Che cosa e’ successo? Il Senso del dissenso – 2 marzo 2024

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade.

di Raffaele Palumbo

UN PODCAST DI CONTRORADIO.

Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY.

In questa puntata: Il SENSO DEL DISSENSO. Come le democrazie gestiscono il conflitto ai nostri giorni. Il caso Italia.

Puntata per sabato 02 e domenica 03 marzo 2024, durata 26′:11”.

OSPITI: Vincenzo Scalia docente di Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale Unifi, Xenia Chiaramonte è Ricercatrice presso l’Università di Catania, studiosa del criminalizzazione del dissenso, teorie critiche della pena e di diritto e lotte sociali, Beppe Campesi, Docente al Dipartimento di Scienze Politiche all’Università di Bari, si occupa di politiche per la sicurezza, politiche migratorie, controllo dei confini.

La trascrizione automatica del podcast:

[Speaker 8]
Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade.

[Speaker 3]
Volevo soltanto chiederle se lei ha paura.

[Speaker 5]
Sì, sì, ho paura. Ho ricevuto moltissime minacce dal regime belorusso, soprattutto dopo aver cominciato la campagna per il supporto agli obiettivi di coscienza belorussi all’interno della cornice della campagna di obiezione alla guerra. Ho paura perché sono una persona comune, ma non mi arrendo e non ci dobbiamo arrendere.

[Speaker 9]
Sì, ho paura, ma non ci dobbiamo arrendere.

[Speaker 6]
Ha arrestato Julian Assange, il fondatore di Wikileaks.

[Speaker 8]
Julian Assange è stato arrestato in Londra.

[Speaker 6]
Polizia! È questa la vostra democrazia!

[Speaker 3]
Eh sì, perché diciamolo chiaramente, quando parliamo di diritto al dissenso parliamo fondamentalmente di democrazia, della sua qualità, del grado democratico di una nazione. Ma noi oggi, come siamo messi? Il dissenso nel nostro paese, che senso ha?

Quello che troviamo in Macedonia, lo stiamo vedendo in quel momento!

[Speaker 6]
Davanti al ministero, lo stiamo vedendo in quel momento!

[Speaker 3]
Mi chiamo Raffaele Palumbo e in questa puntata di Cosa è Successo, il podcast di Controllo Radio, parliamo di dissenso. Il dissenso che, lo sappiamo, trova la sua tutela nel principio previsto dall’articolo 2 della Costituzione, oltre alla pietra angolare che riguarda la libertà di pensiero, l’articolo 21, che caratterizzano la nostra Repubblica e contribuiscono a fondare la base del carattere democratico del nostro ordinamento. E allora, partiamo prima di tutto dalla definizione di dissenso.

Che cosa è? Sentiamo Vincenzo Scalia, docente di sociologia giuridica della devianza e del mutuamento sociale Unifi, e Xenia Chiaramonte, che è ricercatrice presso l’Università di Catania, studiosa di criminalizzazione del dissenso, teorie critiche della pena e di diritto e lotte sociali.

[Speaker 2]
Il dissenso è, diciamo, la manifestazione, sia verbale che pratica, di una posizione difforme rispetto alle politiche portate avanti dal governo. E quindi, insomma, si tratta di una pratica che è alla base delle democrazie occidentali. Sin da quando Hobbes fonda con il Leviatano lo Stato moderno, che teorizza la necessità del Patrum Unionis e Patrum Suggezionis, dice che allo Stato non deve interessare come la pensano gli altri.

La cosa importante è assicurare la vita, la libertà, la proprietà. Quindi il liberalismo si basa su questo. Certo, ha il difetto di confinare il dissenso alle opinioni, ma non alla pratica.

E questo è un problema che ci troviamo da sempre, si può dire, da quando è solto lo Stato liberale. E si vede, per esempio, anche con quello che succede in Italia, con Berlusconi che prende a cannone una terra folla. Lo vediamo con i markets negli Stati Uniti a Chicago, quando la cosiddetta nazione guida delle democrazie occidentali incolpa gli anarchici di una bomba senza alcuna prova ed impicca.

In un’opera del quale stiamo festeggiando tutt’ora il primo maggio vediamo o il caso di Sacco e Banzetti o la Red Scare americana con 5 mila comunisti e anarchici che vengono deportati, oltre a quelli che vengono inquisiti, arrestati e giustiziati. La prima e la seconda Red Scare con il maccartismo. Quindi è vero che il liberalismo, se da un lato lo tollera il dissenso, dall’altro non lo digerisce quando ne mette in discussione le fondamente.

[Speaker 1]
Il dissenso è quell’elemento che ci consente di vedere, a partire dal suo trattamento, il livello di democraticità di una democrazia, di uno Stato. Il dissenso è il pensiero contrario a quello che è, in qualche modo possiamo definirlo in vari modi, dominante.

[Speaker 3]
Secondo lei le democrazie liberali tollerano appieno il dissenso?

[Speaker 1]
Certamente il punto nevralgico della domanda è proprio questo. Quanto riescono a governare il conflitto, quanto il dissenso è possibile che sia garantito senza questa dinamica liberale. Si inietti nella democrazia un eccesso di conflitto, ma certamente non garantire il diritto al dissenso mostra in modo molto evidente che il livello di democraticità di uno Stato è basso, cioè laddove il dissenso è meno garantito minore sarà la democraticità di quello Stato.

[Speaker 2]
Beccaria per esempio che fu quello che per primo disse che la pena di morte non era uno strumento da applicare per regolare la violazione delle condotte penali, però dicevano che la pena di morte può essere applicata quando qualcuno con un reato mette in discussione le fondamenta stesse della società, quindi per i dissidenti politici. Quindi è una storia che volendo vada a cospito, passando per beccaria, o ancora meglio arriva oggi per uscire oltre i confini, non perché cospito non sia importante come caso, ma arriva Giuliano Assange. Cosa sta facendo Giuliano Assange?

Dicono gli Stati Uniti che mette in discussione a repentaglio la sicurezza dei cittadini americani, però di fatto probabilmente ha svelato perché la vita dei cittadini americani è a repentaglio, per quello che hanno fatto gli americani in Iraq, per come hanno condotto le guerre, per come hanno nascosto le guerre davanti agli occhi dell’opinione pubblica internazionale e Stato Unita in se stessa e quindi questo è grave, non si può dissolvere il manovratore, c’è il senso di questo spazio dell’arcane imperi a quale noi comuni marzali non abbiamo accesso, indipendentemente dal fatto che abbiamo lo status di cittadini con tutte le prerogative che ne conseguono.

