Cortona on the Move, ultima puntata del reportage

Ci sono immagini ovunque a Cortona. Il festival di fotografia Cortona on the Move ha inondato il paese di fotografie.

Con tante mostre che riempiono il paese di idee, storie e racconti.

Ci sono foto ovunque, come abbiamo visto e raccontato già ampiamente. Da quest’anno poi ci sono anche video, in una nuova sezione del festival che si chiama Arena – Video and beyond e presenta video sperimentali, istallazioni e opere transmediali, realizzate come recita il programma “da fotografi che lavorano tra fotografia, film e tecnologia”.

Voglio concludere questo lungo reportage su Cortona on the Move edizione 2018 raccontandovi ancora tre mostre, tutte incentrate sui volti. E sulla speranza.

Ernst Coppejans è un uomo (ce ne sono, pochini, in questo festival dedicato alle donne fotografe), è olandese, e ha realizzato una serie di “ritratti” delle vittime di tratta degli esseri umani, vittime che sono come si sa in massima parte donne.

Nel suo caso, sono donne che sono riuscite a fuggire e sono ospitate in un rifugio ad Amsterdam. C’è voluto molto perché Coppejans riuscisse a conquistare la fiducia di queste persone. Alla fine ha realizzato una serie di ritratti belli e tremendi, perché non si vede un volto. Ma anche qui i corpi urlano!

 

Loulou D’Aki invece è una svedese, già cantante, che con Make a Wish ha realizzato un lavoro sulle speranze, i sogni e i desideri di giovani sparsi in varie località del mondo, soprattutto in luoghi che sono o sono state zone di conflitti.

Basta guardare gli occhi di questi ragazzi per capire dove stia il futuro.

Come basta guardare gli occhi dei bei ritratti di Juri De Luca, aretino: il suo Annuario Fotografico di leggende sportive locali ha inondato la stazione ferroviaria di Cortona come a salutare chi lascia il festival in treno. Si tratta di immagini incollate alle pareti della stazione e del sottopassaggio che porta ai binari dove partono i treni che vanno al nord, e ritraggono donne, ragazzi e ragazze, bambini e anche persone più in età, tutti del posto, che si dedicano allo sport con passione.

Basta guardarli negli occhi per vedere il futuro.

Margherita Abbozzo (4, fine.)

Cortona on the Move è su tutti i social media. Trovate info pratiche per la visita al festival, che consiglio caldamente, qui. Tutte le fotografie delle istallazioni di Cortona on the Move edizione 2018 sono mie. Credits: l’immagine di copertina come la sesta del pezzo sono di Loulou D’Aki, dal lavoro Make a Wish. L’ultima immagine invece è di Juri De Luca, tratta dal suo Annuario Fotografico.

Cortona on the Move, terza puntata

A Cortona on The Move, il festival di fotografia documentaristica aperto fino al 30 settembre 2018, due brave fotografe raccontano un’America che non ti aspetti.

Cortona on the Move è dedicato quest’anno alle fotografe donne, come abbiamo già visto. Il bello è che il festival presenta lavori perfettamente complementari tra di loro, come nel caso del lavoro di due fotografe che illustrano due Americhe totalmente diverse.

La prima è Allison Steward. Texana di Houston, classe 1968: Con Bug Out Bag: The commodification of American Fear esplora un elemento chiave della costruzione dell’identità americana. Ovvero sia, la paura. Michael Moore lo va dicendo e filmando da anni: per tenere sotto scacco i cittadini è molto utile alimentare in loro paure ad arte. La paura genera mostri, come si sa. Negli Stati Uniti, genera anche un fiorente mercato. Di cosa? Incredibile ma vero…di zaini per sopravvivere all’Apocalisse.

Non è uno scherzo. Esiste tutto un fiorente mercato di questi zaini o Bug Out Bags, ideati per contenere quello che può servire per mantenersi in vita 72 ore dopo Armageddon e avere il tempo di dare inizio a una nuova civiltà. Chi compra questi zaini? Un sacco di gente, sembra. Liberali, conservatori, atei, cattolici, evangelici, mormoni: c’è di tutto.

Allison Steward fotografa le loro conventions, i loro negozi e il contenuto dei loro zaini, personalizzato a seconda degli interessi di ognuno. C’è il soldato tutto coltellacci, pistole, torce, calzini e borraccie; e c’è l’animalista pieno di scatolette di cibo. Il più furbo di tutti? Un certo Mike, che ha messo via solo una bottiglia di Tequila e una confezione di Phenobarbital.

A una audience europea tutto questo sembra assurdo. Mentre sembra invece realissimo l’argomento del secondo lavoro. Di Carlotta Cardana, italiana residente a Londra, nata nel 1981, e anche lei ospitata alla Fortezza: Il suo The Red Road project è un lavoro molto forte e per me la star di questa edizione di Cortona on the Move.

