Codice rosa attivato nel Fiorentino per due donne vittime di violenze

Codice rosa attivati nel Fiorentino per due donne, dopo l’intervento dei carabinieri. In entrambi i casi le vittime sono state prese in carico dopo maltrattamenti ed un sequestro nel primo caso e un tentato strangolamento nel secondo.

Per impedirle di uscire di casa, lega al letto la compagna e porta  via le chiavi. Ma la donna riesce a fuggire e a denunciare l’uomo, un cittadino albanese di 31 anni che è stato arrestato a Firenze dai carabinieri della compagnia Oltrarno, la notte tra l’8 e il 9 aprile.

Le accuse per lui sono di sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. È stata la ragazza nel tardo pomeriggio dell’8 aprile, dopo essersi slegata e calata dalla finestra dell’appartamento a presentarsi in stato confusionale alla stazione dei carabinieri di Legnaia accompagnata da alcuni passanti che l’avevano trovata per strada in lacrime. Poi ha raccontato lei stessa ai carabinieri che nell’ultimo anno aveva subito altre aggressioni da parte dell’uomo.

I carabinieri si sono presentati nell’abitazione del 31enne e hanno trovato e sequestrato una fune, probabilmente la stessa usata per legare la ragazza. Il giovane è stato arrestato. La vittima, ancora sotto choc, è stata soccorsa in caserma dai sanitari del 118 che hanno attivato la procedura del Codice rosa.

Maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate sono le accuse invece per un cittadino italiano di 44 anni arrestato dai carabinieri a Grassina (Firenze) dopo un intervento in un appartamento. I militari hanno capito che la donna era stata aggredita dato che aveva arrossamenti sul collo e all’altezza dello zigomo. Secondo quanto ricostruito, l’uomo avrebbe colpito con un pugno la compagna e poi tentato di strangolarla. Ma lei è riuscita a scappare e a chiamare il 112 Nue. Dai primi accertamenti è emerso che non era la prima volta: negli ultimi due mesi la vittima sarebbe stata aggredita più volte e aveva timore per la sua incolumità. Per la vittima è stato avviato il Codice rosa ed è stata portata in ospedale.

Codice rosa, rinnovato il protocollo tra Regione e procure

Il codice rosa è lo speciale percorso di accesso al pronto soccorso dedicato alle vittime di violenza ed abusi (dichiarati od anche solo sospettati). Donne e bambini soprattutto, ma anche anziani o persone, per la loro vulnerabilità o per discriminazione o pregiudizio. Nella mattinata di oggi è stato firmato un nuovo protocollo per migliorare l’intesa tra i vari soggetti.

Il progetto dei codici rosa nasce nel 2010 nell’Asl di Grosseto come esperienza pilota. Nel 2011 diventa progetto regionale, con la firma di un protocollo con la Procura generale di Firenze. All’inizio del 2014 si completa la diffusione in tutte le aziende della regione. A dicembre 2016 nasce la rete. Un progetto all’inizio solo sanitario e diventato nel tempo socio-sanitario.

“Il Codice Rosa – sottolinea il presidente della Regione, Eugenio Giani – è una progettualità tutta toscana. Che ha fatto scuola a livello nazionale. Ma costituisce qualcosa di unico anche il protocollo che rinnoviamo. Due mondi, quello sanitario e quello giuridico-forense, che parlano lo stesso linguaggio. E’ un esempio della capacità di lavorare in squadra e condividere le migliori esperienze”.

“Senza questa collaborazione che prevede tecnico-sanitario e giuridico insieme- dice Luciana Piras, procuratrice generale facente funzioni presso la Corte di appello di Firenze- noi non saremmo in grado di raggiungere quei risultati che garantiscono non solo l’accoglienza, la tutela e il trattamento sanitario e psicologico delle vittime di violenza. Ma anche, nella nostra ottica di indagine, la conservazione di quel materiale probatorio che ci servirà per fare i processi e accertare le responsabilità”.

“Questa rete poggia su operatrici e operatori – aggiunge l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – La sinergia è l’altro tema centrale, per dare risposte efficaci ed efficienti alle vittime di violenza di genere e crimini d’odio”.

