VII Rapporto sull’Economia Artigiana in Toscana a cura dell’Osservatorio EBRET

VII Rapporto sull’Economia Artigiana in Toscana a cura dell’Osservatorio EBRET. La pandemia e il contraccolpo sull’economia regionale, il mercato internazionale, l’incertezza delle aziende sugli investimenti, la ripresa e il “new normal”. Conduce Chiara Brilli.

L’artigianato toscano nell’emergenza Covid, il rapporto Ebret su Controradio

Nel settore dell’artigianato nel corso del 2020, in Toscana, sono state erogate prestazioni di “cassa integrazione” a favore di 83.000 lavoratori e quasi 20.000 aziende da parte della Bilateralità dell’artigianato. Numeri impressionanti che certificano il drammatico impatto della pandemia di Covid sull’economia regionale. Oggi convegno on line sui canali social di Controradio.

La Bilateralità artigiana ha rappresentato una rete di protezione fondamentale per tutelare i lavoratori ed il potenziale produttivo delle imprese artigiane.

  Nel maggio scorso, al termine della fase più acuta della crisi, il monte retributivo complessivamente erogato dalle imprese artigiane toscane ai propri dipendenti era diminuito di circa 47 milioni di euro rispetto all’anno precedente, per una variazione negativa del -28%; nel primo semestre 2020 la riduzione di fatturato delle imprese artigiane è stato superiore al 20% nell’82% dei casi; nel corso del 2020 le ore lavorative perse nell’artigianato a causa dell’emergenza sanitaria sono state oltre 26 milioni, corrispondenti a quasi 13 mila anni/uomo in meno.

Sono questi solo alcuni fra i principali dati che fotografano l’impatto violento della crisi che ha investito l’artigianato toscano a seguito dell’emergenza sanitaria, contenuti nel report di EBRET su “L’artigianato toscano nell’emergenza covid”. Le analisi contenute nel report cercano di offrire un primo bilancio – sulla base degli indicatori di consuntivo ad oggi disponibili – delle ripercussioni della crisi su un segmento di fondamentale importanza per il sistema socio-economico regionale, e degli interventi della bilateralità artigiana a favore di imprese e lavoratori attraverso l’intervento del Fondo di Solidarietà (FSBA).

Nel 2020, al netto di una parte delle richieste relative ai mesi di dicembre e novembre (ancora in fase di elaborazione), le imprese artigiane toscane hanno rendicontato a FSBA richieste di sostegno al reddito dei propri lavoratori per circa 261 milioni di euro – la Toscana è la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per importi rendicontati al Fondo – con interventi che hanno interessato oltre 80 mila lavoratori appartenenti a circa 20 mila imprese artigiane. Fra questi, oltre due lavoratori su tre appartengono ai “settori contrattuali” della meccanica-impiantistica (35%), della filiera moda (23%) e dei servizi (11%); a livello territoriale, circa due terzi degli interventi sono invece andati a beneficio di lavoratori appartenenti ad imprese localizzate nelle province di Firenze (29%), Prato (14%), Arezzo (14%) e Pisa (10%).

Nel lockdown della scorsa primavera, il 72% delle imprese artigiane toscane e due lavoratori artigiani su tre hanno sospeso almeno temporaneamente la propria attività, con punte superiori all’80% (in termini di imprese) a Pisa e Siena, e nei settori del legno-mobili, dei servizi, della meccanica-installazione impianti e della lavorazione dei minerali. In questa fase, le richieste di intervento al Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato sono cresciute esponenzialmente, e nel solo mese di aprile gli importi rendicontati sono stati pari a quasi 90 milioni di euro. In base alle dichiarazioni rese dalle imprese in base alla normativa vigente per accedere alle risorse del Fondo, oltre l’80% ha registrato una riduzione del fatturato superiore al 20% nel corso del I semestre 2020, con punte dell’89% nei servizi e dell’86% nel tessile-abbigliamento-calzature e nell’agroalimentare.

Successivamente, con la parziale e graduale riapertura delle attività economiche, le richieste sono progressivamente diminuite, per scendere a poco più di 11 milioni di euro nei mesi di settembre e di ottobre. Si è trattato tuttavia solo apparentemente di un “ritorno alla normalità”: anche nel periodo di minor ricorso alla linea covid di FSBA, i valori rendicontati mensilmente al Fondo si sono collocati svariati multipli al di sopra di quelli relativi all’intero anno 2019, nel corso del quale erano stati erogati assegni – sia ordinari che di solidarietà – per 3,4 milioni di euro.