Carlotta Cardana ha dedicato molto tempo e molta attenzione a questo lavoro, che nasce dalla collaborazione tra lei e Danielle Seewalker, Sioux e membro della Riserva di Standing Rock, nonché sua vecchia e cara amica. Insieme hanno viaggiato attraverso 12 stati americani, Carlotta fotografando e Danielle scrivendo. Il risultato è un lavoro articolato, complesso, e fenomenale.

 The Red Road Project esplora il rapporto tra la cultura tradizionale dei nativi americani e l’identità delle popolazioni tribali odierne, sopravvissute a un vero e proprio genocidio culturale.

Se appaiono personaggi completamente assimilati, ve ne sono molti altri, e sono soprattutto donne, che lavorano a una grande e profonda resistenza.

E’ questa la ‘strada rossa’ del titolo. Un’espressione indiana che indica la direzione verso un cambiamento positivo, nonostante tutti i problemi del contesto nordamericano.

The Red Road Project mette in luce in maniera poetica, diretta ed estremamente efficace  tutta la forza, la dignità e l’orgoglio di queste persone e di varie comunità indiane. Si rimane veramente colpiti da quanto si vede e si legge. Questa mostra da sola vale la visita a Cortona on the Move 2018. Le immagini, i testi e l’allestimento sono belli e pieni di una forza vitale davvero unica ed emozionante.

Margherita Abbozzo. (3, continua)

Credits per le immagini: Tutte le immagini degli allestimenti di Cortona on The Move 2018 sono mie. A parte quelle, le prime tre sono di Allison Steward, dal progetto Bug Out Bag: The commodification of American Fear; e tre sono quelle di Carlotta Cardana, più quella di copertina, tratte tutte da The Red Road Project.

Info pratiche su Cortona on the Move 2018 qui.

Cortona on the Move, seconda puntata

Cortona on the Move, festival di fotografia documentaristica contemporanea, è dedicato quest’anno alle donne fotografe che raccontano il mondo. Vediamo  i progetti più interessanti.

Cortona on the Move, come ho già scritto, dedica molto spazio ad Elinor Carucci. Infatti a lei, israeliana trapiantata a New York, classe 1971, è riservata un’ampia mostra monografica nel cuore della fortezza del Girifalco. Il titolo dice tutto: la mostra si chiama Getting Closer, becoming mother: about intimacy and Family. 1993 -2012.

Si tratta di un lavoro molto noto tra chi si interessa di fotografia, perché raccoglie immagini pubblicate in due libri di cui si è discusso molto: Closer, che è del 2002, e Mother, del 2013. Entrambe contengono immagini realizzate con un candore e una sincerità così intensi da essere sconcertanti. Nel primo Elinor Carucci osserva i suoi genitori, nel secondo racconta tutte, ma proprio tutte, le gioie e i dolori del diventare madre.

Se a Cortona on the Move Elinor Carucci racconta cosa voglia dire essere donna, Debi Cornwall racconta invece un mondo così al testosterone che più maschile non si può. Anche il suo lavoro è ospitato all’interno della fortezza, e anche Welcome to Camp America: Inside Guantanamo Bay è molto noto e raccolto in un libro dello stesso titolo, pubblicato nel 2017.

Si tratta di un lavoro strepitoso, che lascia il segno. E’ stato realizzato dentro, fuori e intorno al centro di detenzione americano di Guantanamo Bay a Cuba. Racconta dei detenuti e dei loro carcerieri osservando tutto con uno sguardo lucido che non cede mai al sentimentalismo. Il lavoro segue poi alcuni degli uomini che sono stati rilasciati senza che sia stata formalizzata contro di loro nessuna accusa, anche dopo anni e anni di detenzione.

Debi Cornwall, che ha esercitato per 12 anni il mestiere di avvocato dei diritti civili negli Stati Uniti, si è sottoposta a una trafila lunghissima per avere i permessi necessari a fotografare nel campo e ha dovuto poi sottostare a una infinità di regole (dettagliate in un documento di 12 pagine che le è stato consegnato appena messo piede sull’isola). Per esempio ha dovuto sviluppare da sola i suoi negativi mentre due militari la tenevano sott’occhio e poi controllavano la fotografie una ad una, come si vede nell’immagine qui sotto.

Nelle sue fotografie non appare nessun volto. Ma i corpi parlano. Anzi, urlano.

 

Margherita Abbozzo. (2, continua)

Le fotografie realizzate a Cortona on the Move edizione 2018 sono tutte mie. La terzultima e l’ultima immagine sono invece entrambe di Debi Cornwall.

La terzultima:  Djamel (Algeria). Prigioniero per 11 anni, 11 mesi, 18 giorni; assolto 2008 & 2009; rilasciato 2013; accuse mai formalizzate negli US.

L’ultima che è la stessa poi della copertina: Smoke Break, Camp America.

 

Cortona on the Move 2018

Cortona on the Move è un festival di fotografia documentaristica contemporanea. Quest’anno, ottava edizione, racconta le donne che raccontano il mondo.

