Scarti Keu, il consorzio di bonifica Toscana Nord si costituisce parte civile

“Il Consorzio di bonifica Toscana nord si costituisce parte civile nel processo Keu, relativo all’inchiesta sullo smaltimento illecito dei fanghi prodotti dalla concia delle pelli”. Lo comunica lo stesso consorzio. Oggi a Firenze si apre l’udienza preliminare.

“Un dovere morale prima di tutto – sottolinea in una nota il presidente dell’Ente consortile, Ismaele Ridolfi – e un atto dovuto nei confronti dei cittadini che non possono e non devono in alcun modo pagare gli eventuali danni procurati all’ambiente e alla collettività a causa di eventuali condotte illecite perpetrate da chi dovesse essere giudicato colpevole e condannato”. La costituzione di parte civile dell’Ente è stata affidata all’avvocata Diana Tazzini, del Foro di Lucca, legale interno del Consorzio di bonifica. Per Ridolfi, “con riferimento alla richiesta di rinvio a giudizio emessa dal pubblico ministero procedente sembrano palesarsi danni diretti e indiretti per il Consorzio, proprio nell’area che fa riferimento al reticolo di Pioppogatto. Per esempio, abbiamo dovuto sostituire la pompa dell’impianto idrovoro di Pioppogatto che, a seguito di verifica tecnica, risultava essere consumata in maniera eccessiva e in tempi troppo stretti rispetto a situazioni analoghe. Tale intervento sembra essere attribuibile alla presenza di elevati livelli di cloruri nelle acque divenute per questo molto corrosive”. Secondo gli uffici tecnici e legali del Consorzio di bonifica sembra quindi essere fondata la correlazione tra la discarica abusiva individuata nel terreno limitrofo all’impianto idrovoro del Pioppogatto, indicata proprio fra i capi di imputazione del processo, con il danno subito. “E’ inoltre ipotizzabile – osserva ancora Ridolfi – che a causa dell’inquinamento l’Ente consortile si potrebbe trovare ad affrontare in futuro un aumento dei costi relativi alla manutenzione dei luoghi, ordinaria e straordinaria, oltre alla possibilità di un incremento di spesa per le dotazioni di protezione individuale per i dipendenti che lavoreranno sul posto, a causa dell’inquinamento presente. Per il consorzio potrebbero configurarsi danni alla propria immagine dall’accertamento della condotta illecita in sede processuale”.

🎧 Verso il processo Keu con colpi di scena a Bucine e Santa Croce

Verso il processo Keu con colpi di scena: il Tar della Toscana ha annullato nel merito, ritenendolo illegittimo, un ordine di bonifica emesso nel 2023 dalla Regione per sanare un’area inquinata a Bucine (Arezzo), in località Le Valli zona Cave di Levane. Impianto  sequestrato nel 2022 perché finito al centro dell’inchiesta che vedrà domani  l’udienza preliminare al tribunale di Firenze. Il Comune di Bucine e il Movimento dei Consumatori parte civile. Santa Croce sull’Arno invece no.

Intervista QUI di Chiara Brilli a Samuela Marconcini, assemblea permanente No Keu.

 

Il Tar della Toscana, con sentenza odierna, ha annullato nel merito, ritenendolo illegittimo, un ordine di bonifica emesso nel 2023 dalla Regione per sanare un’area inquinata a Bucine (Arezzo), in località Le Valli zona Cave di Levane poiché, spiega una nota della Giustizia amministrativa, “rivolto nei confronti di un produttore che, in applicazione dell’art. 188 del decreto legislativo n. 152 del 2006, aveva conferito i rifiuti ad un soggetto autorizzato al servizio pubblico di raccolta”.

La causa, molto articolata, riguarda l’attività di un impianto per lo stoccaggio e il trattamento di rifiuti non pericolosi da trasformare in altri prodotti, in particolare per l’edilizia e le costruzioni. Impianto autorizzato, poi operativo fino al 2020, ma sequestrato nel 2022 perché finito al centro delle indagini di procura di Firenze – Direzione distrettuale antimafia e Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale dei Carabinieri di Firenze. Il sequestro infatti scattò nell’inchiesta penale della Dda su traffico illecito di rifiuti, fra cui lo smaltimento del keu – scarto tossico delle concerie di Santa Croce (Pisa) -, e il coinvolgimento di ditte riconducibili a clan di ‘ndrangheta, vicenda di cui si aprirà il 12 aprile l’udienza preliminare al tribunale di Firenze.

