Sollicciano: Salvini fa visita a Verdini

Da quanto appreso Salvini, che come ministro può accedere al carcere, ha visitato il penitenziario e poi ha incontrato, nella sala colloqui, Verdini, dopo essere stato autorizzato dalla direttrice del carcere fiorentino Antonella Tuoni

Matteo Salvini si è recato stamani nel carcere di Sollicciano dove da ieri è recluso Denis Verdini, l’ex senatore di Ala, padre di Francesca, compagna del leader della Lega.. Da quanto appreso al momento l’ex senatore di Ala, a cui sono stati revocati i domiciliari per averli evasi, si trova in quello che è chiamato il percorso di accoglienza per chi entra in carcere. Dovrà essere poi deciso come e dove collocarlo.

Per Denis Verdini, 73 anni l’8 maggio prossimo, il fine pena è fissato per il 2036: risulta dover scontare 15 anni e 10 mesi di reclusione per cumulo di tre condanne per bancarotta. Si era costituito nel carcere di Rebibbia il 3 novembre 2020 per espiare la condanna definitiva a 6 anni e 6 mesi per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino ma ha avuto anche una condanna definitiva a 5 anni e 6 mesi per la bancarotta della Ste a cui si aggiunge una a 3 anni e 10 mesi per il fallimento dell’impresa edile Arnone di Campi Bisenzio. Nel gennaio 2021 l’ex parlamentare aveva ottenuto la detenzione domiciliare per motivi di salute, a causa della diffusione del Covid in un carcere capitolino. Decisione confermata poi dal tribunale di sorveglianza di Firenze nel luglio 2021 per motivi di età, visto che Verdini aveva compiuto 70 anni.

Era stato poi autorizzato a recarsi a Roma dal dentista di fiducia che lo aveva già avuto in cura e a pernottare a casa del figlio Tommaso. Ma l’ex parlamentare sarebbe andato a cena con imprenditori, politici e dirigenti pubblici e avrebbe avuto una vita di relazione molto intensa, violando le prescrizioni imposte dal Tribunale di sorveglianza di Firenze. Da qui, due giorni fa la decisione dello stesso Tribunale di sorveglianza di Firenze di revocare la misura della detenzione domiciliare.

“Come sindacato di polizia penitenziaria abbiamo da sempre considerato positivamente ed incoraggiato le visite di parlamentari nelle carceri auspicando che servano sia per verificare le condizioni dei detenuti che quelle di lavoro del personale penitenziario. Ci auguriamo che la visita del ministro Matteo Salvini al padre della sua compagna Denis Verdini abbia avuto questo scopo e non si sia limitata a constatare le condizioni del quasi congiunto”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziario per il quale “in proposito la legge penitenziaria individua all’articolo 67 specificatamente le finalità delle visite che, ripetiamo, sono una prerogativa dei parlamentari, in particolare quale “partecipazione” della società alle funzioni rieducative della detenzione.

“Riteniamo che vada rispettata la ratio del legislatore che è quella di favorire visite alla popolazione carceraria complessiva e non già ad un singolo detenuto. Non tocca a noi verificare se la norma sia stata rispettata che altrimenti andrebbe cambiata e comunque specificata in ogni suo aspetto. Fermo restando che se autorizzato dal direttore dell’istituto, se le condanne sono definitive, si accede a titolo diverso da quello di parlamentare ed il problema sarebbe un falso problema”, aggiunge Di Giacomo.

Verdini: tribunale revoca i domiciliari, torna a Sollicciano

Verdini – Revocata la detenzione domiciliare. Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Firenze. All’ex senatore di Ala era stato contestato di aver violato le prescrizioni del tribunale di sorveglianza partecipando a tre cene in ristoranti della capitale, mentre scontava nella villa di Pian dei Giullari la condanna definitiva a 6 anni per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino.

Verdini, che ora dovrà tornare in carcere, era autorizzato ad andare dal dentista a Roma. Tra ottobre 2021 e gennaio 2022 sarebbe però andato al ristorante con il figlio Tommaso e altre persone secondo quanto avrebbe accertato la Guardia di Finanza che stava indagando, coordinata dalla procura di Roma, sulle commesse in Anas. Dopo l’arresto di Tommaso Verdini, nel dicembre scorso, il Tribunale di sorveglianza aveva aperto un procedimento e il 22 febbraio si è celebrata l’udienza.

