Teatro della Pergola: Luca Zingaretti dirige Luisa Ranieri in “The Deep Blue Sea”

Luca Zingaretti dirige Luisa Ranieri in The Deep Blue Sea, capolavoro di Sir Terence Rattigan, uno dei più popolari drammaturghi inglesi del XX secolo. Al Teatro della Pergola da venerdì 9 a domenica 18 novembre

“È una straordinaria storia di passione – afferma Luisa Ranieri – una riflessione su cosa siamo capaci di fare per inseguire il nostro amore. Rattingan disegna ruoli di potenza straordinaria e forza assoluta. In mezzo a loro, il mio personaggio, Hester Collyer Page, incarna l’essenza stessa della capacità di amare, resistere e rinascere delle donne.” The Deep Blue Sea indaga infatuazioni e innamoramenti che sconvolgono mente e cuore; l’amore folle che tutto travolge, a cominciare dal più elementare rispetto di se stessi.

In scena con Maddalena Amorini de iNuovi, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani, Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa, Giovanni Serratore. Giovedì 15 novembre, ore 18, Luisa Ranieri e la Compagnia incontrano il pubblico. Coordina Matteo Brighenti. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Sir Terence Rattigan nasce a Londra, quartiere South Kensinghton, nel 1911, da una famiglia di estrazione protestante. Suo nonno era Sir William Henry Rattingan; suo padre, Frank, era un diplomatico. Non stupisce, quindi, che i suoi lavori siano ambientati in quella che potremmo chiamare “upper middle class”. Si definiva un “omosessuale inquieto” e un outsider. Nelle sue pièce amava trattare “problemi di frustrazione sessuale, relazioni fallite e adulteri” e rappresentare un mondo di repressioni e reticenze. È morto ad Hamilton, capitale dell’isola di Bermuda, nel 1977.

The Deep Blue Sea, scritto nel 1952, contiene uno dei più grandi ruoli femminili mai scritti nella drammaturgia contemporanea, quello di Hester Collyer Page. Al Teatro della Pergola, da venerdì 9 a domenica 18 novembre, è interpretato da Luisa Ranieri, per la regia di Luca Zingaretti. In scena con Maddalena Amorini de iNuovi (la compagnia di neodiplomati della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’ e di altre scuole italiane che hanno in gestione il Teatro Niccolini di Firenze), Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani, Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa, Giovanni Serratore. Le scene sono di Carmelo Giammello, i costumi di Chiara Ferrantini, le luci di Pietro Sperduti, le musiche di Manù Bandettini. Una produzione Zocotoco Srl, Teatro di Roma, Fondazione Teatro della Toscana. 

“Hester è una donna estremamente complessa, molto complicata – rivela Luisa Ranieri ad Angela Consagra sul foglio di sala dello spettacolo – una figura femminile arsa da amori che la distruggono, la lacerano e la annientano. Una donna che ama in maniera assoluta, senza aver praticamente nulla in cambio, ma sa anche rinascere dalle sue ceneri.”

The Deep Blue Sea è una storia di strade perse e ritrovate, di fatalità e indeterminatezze, ma, soprattutto, una storia sulla casualità della vita. La vicenda si svolge durante l’arco di un’unica giornata. Inizia con la scoperta, da parte dei suoi vicini di appartamento, del fallito tentativo di Hester Collyer Page di togliersi la vita con il gas. La donna ha lasciato il marito, facoltoso e influente giudice dell’Alta Corte, perché innamorata del giovane Freddie Page: un contadino, ex pilota della Raf, ormai dedito all’alcool. La relazione, nata sull’onda della passione e della sensualità, si è però andata raffreddando. Le difficoltà economiche (Freddie è da tempo disoccupato) e le differenze di età e ceto hanno logorato il rapporto, lasciando Hester sfinita e disperata. Lo shock per il suo tentato di suicido e la discussione che ne segue non migliorano le cose. 

“Hester è persa sicuramente nel “profondo mare azzurro” della passione, che rappresenta però – interviene Ranieri – il suo lato oscuro. Accanto a questo amore convive anche il mare profondo della disperazione, l’altra faccia della medaglia. In dodici ore, il tempo in cui si svolge il dramma, la protagonista è sommersa da questo amore e da questa disperazione; lei risale e viene inghiottita, poi risale ancora.

