Teatro Florida, Firenze: maratona di fiabe occidentali: tornano “Cenerentola” e “Pinocchio”

Va in scena domenica 22 aprile, al Teatro Cantiere Florida a Firenze, un dittico che il regista Fabrizio Arcuri e il CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia hanno dedicato a Joël Pommerat: si tratta di una maratona teatrale su due delle fiabe occidentali più note, “Cenerentola” (ore 19:00) e a seguire “Pinocchio” (ore 21:30).

Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di “Cenerentola” e “Pinocchio”, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

Tra gli autori francesi più interessanti degli ultimi anni, Joël Pommerat è autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica.

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.

E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco, di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima, anche per chi ormai ha un età adulta. Poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e lì forse, solo lì, trova un nuovo inizio.

 

 

Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, indaga il senso del morale e dell’immorale. E ancora, anche qui, ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.

 

Fabrizio Arcuri afferma che è così che “Pommerat trova il modo di raccontare storie che tutti conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi».

Fabrizio Arcuri è fondatore, direttore artistico e regista di tutte le produzioni di Accademia degli artefatti. Co-direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova per il triennio 2011 – 2013 e consulente alla programmazione per il 2014/15. Dal 2009 al 2012 cura il festival internazionale Prospettiva per lo Stabile di Torino (Premio Ubu 2011). Dal 2009 è regista del Festival Internazionale delle Letterature di Massenzio. Dal 2006 è direttore artistico del festival Shorttheatre. Ha lavorato come regista assistente di Luca Ronconi dal 2005 al 2008. Premio della critica 2010 con “Spara/trova il tesoro/ripeti”. Nel 2011, Premio Hystrio alla regia. Nel 2012 regista per il Teatro Stabile di Torino di “Fatzer fragment”, in coproduzione con Volksbune di Berlino. Nel 2014 è stato curatore e regista del progetto del Teatro di Roma, “Ritratto di una capitale”.

Gli spettacoli sono compresi nell’ambito della stagione prosa a cura di .

Teatro Mila Pieralli, Scarpinato racconta l’indicibile: la vita “immaginata” di “Alan e il mare”

Giuliano Scarpinato torna a far lievitare il cuore doloroso delle cose, amplificando la vicenda di uno e facendola diventare quella di molti, raccontando l’indicibile: la storia del piccolo profugo siriano Alan Kurdi, nello spettacolo intitolato “Alan e il mare”, in scena al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, a partire da stasera, sabato 14 aprile, ore 21.

“Il teatro ha delle possibilità in più rispetto alla cronaca – afferma Scarpinato – sono quelle della trasfigurazione. Se la storia di Alan rimanesse solo sua, raccontarla sarebbe inutile. Allo spettatore il compito di raccogliere quell’esistenza, come porgendo l’orecchio a una conchiglia per sentire, in qualsiasi luogo si trovi, il lontano rumore del mare”.

Alle parole, alla vita narrata, si aggiungono quindi le immagini, la vita “immaginata”: le scene di Diana Ciufo e le videoproiezioni di Daniele Salaris in videomapping realizzano sogni, aspettative, desideri. Non solo: trasformano il palcoscenico nel luogo da cui arrivano la voce e la presenza di Alan, una sorta di Atlantide, piccolo Eden subacqueo tra le cui spume, sabbie, coralli, la piccola esistenza del bambino è rimasta impigliata.

L’assistente alla drammatur gia è Gioia Salvatori, le luci sono di Danilo Facco, i movimenti scenici di Gaia Clotilde Chernetich, i costumi dello stesso Giuliano Scarpinato. Una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia e Accademia Perduta Romagna Teatri.

Giuliano Scarpinato ha intrapreso un percorso di ricerca nel delicato ambito del teatro per le nuove generazioni, con il desiderio di portare all’attenzione dei più giovani temi difficili, complessi, che sfuggono a soluzioni semplici e necessariamente edificanti. La veridicità della narrazione è imprescindibile in Alan e il mare, un lavoro che vuole anche essere un tributo alla storia di persone realmente esistite.

“Nel momento stesso in cui l’immagine del piccolo Alan Kurdi sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, si imponeva ai miei occhi – ricorda Giuliano Scarpinato – per mezzo di un telegiornale in prima serata, una domanda iniziava ad abitarmi: come raccontare tutto ciò a dei bambini, magari poco più grandi di quello annegato sulla costa di Bodrum?”.

La storia di Alan Kurdi, il piccolo profugo siriano annegato a settembre 2015 sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, ha costituito un momento di svolta nella nostra percezione, ormai da tempo “anestetizzata”, dell’epopea vissuta dai milioni di uomini, donne e bambini fuggiti dai propri Paesi per approdare in Europa. L’immagine di Alan, potente e ineludibile, è un punto di non ritorno: lo è stata per Nilufer Demir, la fotoreporter che ha scattato la foto-simbolo (“Ero pietrificata. L’unica cosa che potevo fare era fare in modo che il suo grido fosse sentito da tutti”, ha dichiarato); lo è stata, oltre ogni misura di umana sofferenza, per il padre del bimbo, Abdullah Kurdi.

“È impossibile prescindere dalle testimonianze reali dei protagonisti per narrare una storia così recente – dice Scarpinato – i racconti di Abdullah Kurdi e Nilufer Demir sono stati una preziosa risorsa, insieme a un’ulteriore quantità di altri, incredibili racconti di giovanissimi profughi”.

In Alan e il mare, con Federico Brugnone e Michele Degirolamo, in video Elena Aimone, vediamo Alan e suo padre Abdullah che lasciano la Siria, dove la guerra sta portando via le scuole, le case, gli alberi; salgono su una barchetta sgangherata e colma d’anime, per arrivare molto lontano. Ma quella notte una grande onda prende il bimbo via con sé: Alan scivola via dalle braccia forti di suo padre e giù nelle acque profonde diventa fratello delle alghe, dei coralli, dell’anemone colorato. Abdullah non vuole vivere senza il suo bambino-pesce: decide di andare da lui, entrare nel mare. Lì però potrà restare solo per poco tempo: lui appartiene alla terra, ed è là, gli sussurra all’orecchio il suo Alan, che dovrà continuare a vivere ed essere felice.

“Credo sia profondamente necessario – conclude Giuliano Scarpinato – trovare un modo di esporre ai più giovani l’odissea, spesso dagli esiti drammatici, dei loro coetanei costretti alla fuga dai propri Paesi di appartenenza. Ecco perché, nonostante la dolorosa vicinanza temporale con quanto è accaduto, voglio portare in teatro la storia di Alan Kurdi. Un racconto teatrale condotto attraverso due punti di vista: quello di Abdullah Kurdi, il padre del bambino, e quello, immaginato, proiettato in un domani che non è stato, di Alan stesso”.

Un viaggio toccante, di conoscenza e riflessione, per comprendere che siamo tutti chiamati a partecipare alla costruzione di una società e un mondo più giusti e solidali, dove infanzia e giovinezza non devono essere negate a nessuno.

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