[Speaker 3]
Ma ancora, che cos’è il dissenso? La voce che abbiamo sentito all’inizio con la domanda «ma lei ha paura?» era la voce di Olga Karach, attivista bielorussa che è stata incarcerata, è stata torturata dal regime di Lukashenko e adesso, mentre è candidata al premio Nobel per la pace per il 2024, vive in esilio a Vilnius, ci diceva «io ho paura». Ma finché parliamo di regimi illiberali la questione sembra rimanere pacifica.

Se parliamo invece di democrazie, come facciamo a distinguere dissenso da dissenso? Che differenza c’è tra un terrapiattista e una persona che protesta contro la guerra? Lo abbiamo chiesto di nuovo a Xenia Chiaramonte.

[Speaker 1]
Allora, certamente anche sostenere che la terra è piatta significa dissentire rispetto a una ragione dominante, ma mentre in quel tipo di ribellismo, chiamiamolo così, c’è uno scontro rispetto all’intera comunità scientifica, in questo caso, cioè il sottotesto è «c’è una grande bugia, state sbagliando tutti e io posseggo la verità». Il dissenso invece dice un’altra cosa, dice non necessariamente «anzi, c’è una grande bugia, siete tutti in errore e io dico la verità», ma dice semplicemente «da parte mia voglio poter agire dissentendo rispetto a una ragione che voi stabilite essere l’unica possibile». Ma non crede, in sé stesso il dissenso è pluralista, mentre invece, diciamo, voler credere nel terrapiattismo di solito non lo è.

[Speaker 3]
Senti, com’è stata la qualità del dissenso in Italia dalla fine della guerra ad oggi? La qualità non di chi ha dissentito, ma di come la democrazia italiana ha appunto saputo gestire quel negoziato con il conflitto?

[Speaker 1]
Mi sono interrogata in un libro che nel 2019 è uscito per Mimesis insieme a Dario Fiorentino sul caso 7 aprile. Il caso 7 aprile è simbolicamente, ma comunque non solo, l’inizio di un certo trattamento piuttosto pericoloso del dissenso da parte dello Stato italiano. Per chiarirci in breve, 7 aprile del 79 è la data in cui alcuni professori spadovani, e su tutti il famoso Toni Negri che è venuto da pochissimo a mancare nel dicembre del 2023, vennero arrestati con delle evidenze, delle prove estremamente carenti, per non dire nulla, sulla base di un teorema.

Non mi addentro su questo, ma quel caso è stato probabilmente l’inizio di un trattamento che ci portiamo ancora dietro, quindi un trattamento particolarmente restrittivo nei confronti della libertà di dissentire. Le cose evidentemente sono andate avanti, io mi sono occupata a lungo in particolare dei processi a carico degli attivisti Notav. Quello è il caso più recente rispetto al quale si è potuto vedere come il trattamento riservato ai dissensienti è particolarmente gravoso e direi gravemente sproporzionato.

Una delle caratteristiche principali attraverso le quali si vede come la libertà di dissentire non è garantita è la sproporzione della risposta punitiva rispetto all’azione criminale.

[Speaker 3]
Iniziamo ad inadellare alcune riflessioni. Il dissenso confinato alle opinioni e non alla pratica, un aumento di cosa è creato oggi, pene smisurate rispetto a comportamenti che hanno a che fare con il dissenso, più manganelli. Ma di questo parleremo più avanti.

Ora però la domanda è sono tutti uguali? Se pensiamo a come lo Stato italiano democratico e repubblicano ha gestito il conflitto e il dissenso dal 1945 ad oggi si potrebbe essere tentati di rispondere sì. I manganelli ne abbiamo visti negli ultimi anni.

Ora c’è una specificità di questo momento storico legata a questo governo? Lo chiediamo ancora ai professori Vincenzo Scalia e Xenia Chiaramonte.

[Speaker 2]
Diciamo che questo governo ha fatto della sua cifra qualitativa il non disturbare il manovratore e quindi il tentativo di fare piazza pulita di ogni disformità potenziale e effettiva. Qual è stata la business card di presentazione di questo governo? Il decreto anti-rape che è un evento che si è verificato repetitamente da vent’anni dove non è mai morto nessuno dove non si sono mai verificato risse ma che ha la connotazione di essere difforme al modo di pensare di essere del governo di un governo che fa Dio, Patria, Famiglia e Lavoro diciamo il suo motto.

D’altro lato però è giusto dire che delle misure di contenimento del dissenso sono avvenute anche nelle sue condizioni. Io ricordo per esempio quando ci furono manifestazioni contro i bombardamenti nella Serbia della Nato in quel periodo purtroppo le Brigate Rosse commissero quell’efferato omicidio del professor D’Antona e Bertinotti venne accusato in Parlamento da Veltroni di coversonsabilità morale nell’omicidio perché c’è la colpa è vostra perché vi sentite con i DS e manifestate contro la guerra state creando un clima d’odio. Due anni dopo, prima del G8 di Genova di Gennaro che era comunque stato messo al suo posto dall’Urivo applicò una repressione delle manifestazioni a Napoli nel 2021 c’è stato Draghi che ha distigato i manganelli a Trieste insomma ci sono vari episodi c’è una lunga striscia di repressioni se vogliamo ma questo governo ne fa la sua cifra perché è stato eletto per questo per mettere ordine possiamo citare anche il caso dei Notav che sono stati accusati di terrorismo da dei giudici che non sono certo vicini alla coalizione attuale che identificano ogni manifestazione di dissenso con le potenzialità di atti terroristici.

[Speaker 1]
Bisogna ricordarsi sempre che non è una banalità il fatto che viviamo in un contesto in uno stato dove vice la separazione dei poteri cioè non è che il potere giudiziario nel decidere per alcune forme di criminalizzazione del dissenso in questo momento mi sto focalizzando su quello che poi passa per il processo giudiziario poi ci sono processi di criminalizzazione più ampi ma quando, come nei due casi che ho raccontato prima 7 aprile, Notav effettivamente si hanno dei processi giudiziari e con lì si vede bene che i giudici BM prima poi i giudici seguono una linea che rispetta la separazione dei poteri cioè non è necessariamente in accordo con le scelte del governo di turno non è che il governo di destra necessariamente implica più dissenso e quello di sinistra meno non è stato affatto così storicamente c’è da dire però che oggi vediamo un inasprimento sicuramente di alcune scelte positive su tutti porrei il caso del cosiddetto ecovandalismo che è stato appena che ha appena avvenuto una maggiore criminalizzazione proprio perché l’attuale governo crede che una protesta che fa uso di una tecnica tra l’altro già esperita in passato in America come l’imbrattamento tramite delle vernici sia effettivamente un danneggiamento e sia aggravato da alcune condizioni

[Speaker 3]
La criminalizzazione del dissenso non è soltanto aule di tribunale o manganello forse è un fenomeno più ampio?

