidente. Il pm Laura Taddei ha chiuso in queste ore tutte le notifiche (tutte eseguite) prima dell’autopsia che si terrà domani.

Gli avvisi di garanzia sono atto dovuto che la procura, che ipotizza l’omicidio colposo plurimo, ha disposto prima dell’autopsia. Il punto ora, come ha fatto più volte fatto capire il procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi è scoprire perché i due dipendenti siano scesi a verificare cosa stesse succedendo dopo aver sentito suonare l’allarme.

Intanto oggi una rosa bianca e un mazzo di fiori sono stati lasciati davanti alla porta, oggi chiusa, dell’Archivio di Stato. L’edificio al momento è sotto sequestro per permettere lo
svolgimento degli accertamenti da parte degli inquirenti.Molti passanti si sono soffermati per un momento di raccoglimento e per una preghiera.
Intanto le famiglie delle due vittime hanno deciso di tenere funerali separati, attesi tra martedì e mercoledì, dopo l’autopsia prevista domani.

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