Juice, inizia l’avventura verso le lune di Giove, a bordo una placca con il frontespizio del libro ‘Sidereus Nuncius’ di Galileo Galilei

Kourou, Guyana Francese, è iniziato il lungo viaggio di Juice (Jupiter Icy Moons Explorerer), la missione europea da 1,6 miliardi di euro diretta a Giove e alle sue lune misteriose che, sotto una superficie ghiacciata, nascondono oceani che potrebbero avere le condizioni per ospitare la vita.

Nella missione dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) l’Italia ha un ruolo di primo piano con Agenzia Spaziale Italiana (Asi), università, enti pubblici di ricerca e industria. Sono italiani sia un terzo degli strumenti destinati a studiare da vicino mondi così lontani, sia i pannelli solari di Juice, i più grandi mai andati nello spazio e a bordo c’è anche una placca nella quale sono riprodotti il frontespizio e le due pagine del libro ‘Sidereus Nuncius’, nel quale nel 1610 Galileo aveva descritto le lune alle quali è diretta la missione.Europa, Ganimede e Callisto sono infatti gli obiettivi di questa missione unica.

Sarà un viaggio di otto anni e nel 2031, quando è previsto l’arrivo di Juice nell’orbita di Giove, sarà l’inizio di una nuova avventura, nella quale occhi italiani cercheranno di scoprire i segreti degli oceani nascosti e nella quale, per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale, un veicolo orbiterà intorno alla luna di un altro pianeta.

Il viaggio di Juice, che durerà otto anni, è iniziato con il lancio dalla base europea di Kourou. Con un giorno di ritardo per sventare il pericolo di fulmini, l’Ariane 5 è partito puntale sfruttando la ridottissima finestra di lancio, di appena un secondo.

“Lo spettacolare lancio di Juice porta con sé la visione e l’ambizione di coloro che decenni fa avevano ideato questa missione”, ha detto il direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher. “Insieme spingeremo in avanti i confini della scienza e dell’esplorazione per rispondere alle più grandi domane dell’umanità”, ha aggiunto rivolgendosi a tutti coloro che hanno contribuito alla missione, per un totale di 18 istituzioni, 83 aziende e oltre 2.000 persone di 23 Paesi.

“Il processo di formazione dei corpi celesti che orbitano intorno a un pianeta e la ricerca di possibili forme di vita elementare” al di fuori della Terra sono alcune delle domande principali alle quali la missione potrà rispondere, secondo il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Giorgio Saccoccia. Sulle risposte, ha aggiunto, “c’è già un’attesa spasmodica scienza a livello internazionale”.

Sotto il coordinamento dell’Asi, l’Italia riveste un ruolo di primo piano in questa missione, “con un contributo che sfiora il 50% del programma”, ha detto Saccoccia. A fianco dell’Asi partecipano a Juice l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), numerose università e industrie.

“Siamo fieri dei nostri ricercatori e delle nostre ricercatici, autentico patrimonio scientifico nazionale. È anche grazie a loro se questa nuova incredibile avventura parla italiano”, ha osservato il ministro dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini.

Di “grande soddisfazione e profondo orgoglio per il sistema spaziale del Paese, determinante per la buona riuscita della missione”, ha parlato il ministro delle Imprese e Made in Italy, con delega alle politiche relative ai programmi spaziali e aerospaziali, Adolfo Urso.

Saranno otto anni intensi, quelli del viaggio verso Giove. Per risparmiare al massimo il carburante, infatti, Juice prenderà la spinta verso il gigante del Sistema Solare da quattro passaggi ravvicinati ai pianeti più interni.

Il primo è previsto nell’agosto 2024 e sarà anche il primo mai fatto sfruttando contemporaneamente la spinta del sistema Terra-Luna; nell’agosto 2025 sarà Venere a fare da fionda gravitazionale, mentre nel settembre 2026 sarà il turno della Terra; sarà ancora il nostro pianeta, nel gennaio 2019 a dare a Juice lo slancio finale che nel 2031 la porterà nell’orbita di Giove.

A questo punto inizierà una sorta di danza fra le tre lune di Giove obiettivo della missione, con ben 35 sorvoli di Europa, Ganimede e Callisto. Poi la gravità di Giove sarà utilizzata per guidare Juice nell’orbita di Ganimede, l’unica luna ad avere un campo magnetico e la più grande del Sistema Solare, dove la sonda resterà dal dicembre 2034 al settembre 2035.

Santa Croce: percorso in rosa per festa delle donne

Santa Croce in rosa, è un progetto di ricerca condotto dall’Opera di Santa Croce e dalla Fondazione Advancing Women Artists che si è concretizzato in una pubblicazione e nell’individuazione di un percorso di visita che vale la pena di scoprire. Magari proprio in occasione dell’8 marzo, ricordando che l’ingresso al complesso è sempre gratuito per le persone che risiedono nel territorio della Città metropolitana.