La procura generale aveva chiesto la revoca dei domiciliari per l’ex senatore. In aula Verdini, assistito dall’avvocato Marco Rocchi, si è difeso spiegando che riteneva di poter partecipare alle cene, essendo stato autorizzato ad andare dal dentista a Roma e a fermarmi a casa di mio figlio. Denis Verdini è stato trasferito nel carcere di Sollicciano a Firenze, dopo la revoca della sua detenzione domiciliare, decisa dal tribunale di sorveglianza di Firenze.

Verdini: giudice sorveglianza, ‘violazioni domiciliari? Solo una lettera’

L’ex senatore Denis Verdini sarebbe indagato dalla procura di Roma per aver violato le regole imposte dalla detenzione domiciliare, che sta scontando dopo la condanna definitiva a sei anni e sei mesi nel processo per il crac dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino.

A rivelarlo sarebbe il Fatto Quotidiano, secondo il quale Verdini avrebbe approfittato di permessi medici per incontrare politici e manager. In particolare l’appuntamento regolare con il dentista a Roma sarebbe diventato un’occasione per dare seguito agli incontri politico-istituzionali.

“L’Ufficio non è a conoscenza di ulteriori violazioni salvo quanto oggetto del procedimento avviato nel gennaio 2022”, a seguito della pubblicazione “su un quotidiano di una lettera indirizzata a Fedele Confalonieri e Marcello Dell’Utri”, conclusosi “con un provvedimento di non revoca dei domiciliari nel febbraio 2022”. Cosi il presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze Marcello Bortolato in merito a presunte violazioni di Denis Verdini delle regole impostegli per la detenzione domiciliare. Inoltre, spiega Bortolato, “violare le prescrizioni per la detenzione domiciliare di per sè non costituisce reato, salva l’ipotesi di evasione”. Bortolato spiega che a seguito del procedimento dell’anno scorso, “non sono emerse, a seguito di indagini delegate alla polizia della Capitale, violazioni alle prescrizioni disposte per la detenzione domiciliare, ad eccezione della email scritta a Fedele Confalonieri e a Marcello Dell’Utri. Verdini era stato autorizzato dal giudice, di volta in volta, a recarsi a Roma per sottoporsi a cure dentarie e a dormire nell’abitazione del figlio. L’ordinanza per i domiciliari di luglio 2021 aveva stabilito che Verdini poteva uscire ogni giorno dalle 10 a mezzogiorno. Poi con un provvedimento successivo la libera uscita è stata estesa fino alle 14”.

Bancarotta Ste: appello conferma 5 anni e 6 mesi a Verdini

Firenze – Confermate anche le condanne per gli altri imputati, l’ex deputato Massimo Parisi, Girolamo Strozzi Majorca Renzi, Pierluigi Picerno e Gian Luca Biagiotti.

La corte di appello di Firenze ha confermato la condanna di primo grado per Denis Verdini a 5 anni e 6 mesi nel processo per la bancarotta fraudolenta della Ste, la Società Toscana di Edizioni, che fino al fallimento ha pubblicato ‘Il Giornale della Toscana’ abbinato a ‘Il Giornale’. Confermate anche le condanne per gli altri imputati: 5 anni all’ex deputato Massimo Parisi, 3 anni come amministratori nelle varie fasi a Girolamo Strozzi Majorca Renzi, Pierluigi Picerno e Gian Luca Biagiotti.

La corte di appello di Firenze ha condannato Verdini e gli altri imputati al pagamento delle spese processuali e delle spese delle parti civili. I giudici si sono riuniti in una camera di consiglio durata circa due ore. La procura generale aveva chiesto la conferma delle condanne del primo grado. Il processo ha riguardato la bancarotta della Ste, la società editoriale che nel 1998 ebbe tra i suoi fondatori e investitori gli stessi Verdini, Parisi e il principe Strozzi, che fin dall’inizio e nel tempo sono stati tutti a vario titolo amministratori, con ruoli diversi, nella Ste. Imputati come amministratori della Ste, ma in fasi molto successive alla fondazione, Pierluigi Picerno e Enrico Luca Biagiotti (non Gian Luca come scritto in precedenza). Motivazioni fra 60 giorni.