“Il nuovo accordo è il frutto di un lavoro lungo tre anni, che non si è fermato neppure durante l’emergenza pandemica. E nell’ottimo lavoro di squadra tra enti ed istituzioni importantissimo è anche ill ruolo dei centri antiviolenza distribuiti sul territorio” ricorda Vittoria Doretti, coordinatrice della Rete regionale Codice Rosa e direttrice del dipartimento “Promozione della salute ed etica della salute” dell’Asl Toscana Sud Est, nel 2021 nominata anche consulente presso la Commissione di inchiesta sui femminici del Senato della Repubblica.

L’intesa precedente con le procure risaliva al 2018, un accordo che aveva messo insieme da un lato l’esigenza di massima garanzia di tutela e rispetto delle vittime e dall’altro l’attuazione di tutti quegli atti giuridico-forensi necessari ai fini delle denunce ed indagini – i più efficaci ed efficienti possibili – facendo tesoro delle esperienze maturate nel tempo nei territori per omogeneizzare le procedure di tutti. Modifiche normative hanno reso necessaria una revisione del testo, ma gli stessi obiettivi rimangono al centro anche del nuovo accordo.

Del resto i numeri raccontano un fenomeno che non è purtroppo in calo. Dal 2012 al 2021 sono stati oltre 25 mila gli accessi nei pronto soccorso toscani in “codice rosa”. Pandemia e lockdown aveva ridotto il numero di casi e denunce, che nel 2021 sono tornati però ai livelli del 2019: 1918 episodi nel corso di tutto l’anno, con un aumento del 14,6 per cento rispetto al 2020 (e percentuali di crescita quasi identici tra adulti e bambine e bambini).

In particolare sono 1646 i casi che interessano gli adulti e 272 i minori coinvolti. Tra i grandi svettano gli episodi di violenza su donne: 1328. Più bilanciato il dato sui piccoli: 156 femmine e 116 maschi hanno subito violenza, con protagonisti nei due terzi dei casi ragazze e ragazzi tra i dodici e i diciassette anni. Le vittime straniere sono 484 tra gli adulti e 78 tra i minori, in media tre su dieci. Complessivamente tra i 1918 episodi registrati nel 2021 si contano 1743 casi di maltrattamento, 169 abusi (73 su minori, una violenza su quattro negli episodi che li riguardano, cresciuti del 5 per cento rispetto al 2020) e 6 casi di stalking.

Lesioni volontarie personali, contro la libertà sessuale o maltrattamenti in famiglia sono perseguibili in più situazioni d’ufficio. I sanitari hanno in questo caso obbligo di referto e di denuncia (anche quando operano privatamente, anche se costretti a violare il segreto professionale) e il protocollo illustra tempi e modalità.In alcune fattispecie, come le lesioni per fatto doloso con prognosi non superiore a venti giorni o nel caso di violenza sessuale su un adulto, si procede necessariamene e solo su querela di parte. Il filo rosso al centro del lavoro tra Regione e procure è il massimo rispetto della volontà della vittima: ovviamente quando non ci sono procedibilità d’ufficio.

Prima la donna aveva sei mesi di tempo per presentare denuncia. Successivamente il termine si è allungato ad un anno. Con il protocollo sul codice rosa, uno dei tanti esempi di adeguamento, è stato esteso ad un lasso di tempo molto più ampio. Almeno due anni, l’obbligo di conservazione da parte delle aziende sanitarie dei referti e di tutto ciò che può costituire prova.

La collaborazione tra Regione, mondo della sanità e procure si esplica nella revisione costante delle procedure giuridico-forensi. Ma anche nell’analisi delle criticità ed eventi sentinella per migliorare le singole procedure. E nel supporto giuridico-forense alla rete regionale del Codice rosa. L’obiettivo è favorire il riconoscimento precoce dei casi di violenza all’arrivo in pronto soccorso. E fornire una risposta efficace e coordinata da subito. Per questo la formazione, continua, è essenziale.