A complicare le cose, arriva la notizia che Freddie ha finalmente trovato lavoro come collaudatore di aerei: dovrà, però, trasferirsi in South Carolina. Alla fine, grazie all’intercessione di Mr Miller (un inquilino del palazzo, ex dottore, radiato dall’albo per ragioni sconosciute), Hester, per continuare a vivere, sarà costretta a prendere una decisione particolarmente difficile. Questi due reietti, emarginati dalla società per il loro eccesivo “amare”, si scopriranno legati da una curiosa e commovente solidarietà.

“C’è tanta solitudine ed egoismo nel mondo maschile di The Deep Blue Sea. I protagonisti maschili – conclude Luisa Ranieri – sembrano volere Hester, ma in realtà ognuno di loro vuole solo una parte di lei, desiderano la sua messa in scena: la compagna all’altezza dello status sociale di un ricco magistrato, la donna materna che ama senza disturbare. Hester è l’unica che brucia di un amore gratuito, di una passione che non ha giustificazioni, né secondi fini. È una donna che si accontenta di una carezza, per dare in cambio tutta se stessa.”

 

Intervista a LUISA RANIERI

di Angela Consagra

Hester Collyer Page, la protagonista femminile di The deep blue sea, che donna è?

“È una donna estremamente complessa, molto complicata; una figura femminile arsa da amori che la distruggono, la lacerano e la annientano. Una donna che ama in maniera assoluta, senza aver praticamente nulla in cambio, ma sa anche rinascere dalle sue ceneri.” 

Dal suo particolare punto di vista, in quale “profondo mare azzurro” è persa la protagonista?

“Sicuramente il mare profondo della passione, che rappresenta però il suo lato oscuro. Accanto a questo amore convive anche il mare profondo della disperazione, l’altra faccia della medaglia. In dodici ore, il tempo in cui si svolge il dramma, la protagonista è sommersa da questo amore e da questa disperazione; lei risale e viene inghiottita, poi risale ancora.” 

In una battuta del film – non so se si ritrova anche nella messinscena teatrale – Hester dice che “l’amore conforta come un raggio di sole dopo la pioggia”; dopo essersi immersa nel mondo dell’autore, Terence Rattigan, che cosa ha capito dell’amore?

“C’è tanta solitudine ed egoismo nel mondo maschile di The Deep Blue Sea. I protagonisti maschili sembrano volere Hester, ma in realtà ognuno di loro vuole solo una parte di lei, desiderano la sua messa in scena: la compagna all’altezza dello status sociale di un ricco magistrato, la donna materna che ama senza disturbare. Hester è l’unica che brucia di un amore gratuito, di una passione che non ha giustificazioni né secondi fini. È una donna che si accontenta di una carezza, per dare in cambio tutta se stessa.”

La farsa moderna “Belve” debutta con Civica in prima assoluta al Metastasio

Da martedì 17 a domenica 22 aprile al Teatro Metastasio debutta in prima assoluta il nuovo spettacolo di Massimiliano Civica, “Belve”, una farsa in un atto, con 10 personaggi per sei attori, prodotta dal Teatro Metastasio con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello, su testo di Armando Pirozzi.

Il sodalizio Civica e Pirozzi trova dunque nuova concretezza in questo spettacolo che – spiega Pierozzi – “racconta l’evolversi al limite del delirio di una cena tra due coppie diverse tra loro ma intimamente legate. In un clima di crescente tensione e violenza, tra frutti di mare, strane macchinazioni e improbabili convitati, la storia ribalta di continuo il folle gioco del dominio e del potere che ogni personaggio cerca di stabilire sull’altro, ma in realtà, alla resa dei conti, tende sempre a rivelarsi molto diversa da ciò che ci si aspetta. La farsa è, credo, – continua Pirozzi – l’unico vero genere teatrale, quello che rifiuta, più di tutti gli altri, ogni possibilità di trasformazione o ibridazione. Ha delle regole di ferro, che in pratica non sono mai cambiate, da Plauto a Billy Wilder. Il suo tema nascosto è sempre il denaro e il potere che ne deriva. Ed è forse proprio per questo che la farsa è sempre prossima all’incubo, alla follia e al thriller, anche se allegramente trasformati in un gioco paradossale, decisamente fuori di testa e più divertente possibile”

Massimiliano Civica è stato recentemente nominato consulente artistico alla direzione del Teatro Metastasio, e vincitore, con Armando Pirozzi, per la miglior regia e la miglior drammaturgia, all’ultima edizione dei premi Ubu con il poetico e intimo Un quaderno per l’inverno.