Verdini indagato in inchiesta ‘Loggia Ungheria’

Perugia, Denis Verdini è indagato dalla Procura di Perugia nell’ambito dell’indagine sulla presunta loggia segreta Ungheria. Violazione della legge Anselmi l’accusa che gli è stata contestata come riporta oggi Il fatto quotidiano.

Verdini sarà sentito nei prossimi giorni dai magistrati del capoluogo umbro. Secondo quanto risulta all’ANSA nell’indagine nata in seguito alle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara ci sarebbero anche altri iscritti nel registro degli indagati. Sempre per la violazione della legge Anselmi. Su quante siano le iscrizioni e chi riguardino la procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone mantiene un riserbo assoluto.

L’indagine con la quale si sta riscontando la veridicità o meno delle dichiarazioni dell’avvocato Amara è infatti ancora in pieno svolgimento. Inizialmente a Perugia le iscrizioni nel registro degli indagati erano rimaste quelle originarie fatte dai pubblici ministeri di Milano per la violazione della ‘legge Anselmi’ sulle associazioni segrete che poi hanno inviato gli atti ai magistrati del capoluogo umbro.

Questi hanno compiuto successivamente diversi atti e i pubblici ministeri avrebbero anche nuovamente sentito l’avvocato Amara, già in carcere per un’inchiesta dei pm di Potenza. Non è però chiaro se gli ultimi sviluppi siano legati alle ulteriori indagini svolte.

Ricordiamo che l’8 ottobre per la stessa inchiesta sulla ‘Loggia Ungheria’ la procura di Brescia aveva chiesto l’archiviazione per il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco, indagato per omissione di atti d’ufficio per il caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara su una presunta loggia Ungheria. Chiuse invece le indagini, come riportano alcuni quotidiani, per l’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo e per il pm milanese Paolo Storari e per l’aggiunto Fabio De Pasquale e il pm, ora alla procura europea, Sergio Spadaro.

Corte d’Appello condanna Verdini a 3 anni e 10 mesi per bancarotta in crac ditte edili

La Corte d’appello di Firenze ha condannato l’ex senatore di Forza Italia e Ala a 3 anni e 10 mesi. Verdini era imputato in un processo con l’accusa di concorso in bancarotta patrimoniale dell’impresa edile Arnone di Campi Bisenzio (Firenze) che aveva rapporti con il Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui Verdini è stato presidente per un ventennio.

Il 7 novembre 2018 Verdini era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Firenze a 4 anni e 4 mesi di reclusione. La Corte ha dichiarato la prescrizione per l’altro reato, quello di bancarotta preferenziale. Condannati anche i due imprenditori titolari della ditta, Ignazio e Marco Arnone, padre e figlio di Campi Bisenzio, per bancarotta patrimoniale. A Ignazio Arnone è stata inflitta una pena di 3 anni (in primo grado 3 anni e 4 mesi) e al figlio Marco una pena di 2 anni (in primo grado 2 e 4 mesi). Anche per loro la Corte ha dichiarato prescritta la bancarotta preferenziale.

L’impresa edile effettuò lavori per conto della banca all’epoca presieduta da Verdini. Secondo l’accusa, Verdini, da presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, avrebbe pianificato un’operazione che portò la banca a rientrare in possesso di parte dei soldi prestati agli imprenditori edili ma al tempo stesso a portare alla bancarotta della stessa ditta. Un’operazione che avrebbe arrecato inoltre svantaggio agli altri creditori dell’impresa edile. Ovviamente la difesa di Verdini ha ribattuto punto su punto alle contestazioni dei pm.

Lo scorso 3 novembre la Cassazione ha condannato in via definitiva Denis Verdini a 6 anni e mezzo per la bancarotta dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino. L’ex parlamentare sta scontando la pena, dopo un periodo trascorso nel carcere romano di Rebibbia, in regime domiciliare nella sua casa di Firenze.

E’ stata, invece, rinviata al 18 febbraio 2022 l’udienza del processo davanti alla Corte d’Appello di Firenze che vede imputato Verdini con altre quattro persone con l’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento della Società Toscana di Edizioni (Ste).

In primo grado, il 13 settembre 2018, il Tribunale di Firenze aveva condannato l’ex senatore di Forza Italia ed Ala a 5 anni e 6 mesi di reclusione.

Exit mobile version