Parkinson, Prato: al Pecci laboratori danza e arte per malati

I laboratori, si spiega in una nota, cominceranno il 19 ottobre e si svolgeranno tutti i giovedì mattina nei laboratori e nelle sale espositive della collezione del Centro Pecci di Prato.

Laboratori di danza e di attività espressive pensati per le persone con il Parkinson, le loro famiglie e i caregivers: è  l’iniziativa promossa dal Centro Luigi Pecci di Prato e dalla Fondazione Fresco Parkinson Institute, l’ente senza scopo di lucro nato per migliorare la qualità di vita delle persone con Parkinson.

l progetto è finanziato interamente dalla beneficenza di privati e dalla Fondazione Cr di Prato. Oltre 160 persone lo scorso 31 maggio avevano partecipato all’evento ‘Creatività in movimento – Esperienze d’arte nel Parkinson’, l’asta di opere realizzate da persone col Parkinson durante la quale sono stati raccolti circa 70mila euro. I pazienti che parteciperanno ai laboratori di danza saranno selezionati tramite i neurologi dell’Azienda Usl Toscana Centro e attraverso l’associazione dei pazienti.

Nella nota si ricorda che il Parkinson è una malattia neurologica degenerativa cronica complessa e che sono “in crescita le terapie complementari, un gruppo eterogeneo di interventi con valenza sociale-riabilitativa per i quali vi è un crescente aumento dell’evidenza scientifiche. Tali terapie, come l’arte e la danza, hanno infatti dimostrato di migliorare i sintomi motori e non motori e la qualità di vita dei pazienti e garantiscono una aderenza e continuità da parte dei partecipanti, in quanto piacevoli e socialmente stimolanti”.

Jacopo Benassi e il suo “Vuoto” al Centro Pecci di Prato – interviste

“Vuoto” è il titolo della mostra di Jacopo Benassi che apre al Museo Pecci di Prato.

Jacopo Benassi, nato nel 1970 a La Spezia, è un artista che lavora con la fotografia, la performance, la musica e l’immagine in movimento.

Questa sua mostra “Vuoto” curata da Elena Magini raccoglie lavori prodotti in 25 anni di attività.E corona quella ricerca sui temi centrali nella società e nell’arte contemporanee, cioè sul corpo, identità e gender, avviata dalla direttrice del museo Cristiana Perrella prima con la mostra Soggetto Mobile e con Nudi di Ren Hang poi.“Vuoto” occupa il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e allo stesso tempo esce anche nella città di Prato, grazie a una serie di affissioni pubbliche di grandi dimensioni dedicate alle attività, strumenti, donne e uomini del distretto tessile pratese. Benassi racconta che mentre lavorava al progetto nelle fabbriche “una delle cose che mi ha più colpito è stata la presenza di immagini sacre. Mi aspettavo un legame forte con la politica e invece ho trovato un legame con la religione.

Il mio sguardo si è fermato perciò molto su questo aspetto e poi sul rito del mangiare e sui gesti delle mani, che sono forse le vere protagoniste di queste mie fotografie”.

Non a caso. Infatti il corpo è forse il protagonista principale del lavoro di Benassi.

E ha sempre una presenza molto forte, sia che si tratti di corpo in movimento nelle performance in collaborazione con altri artisti come i Kinkaleri, Sissi e tanti altri, oppure statico negli autoritratti e nei rimandi alla scultura classica.

Forti sono anche proprio le immagini. Infatti Benassi scatta sempre – apposta – col flash,  letteralmente sparando una luce forte e volutamente non naturale sui volti, su i corpi o i particolari che gli interessano.

Con risultati che rimangono fedeli a un’estetica “underground”, comunque alternativa alla patina glossy tipica della comunicazione contemporanea.

E forte infine è anche la presenza proprio fisica delle sue fotografie.

Nella nostra era dominata da immagini digitali postprodotte e smaterializzate, quelle di Jacopo Benassi vanno volutamente in senso “ostinato e contrario”. Grazie alla fisicità prepotente dei soggetti, delle luci, della disposizione delle opere nella mostra.

Fino anche a quella delle cornici – realizzate da lui e spesso volutamente prese a colpi di accetta.

“Vuoto” ci porta fin dentro lo studio di Benassi. Svuotato, spostato e ricreato in mostra.

Allo stesso tempo poi, “Vuoto” come titolo richiama anche il suo desiderio “di mettersi a nudo, tirando fuori da sé tutto, in un percorso di auto-esposizione pubblica”.

E allora: svuotare per ricominciare. Fare il “vuoto” per poi ripartire con più forza. Cioè forse l’augurio più importante, oggi come oggi.

@Margherita Abbozzo.

L’intervista all’artista a cura di Chiara Brilli

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“Vuoto” di Jacopo Benassi rimane aperto fino al 1 novembre. Tutte le info pratiche qui. Tutte le immagini courtesy Centro Pecci Prato. Quella dell’affissione pubblica è di Margherita Villani, courtesy Centro Pecci Prato.

Interviste alla direttrice del Pecci, Cristiana Perrella e alla curatrice Elena Magini

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