[Speaker 1]
Nella criminologia critica che è il campo di studi dentro il quale la mia ricerca si iscrive ragiona sui processi di criminalizzazione in modo ampio cioè si ostiene che ci sia una criminalizzazione che provenga in qualche modo dal sociale o da alcuni soggetti o da chi ha più di altri un potere di nominare facciamo l’esempio classico del giornalismo nel caso dei notarvi i giornalisti avevano chiamato in alcune testate i notarvi stessi come criminali o terroristi qualcosa come 10 anni prima le prime pronunce giurisprudenziali cioè le prime condanne quindi i processi di criminalizzazione possono nascere all’interno della società in modo ampio e poi possono diventare anche dei processi che vengono portati avanti nelle piazze, dalla polizia e poi nelle aule di tribunale dai magistrati che si sentono più votati a questa causa quando studiavo in Otava a Torino c’era questo elemento abbastanza interessante su cui riflettere cioè i PM avevano nei loro provvedimenti interni stabilito una cartellina speciale una casella da spuntare che rendeva il processo ad alta velocità cioè si diceva che c’era particolare urgenza in quel modo cioè selezionando quella casella quella casella si chiamava proprio Otava che è assurdo perché è il particolare che entra nel generale in un modo sospetto i processi si fanno a fronte di un’azione che è in odore di criminosità ma non si fa per lottare contro un fenomeno specifico di tipo sociale

[Speaker 3]
secondo lei è corretto dire che se il governo che ha visto come protagonista in qualche modo Salvini aveva come focus il tema degli immigrati il governo attuale ha come focus principale il tema della repressione del dissenso e di un certo modo di leggere il tema della cosiddetta devianza è d’accordo?

[Speaker 1]
certamente sì perché intanto è evidente che il governo non produce soltanto un sentire pubblico che esporta e che rapporta ma produce anche delle leggi quindi inevitabilmente come dire seppur nella separazione dei poteri un giudice si trova davanti una normativa ampliata cioè nella norma stessa che si ha una maggiore criminalizzazione se il governo ha prodotto attraverso il decreto legge quella norma la legge penale che il giudice potrà applicare è nuova diciamo è cambiata ecco con gli amici e colleghi con cui animo il blog di studi sulla questione criminale ci occupiamo molto spesso di questi temi per esempio nell’ultimo editoriale della rivista ci siamo occupati di questo dell’ultimo decreto sicurezza dove si vede molto bene come vengono criminalizzate da un lato o da un altro certe condotte faccio un esempio per tutti viene prevista comunque la detenzione in carcere per le madri incinta per le donne incinta e anche per le donne con i bambini sotto una sorta soglia di età ma per dire che c’è una preferenza per una criminalizzazione maggiore addirittura di condizioni di questo genere e dall’altro lato però c’è la previsione per la polizia di poter detenere un’arma alla loro propria protezione viene ampliata la possibilità da parte delle forze dell’ordine di poter detenere un’arma e adesso c’è la questione dell’eco vandalismo e anche qui qual è la questione?

La questione è l’enorme sproporzione fra la pena per una certa condotta e il disvalore che quella condotta implica qui si tratta di considerare degli imbrattamenti con un materiale lavabile addirittura dalla pioggia quindi non implicando nemmeno alcun tipo di spesa da parte dello Stato per la polizia e fare diventare una condotta di questo tipo una condotta che è praticamente assimilabile a dei reati di estrema gravità e quindi punite con forza da parte dello Stato

[Speaker 7]
Quelli lì che ci mancavano fino all’altro giorno sono ancora le cicatrici di una manifestazione fatta per Lorenzo Parelli e Giuseppe Morti in alternanza a scuola lavoro qua ci sono i giovani che lottano per la democrazia

[Speaker 3]
E poi ci sono loro il grande simbolo della riflessione del dissenso i protagonisti di queste giornate per certi versi anche drammatiche i manganelli che cosa è accaduto in questo senso come si è comportata la polizia che è veramente stata sotto mille riflettori in questi giorni in cui anche il Presidente della Repubblica si è sentito in dovere di intervenire contro il Ministro degli Interni sono entrati in crisi tradizionali meccanismi di negoziazione nel conflitto e del dissenso che fosse oggi ha più senso che mai il nostro ultimo ospite è Giuseppe Campesi docente al Dipartimento di Scienze Politiche all’Università di Bari che si occupa proprio di politiche per la sicurezza

[Speaker 4]
La maniera in cui è stata gestita la piazza negli ultimi tempi abbiamo registrato diversi episodi di uso eccessivo secondo alcuni osservatori della forza non nella gestione della piazza segna per lo meno una crisi dei tradizionali meccanismi di negoziazione nella gestione dell’ordine pubblico tradizionalmente le forze di polizia negoziano la gestione della piazza con gli organizzatori delle manifestazioni e degli eventi ecco per lo meno quello che possiamo registrare è una crisi di questi meccanismi di negoziazione di dialogo con le organizzazioni delle manifestazioni che prevengono poi il ricorso all’uso della forza se questo abbia un significato politico più ampio più complessivo come dire lo vedremo nei prossimi nei prossimi mesi certo è che diversi osservatori manifestano la loro preoccupazione al riguardo

[Speaker 3]
sicuramente abbiamo osservato da una parte nuove tipologie di reato la famosa questione dei rave mai applicata peraltro da un’altra parte anche ad una nuova concezione della cosiddetta devianza dai fatti di Caivano a come questo governo guarda ad esempio ai disturbi alimentari

[Speaker 4]
sicuramente da un lato assistiamo ad una crescente criminalizzazione di forme di devianza di marginalità sociale comunque comportamenti che caratterizzano diciamo la vita lo stile di vita di determinate fasce fasce sociali dall’altro è interessante segnalare come si è in corso un processo inverso diciamo di decriminalizzazione del ricorso all’uso della forza da parte delle forze dell’ordine penso per esempio alla discussione sul reato di tortura che viene esplicitamente messa in discussione da esponenti dell’attuale maggioranza al governo ma anche a le fatti specie di resistenza violenza e resistenza ai pubblici ufficiali o i reati di rivolta nelle carceri o nel CPR nei centri di detenzione per migranti che sono stati proposti di recente e saranno all’attenzione del Parlamento nelle prossime settimane sono tutte fatti specie che in un certo senso danno margini operativi maggiori alle forze dell’ordine nella gestione delle situazioni cosiddette critiche quelle situazioni che possono anche degenerare nell’uso della forza

[Speaker 9]
Yes, I’m afraid but we don’t give up

[Speaker 8]
Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade

Che cosa e’ successo? l silenzio degli innocenti. Una riflessione sulla strage del cantiere di via Mariti a Firenze – 24 febbraio 2024

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COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade.

di Raffaele Palumbo

UN PODCAST DI CONTRORADIO.

Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY.