L’Opera di Santa Croce, antichissima istituzione a cui è affidata la cura e la valorizzazione del complesso monumentale che per secoli è stata guidata da uomini, da quindici anni ha presidentesse donne. Quella in carica è Irene Sanesi, economista della cultura.

Chi sono le donne di Santa Croce?  Prima di tutto innovatrici di spiritualità, umili e forti. Come la beata Umiliana de’ Cerchi, la prima terziaria francescana di Firenze, punto di riferimento spirituale della parte guelfa e del popolo. Come Vaggia Manfredi, immortalata da Taddeo Gaddi, nel ruolo di solito assegnato al committente uomo dell’opera, nell’Albero della vita affrescato nel Cenacolo, o come suor Maria Celeste, la mistica figlia di Galileo Galilei che lo stesso padre definisce donna di esquisito ingegno e singolar bontà.

In Santa Croce è custodita la memoria di intellettuali intelligenti e piene di fascino. Luisa Stolberg Gedern, tedesca, prima moglie di Carlo Edoardo Stuart e poi compagna di Vittorio Alfieri. Luisa, dopo il ritorno a Firenze dalla Francia, darà vita a uno dei salotti letterari più popolari della città.

Zofia Czartoryskich Zamoyska, esule polacca, cantante e musicista, celebrata come una delle donne più belle d’Europa e morta giovanissima (il suo monumento funebre è una delle ultime opere di Lorenzo Bartolini). Personaggi di primo piano frequentavano il salotto di Charlotte Bonaparte, donna irresistibile e dal destino tragico, che riuscì a conquistare perfino l’amicizia del riservato e timido Giacomo Leopardi. Anche per lei il monumento funebre è di Lorenzo Bartolini.

La passione per gli ideali risorgimentali e una eccezionale capacità di tessere relazioni contraddistinguono la personalità di Emilia Toscanelli Peruzzi, moglie di Ubaldino Peruzzi che fu sindaco negli anni di Firenze capitale d’Italia. Il salotto rosso di Emilia, così definito per il colore della tappezzeria, divenne uno dei più importanti luoghi d’incontro del Paese.

Il genio delle donne è celebrato dalla presenza di Felicie De Fauveau, la prima scultrice a vivere della propria arte. Visse tra Firenze e la Francia, la sua casa-studio nell’ex convento di Santa Elisabetta delle Convertite, divenne una vera e propria meta artistica per i viaggiatori stranieri del Grand Tour. In Santa Croce si trova una sua opera dai movimenti leggiadri: il sepolcro dedicato alla poetessa delle Indie Occidentali Louise de Favreau, morta a diciassette anni.

Creative e appassionate: queste le caratteristiche di altre donne che hanno il monumento funebre a Santa Croce: la poetessa Fortunata Sulgher Fantastici, la diva dell’opera Virginia De Blasis, l’artista Ida Botti Scifoni, protetta di Matilde Bonaparte.

A Santa Croce inoltre, come avviene ormai da qualche anno, una novantina di giovani infermiere fresche di diploma, sono arrivate alcuni giorni fa da Kyoto per Florence Nightingale, l’inglese nata a Firenze che ha fondato la prima scuola di infermieristica al mondo. Davanti all’elegante monumento che la ricorda, all’ingresso del chiostro, si sono fatte selfie e foto, e poi hanno appoggiato, in una lunga fila, decine di rose.

santa croce

Medaglia Galilei al fisico argentino Maldacena

Nel giorno di compleanno di Galileo Galilei, la medaglia dedicata al fondatore della fisica moderna è stata assegnata al fisico teorico argentino Juan Martín Maldacena, dell’Università americana di Princeton, padre della gravità quantistica.

Istituito quest’anno e assegnato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) in collaborazione con il Galileo Galilei Institute (Ggi) di Firenze, il premio riconosce la grande influenza che sulla fisica contemporanea hanno avuto le idee pionieristiche di Maldacena, in particolare “per la scoperta della dualità tra gravità e teoria quantistica dei campi, con implicazioni di vasta portata”.
La consegna è prevista il 2 maggio ad Arcetri. Nato a Buenos Aires nel 1968, Maldacena è una delle personalità più influenti della fisica teorica degli ultimi decenni. Le sue intuizioni hanno aperto nuove prospettive nell’ambito delle teorie più avanzate della fisica contemporanea, come quella delle stringhe, la teoria dei campi e la gravità quantistica. Maldacena “è stato il primo a proporre, nel 1997, una precisa corrispondenza olografica fra la gravità e la teoria dei campi. Come un ologramma, pur essendo bidimensionale, contiene tutta l’informazione sull’oggetto tridimensionale che rappresenta, così una teoria quantistica dei campi definita sul bordo dello spaziotempo permette di ottenere informazioni sulla gravità presente ovunque”, ha rilevato il capo della commissione teorica dell’Infn, Alberto Lerda.
Le conseguenze delle sue ricerche si sono fatte sentire in molti campi della fisica, come nello studio della materia primordiale fatta di un plasma di quark e gluoni e nella termodinamica dei buchi neri.

