Bancarotta Etruria, 14 a processo

Citazione diretta a giudizio per bancarotta colposa, davanti al giudice monocratico di Arezzo, per 14 ex dirigenti e membri dell’ultimo cda di Banca Etruria. L’iniziativa è stata esercitata dalla procura di Arezzo per il reato di bancarotta colposa contestata per l’incarico di consulenze esterne date per cercare un partner per la banca aretina ma ritenute dai pm inutili e tali da aggravarne il crac. Tra i citati dalla procura anche Pierluigi Boschi.

Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena, che fu membro di quel cda, stavolta finirebbe a processo per la prima volta nell’intera vicenda Etruria. A ottobre, infatti, una sua posizione è stata archiviata nel filone relativo alla mancata fusione di Etruria con Popolare Vicenza. Per lui e altri imputati il gip non ravvisa l’integrazione del reato di bancarotta circa la valutazione di un’eventuale fusione tra le due banche. A febbraio 2019 Boschi era inoltre stato archiviato, sempre con altri indagati, dal filone di falso in prospetto riguardo a comunicazioni date ai risparmiatori per sottoscrivere alcuni prodotti.

Invece, entro i primi di gennaio 2020 è attesa la decisione del gup Piergiorgio Ponticelli sul filone dedicato alla liquidazione da 700.000 euro data all’ex dg Luca Bronchi nel 2014: tra i 12 imputati che attendono c’è anche Boschi senior. Nella citazione diretta per i 14 la procura ipotizza la bancarotta colposa per superconsulenze fra cui 4 milioni di euro pagati per incarichi a grandi società (Mediobanca e Bain) e importanti studi legali (Grande Stevens a Torino e Zoppini a Roma).

Per la procura i 14 imputati citati a giudizio non avrebbero vigilato sulla redazione delle consulenze, che gli inquirenti ritengono in gran parte inutili e ripetitive, nonché tali da contribuire all’aggravamento del dissesto. In questo filone c’erano 17 indagati. Ai 14 per cui la procura ha esercitato la citazione diretta, si aggiungono l’ex presidente Lorenzo Rosi, l’ex dg Luca Bronchi e l’ex vicepresidente Alfredo Berni: ma questi tre, già coinvolti nel processo per bancarotta fraudolenta tuttora in corso (Rosi è imputato, Bronchi e Berni vi sono stati condannati in rito abbreviato), la procura non li ha citati essendo già contestati a loro in quel processo gli stessi fatti del filone consulenze. Il maxi-processo con 25 imputati riprenderà il 9 gennaio ad Arezzo.

Banca Etruria: archiviata indagine per mancata fusione con Popolare veneta, c’è anche Pierluigi Boschi

Il gip di Arezzo Fabio Lombardo ha archiviato il filone di indagini di Banca Etruria relativo alla mancata fusione con la Banca Popolare di Vicenza. Così riporta La Nazione di Arezzo. Tra gli indagati per bancarotta fraudolenta figurano Pierluigi Boschi, ex vice presidente dell’istituto aretino, l’ultimo presidente di Etruria Lorenzo Rosi, il suo predecessore Giusepe Fornasari, l’altro vice Alfredo Berni e l’ex direttore generale Luca Bronchi.

L’archiviazione era stata chiesta dal pool di pm della procura di Arezzo che da anni lavora sul caso Banca Etruria. A detta di Rosi, Berni e Boschi non furono loro a far saltare la trattativa che per Banca Etruria sarebbe stata vantaggiosa. Le condizioni finanziarie della banca Popolare veneta erano drammatiche, anche se all’epoca ancora non si conoscevano, tanto che è stata messa in liquidazione coatta.
l gip Lombardo scrive che dagli atti che “sono stati trasmessi, infatti, risulta che il mancato accordo commerciale in ragione dello stato di crisi in cui entrambi gli istituti di credito versavano, non è idoneo di per sé a ritenere integrati i reati ipotizzati”. “Non è possibile effettuare alcuna prognosi positiva in merito al nesso causale fra la condotta omessa e il verificarsi dell’evento di danno”, continua Lombardo.
Gli amministratori di Banca Etruria avevano parteciparono alle trattative hanno sempre raccontato che fu Zonin a tirarsi fuori all’ultimo momento. Su questa versione non è d’accordo il liquidatore di Banca Etruria, Giuseppe Santoni, che accusa gli ex cinque vertici di aver fatto fallire l’intesa con Popolare di Vicenza. Santoni inoltre chiede loro 212 milioni di danni nell’azione civile di responsabilità davanti al tribunale di Roma, l’equivalente di quanto Vicenza avrebbe pagato se l’Opa su Etruria fosse andata in porto.
Il servizio di Sara Carullo

Giorgianni su Etruria: primo atto di giustizia fatto

Il gup del tribunale di Arezzo ieri sera ha accolto tutte le richieste dell’accusa e, nel processo per il filone della bancarotta dell’ex Banca Etruria, ha condannato con rito abbreviato, a 5 anni l’ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi, e persino a due anni e 6 mesi l’ex vicepresidente Alfredo Berni e un anno e 6 mesi l’ex consigliere Rossano Soldini.

“Un primo atto di giustizia è stato fatto” ha commentato la presidentessa dell’Associazione Vittime del Salvabanche Letizia Giorgianni.
Dopo il plauso dell’Associazione al procuratore Roberto Rossi, Giorgianni spiega che la sentenza conferma quanto sempre affermato dalla vittime: “la Banca era gestita da un management criminale, che continuava a curare esclusivamente il proprio interesse mentre la banca cumulava perdite da capogiro cumulate per colpa di prestiti concessi con leggerezza e senza alcuna lungimiranza, oltre che in pieno conflitto di interessi”.
Oltretutto scaricando, aggiunge, “questa gestione scellerata sui clienti, con la vendita indiscriminata dei bond subordinati”, tanto che il giudice “ha riconosciuto ai risparmiatori il diritto a far valere il danno morale subito in questa vicenda”, conclude Giorgianni.

Etruria: PM chiede 5 anni per ex vertici

I pm Andrea Claudiani, Angela Masiello e Julia Maggiore chiedono la pena di 5 anni per l’ex presidente Giuseppe Fornasari e  l’ex direttore generale Luca Bronchi nel processo in rito abbreviato per bancarotta agli ex vertici di Banca Etruria, già destinatari, peraltro, della richiesta di processo per falso in prospetto sulle subordinate.

Chiesta, inoltre, le pene a 2 anni e 6 mesi ad Alfredo Berni, altro ex direttore generale; a 1 anno e 6 mesi all’ex consigliere Rossano Soldini. La procura ha contestato una lunga serie di capi di imputazione per reati di bancarotta semplice (per Soldini) e bancarotta fraudolenta (per gli altri tre imputati).

Nella  requisitoria i pm hanno ripercorso tutte le attività che avrebbero causato il dissesto finanziario, tra cui l’acquisto di uno yacht a Civitavecchia, quello di Sacci, i finanziamenti per il relais San Carlo Borromeo e le vicende collegate al finanziere Alberto Rigotti. In aula c’erano Fornasari e Bronchi. Assenti invece Berni e Soldini. Prossima udienza, con arringhe delle difese, il 26 ottobre.

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