Con la ripresa autunnale dei contagi e l’introduzione di nuove misure di distanziamento sociale, le situazioni di criticità sono poi tornate ad aumentare, con una conseguente nuova inversione di tendenza nelle richieste di intervento di FSBA, che a novembre hanno superato quota 15 milioni. Nel corso dell’intero 2020, gli importi complessivamente rendicontati dalle imprese artigiane toscane sulla linea covid di FSBA sono dunque stati pari a quasi 80 volte quelli di un anno “normale” (il 2019).

Anche nell’artigianato i provvedimenti governativi che hanno decretato il blocco dei licenziamenti e gli interventi di sostegno al reddito dei lavoratori hanno comunque consentito, fin qui, di contenere le ripercussioni della crisi sotto il profilo occupazionale e sociale. I dati più recenti al momento disponibili fanno infatti registrare un calo dei dipendenti artigiani che, per quanto rilevante in termini assoluti (5.600 unità in meno rispetto al 2019), corrisponde ad una variazione negativa del -4,1% in termini relativi, una riduzione tutto sommato contenuta se confrontata con la flessione registrata nei livelli di attività e negli andamenti di fatturato. La riduzione occupazionale ha interessato principalmente le forme contrattuali a tempo determinato, sia sotto forma di mancato rinnovo dei contratti giunti in scadenza che di mancata attivazione di nuovi rapporti.

Gli interventi a favore di imprese e lavoratori assicurati dal Fondo di Solidarietà si sono anche tradotti in un’accelerazione del grado di adesione al sistema della bilateralità artigiana. Nel corso dell’ultimo anno il grado di adesione ad EBRET è infatti cresciuto, in termini di lavoratori, di dieci punti percentuali, passando dal 76% del 2019 all’86% del 2020; si tratta di u incremento che corrisponde a quanto registrato nel corso di tutto il precedente quadriennio, durante il quale tale indicatore era passato dal 65% del 2015 al 76% del 2019. Ancora più repentina è stata l’accelerazione in termini di imprese: se fra il 2015 e il 2019 il grado di adesione, sotto il profilo in esame, era cresciuto di otto punti percentuali (dal 64% al 72%), fra il 2019 e il 2020 l’aumento è stato pari a ben 13 punti percentuali, raggiungendo l’85%.

Artigianato Toscana: nel 2019 -4,4% occupati e -2,7% imprese

L’artigianato toscano nel 2019 vede calare del 4,4% l’occupazione e del 2,7% le imprese su base annua: è quanto emerge dal rapporto presentato oggi a Firenze dall’ente bilaterale Ebret.

Il dato negativo per l’occupazione riguarda tutte le province, con punte negative per Prato (-6,9%) e Firenze (-5,2%), mentre fra i vari comparti è la moda a soffrire di più (-7,8%). Crescono invece le retribuzioni (+1,9% medio procapite), in virtù di un calo dei contratti part-time e dell’uscita dal mercato di imprese più marginali.

“Nel 2019 stiamo assistendo a un calo dell’occupazione che è misurato in circa 5.500 unità e che riguarda trasversalmente tutti i settori”, ha osservato Riccardo Perugi, coautore del rapporto, spiegando che “c’è un forte incremento delle ore integrate dal Fondo di Solidarietà bilaterale, parliamo circa il 70% di ore in più fra 2019 e 2018: questo significa che le situazioni di crisi e difficoltà aziendale si stanno diffondendo a varie ramificazioni del sistema artigiano regionale”.

“Il 2019 chiude in maniera veramente preoccupante e non vediamo spiragli positivi neanche per il 2020”, lamenta Ciro Recce, presidente Ebret, secondo il quale “l’artigianato è un settore che, anche attraverso il patto per lo sviluppo regionale che è stato siglato, ha bisogno di maggiore attenzione per far sì che si possa ripartire, perché è veramente il centro della nostra economia”.

Artigianato Toscana, Ebret: “-1,8% aziende e -1,3% addetti in 2018”

Secondo il rapporto di Ebret, nel 2018 il numero delle imprese artigiane toscane è calato dell’1,8%, i lavoratori sono diminuiti dell’1,3% e la giornate retribuite segnano un -1,2%. Nei primi sei mesi del 2019, inoltre, sono aumentate del 9,7% le domande di cassa integrazione.