La revisione del protocollo d’intesa è stata condotta da un gruppo di lavoro coordinato dal procuratore generale, dai procuratori delle singole procure e per l’ambito sanitario dalla responsabile della rete regionale Codice rosa. Da rappresentanti dell’assessorato, dai referenti del tavolo sulla privacy della Regione Toscana e da esperti della rete.

Violenza donne: ‘Codice Rosa’ della Toscana sarà alla conferenza annuale di Malta

Dal 2009, Codice Rosa, è il fulcro di una rete regionale fortemente operativa contro la violenza su donne, bambini e anziani.

L’esperienza del Codice rosa della Regione Toscana sarà tra i principali temi della conferenza annuale “Victim support Europe 2022 – L’età della resilienza”, che si terrà a Malta, l’11 e il 12 maggio 2022.

A ripercorrere la storia del progetto Codice rosa, istituito nel 2009, sarà Vittoria Doretti, coordinatrice della rete regionale Codice rosa e direttrice del dipartimento ‘Promozione della salute ed etica della salute’ della Asl Toscana sud est. Unica italiana invitata a partecipare alla due giorni di Malta. Nel 2021 Doretti è stata nominata anche consulente presso la Commissione di inchiesta sui femminicidi del Senato. Il progetto Codice rosa, è nato nel 2009 nell’allora Asl di Grosseto ed è poi diventato il fulcro di una Rete regionale fortemente operativa contro la violenza su donne, bambini e anziani. Codice rosa opera in termini di prevenzione, assistenza e cura, tanto da dare vita al nuovo progetto di prevenzione contro la violenza su donne e minori “Ccm Ipazia”, iniziato lo scorso febbraio.

“Il Codice rosa è un’esperienza radicata e consolidata in tutti i pronto soccorso della Toscana e sistematizzata all’interno di un’apposita Rete regionale con ottimi risultati – commenta il presidente della Regione Eugenio Giani -. E’ una progettualità tutta toscana, che ha fatto scuola a livello nazionale. La presenza della dottoressa Doretti a Malta è un riconoscimento alla nostra grande capacità di progettare, innovare, lavorare in squadra e condividere le nostre migliori esperienze”.

Per l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini, “la partecipazione della Toscana alla Conferenza ci riempie di orgoglio, perché è un riconoscimento alla nostra capacità di intervenire con progetti mirati e strategici. In questi tempi senza precedenti è ancora più importante dare risposte immediate in modo personalizzato ed efficace, valorizzando le migliori soluzioni organizzative possibili e senza disperdere la ricchezza delle lezioni apprese e delle nostre migliori esperienze, come il Codice rosa, punto di riferimento a livello nazionale ed europeo”.

Per i dettagli dell’evento, consultare il sito.

Coronavirus Toscana: servizio regolare per Codice rosa contro violenza

Codice rosa, il servizio presente in tutti i pronto soccorso della Toscana dedicato alle persone (nella stragrande maggioranza donne) vittime di violenza, continua a funzionare a pieno ritmo anche in tempi di Coronavirus.

La Rete regionale di Codice rosa, spiega una nota, è attiva e opera in pieno regime attuando, alla luce delle nuove esigenze legate al Covid-19, ogni possibile accorgimento per continuare a garantire le adeguate misure di tutela, sicurezza e privacy in ogni singolo caso di accesso in pronto soccorso di donne vittime di violenza.
E anziché nelle Case rifugio, le donne potranno essere ospitate negli alberghi che la Regione mette a disposizione sia per il personale sanitario che per i pazienti Covid-19 che devono stare in isolamento. “Consapevole di questo e del grande e impegnativo lavoro che ciò comporta – dice l’assessora al Diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi – rivolgo un ulteriore ringraziamento agli operatori e alle operatrici dei pronto soccorso, della Rete regionale Codice Rosa e dei Centri antiviolenza. Le donne che arrivano al pronto soccorso entrano nel circuito del Codice rosa ospedaliero e vengono quindi sottoposte a tampone. Se però è necessario un isolamento, le donne non possono essere ospitate nelle Case rifugio, insieme alle altre. Per questo mettiamo a disposizione la rete di alberghi e residence già individuati, per ospitare sia medici e infermieri, che i pazienti Covid-19”. “Le nostre procedure, coerentemente con quanto disposto dalle linee guida nazionali – chiarisce Vittoria Doretti, responsabile della Rete regionale Codice rosa -, sono state aggiornate a dicembre e sollecitano una relazione stretta tra le reti aziendali di Codice rosa e quelle territoriali dei Cav, i Centri antiviolenza”. “Come Rete Codice rosa – spiega ancora Doretti -, prevedendo le possibili difficoltà che l’attuale situazione avrebbe comportato e per ampliare la risposta a esigenze abitative e di supporto in emergenza, abbiamo previsto di inserire anche i Codici rosa, e in particolare le donne vittime di violenza, tra coloro che potranno usufruire degli alloggi previsti dall’ordinanza numero 15 del presidente, secondo le modalità in corso di definizione a cura di un gruppo di lavoro dedicato”.