Il regista è sul concetto di farsa che insiste: “Credo negli attori e in un teatro che metta al centro gli attori. Per questo sono sempre stato affascinato dalla farsa, genere teatrale che storicamente ha costituito il “tempo dell’apprendistato” e il banco di prova dei grandi attori.

Verso la farsa mi ha spinto dunque il desiderio di inserirmi in una tradizione vitale, per compiere un confronto che fosse anche un apprendistato artistico: si tratta di una farsa moderna in grado di confrontarsi con la realtà.

Un primo confronto-apprendistato con la farsa – continua Civica – è sul piano della drammaturgia: ho chiesto ad Armando Pirozzi di tentare di scrivere una farsa moderna (impresa non facile, visto che in Italia, a differenza che in Francia, manca quasi totalmente la tradizione di una farsa in lingua, che non sia cioè scritta in dialetto e interpretata da attori dialettali).

Vogliamo immettere nelle regole compositive e nella griglia strutturale del genere il girotondo degli ingressi e delle uscite dei protagonisti, la trama fantasiosa ad un passo dal fiabesco, i colpi di scena e l’immancabile agnizione finale, temi e personaggi che siano vivi e “parlanti” per gli spettatori di oggi.

Il secondo, inscindibilmente legato al primo confronto-apprendistato con la farsa, – spiega ancora – è sul piano dell’arte dell’attore: la farsa richiede una tecnica recitativa basata su ritmi di dizione, tempi comici, atteggiamenti fisici, scatti mimici, capacità di “intonarsi” sulle reazioni del pubblico che solo un attore-artista è in grado di padroneggiare. Per questo abbiamo scelto un gruppo di attori che potessero, insieme a noi, riscoprire e reinventare un bagaglio di tecniche adatte a questo genere.

La farsa si occupa inoltre della lotta per il potere, che oggi come ieri è legata al possesso del denaro, ed è crudelmente classista. Il lieto fine d’obbligo avviene sempre grazie al meccanismo dell’agnizione: alla fine la fanciulla povera può sposare il figlio del ricco borghese che ama perché si scopre che lei è in realtà la figlia del principe, e quindi non ci sono più barriere di censo ad impedire il matrimonio. Con questa soluzione “da favola” dei contrasti, l’agnizione nella farsa (come il deus ex machina nel teatro greco) segnala allo spettatore lo scacco tra la realtà della sua condizione e la natura finzionale delle vicende dei personaggi sulla scena.

Proprio nel momento in cui sulla scena tutto si risolve per il meglio ed esplode la festa, lo spettatore diventa cosciente che queste cose avvengono solo in sogno o a teatro. Lo spettatore sa di non essere in realtà il figlio di un principe e che ci sarà sempre, tra lui e coloro che “hanno”, una barriera insuperabile.

Nella nostra stessa società di oggi, liquida, aperta, trasversale, non serpeggia la sensazione che l’unica differenza di classe rimasta sia quella dei soldi, e che il mito dell’uomo di successo che si è fatto da sé rappresenta l’eccezione alla legge dell’impermeabilità tra la classe sociale di chi, da generazioni, detiene i soldi e quella di chi non li ha mai avuti?

L’ultimo fatto che mi ha spinto poi verso la farsa – conclude Civica – è il gusto per una sfida pericolosa. A differenza di tutti gli altri generi teatrali, la farsa fornisce una prova del nove immediata della sua riuscita: la risata del pubblico. Non ci sono scuse con la farsa, o il pubblico ride, e ride tanto, oppure si è fallito: la risata è d’obbligo. L’unica cosa che un po’ mi tranquillizza nel camminare sulla corda di questo “o la va o la spacca” è quella di avere la fortuna e il privilegio di lavorare su un testo di Armando Pirozzi e con un gruppo di incredibili attori: Alberto Astorri, Salvatore Caruso, Alessandra De Santis, Monica Demuru, Vincenzo Nemolato, Aldo Ottobrino.

I costumi dello spettacolo sono di Daniela Salernitano (vincitrice del David di Donatello per i costumi del film Ammore e malavita), le luci di Roberto Innocenti.

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