Poi nel 2023 la Regione ordinò ai produttori che hanno conferito scarti industriali, come rifiuti speciali non pericolosi, ma tali da far alzare i livelli di inquinamento, di bonificare l’impianto di Bucine. Tuttavia, contro l’atto della Regione vennero fatti ricorsi al Tar da parte di varie società, tra cui il depuratore Aquarno che serve le concerie del distretto di Santa Croce (Pisa) e un consorzio della metallurgia e dei preziosi di Arezzo. L’Arpat aveva riscontrato il superamento dei limiti di legge, nel suolo e nelle acque sotterranee, per sostanze chimiche nocive (idrocarburi, boro, solfati, manganese selenio e zinco, berillio, cadmio, cobalto, cromo, nichel, rame) e anche da keu, lo scarto delle lavorazioni delle concerie finito anch’esso tra i materiali trasferiti all’impianto di Bucine da un impianto di recupero rifiuti di Pontedera (Pisa): entrambi gestiti dalla stessa società, una srl indagata dalla Dda insieme al suo titolare.

Il Comune di Santa Croce sull’Arno (Pisa) ha deciso intanto nelle scorse ore di non costituirsi parte civile all’udienza preliminare per l’inchiesta della Dda su traffico illecito di rifiuti, fra cui lo smaltimento del keu -scarto tossico delle concerie -, e il coinvolgimento di ditte riconducibili a clan di ‘ndrangheta. Nel procedimento penale è tra gli altri indagata la sindaca Pd, Giulia Deidda. La decisione è resa nota dall’amministrazione comunale precisando che “l’ufficio legale del Comune è pronto ad agire nei confronti degli imputati in sede civile nel momento in cui dovesse emergere la sussistenza di danni comprovabili”.
Tra i politici imputati c’è anche il consigliere regionale del Pd, Andrea Pieroni, pisano. La decisione, spiega una nota, “è contenuta in una delibera votata all’unanimità dalla giunta comunale, con l’eccezione della sindaca Giulia Deidda che non ha partecipato alla seduta”. “Diversamente da altri enti locali – si legge nella delibera – il Comune di Santa Croce sull’Arno non risulta aver subito danni materiali come conseguenza dei reati contestati agli imputati e dalle indagini non sono stati identificati siti potenzialmente contaminati sul territorio comunale. In base a quanto accertato non è immediato riuscire a fornire prova del danno materiale o immateriale subito dal Comune per effetto dei contestati reati ambientali e che costituirsi parte civile, allo stato attuale, porterebbe invece il Comune di Santa Croce a dover sostenere sin da subito significativi costi di natura legale e di aggravio amministrativo per la struttura senza sapere se sussistano o meno concrete possibilità di ottenere un risarcimento dei danni”. “L’amministrazione – si spiega ancora – potrà agire direttamente in sede civile nei confronti degli imputati nel caso in cui dovesse in seguito emergere la sussistenza di danni comprovabili”. Infine, conclude l’atto, riferendosi al coinvolgimento di Deidda, “si ritiene opportuno attendere l’esito del giudizio penale prima di intraprendere iniziative nei confronti dei funzionari e degli amministratori pubblici, tenuto conto della possibilità di intervento riservata alla Corte dei Conti dopo che la sentenza sarà divenuta definitiva”.

Inquinamento ambientale, traffico di rifiuti pericolosi e associazione a delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa. Sono questi alcuni dei reati contestati dalla procura di Firenze, che ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 persone e 6 aziende, coinvolte nell’inchiesta KEU. 
Le indagini sono state condotte dal Comando regionale Carabinieri Forestale della Toscana insieme al Nucleo Operativo Ecologico di Firenze.