Cortona on the Move, ribattezzato adesso come va di moda con l’acronimo COTM, è un festival di fotografia che “racconta le storie del mondo in cui viviamo, e lo fa con il lavoro di artisti che usano il linguaggio di oggi”, come sostiene la direttrice artistica del festival, Arianna Rinaldo, che ha scelto di dedicare questa edizione del festival alle “donne che raccontano il mondo”.

Donne che sono autrici e protagoniste delle storie che Cortona on the Move vuole condividere. Storie che, sempre secondo Arianna Rinaldo, “mettono le donne in primo piano sul palcoscenico dello storytelling visivo oggi”.

 

Sono queste le parole d’ordine del festival, che come in passato porta a Cortona tanta fotografia: per le strade, in case, palazzi e altri luoghi abbandonati o chiusi, nel bellissimo museo cittadino, nella austera e selvaggia fortezza che domina il paese.

Cortona si è quindi riempita di immagini di donne che raccontano cosa voglia dire essere donna, sia nel primo mondo – occidentale, bianco e civilizzato, come fa Elinor Carucci (classe 1971, israeliana residente a New York) – che in quello di terre più o meno lontane, dove le femmine sono assoggettate in condizioni spesso borderline disumane, come fa Poulomi Basu (nata nel 1983 a Calcutta); oppure cosa voglia dire essere donna in Siria, o meglio essere donna siriana scappata in Giordania, come mostra con immagini e storie terrificanti che spezzano il cuore Tanya Habjouqa (nata ad Amman, classe 1975).

Non c’è solo questo, comunque. Cortona on the Move presenta anche fotografie di donne che raccontano uomini,  di donne che raccontano popoli interi, e di altre donne ancora che raccontano follie collettive con progetti di reportage interessanti e creati con molta cura, molto tempo, grande dedizione e molta sensibilità.

Curiosi di saperne di più? Arrivederci alla prossima puntata!

Margherita Abbozzo (1, continua)

Tutte le immagini sono mie, a parte la prima, che è di Sanne De Wilde, dal progetto The Island of the colorblind; e l’ultima,  che è di Tanya Habjouqa, dal progetto Tomorrow there will be apricots.  Info pratiche sul Cortona on the Move qui 

 

 

 

“Baci From Cortona”, cinquant’anni di ricordi fotografici

“Baci From Cortona”  è l’evento che vuole commemorare i cinquant’anni in cui a Cortona si incontrano gli abitanti del luogo e gli studenti dell’Università della Georgia.

Da cinquant’anni Cortona è il luogo di un incontro molto particolare: quello tra i suoi abitanti e gli studenti della University of Georgia. In questi anni hanno condiviso amicizie, legami, a volte anche amori durati tutta la vita, tantissime storie vissute tra le due sponde dell’oceano. Dal 1970, UGA Cortona ha cambiato la vita di tante persone: c’è chi è arrivato per vivere un’esperienza formativa e se ne è andato con molto di più, chi non se ne è andato affatto, chi è partito e chi ha avuto modo di allargare i propri orizzonti senza neanche uscire dalle mura della città. L’esperienza di UGA a Cortona è la storia di due culture che da cinquant’anni si intrecciano e si arricchiscono a vicenda, lasciando un segno profondo nella vita di chi ha vissuto questa avventura.

Cortona On The Move da sempre pone uno sguardo attento a quello che succede sul territorio e usa la fotografia come mezzo espressivo per raccontarlo.

Il 1 luglio 2018 sarà lanciato il progetto “Baci From Cortona” attraverso una open call rivolta a cortonesi, studenti e alunni di UGA Cortona per raccogliere le memorie fotografiche intrecciate tra le due sponde dell’oceano. I partecipanti potranno caricare fotografie personali e raccontare le proprie esperienze tramite un apposito form sul sito di Cortona On The Move; la campagna virtuale sarà affiancata da due giornate di raccolta in piazza della Repubblica a Cortona (21-22 luglio dalle 11.00 alle 20.00), dove sarà possibile portare le proprie foto, che verranno scansionate e aggiunte all’archivio.

L’8 giugno 2019, in occasione del grande raduno per il cinquantesimo anniversario di UGA Cortona, verrà inaugurata una mostra fotografica, curata dal collettivo Kublaiklan, che darà voce alle storie e alle immagini più suggestive ed emozionanti raccolte durante la campagna. Le immagini saranno raccolte anche in un libro celebrativo.

Kublaiklan è un collettivo che lavora con il linguaggio visuale e fotografico realizzando progetti curatoriali, educativi e di comunicazione. Nato nel 2017, è a cura di Rica Cerbarano, Francesco Colombelli, Laura Girasole, Aleksander Masseroli Mazurkiewicz e Marco Spinoni. I 5 membri si sono conosciuti lavorando per Cortona On The Move.

Tutti possono partecipare con la loro foto, il 21 e il 22 luglio saranno raccolte in piazza.

 

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