Violenza, Toscana: al giorno 10 donne si rivolgono ai Centri per la prima volta

In Toscana ogni giorno, 10 donne si rivolgono per la prima volta a un Centro antiviolenza. Il dato è raddoppiato in un decennio: erano 1.761 nel 2009-2010, sono state 3.539 nel 2018-2019. I dati emergono dall’11/o Rapporto sulla violenza di genere in Toscana realizzato dall’Osservatorio sociale regionale e presentato a Firenze in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Dal 2006 al 2018 i femminicidi sono stati 113 e 40 sono i cosiddetti ‘orfani speciali’, ossia i figli/e delle vittime. La violenza infatti non è subita solo dalla vittima: sono colpiti anche la famiglia ma soprattutto i figli. In Toscana ogni giorno 10 donne si rivolgono per la prima volta a un Centro antiviolenza. Due donne su tre accedono ai Centri in maniera diretta; per il resto, a segnalare le donne ai CAV sono stati i Servizi sociali (22%), le Forze dell’Ordine (14,7%), seguiti da Codice Rosa (8,1%) e Consultori (1,4%). Anche nel 2018/19 a iniziare un percorso di uscita dalla violenza sono soprattutto donne dai 30 ai 50 ann. La maggior parte di esse sono donne straniere, che continuano a rappresentare meno del 30% del totale.

La forma di violenza più diffusa è quella psicologica e i protagonisti della violenza sono soprattutto i partner e gli ex partner. Diminuiscono, seppur di poco, rispetto alla scorsa valutazione, le donne straniere che si rivolgono ai Centri denunciando una violenza fisica, maaumentano coloro che riferiscono violenze psicologiche ed economiche.

Il maggiore fattore che frena la denuncia delle donne è l’instabilità economica: circa il 45% delle italiane e oltre il 65% delle straniere non può contare su un’occupazione stabile. La denuncia è dunque fortemente correlato alla possibilità di avere un’indipendenza economica,  a prescindere dal livello culturale o del benessere del nucleo familiare. Ma la violenza non coinvolge solo le donne: anche gli uomini si rivolgono a uno dei sei Centri per uomini autori di violenze.

Le strutture toscane che si occupano di queste problematiche sono i Centri antiviolenza sono 24 con 99 sportelli a cui si rivolgono soprattutto donne dai 30 ai 50 anni (30% straniere). Presenti in Regione anche le Case Rifugio, strutture a indirizzo segreto dove la donna, sola o con i figli, viene messa in sicurezza: sono attive 21 strutture, con 136 posti letto, e nel 2018 hanno ospitato 151 donne. Nel 2018 queste strutturte hanno ospitato 151 donne (di cui 110 di origine straniera) e 161 figli e figlie.

Secondo il Centro regionale di documentazione per l’infanzia dell’Istituto degli Innocenti, anche la violenza sui minori ha registrato un incremento. Nel 2016 erano 1.487 i bambini costretti ad assistere a violenze saliti a 1.805 nel 2018; mentre i minori direttamente maltrattati sono cresciuti dai 1.921 casi del 2016 e 3.203 del 2018. La Regione dispone infine della rete del Codice Rosa: dal 2012 al giugno 2019 ha registrato 21.129 accessi e i consultori che nel 2018 hanno accolto per abuso e maltrattamento 686 persone.