🎧 Inchiesta Keu: procura chiede giudizio per 30

Contestata anche l’associazione a delinquere. I fanghi tossici di risulta prodotti dagli scarti della concia delle pelli dalle fabbriche di Santa Croce sull’Arno e che secondo gli inquirenti sono stati smaltiti illecitamente in vari luoghi e siti toscani.

Esponenti politici, dipendenti pubblici e imprenditori collegati al clan di ‘ndrangheta Gallace di Guardavalle (Catanzaro) e sei aziende: la procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per 30 tra persone fisiche e aziende, coinvolte nell’inchiesta sul keu, i fanghi tossici di risulta prodotti dagli scarti della concia delle pelli dalle fabbriche di Santa Croce sull’Arno e che secondo gli inquirenti sono stati smaltiti illecitamente in vari luoghi e siti toscani.

L’udienza preliminare si aprirà il prossimo 12 aprile davanti al giudice Gianluca Mancuso. i, Tra le accuse dell’inchiesta, a vario titolo, ci sono quelle di associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, corruzione in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici danni della pubblica amministrazione, falso e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari.

La fissazione dell’udienza  è stata notificata tra gli altri ai vertici dell’associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno, alla sindaca Giulia Deidda, e a volti noti della politica toscana come il consigliere regionale del pd Andrea Pieroni e l’ex capo di gabinetto della Regione Ledo Gori.

Proprio a Pieroni, accusato di corruzione elettorale,  secondo quanto si apprende da Repubblica, “vengono contestati nuovi episodi: oltre alla vicenda dell’emendamento che sarebbe stato ideato per favorire i conciatori, quale candidato alla regionali si sarebbe attivato, senza successo, per fare pressione sui vertici governativi nazionali e indurre il governo a non impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale. Inoltre avrebbe richiesto esplicitamente un aiuto elettorale ai vertici del comparto conciario”

L’operazione keu   coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Firenze ha messo nel mirino della magistratura i fanghi del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, che rappresenta oltre 500 aziende e 6mila addetti sfornano il 35% della produzione nazionale di pelli e il 98% di quella di cuoio da suola, con un fatturato pari a 2,4 miliardi di euro dovuto per il 70% all’export.

Il Keu è un residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi  prodotti dagli scarti della concia delle pelli; si caratterizza come un granulato sinterizzato che, in base alla normativa,  può essere classificato come sottoprodotto (art. 184-bis TU), ossia quale residuo di produzione non costituente rifiuto, “sempre ché siano state adeguatamente effettuate le necessarie operazioni di trattamento dei fanghi conciari. In tal caso, dal punto di vista produttivo si qualifica come materia prima seconda”.

Rifiuti pericolosi, perquisizioni in otto aziende. L’ipotesi è di traffico illecito

L’ipotesi è quella di traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi. Per questo la Procura di Firenze ha disposto una serie di perquisizioni in otto aziende dedite alla gestione di questo tipo di materiali. Insieme a loro perquisito anche un laboratorio di analisi.

I provvedimenti sono stati eseguiti tra martedì e ieri dai carabinieri del Noe Firenze, coadiuvati dal Noe di Roma e dai colleghi dei comandi territoriali, a Firenze, Arezzo, Roma, Viterbo, Pisa e Brescia. Perquisizione in otto aziende dedite alla gestione a vario titolo dei rifiuti pericolosi e non pericolosi e in un laboratorio di analisi e ispezioni in tre imprese di gestione rifiuti speciali per verificare il ciclo produttivo, al campionamento degli scarti e delle materie prime e secondarie ottenute dal loro recupero. Lo spiega in una nota la Procura antimafia di Firenze.

L’inchiesta è partita da quella più ampia sul Keu. La Procura ipotizza un illecito traffico di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi: circa 84.000 tonnellate avviate al recupero e 12.000 tonnellate avviate a smaltimento. Tra il 2012 e il maggio 2023, quegli scarti sarebbero stati declassificati in rifiuti non pericolosi e così sarebbero stati avviati al recupero, fino al novembre 2021, in impianti “compiacenti” anche grazie alla predisposizione di documentazione ad hoc. Non essendo autorizzate alla ricezione di rifiuti pericolosi, le imprese “compiacenti” recuperavano gli scarti in maniera fittizia, secondo la Procura “facendone perdere lo status di rifiuto e la conseguente tracciabilità, mediante la produzione di aggregati riciclati non legati, commercializzati come materie prime e secondarie ad aziende, allo stato terze non indagate, attive nel settore dell’edilizia”.

