Omicidio in Maremma: uccide ex socio a fucilate

Dissapori legati ad affari immobiliari: sarebbero questi i motivi che hanno spinto Antonio Esposito, 70 anni, ex impresario edile adesso in pensione, originario di Napoli ma residente a Scarlino (Grosseto), a sparare ad un ex socio. Poi ha confessato il gesto prima alla moglie e quindi ai carabinieri e per lui è scattato l’arresto.

Tutto è accaduto stamani, ma solo nel tardo pomeriggio è emerso
quanto era successo.
L’uomo, stamani intorno alle 9,30, ha infatti chiamato nel suo orto, nelle campagne di Scarlino, Alessandro Toffoli, 58 anni, di Follonica, impiegato dell’Enel, con il quale aveva
condotto in passato alcuni affari immobiliari e, dopo una breve discussione, gli ha sparato tre colpi di fucile: due al petto e uno alla testa. L’arma usata è un fucile da caccia calibro 12.
Dopo aver ucciso l’ex socio, Esposito è tornato a casa ed ha raccontato tutto alla moglie: insieme a lei è andato dai carabinieri, dove si è costituito raccontando quello che aveva
fatto.
Da quanto ha riferito ai militari, Esposito vantava un debito di oltre 100mila euro, frutto di compravendite di alcuni appartamenti effettuate qualche anno fa insieme a Toffoli. Gli appartamenti erano stati poi rivenduti e, secondo Esposito, queisoldi Toffoli se li sarebbe intascati. Esposito ha accompagnato i militari prima a casa per consegnare loro il fucile e poi all’orto dove c’era il cadavere di Toffoli.

Il pm, Salvatore Ferraro, ha disposto l’arresto di Esposito con l’accusa di omicidio volontario. Il 70enne adesso si trova in camera di sicurezza nella caserma di Follonica in attesa del trasferimento al carcere di Grosseto.

Denuncia stupro Firenze: studentesse non ci sono, rinvio udienza

Slitta incidente probatorio per sentire loro racconti.

Rinviato al prossimo 22 novembre l’incidente probatorio per acquisire le testimonianze delle due studentesse americane violentate da due carabinieri a Firenze il 7 settembre scorso. Stamani si è tenuta una prima udienza davanti al gip Mario Profeta dove era previsto di sentire, con modalità protette, i racconti delle due ragazze. Ma l’udienza è stata impegnata dalla discussione delle varie parti su alcune questioni preliminari tanto che il giudice l’ha aggiornata.

Le due studentesse non erano presenti nell’aula bunker di Firenze dove si è tenuta questa prima udienza per l’incidente probatorio. Nell’aula bunker c’erano gli avvocati delle due studentesse e gli avvocati difensori dei due carabinieri Marco Camuffo e Pietro Costa accusati della violenza sessuale dopo aver accompagnato a casa, mentre erano di pattuglia, le due giovani americane. Assenti anche i due accusati, ma i loro difensori hanno specificato che ‘la loro presenza non era necessaria’.

Prevista, invece, la presenza delle due studentesse, che avrebbero dovuto, in momenti separati, rispondere alle domande del giudice: poichè negli ultimi giorni si prevedeva che
l’udienza sarebbe stata gravata da una discussione preliminare, non sono state fatte venire a Firenze. La questione era relativa ad una istanza della difesa del carabiniere Costa per ottenere un completo accesso agli atti di indagine del fascicolo curato dal pm Ornella Galeotti.

“Su nostra istanza – spiega uno dei difensori di Costa, avvocato Andrea Gallori, uscendo dall’aula bunker – abbiamo chiesto di poter mettere a disposizione delle difese tutti gli atti del fascicolo e anche su questo abbiamo discusso stamani”. Presenti anche due interpreti per il supporto alla traduzione degli atti.

Il gip di Firenze Mario Profeta ha confermato che l’incidente probatorio per acquisire le
testimonianze delle due studentesse americane che il 7 settembre hanno denunciato per stupro due carabinieri, si terrà con singole audizioni protette: ciò significa che, come nei processi per minori, la parte offesa risponderà a domande del giudice ma non degli avvocati. La modalità è motivata dal particolare tipo di reato, l’accusa di violenza sessuale, e dalle conseguenze psicologiche lasciate sulle vittime.

Stamani la discussione ha riguardato un’istanza della difesa del carabiniere Costa che chiedeva anche di poter svolgere l’incidente probatorio senza questa modalità di riguardo nei confronti delle due studentesse, in modo che anche gli avvocati difensori potessero fare domande. Il giudice Profeta ha rigettato l’istanza e nell’ordinanza che aggiorna l’udienza al 22 novembre ha confermato la modalità protetta.

La discussione è stata molto articolata su questo punto. Il pm Ornella Galeotti, anche lei
presente in aula bunker, si è opposta all’istanza della difesa, e così anche gli avvocati delle due studentesse, sottolineando il particolare stato di debolezza psicologica delle due vittime di violenza sessuale.

Uno di loro, avvocato Gabriele Zanobini, ha commentato questa parte dell’udienza come “un passaggio molto importante. Mi sono opposto anche io, come il pm, a questa richiesta, considerata la condizione delle mie assistite. D’altronde anche il giudice ha ravvisato che per i casi di violenza sessuale, oltre al codice di procedura penale, c’è anche una direttiva europea che impone l’audizione protetta in queste situazioni”.

Secondo quanto appreso, il gip Profeta non ha tenuto conto di alcune argomentazioni della difesa dei carabinieri che affermavano che le studentesse avrebbero potuto sostenere un contraddittorio in aula perchè maggiorenni, perchè dotate di capacità intellettuali e preparazione culturale. Temi, però, rispetto ai quali prevale l’attuale stato psicologico e morale delle vittime di violenza sessuale.

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