Villa il Gioiello, casa di Galileo

Torna possibile visitare Villa il Gioiello, la casa di Arcetri dove Galileo visse confinato dal 1631 fino alla morte, nel 1642. Galileo vi passò infatti gli ultimi dieci anni della sua vita agli arresti domiciliari in seguito alla famosa abiura davanti al Santo Uffizio.

Villa il Gioiello è una villa bella e semplice allo stesso tempo, rimasta chiusa e vuota per molti anni. E’ passata tanta storia in quelle stanze. Con Galileo era sempre piena di allievi – studiosi come Vincenzo Viviani e Evangelista Torricelli – e di politici e artisti, come il pittore Giusto Sustermans che dipinse il suo famoso ritratto, il poeta inglese John Milton e il filosofo Thomas Hobbes.  Lì accanto viveva anche, in un monastero che Galileo vedeva dalle finestre, sua figlia Suor Maria Celeste. I due si scrissero moltissimo, lettere che si leggono tutt’oggi con grande piacere.

La villa ha poi subito alterne vicende e in anni recenti era difficile poterla visitare. Adesso apre con un nuovo allestimento, grazie a un progetto promosso da Fondazione CR Firenze e dal comitato scientifico ‘Il Colle di Galileo’ in seguito a un accordo fra le istituzioni scientifiche che sono di casa sulla collina di Arcetri. E cioè l’Università di Firenze, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Istituto di Fisica Nucleare. Anche il Museo Galileo e l’Accademia dei Georgofili hanno contribuito al progetto.

 

Di cosa si tratta? Di interventi di due tipi: dispositivi audiovisivi per gli incontri scientifici e delle scuole di dottorato in fisica che vi si svolgono periodicamente; e arredamenti filologicamente corretti per alcuni ambienti, come lo studiolo di Galileo, la cucina e la cantina, scelti in base all’inventario della villa Il Gioiello redatto dopo la morte dello scienziato. Artigiani specializzati nel restauro di libri antichi hanno poi ricostruito le ‘vacchette’, cioè i quaderni con copertina in pelle che contengono alcune copie degli appunti che Galileo redigeva sul moto dei satelliti medicei.

Con la stessa cura filologica l’Accademia dei Georgofili ha curato l’allestimento delle cantine e della cucina di Villa Il Gioiello, che erano rimaste totalmente vuote. La ricostruzione si è bastata su studi che hanno permesso di definire un’ipotesi verosimile del materiale e degli oggetti contenuti. Le botti e il piccolo tino sono state costruiti seguendo le tecniche di allora; altri contenitori sono invece oggetti di antiquariato. Fiaschi, brocche e bicchieri di vetro sono stati riprodotti attraverso i quadri dell’epoca, mentre un tavolo di legno e dei panchetti sono stati realizzati secondo rappresentazioni iconografiche coeve.

E siccome siamo nel 2018, Villa Il Gioiello adesso ospita anche la Biblioteca Virtuale. Cioè un dispositivo che proietta su una parete l’immagine di una libreria e che consente di estrarre e consultare virtualmente i volumi o le opere possedute da Galileo.

Poi ci sono anche monitor touch-screen, che raccontano la storia di Villa il Gioiello, quella degli altri luoghi galileiani a Firenze e raccontano degli apparecchi e strumenti progettati da lui. E altri monitor che spiegano la storia affascinante delle attività scientifiche nel campo delle fisica, dell’astronomia e dell’ottica che si sono sviluppate proprio accanto a Villa Il Gioiello, sulla bella e dolce collina di Arcetri. Che è un luogo speciale per la storia della scienza italiana, da qualche anno dichiarato sito storico dalla Società Europea di Fisica (EPS). Dopo Galileo Galilei vi hanno infatti lavorato nei decenni astronomi importanti come Giovan Battista Donati, che vi stabilì l’Osservatorio; fisici come Enrico Fermi; e ottici come Vasco Ronchi, il fondatore dell’Istituto Nazionale di Ottica.

Percorsi di vista per Villa Il Gioiello, organizzati dal Sistema Museale di Ateneo (SMA) in collaborazione con il Colle di Galileo, si possono prenotare allo +39 055 2756444, da lunedì a venerdì 9-17, sabato 9-13: O scrivendo a edumsn@unifi.it. Altre info qui.

Margherita Abbozzo

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