In questa puntata: Il silenzio degli innocenti. Una riflessione sulla strage del cantiere di via Mariti, sul lavoro, il consumo, il valore della vita dei lavoratori nella Firenze del 2024.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Trascrizione automatica:

[Speaker 11]
Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade.

[Speaker 10]
Emergenza? Sì, emergenza. Ascolti, c’è crollato un solaio qua.

Dobbiamo chiamare l’ambulanza. Dobbiamo chiamare l’ambulanza. Bisogna un po’ di tutti, per favore.

Ok, ma lei è ferito, vede feriti intorno a lei. No, io non li vedo perché non riesco ad andare giù. Non so cazzo, ma…

È crollato tutto. Stavamo giettando e è crollato tutto.

[Speaker 9]
Emergenza, di cosa ha bisogno? Sì, buongiorno, andiamo da Via Giovanni dei Marignolli. Senta, qui stanno mostrando l’Este lungo davanti.

Ho sentito un frassuono. Praticamente è crollato qualcosa. Non so lì, non so se c’è gente.

È successo un macello lì. È un casino totale. Semplicemente urlare è crollato qualcosa dove stanno mostrando l’Este lungo.

Ok, guardi, la metto subito in contatto. Ma signore, ma vedete feriti per caso?

[Speaker 2]
Sono le 8.52 di venerdì 16 febbraio quando una trave di uno degli edifici in costruzione nel cantiere dell’Este lunga di Firenze crolla. La trave cede e sotto rimangono otto persone, cinque i morti, tre i feriti gravi. La città rimane sotto shock.

Si susseguono per tutta la settimana manifestazioni, scioperi, anche in gran parte d’Italia. È la tragedia di Via Mariti a Firenze su cui a lungo si indagherà per capire che cosa è accaduto e perché. Sono Raffaele Palumbo e questo podcast Cosa è successo?

il podcast di Controradio è dedicato questa settimana alla tragedia di Via Mariti quando una trave ha ceduto 20 metri, 15 tonnellate, è venuta giù all’improvviso e da subito sono intervenuti decine di vigili del fuoco e altri lavoratori di ditte specializzate per cercare di mettere in sicurezza un cantiere che si è trasformato in pochi secondi in un vero e proprio luogo della precarietà, precarietà delle costruzioni, precarietà dei cementi e dei tondini d’acciaio, precarietà del lavoro e precarietà della vita.

Cosa è successo? In questa nostra riflessione che riguarderà parzialmente le inchieste che si stanno svolgendo e che molto probabilmente dureranno a lungo, cerchiamo di capire perché nel 2024 una cosa del genere è considerata normale. Partiamo da Beniamino Deida che ha passato una vita in magistratura.

[Speaker 1]
Ci sono tutti gli ingredienti che ormai da tantissimo tempo caratterizzano i lavori in Italia e specialmente i lavori in edilizia. Ecco, naturalmente io non ho elementi di fatto tali da poter capire, perché questo non è naturalmente riservato all’indagine, da poter capire quali sono le cause precise che hanno provocato il crollo delle travi e i mortali. Sono un po’ scettico su quello che sento in giro.

Sento dire che dobbiamo riscrivere le norme sulla sicurezza, ma che c’entra? Forse non tutti sanno che l’Italia ha una delle legislazioni più avanzate d’Europa. Alcune cose per carità possono essere ritoccate, riviste, ma complessivamente si tratta di una delle legislazioni più avanzate d’Europa.

Il problema non sono le leggi, oppure sento dire che bisogna istituire un reato di omicidio sul lavoro. Ma lo sapete che l’omicidio plurimo è già punito fino a 15 anni di reclusione? Sono pene che non si sono mai viste, che non si sono mai date, perché la magistratura non ha una grande specializzazione in questo settore.

Li faccio essere i processi, altrimenti dobbiamo mettere le pene. Quando sento tutti questi medici improvvisati, capisco che il problema è davvero profondo, perché occorrono i morti, si evitano, si fa prevenzione, e la prevenzione vuol dire investire in prevenzione. Lo sa la gente che, grossomodo, azzardano di ogni regione, ma gli ispettori delle aste, che sono quelli competenti per intervenire nei luoghi di lavoro e per fare prevenzione, in dieci anni sono diminuiti mediamente del 30% a 30%.

Le regioni vedono i pensionamenti e non li sostituiscono, quindi bisogna investire in prevenzione. Altro che fare, oppure da persone serie come Bruno Giordano, bisogna fare la Procura Nazionale del Lavoro. Ma cosa serve la Procura Nazionale del Lavoro?

Uno che ce lo spieghi in maniera decente. Non c’è. Sono tutte iniziative che servono per mostrare che si fa qualcosa, ma quello che si deve fare, invece, è investire dei denari, investire gli ispettori, riparare tutte le fughe che ci sono state dai servizi di prevenzione delle aste e che vedono un personale ormai deluso che non ha più voglia, che sono pochissimi, che non ce la fanno intervenire.

[Speaker 2]
Naturalmente la prima cosa che salta agli occhi sono le aziende coinvolte in questo mega appalto che vede più di 60 aziende lavorare in subappalti cosiddetti a cascata. Ed è insieme all’assenza di prevenzioni, alla mancanza di controlli, uno dei grandi temi di questa vicenda che ha scorso la città dal profondo, come ci ha raccontato padre Bernardo il priore dell’abbazia di San Miniato al Monte di Firenze.

[Speaker 4]
Io l’ho vissuta come credo la gran parte del corpo della nostra cittadinanza fiorentina e non solo come una ferita direi alla credibilità del messaggio di bellezza, di armonia, di umanesimo che la nostra città nonostante tutto vuole continuare a dare al mondo intero. E’ stato un martirio di innocenti che perdono la vita perché strisolati da un meccanismo che assorbe l’umano in una sorta di tragica tecnologizzazione di tutto quello che invece è completamente in un altro ordine, in una scala di significato, di verità, di mistero, di progressione quando invece la tecnologizzazione implica questa cosificazione che in effetti ci riduce come nel film di Antimoderno a ingranaggi di un sistema in cui come posso saltare un bullone posso saltare una vita umana. Questo ferisce tutta la consapevolezza di sforzi secolari fatti proprio a Firenze con creatività architetta ma anche con l’elaborazione concettuale di filosofie, di paperi che andrebbero tutti in una direzione diversa ma che non ci sono serviti a ucciare questa orrenda mistificazione dell’umano con le tragiche conseguenze che ci vedono raccolte intorno a 5 persone che sono morte, le loro famiglie, i loro cari vicini, lontani, intorno ai feriti intorno a un cratere stismico dove la scossa di terremoto non è data dalle forze incontrollabili della natura le cui conseguenze spesso sono mortali per la nostra inconscienza ma da un’incoscienza il cui epicentro è tutto invece nella nostra responsabilità quindi un vero dramma, una vera tragedia.

