Ponti: “L’Indiano è sicuro, basta allarmismi”, Morandi grande innovatore

“Morandi era un grande innovatore, realizzava progetti anche azzardati ma presupponendo che ci fosse un controllo accurato” interviene il professor Siviero, su ponte all’Indiano Borri afferma: “il ponte è in acciaio per favore non cominciamo la caccia alle streghe”.

“In italia sembra si stia sviluppando una psicosi verso qualsivoglia opera in cemento” interviene Claudio Borri, docente di scienze delle costruzioni a Firenze, “ponte all’Indiano è sicuro basta allarmismi, il ponte è in acciaio per favore non cominciamo la caccia alle streghe”.

Crollo“Riguardo alle cause del crollo del ponte Morandi a Genova” afferma Enzo Siviero, professore di tecnica delle costruzioni a Venezia, “è molto probabile che ci sia stato un problema sugli stralli, Morandi è stato uno dei più grandi ingegneri del 900, era un grande innovatore, realizzava progetti anche azzardati ma presupponendo che ci fosse un controllo accurato. La normativa italiana prevede dei collaudi molto stretti, forse quella più stretta nel mondo, addirituttra con il 100% dei carichi previsti”.

“Qualcuno dice che è un ponte che è nato malato, è un ponte nato gracile, ma si sapeva. Morandi ha usato stralli in calcestruzzo armato precompresso al posto dell’acciaio armonico”, continua Siviero “che dal punto di vista teorico è una genialità, però il calcestruzzo nel tempo ha bisogno di protezione. Le cavolate che il calcestruzzo vive 50 anni sono destituite di fondamento, il problema è la manutenzione”.

“E’ stato sottovalutato l’incremento di carichi e la ‘fatica’ del calcestruzzo, un materiale che dopo decine di milioni di cicli di carico e scarico degrada e la cui resistenza può ridursi alla metà. Non c’è un pericolo generalizzato. Oggi bisogna progettare una sostituzione con un ponte strallato, metallico, con concezioni moderne”, conclude Siviero.

Trovate l’intervista completa qui: https://www.controradio.it/podcast/psicosi-ponti-lindiano-e-sicuro-basta-allarmismi/

 

 

 

 

 

Crollo Genova, prof.Borri: “il problema riguarda tutta l’Europa”

“Il crollo del ponte Morandi pone il tema della manutenzione di tutte le infrastrutture realizzate in Europa durante il boom degli anni 60/70, con materiali molto meno resistenti di quelli attuali” dice il docente di ingegneria civile dell’università di Firenze. “In Italia manca la cultura della manutenzione”.

Riguardo al crollo del Ponte Morandi interviene il professore Borri docente di ingegneria civile a Firenze: “quando ci si chiede se fosse una tragedia prevedibile, va considerato che non esiste niente di prevedibile nello scibile umano, la tecnologia utilizzata per questi ponti è stata brevettata dal professore Morandi, però con l’evolvere della tecnologia le opere vanno aggiornate.”

“La sicurezza evolve parallelamente alla tecnologia” continua il docente, “non si può pensare che un collaudo valga per 50 anni. Quello che doveva essere fatto era una manutenzione del ponte dopo aver preso coscienza del metodo utilizzato per la costruzione.”

“Tutte le opere che sono state costruite vanno revisionate” sottolinea il professore, “è necessaria una cultura della qualità e del monitoraggio permanente in Italia.”

Guardando al futuro “Va demolita la struttura e ricostruita, il punto sarebbe decidere se ricostruirlo nello stesso luogo o meno, vista l’urbanizzazione forsennata di Genova sarà difficile trovare un’alternativa a quel tracciato” conclude Borri.

Trovate l’intervista completa qui : https://www.controradio.it/podcast/crollo-genova-prof-borri-il-problema-riguarda-tutta-leuropa/

Crollo Genova, prof.Borri: “il problema riguarda tutta l’Europa”

“il crollo del ponte Morandi pone il tema della manutenzione di tutte le infrastrutture realizzate in Europa durante il boom degli anni 60/70, con materiali molto meno resistenti di quelli attuali” dice il docente di ingegneria civile dell’università di Firenze. “In Italia manca ila cultura della manutenzione” dice il professore

Università di Firenze: assolti professori, niente peculato su fondi Ue

Il giudice Fabio Frangini ha assolto i due professori dell’Università di Firenze accusati di peculato per oltre 1 milione di euro, perché il fatto non sussiste. Il processo si è svolto con rito abbreviato.

I due professori sono Claudio Borri, già direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale dell’università di Firenze (difeso dall’avvocato Enrico Zurli), ed Elisa Guberti (difesa dall’avvocato Sandro Falciani), la project manager di alcuni progetti scientifici internazionali coordinati dallo stesso Borri.

L’accusa contro i professori era relativa a una presunta ‘non corretta’ rendicontazione di spese sostenute in tre progetti internazionali di ricerca finanziati dalla Commissione Europea.

Tutto era partito da un controllo effettuato da una società di revisione incaricata dalla stessa Commissione, che poi aveva chiesto all’Università la restituzione di quasi 300.000 euro di contributi versati. Una somma che l’ateneo fiorentino si era affrettata a restituire.

Ma il processo ha ribaltato le accuse anche grazie a una poderosa consulenza tecnica portata dalla difesa e che è stata curata dal commercialista Stefano Casagni.

Nella relazione è stata ricostruita nel dettaglio la correttezza della rendicontazione effettuata nell’ambito di progetti internazionali.

In particolare, secondo quanto emerso dai consulenti delle difese, per oltre 700.000 euro relativi ad un primo progetto si era trattato, infatti, di una contestazione frutto di un mero errore di lettura degli atti di indagine da parte degli investigatori, un errore materiale.

Mentre per gli altri 300.000 euro, relativi ad altri due progetti, il professor Borri aveva fin da subito contestato le conclusioni dell’audit, diffidando l’Università di Firenze dal restituire quelle somme alla Commissione Europea.

“Adesso – commentano i difensori Zurli e Falciani – Borri non intende fermarsi: qualcuno dovrà restituire all’ateneo fiorentino quei denari troppo frettolosamente rimandati a Bruxelles, e questo non sarà certo lui né la dottoressa Guberti, il cui operato è risultato esente da critiche”.

Lo stesso pm, Leopoldo De Gregorio, ha chiesto per primo l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

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