I dati emergono dal secondo rapporto ‘Imprese artigiane e mercato del lavoro’ presentato oggi a Firenze dall’Ebret. L’analisi dei dati Inps rivela che per l’artigianato toscano nel 2018 si è interrotta la fase di crescita che aveva caratterizzato il biennio 2016-2017. Il rapporto spiega inoltre che il monte retributivo è rimasto invariato mentre il calo del numero di dipendenti ha prodotto un incremento dei livelli retributivi pro-capite, cresciuti dell’1,3% nel 2018, in linea con la dinamica dei prezzi.

A confermare il quadro anche i dati del Fondo di solidarietà bilaterale (Fsba), cioè la cassa integrazione artigiana che ha preso il posto della Cig in deroga: nel primo semestre dell’anno in corso 544 aziende toscane hanno chiesto l’intervento del fondo per 2.749 lavoratori. Le domande provengono da tutta la regione ma soprattutto dalle province di Firenze, Pisa e Prato e principalmente dal tessile-abbigliamento-calzature. Nei primi 5 mesi del 2019, inoltre, le ore di lavoro integrate da Fsba sono aumentate del 13,7% rispetto allo stesso periodo del 2018.

Il rapporto infine evidenzia anche un calo della qualità delle forme contrattuali: il comparto registra un +19,5% nel 2018 per i contratti a tempo determinato a tempo pieno e un +26,7% per quelli a tempo parziale. Sono invece diminuiti i contratti a tempo indeterminato: -3,5% per la versione full-time e -5,5% nel part-time. A livello territoriale l’andamento dell’occupazione artigiana è risultato positivo ad Arezzo (+2%), Siena (+1%) e Livorno (+0,4%), mentre flessioni si registrano per tutte le altre province e particolarmente a Prato (-5%).

Riccardo Perugi, che ha steso il secondo rapporto sulle imprese artigiane toscane, ha spiegato che il comparto ha registrato “un miglioramento degli indicatori fino al 2017, una fase positiva di percorso di uscita dalla crisi c’è stata, poi nel 2018 il contesto dell’economia nazionale e internazionale è rallentato e anche le imprese artigiane evidenziano un peggioramento di tutti gli indicatori anche quelli relativi al mercato del lavoro”. Anche per l’anno in corso Ebret ha registrato “aspettative peggiorate da parte degli imprenditori – prosegue Perugi -, c’è una quota crescente di imprenditori che ci dice che la situazione sta peggiorando ulteriormente rispetto all’anno scorso e le previsioni di crescita del fatturato sono ridotte allo 0,5%, ed eravamo quasi al 3% due anni fa”.

Per il presidente di Ebret, Ciro Recce, “quest’anno è stato meno buono degli altri. Il 2018 non è andato bene e purtroppo anche i primi mesi del 2019 non stanno andando bene, i primi sei mesi segnano un incremento del ricorso alla cassa integrazione dell’artigianato”. Inoltre, evidenzia, “l’occupazione anche se stabile però è un’occupazione di qualità inferiore, abbiamo più contratti a tempo determinato e meno tempi indeterminato e questo non fa bene ai lavoratori. Tutto questo – ha concluso Recce – ci deve far riflettere su come si può intervenire. Ci aspettiamo anche una risposta da parte delle istituzione per un sostegno e un rafforzamento delle imprese artigiane che rappresentano in Toscana un importante tessuto produttivo”.

Raffaele Palumbo ha intervistato Riccardo Perugi, autore del rapporto 

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Toscana, cresce del 14% lavoro dipendente artigiano

Le 30mila e più aziende artigiane della Toscana con dipendenti, a differenza di quelle composte di solo lavoro autonomo, fra il 2014 e il 2017 hanno recuperato le 16mila unità lavorative, con un +14% superiore alla media regionale (+10%).

E’ quanto emerge dal primo rapporto su ‘Occupazione e retribuzioni nell’artigianato in  Toscana’, presentato oggi a Firenze dall’ente bilaterale Ebret. Tra il 2015 ed il 2017 sono aumentati sia il numero dei lavoratori alle dipendenze (+10,4%) che la retribuzione media per lavoratore (+3,6%). L’incremento del numero di lavoratori per impresa è stato pari in media al +7%. Nello stesso periodo sono cresciute giornate retribuite (+13%) e retribuzioni complessive (+14%).

La crescita degli occupati, che si registra in tutti i settori tranne le costruzioni e l’estrazione di minerali, è trainata dalle forme contrattuali maggiormente “flessibili” ma crescono anche i lavoratori con contratto a tempo pieno ed indeterminato (+1,6%).

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