[Speaker 2]
Un edonismo neolaico ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. Che ne pensa padre Bernardo?

[Speaker 4]
È una storia che noi rimuoviamo con molta disinvoltura, anzi la facciamo diventare peggio ancora propaganda elettorale perché poi alla fine da noi succede il contrario che nel Vangelo. Nel Vangelo il povero ha un nome Lazzaro e il ricco invece no da noi invece hanno nomi ricchi, potenti e invece sono degli anonimi coloro che però muoiono per garantirci una sostanziale l’imperturbabile indifferenza con la quale in qualche misura ci riduciamo da cittadini a consumatori direi questo insomma e quindi è una storia antica di cui a suo tempo siamo stati i protagonisti nelle vicende dell’immigrazione del nostro paese ma che abbiamo facilmente rimosso per darci ragione nella indisponibilità ad accogliere, a integrare e possibilmente a ridistribuire con un pochino più di giustizia bene le risorse che appartengono all’intera famiglia umana.

[Speaker 2]
Nella stessa vicenda abbiamo parlato anche con il filosofo Sergio Givone che ci riporta veramente ad un’epoca quasi pre-industriale sicuramente pre-pasoliniana.

[Speaker 5]
Qualche cosa è cambiato i lavoratori cerchiamo di capire chi sono alcuni di loro vengono dalla disperazione vengono da situazioni pre-consumistiche vengono per poter sfamare i figli che sono rimasti a casa in un certo senso siamo in un’epoca pre-pasoliniana pre-consumistica ho pensato tutto il peggio che non deve accadere non è accettabile che il lavoro la cosa più nostra più umana cada in questa zona grigia non sia tutelato questa mancanza di rispetto per il lavoro che mi offende che non posso accettare saranno i tecnici a valutare a capire quali eventuali errori siano stati fatti ma al di là di questo c’è appunto questo grigiume del lavoro appaltato ad altri dove alla fine non si sa chi sia davvero responsabile di nuovo questo non è accettabile

[Speaker 2]
tutti continuano a chiedersi perché un bene del maniale non sia passato al comune ma a un privato che ci ha costruito un ennesimo supermercato in un’area sicuramente molto popolata come quella di Rifredi dove ci sono almeno altri 4 o 5 megastore della grande distribuzione dove invece le persone invocavano altro un giardino, uno spazio pubblico uno spazio per la comunità Beniamino De Idda torna su questo

[Speaker 1]
le singole cause di questa tragedia che sono gravissime le vedrà la magistratura non ho certo voglia di sostituirmi a loro quello che noto però è che quando succedono queste cose se ne parla ma un giorno, due, tre poi c’è il silenzio e è il silenzio che consente che si muova sul lavoro questi sono 1.200, 1.300 ogni anno si continua a morire ci sono stati 14.000 morti circa, se si calcolano anche i limitini dei morti di chi va o torna dal lavoro questo è quello che mi pare un problema sociale grandissimo il silenzio se ne parla due tre bisogna morire in tanti bisogna che sia proprio un infortunio ma lo stesso giorno in cui sono morti questi cinque in Italia ne sono morti altri undici nessuno lo ha detto quel giorno è stato come è stato da 16 morti in totale soltanto l’osservatorio di Bologna ha rilevato questo numero il resto è un silenzio è stato un silenzio vile offensivo dell’opinione pubblica dei giornali di chi evidentemente è interesse a tenere sotto silenzio il comportamento delle imprese

[Speaker 2]
la prevenzione che ci sarebbe dovuta essere prima ancora della politica che avrebbe dovuto investire su queste vicende e che ancora si ostina a non farlo parlando di asti al massimo ribasso e di subappalti a catena sentiamo a questo proposito la voce dell’avvocato Lorenzo Calvani che parla della questione dei subappalti ad altre aziende di lavoro di natura più tecnica e specifica perchè non si subappalti a più aziende dello stesso tipo di lavoro l’avvocato Calvani racconta della figura del coordinatore di cantiere e le altre figure che hanno una responsabilità sulla sicurezza dei lavoratori e gli ispettori che dovrebbero fare i controlli

[Speaker 3]
le dite potrebbero essere 3 o potrebbero essere 200 il problema non è questo il problema è 61 apparentemente possono sembrare troppe dipende che cosa in realtà erano chiamati a fare questi soggetti se io per costruire un immobile per gettare le gettate di cemento faccio ricorso a 4 aziende diverse che fanno la stessa cosa in realtà creo confusione perchè sono 4 aziende che lavoreranno magari con sistemi diversi e tra loro finiranno per interferire di per sé esiste nel codice dei contratti dei lavori pubblici la figura del coordinatore di cantiere che è un soggetto che deve effettivamente controllare tutta la realtà questa figura per fortuna esiste anche nel testo unico degli infortuni sul lavoro in realtà il problema è sulla ampiezza di questi appalti e sulla qualità dei soggetti che sono titolari di questi subappalti però forse effettivamente se ci fosse un po’ di più coerenza nell’affidamento nella qualità dei soggetti selezionati e nei rischi di interferenza tra soggetti che magari fanno la stessa cosa forse gli incidenti potrebbero essere meno normalmente gli appalti prevedono la figura del coordinatore di cantiere che è sostanzialmente il responsabile di tutto il cantiere da questo punto di vista lui ha la responsabilità principale poi ciascuna delle imprese che lavorano ha un RSPP cioè un responsabile della salute della prevenzione e della protezione dei lavoratori anche lui specificamente nell’ambito della singola impresa che lavora dentro il cantiere è responsabile della sicurezza dei lavoratori e della corretta gestione della loro attività in mancanza della nomina di un soggetto che faccia specificamente questo è responsabile del datore di lavoro il datore di lavoro può essere anche semplicemente un imprenditore che per esempio di opere ingegneristiche non sa nulla o perlomeno non è il suo campo il suo settore diciamo per cui normalmente proprio per la sicurezza dei lavoratori si rivolge a qualcuno che è specializzato normalmente sono appunto ingegneri, sono persone che hanno effettivamente, conoscono in maniera dettagliata sia le norme di tutela sulla sicurezza dei lavoratori sia del cantiere, sia gli strumenti per mantenere la giornata e sono loro effettivamente che rispondono dell’eventuali infortuni o dell’eventuali mancanze che possano essere registrate anche prima dell’infortunio un’altra funzione importante è quella dell’attività ispettiva, cioè degli ispettori che vanno sui cantieri dovrebbero andare sui cantieri per fare controlli il problema è che normalmente questo genere di personale è dipendente dell’ispettorato del lavoro o dell’INPS o dell’INEL o di altri enti che hanno appunto queste funzioni di controllo e scontano un pochino il problema della carenza di personale nel senso che gli ispettori sono sempre troppo pochi

[Speaker 2]
lavoratori immigrati senza permesso di soggiorno e senza contratti e poi sentiamo l’imam di Firenze che ci racconta una storia sconvolgente su alcuni lavoratori chiamati per accelerare i tempi che dovevano però dare metà del loro stipendio ai loro reclutatori

[Speaker 7]
sono in ritardo, hanno preso altri lavoratori, diciamo, nuovi questi ragazzi egiziani che parlavo prima, mi hanno detto che eravamo noi a lavorare lì, perciò la morte era nostra solo con l’arrivo di altre persone purtroppo ci sono la tragedia di queste 5 famiglie tra questi 3 marocchini e uno tonesino.