Un affare di almeno 21 milioni di euro secondo la Procura, derivante dal “risparmio economico ottenuto avviando il rifiuto al recupero, con codice Eer non corretto, con enormi guadagni, ipotizzati in circa 5,7 milioni di euro, anche per la filiera successiva, che grazie a tale escamotage, si è garantita la ricezione di quei rifiuti pericolosi, che avrebbero diversamente dovuto essere avviati ad impianti autorizzati”.

Keu, Giani: Regione farà bonifiche della Sr429

Firenze “La Regione Toscana opererà le bonifiche necessarie per rendere sicuro il territorio a tutela della salute della popolazione”. È l’impegno preso dal presidente della Regione Eugenio Giani nel corso di un incontro, insieme al sindaco di Empoli Brenda Barnini, con i rappresentanti dei residenti delle zone limitrofe al sito sottostante il lotto V della strada regionale 429, area soggetta alle indagini della Dda di Firenze per la presenza di Keu.

Giani, spiega una nota, ha preso atto delle preoccupazioni per l’inquinamento da keu dei cittadini che, tramite i loro rappresentanti, hanno chiesto rapidi interventi, estensione dei controlli e informazioni sullo stato di avanzamento di progetti e lavori.

“Comprendo la forte preoccupazione dei cittadini che ci chiedono di mettere in campo azioni incisive – ha detto Giani -. La loro priorità è anche la nostra la salute. E la tutela della salute non può che passare attraverso la tutela dell’ambiente”.

Per il governatore toscano “la messa in sicurezza del territorio è il primo passo per raggiungere questo obiettivo ed è il criterio ispiratore del lavoro messo in campo in questi mesi dalla Regione insieme al Comune di Empoli e agli altri comuni coinvolti, con il supporto tecnico di Arpat e il coordinamento del Commissario straordinario per il presidio e il coordinamento delle attività in materia di ambiente e inerenti alle problematiche legate al Keu”.

“Ringrazio il presidente Giani per l’impegno forte e in prima persona preso davanti ai cittadini – ha affermato il sindaco di Empoli Barnini -. Siamo sicuri che la Regione farà tutto ciò che è necessario per garantire la salute delle persone e la tutela dell’ambiente. Come amministrazione comunale ribadiamo l’impegno preso per l’ampliamento della rete idrica e faremo la nostra parte per mantenere alta l’attenzione su questa vicenda nell’interesse di tutto il territorio”.

“Accogliamo molto positivamente la disponibilità della Regione e del Comune a risolvere il problema che ci affligge dallo scorso aprile”, dicono i residenti che hanno focalizzato l’attenzione su sette punti per loro fondamentali al raggiungimento dell’obiettivo, dall’acquedotto alla bonifica del sito, passando per controlli trimestrali sui pozzi e sul rilevato stradale. “Siamo fiduciosi – proseguono – dell’impegno preso dalle amministrazioni e rimarremo attenti a monitorare l’avanzamento dei lavori sul territorio”.

Commissione infiltrazioni mafiose gestione rifiuti, audizioni Giani e Rossi

Firenze, si è riunita mercoledì 27 ottobre, la Commissione d’inchiesta su infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata in Toscana, che ha il compito di far luce sul caso del rischio inquinamento derivante dallo smaltimento illegale del famigerato Keu, la sostanza altamente inquinante derivante dal trattamento dei rifiuti delle concerie di pelle.

