Banca Etruria: archiviata indagine per mancata fusione con Popolare veneta, c’è anche Pierluigi Boschi

Il gip di Arezzo Fabio Lombardo ha archiviato il filone di indagini di Banca Etruria relativo alla mancata fusione con la Banca Popolare di Vicenza. Così riporta La Nazione di Arezzo. Tra gli indagati per bancarotta fraudolenta figurano Pierluigi Boschi, ex vice presidente dell’istituto aretino, l’ultimo presidente di Etruria Lorenzo Rosi, il suo predecessore Giusepe Fornasari, l’altro vice Alfredo Berni e l’ex direttore generale Luca Bronchi.

L’archiviazione era stata chiesta dal pool di pm della procura di Arezzo che da anni lavora sul caso Banca Etruria. A detta di Rosi, Berni e Boschi non furono loro a far saltare la trattativa che per Banca Etruria sarebbe stata vantaggiosa. Le condizioni finanziarie della banca Popolare veneta erano drammatiche, anche se all’epoca ancora non si conoscevano, tanto che è stata messa in liquidazione coatta.
l gip Lombardo scrive che dagli atti che “sono stati trasmessi, infatti, risulta che il mancato accordo commerciale in ragione dello stato di crisi in cui entrambi gli istituti di credito versavano, non è idoneo di per sé a ritenere integrati i reati ipotizzati”. “Non è possibile effettuare alcuna prognosi positiva in merito al nesso causale fra la condotta omessa e il verificarsi dell’evento di danno”, continua Lombardo.
Gli amministratori di Banca Etruria avevano parteciparono alle trattative hanno sempre raccontato che fu Zonin a tirarsi fuori all’ultimo momento. Su questa versione non è d’accordo il liquidatore di Banca Etruria, Giuseppe Santoni, che accusa gli ex cinque vertici di aver fatto fallire l’intesa con Popolare di Vicenza. Santoni inoltre chiede loro 212 milioni di danni nell’azione civile di responsabilità davanti al tribunale di Roma, l’equivalente di quanto Vicenza avrebbe pagato se l’Opa su Etruria fosse andata in porto.
Il servizio di Sara Carullo

Etruria: domani udienza per vaglio richieste parte civile

2.500 i soggetti che si sono costituiti parte civile, tra cui il liquidatore Giuseppe Santoni e i Comuni di Arezzo e Castiglion Fiorentino

E’ prevista per domani, con inizio alle 9, l’udienza ad Arezzo, nell’ambito del procedimento che ha riunificato i due filoni sul crac di Banca Etruria, nella quale il gup Giampiero Borraccia deciderà sull’ammissibilità di 2500 parti civili. Tra le richieste di costituzione di parte civile ci sono quelle del liquidatore Giuseppe Santoni e dei Comuni di Arezzo e Castiglion Fiorentino.

Il gup sarà chiamato in particolare a decidere sulla richiesta, avanzata da alcuni legali degli oltre 40 imputati, circa l’ammissibilità o meno della richiesta di costituzione di parte civile inoltrata dal liquidatore che ha già dato il via all’azione di responsabilità in sede civile a Roma per una cifra complessiva superiore ai 500 milioni di euro. I due filoni dell’inchiesta che hanno per capo d’accusa principale la bancarotta fraudolenta (ad alcuni imputati è contestata solo di bancarotta semplice) – quello che vede indagati otto sindaci revisori e quello a carico dell’ex direttore generale Luca Bronchi e dell’ultimo presidente della banca, Lorenzo Rosi, relativo alla liquidazione dello stesso Bronchi (1,2 milioni di euro) – sono stati riunificati durante l’ udienza del 12 ottobre scorso.

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