[Speaker 2]
Ma è vero che qualcuno doveva dare una parte del suo stipendio a chi lo aveva tirato dentro nel cantiere?

[Speaker 7]
Non è una parte metà del loro stipendio, così mi hanno raccontato questi 3 ragazzi egiziani che sono venuti da me alla moschea mi hanno raccontato questo, volevano sapere se l’ecito del senso religioso non darlo come così onesti questi ragazzi poverini questo da denunciare, non è che è sfruttamento di persone da indagare anche su questo, non solo sulla morte, che è importante, ma da indagare come nel 2024 uno che porta lavoro e prende metà del suo stipendio da un anno che lavorano qui, non è da un giorno non questi morti, ma questi ragazzi

[Speaker 2]
questi altri, diciamo così e questa è una cosa che si sapeva praticamente

[Speaker 7]
io devo essere sincero, non sapevo, perché sapevo quando vado a denunciare

[Speaker 2]
sul cantiere, dico, si sapeva?

[Speaker 7]
Sì, sì tra loro dipendenze, sì sì sì

[Speaker 6]
una signora che vive in un appartamento che affaccia sui cantieri di via Mariti, mi ha raccontato che l’altra notte non riusciva a dormire, si è messa la vestaglia ed è uscita sul balcone, sotto di lei polvere e distruzione, di fronte le luci intermittenti bianche e rosse della gru poi ad un certo punto ha visto una piccola nuvola di polvere smuoversi e da sotto è sbucato un uomo tutto ricoperto di calce e detriti sembrava giovane e sorrideva poi mi ha raccontato ha iniziato a volare, si è alzato così all’improvviso, come se fosse la cosa più normale del mondo, era Rashimi dimostrava molto meno dei suoi 56 anni e rideva, come se volesse dire io vi lascio qui, tra le vostre miserie prima è rimasto basso a guardare il cantiere dall’alto, poi si è girato ha guardato la signora affacciata in via Mariti l’ha salutata con la mano e le ha detto ora non ho più paura ed è volato via, con questa scia di calce e polvere illuminata dalle luci della gru che sembrava proprio una stella

[Speaker 8]
è stato trovato più o meno a distanza di 4 metri dal perimetro di sinistra noi avevamo lavorato tutto alla parte del corridoio dove erano stati individuati poi gli altri tre corpi questa ultima vittima è stata trovata in profondità e più a destra più o meno a 4 metri dal cantiere

[Speaker 11]
e voci per capire quello che accade questa puntata è stata realizzata con la collaborazione di Sandra Salvato, Giuseppe Cabras e Camilla Koger la lettura è di Gaia Nanni[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Cosa e’ successo? Il Palazzo e il Popolo. Un podcast a rischio populismo sulle prossime elezioni fiorentine – 10 febbraio 2024

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade.

Il Palazzo e il Popolo. Un podcast a rischio populismo sulle prossime elezioni fiorentine

di Raffaele Palumbo

UN PODCAST DI CONTRORADIO.

Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY.

Trascrizione ottenuta con procedimento automatico

[Speaker 1]
L’8 e il 9 giugno si voterà per le elezioni amministrative in molte città italiane. In Toscana, quelle più numericamente rilevanti si svolgeranno a Prato, a Livorno e a Firenze. Un test molto importante, anche se siamo soliti distinguere tra il peso politico delle amministrative e il peso delle elezioni politiche nazionali.

Fatto sta che, ad esempio, la segretaria del Partito Democratico, Elislain, ha detto che se il PD perde Firenze, allora lei si dimetterà. Poi ci sono anche le elezioni europee, importantissime anche queste, che ci renderanno parte di quei 4 miliardi di persone che dall’India alla Russia andranno al voto nel 2024. Metà dell’umanità voterà quest’anno spostando, cambiando e stravolgendo equilibri planetari.

Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade. Mi chiamo Raffaele Palumbo e questo è Cosa è successo, il podcast di Control Radio.

Questa puntata si chiama Il Palazzo del Popolo, un podcast a rischio populismo sulle prossime elezioni fiorentine. Se pensiamo a Firenze, stiamo cercando di seguire tutto quanto sta accadendo giorno per giorno, presentazione per presentazione, candidato per candidato. Non è facile, si aspetta il travaglio del centrodestra, mentre a sinistra tra la candidata di Italia Viva, quella del PD, quella fuoriuscita dal PD, quello più di sinistra, quell’altro di una sinistra più inclusiva, quell’altro ancora di una sinistra di lotta e di governo e poi le altre liste, spesso non facilmente collocabili, come dicevamo, insomma non è facile.

E allora ci siamo fatti una domanda, non senza la consapevolezza di un certo rischio populismo intrinseco nel compiere un’operazione del genere, ma ai fiorentini, ai cittadini, alla famosa gente, quanto è arrivato di tutto questo gigantesco dibattito finora? Per qualche giorno abbiamo battuto strade e mercati e quello che segue è quanto è venuto fuori. Allora, lei lo sa che noi in primavera andiamo a votare?

Sì, certo che lo so. Ma per cosa andiamo a votare? Andiamo a votare, ci sono le regionali e in primavera, certo, ci sono le regionali, le comunali, ci sono tante elezioni, anche per l’Europa, certo, per l’Europa è che è più importante.

Ce l’ha qualche nome di candidato, lei che le è rimasto, chi è che è candidato al sindaco a Firenze? Eh, c’era… oddio, adesso mi…

oddio come si chiama, il nome mi sa l’età… eh, dammola, dammola, dammola. Non lo so, il PD, chi è candidato?

Il PD, chi è candidato? Candidato… ah, ma…

lì non mi viene il nome, lì. Ma invece a destra che sta succedendo? A destra non lo so, guarda.

Io non li voto, quindi… Senta, ma lei da cittadino di cosa avrebbe… se io fossi un candidato, lei cosa mi chiederebbe?