Il tipo di violenza per la quale si accede al Codice Rosa è soprattutto il maltrattamento, che rappresenta la motivazione del 94% degli accessi per adulti e dell’81,4% degli accessi da parte di minori; per questi ultimi, l’altro tipo di violenza è l’abuso (18,6%).

“Anche quest’anno si possono sfatare stereotipi: non è vero che la violenza è fatta da sconosciuti, è all’interno del contesto familiare e nella stragrande maggioranza dei casi è da parte dell’ex partner e spesso coinvolge dei bambini. E poi non è vero che l’incidenza sia soprattutto tra i cittadini extracomunitari, è un problema che riguarda la società italiana”, è il commento della vicepresidente della Regione Monica Barni.

L’assessora al diritto alla Salute, Stefania Saccardi ha poi ricordato ciò che la Regione ha fatto in questi anni: “Un accordo importante con la magistratura e le forze dell’ordine poi abbiamo coinvolto tutte le Procure della regione con un Protocollo che ha messo in piedi procedure che possano garantire una migliore presa in carico delle persone e la correttezza del percorso giudiziario; abbiamo istituito borse di studio e un master all’Università di Siena. Abbiamo ancora molto lavoro da fare – ha aggiunto – siamo scoraggiate dai dati, che per quanto si faccia, sono sempre drammaticamente alti”.

Secondo l’assessora, l’aumento dei dati sulla violenza contro le donne possono essere anche lettoi “come capacità di emersione di un fenomeno, è positivo che le donne denuncino. Noi non dobbiamo mai abituarci, rassegnarci. La violenza di genere deve scomparire, nell’interesse non solo delle donne, ma di tutta la comunità”.

Gimmy Tranquillo ha intervistato la Vicepresidente della Regione Toscana e il prefetto di Firenze Laura Lega.

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Firenze, presentato progetto per vittime d’odio e razzismo

‘V Start – Sensibilizzazione e lavoro di rete per le vittime dei crimini d’odio’, questo il nome del progetto presentato oggi a Firenze che coinvolge anche Germania,Croazia e Austria.

Una ricerca sull’accoglienza per le vittime dei crimini d’odio, un manuale per operatori e una guida per le vittime di razzismo. Sono i contenuti del progetto internazionale ‘V-Start-sensibilizzazione e lavoro di rete per le vittime dei crimini d’odio’, finanziato dal programma Justice dell’Unione europea e realizzato in Italia da Cospe, con il cofinanziamento della Regione Toscana. Il progetto, presentato oggi a Firenze, oltre all’Italia coinvolge anche Croazia, Austria e Germania, ed è incentrato sulla protezione delle vittime dei crimini razzisti e omofobici.

La ricerca mappa 38 strutture dedicate in tutta Italia, mentre l’obiettivo del manuale, che si rivolge ad operatori pubblici e del privato sociale, è fornire strumenti e conoscenze di base per riconoscere il problema e rispondere alle esigenze primarie delle vittime. Infine, la guida per le vittime, tradotta in inglese, francese o arabo, vuole aiutare coloro che subiscono aggressioni o offese di tipo razzista, omofobico o a causa della propria disabilità ad acquisire consapevolezza in merito a quanto successo, suggerendo possibili soluzioni.

Secondo l’assessore regionale al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi ‘V-Start’ è “un bel lavoro, sempre più attuale: purtroppo il clima nel quale viviamo oggi non aiuta l’accoglienza, l’attenzione alle differenze. Crediamo che debba esserci un impegno dei soggetti pubblici e delle istituzioni”. Per Udo Enwereuzor di Cospe onlus serve “fare una ricognizione dell’esistente” ed “è utile diffondere la conoscenza”. Ornella Galeotti, sostituto procuratore del Tribunale di Firenze, ha definito ‘V-Start’ “un altro faro di speranza per il nostro paese”. Per Vittoria Doretti, responsabile regionale Codice rosa, “più grande alleata della violenza è la solitudine”, conta “non solo la cura, ma anche il prendersi cura, nel rispetto di chi si ha di fronte”.

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