All’ordine del giorno dei lavori della commissione, l’audizione del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, e l’audizione di Enrico Rossi ex Presidente Regione Toscana.
Il presidente Giani lancia un Codice etico per contrastare infiltrazioni illecite sottolinea: “Fatti si riferiscono a prima della mia elezione”.
L’ex governatore Rossi sull’emendamento incriminato: “Era evidente che il Governo avrebbe fatto ricorso, sono stato il primo a dirlo. È stato fatto un errore politico anche da chi non ha votato o è stato zitto”.
La presidente della commissione Elena Meini della Lega: “Faremo richiesta formale per avere lista aziende colluse come già fatto in altre Regioni”

L’attuale presidente di Regione, Eugenio Giani, arriva in commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata, guidata da Elena Meini della Lega, confermando la sua “posizione di notaio” al tempo in cui fu approvato l’emendamento contestato e rivendica di aver subito agito per la revoca. “La Regione è dalla parte di chi vuole essere chiaro, ora come parte offesa e poi in fase processuale come parte civile – dichiara Giani aggiungendo di – non essere stato assolutamente coinvolto. Non ero tra i presentatori, non ho partecipato ad alcuna riunione di gruppo e ho letto il testo in Aula, poi approvato senza alcun voto contrario, perché non c’erano interventi che lo illustrassero”.
Sollecitato da numerose domande, il presidente ritiene necessario “indagare sugli effetti del Keu”, ma “occorre costruire un sistema normativo di deterrenza sul piano della lotta all’inquinamento”. Su quanto sta emergendo afferma anche di voler “acquisire tutti gli elementi scientifici e saremo pronti per le eventuali bonifiche”.
Quello che lascia l’inchiesta è che “quanto accaduto non si deve ripetere. Tutti i siti in cui è stato versato materiale inquinante devono essere noti e agiremo per essere pronti alle bonifiche”, continua Giani. “La Regione sarà sempre impegnata in un’azione di controllo e tutela del territorio per mantenere il giusto equilibrio tra tutela del lavoro e rispetto ambientale.
Creeremo tutti i presupposti in questo senso” afferma deciso. Sull’accordo di programma e rispondendo ad una domanda diretta della presidente, Giani afferma di “non sapere, ad ora, quale sarà la strada giusta da percorrere” e quindi se se aggiornarlo – come detto dal commissario Caselli nella seduta del 13 ottobre – o praticare altre opzioni. “Confrontiamoci dopo le risultanze di questa commissione e dell’inchiesta. Ho incominciato ad interessarmene da quando è partita l’azione della Magistratura” spiega.

Sull’idea di varare un Codice etico, la presidente di Commissione Meini annuncia l’intenzione di costituire una lista delle aziende che hanno già avuto collegamenti con il sistema mafioso. “La richiesta ufficiale sarà inserita nella relazione finale”, dichiara.

“Era evidente che il Governo avrebbe fatto ricorso. Sarà interessante capire le responsabilità di chi e quando. Non intendo comunque commentare l’operato dell’attuale Giunta”, afferma l’ex governatore Enrico Rossi che auspica, pur dichiarando di “non poter dire la mia su ciò che deciderete”, la realizzazione del tubone, la soluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti verso una visione di economia sempre più circolare.
Incalzato comunque dal vicepresidente Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), ha ricordato di aver incontrato Andrea Pieroni ad ottobre 2019 e venuto a conoscenza delle intenzioni “ho detto espressamente che sarebbe stato bloccato dal Governo.
Poi tutto si ferma a causa della pandemia e l’emendamento viene riproposto a Giugno, portandolo in Consiglio in modo un po’ subdolo e senza che lo sapessi”. Rossi dichiara che quella modifica sottrae i reflui dall’autorizzazione.
“Se sul testo fossero stati consultati gli uffici della Giunta, lo avrebbero manifestato e difatti si sono attenuti alla mia delibera del 2017 dove si dice di fare l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale”. Se a detta dell’ex governatore il “comportamento della mia Giunta è stato corretto e lineare”, per il vicepresidente della Commissione sui 13 siti oggetto di inchiesta “qualche responsabilità ci deve essere”.
Per definire comportamenti da tenere o da evitare occorre imparare quella che a detta di Rossi è la “vera lezione da cogliere: la politica deve agire, ma tenendo conto del parere tecnico. Non si può saltare, è un errore enorme non di poco conto. È stato fatto un errore politico anche da chi non ha votato o è stato zitto”.

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