Che cosa voglia che gli chieda? Lei che bisogna? No, bisogna…

guarda, tutti i servizi, quelli sono… ospedale, punti di… Sì, voglio dire, io vengo da un paese, vengo dalla Calabria, cioè 50 anni che sono qua, vado a un paese in Calabria, c’ho tutti i miei, eh…

Che cosa mi deve chiedere? Montanare che fa la sua lista, no? L’undici…

Agosto. Luglio, Agosto, la liberazione di Firenze… Liberare la cosa?

Che deve liberare? Cioè, se uno scompiglio, si… e alla sinistra si sparpaglia, va di qua, va di là, non si capisce mai.

E va a finire che gli danno le mani in mano alla città, alla Lega, alla destra, questa destra becera… Lei sa che in primavera si va a votare? Sì, lo so che si va a votare.

Per cosa? Non lo so, non l’ho più seguito volontariamente perché… hanno fatto di tutto per far disinnamorare la gente, perché non stanno con il popolo, vivono dentro un palazzo, sono chiusi là e la vita reale è una e loro stanno su Marte, per cui non ho nessun rapporto di fiducia nei confronti di nessuno.

Anche perché per quanto uno vada a votare, poi non rispetta la decisione del voto della persona che uno ha votato e mettono a capo di qua e di là chi vogliono loro, per cui noi siamo sempre in balia di nessuno, di uno che uno non conosce personalmente e che ha votato. Lei quindi non andrà a votare? No, no, di sicuro no, mi sono disinnamorato.

Anche se le chiedo nomi di candidati, lei non… No, perché volutamente ho voluto spengere l’interruttore per un po’ e guardarmi un po’ attorno e cercare di capire cosa stanno combinando, però ora non mi interessa la questione. Cosa chiederebbe alla politica, se potesse farlo con una politica capace di risponderle però?

Sì, cose semplicissime, il tessuto sociale, per quanto ci riguarda qua a Firenze la viabilità del traffico, servizi sanitari un po’ più veloci nell’organizzazione, le cose basiche della scuola, le solite cose che ripetono da anni loro che fanno e siamo sempre fermi al palo. Lei lo sa che si andrà a votare in primavera? Sì.

Per cosa? Scusi, in realtà sono abbastanza in ritardo.

[Speaker 2]
I can’t understand you enough.

[Speaker 1]
I don’t speak Italian. Voi sapete che ci sono delle elezioni in primavera? Sì.

Che elezioni ci sono?

[Speaker 2]
No, meglio non dire questo. Però lei non mi può fare esprimere, perché se mi esprimo…

[Speaker 1]
Non si esprima, semplicemente, come dire, ci sono le elezioni del sindaco. Conosce qualche nome di candidato?

[Speaker 2]
Allora, non conosco… Sì, so del ex direttore degli uffizi, Smith, che non lo voterò, non voterò neanche il candidato del PD e non vado a votare perché non mi riconosco in nessuno dei due candidati.

[Speaker 1]
Ma che cos’è che l’ha, come dire, fatta allontanare così dalla politica? Lei che esigenze ha che sente che la politica non risponde?

[Speaker 2]
Vuole sentire, io credo che la politica non esista più da un punto di vista ideologico per come la vedo io. Adesso è diventata, non esiste più la destra, la sinistra, ma esiste il potere e quindi non mi ritrovo in questo.

[Speaker 1]
Ma lei lo sa che si va a votare? Certo che lo so che si va a votare. Ma che si va a votare?

Perché uno mi ha detto addirittura le regionali, cosa che non è vera. No, che regionali? No, no, ma io voglio interviste.

Mi dica solo se andrà a votare oppure no.

[Speaker 2]
Certo che va a votare.

[Speaker 1]
Ah, va a votare.

[Speaker 2]
Lo so anche cosa.

[Speaker 1]
Ma comunque un po’ di dibattito, a lei le è arrivato sì o no, questo vorrei capire. No, non mi è arrivato nulla, però io so già. Che io sto cercando di capire è se le persone stanno seguendo il dibattito sulle amministrative, sulle europee, oppure se questo dibattito si svolge nei grandi palazzi, poi vengo qui e nessuno ne sa niente, che mi sembra un problema grave il fatto che io qui domando e nessuno dice boh, babi.

Lei per tutto sa che si va a votare? Certo. Eh, benissimo.

Per cosa si va a votare? Le elezioni europee, per il Parlamento. E anche per le amministrative?

E le amministrative. Lei per esempio qualche nome di qualche candidato lo conosce? Qui a Firenze sì, e c’è la voglia che le…

Dunque, l’erede dovrebbe essere Di Nardella, e la… come la si chiama? Fonaro.

Poi c’è la Derre, poi c’è la Susanna… come la si chiama? Quell’altra…

ora non mi viene… che si sono dissociate dal PD e poi aspettiamo il candidato della destra, poi ci sono altre liste. Certo.

Ci metta. Quindi è inutile che io le chieda di apparentamenti se Italia Viva deve stare col PD, non deve stare col PD? Non le interessa nemmeno forse?

No, fondamentalmente forse alla mia età non ho visto tante chiame di tutte queste cose che fanno nei palazzi. Mi interessa poco. Ma lei di cosa avrebbe bisogno?

Di più, diciamo, ordine, più polizia, meno gente, meno delinquenza, perché ora è aumentata. E poi sai, per il resto sono gli amministratori che decidono che fanno, poi tutto lì. Di spazi vivibili un po’ di più per i fiorentini, di piazze, di non dovere per forza andare a un tavolino a prendere una birra e pagarla 15 euro, che ci sia anche un po’ di possibilità per chi ci vive bene, turismo un po’ meno massificato, sì un po’ meno mangi-fisci però anche posti per i fiorentini.

Ma lei la campagna elettorale la sta seguendo? Qualche nome di candidato?

[Speaker 2]
No, devo dire la verità, sto seguendo poco io, sto seguendo poco.

[Speaker 1]
Ma la sta seguendo poco lei o è la politica che non viene da lei? Sono molto disinteressata alla politica in questo periodo. Penso che il politico sia il personale, ecco, il resto lo delegato.

Cerca di vivere in modo personale, in modo più corretto possibile, perché sennò non ho più fiducia nella politica. Purtroppo è una politica standard, è una politica insomma, non è politichese. Controradio accesa, via!

Controradio accesa, vedi? Lei che pensa?

[Speaker 2]
Dipende dal fatto che secondo me la gente legge meno i giornali, guarda meno la televisione, ma soprattutto guarda quelli speciali che vengono fatti, specifici su questi argomenti. Le informazioni generali sono un po’ di tutti ma sono più leggere, vanno appuntare su cose diverse da quelle che poi riguardano la politica più intima, diciamo.

[Speaker 1]
O comunque dei territori, dei problemi territoriali.

[Speaker 2]
Dei problemi territoriali, esatto. Allora, lì secondo me si distingue tra le televisioni e le radio locali, che allora affrontano i problemi locali, e le cose invece nazionali, che invece si perdono.

[Speaker 1]
Ma lei ha qualche nome di candidato qui a Firenze, a sindaco o a sindaco?

[Speaker 2]
Devo dire che avrei difficoltà a decidere chi votare, ecco. So chi sono le due donne in Lizza, i loro passati magari così, perché magari ne abbiamo parlato tra amici a volte così, però avrei difficoltà serie a decidere su cosa orientarmi.

[Speaker 1]
Ma lei andrà a votare comunque quando si perde l’Europa?

[Speaker 2]
Eh sì, certo andrò a votare, sono sempre andata, anche se sempre più con difficoltà, devo dire la verità. Un po’ perché magari io negli anni mi sono un po’ allontanata, per motivi anche personali, di figli, dei piccoli, lavoro, è un po’ per fatica anche, affaticamento.

[Speaker 1]
Ma un problema delle nostre città, come dire, se fosse lei il sindaco?

[Speaker 2]
Se dovessi, lavorandoci direi, ho vissuto quello che ho vissuto, ecco direi quello che ho vissuto. Quello che si sente dire negli ultimi giorni, negli ultimi mesi tantissimo, cioè questo arrivo barbarico del turismo, dico barbarico perché ci ha inondato, tappandoci gli occhi di fronte alle realtà di una città rinascimentale, qual è Firenze, con i suoi pro e i contro, perché questa storia del rinascimento a volte è stato un po’ un elemento che ha parato le spalle a tanti, invece ora siamo andati alla parte opposta, è una città fantasma. Io vivo a Empoli, avrei tanto voluto venire a abitare a Firenze perché per il lavoro ci renderebbe la vita tanto più semplice, ma è assolutamente impossibile questo perché i costi delle case, i soliti discorsi che si sentono dire ultimamente, i costi delle case sono irraggiungibili, degli affitti neanche mai, non ci sono poi, oltretutto, non ci sono.

Quindi penso che forse questo aspetto qui andava prima, fin da subito, sapendo che una città d’arte bella e famosa come Firenze, nel mondo intero, sarebbe stata oggi che tutto il mondo si muove, tutto il mondo può viaggiare, sarebbe stata presa d’assalto in questo modo. Allora forse prima, già da prima, ci saremmo dovuti organizzare in tempo per renderla vivibile per i fiorentini e per i turisti. Io sono per il turismo, ma non così.

[Speaker 1]
Lei per tutto lo sa che ci sono delle elezioni? Sì, sì, sì, ci sono le elezioni regionali e poi ci sono anche delle elezioni comunali. Qualche nome di candidato, lei lo conosce?

Su Firenze sinceramente no. Senti, ma lei comunque non in casa andava a votare? Io ci sono sempre andato a votare, sempre, anche a referendum.

Quindi uno di quelli che va a votare? Sì, sì, si va a votare, vado anche a votare quando c’è dei pallottaggi, sì, sì, il mio lavoro lo faccio come cittadino. No, volevo capire, lei sa che si andrà a votare?

Sì. In primavera?

[Speaker 2]
Sì.

[Speaker 1]
Per cosa si andrà a votare?

[Speaker 2]
Qui per le comunali.

[Speaker 1]
Per le comunali, assolutamente, anche per le europee?

[Speaker 2]
Per le europee.

[Speaker 1]
Conosce qualche nome di candidato per le elezioni amministrative di Firenze?

[Speaker 2]
Sì, in realtà no, ma perché sono studentessa fuorisede.

[Speaker 1]
Sì, ma non è di quelli che dicono, no, io non vado a votare?

[Speaker 2]
Ah, no, no, no, io vado a votare, sicuramente, mi prenderò il tempo per informarmi.

[Speaker 1]
No, come, solo di calcio? Sì, sì, di calcio è basso, si parla solo di calcio, altre volte io no. Ma lei sa, dimmi un nome di un candidato alle prossime elezioni amministrative.

No, no, no, di politica non si parla, solo calcio. Un eurine e me? Per chi si vota?

Io non ho la scheda. No, per cosa si vota? Si vota per le amministrative e per le europee.

E per le europee. Qualche nome di qualche candidato? Per le amministrative, la Funaro, la del Re, e poi dovrebbe esserci Schmidt, che è già stato nominato ma non ufficializzato.

Io se lavoravo in scienza politica… E’ informato, ma pensa che ci sia abbastanza informazione? No, la gente si è disenamorata della politica.

Perché? Perché non lo so, però di sicuro si è disenamorata. Quello sono sicuro al cento per cento.

A me piace la politica, guarda come l’hanno detto prima, è perché non capisce nulla. A me piace la politica, però di fatto è proprio perché mi piace un voto nessuno. Ora come ora.

Perché non è politica? Che cos’è? E’ show, è teatrino.

E io ero, non lo sono più, un renziano della prima ora. Io andavo alla Leopolda, andavo… E poi quando mi ha fatto cascare Conte…

Buon lavoro. Grazie. Io volevo semplicemente capire il divario tra il dibattito politico e le persone normali.

Parlano, parlano, parlano, ma io giro tutto il mercato. Voi sapete che si va al voto in primavera.

[Speaker 2]
Sì, esatto.

[Speaker 1]
Per cosa si va al voto? Per le amministrative comunali, alcuni comuni d’Italia e per le europee. Per le europee.

Qualche nome di candidato a Firenze o di candidata? Per Firenze? Per Firenze.

Lafonaro, uno, mi sembra. Allora, la Cecilia si è candidata, la Cecilia del Re. Poi non ho ancora seguito la situazione.

Tommaso Montanari. Tommaso Montanari. Montanari?

Non c’è tanta informazione. Forse noi siamo scocciati o dispiaciuti o disturbati dalla politica in generale. E questo fa sì che ci si vada a dimenticare di quella nazionale.

E ci dimentichiamo di casa nostra. Ma che cosa vi ha scocciato? La presa in giro.

In giro, grazie.

[Speaker 2]
Siamo alla radio.

[Speaker 1]
No, capisco il linguaggio. Ma anche sulle cose pratiche. Ad esempio, qui c’è questi lavori.

Dicono che finiscono fra un mese, finiscono fra sei mesi. O su cose più elevate, come la sanità. La sanità per principio, la politica in generale, delle bugie o del non fare politica raccontando i progetti, ma prendendo in giro e parlando male dell’avversario.

Mi sembra di essere tornati a scuola. Lui è peggio di me. Mi sento preso proprio in giro.

Vuole aggiungere qualcosa? Che probabilmente non fanno politica i nostri governanti perché non hanno imparato a farla. Allora, lei sa che si va a votare a giugno?

Sì. Per cosa? Per il governo.

Allora, qualche candidato. Si va a votare per le amministrative a Firenze. Lei ha qualche nome di candidato?

Non ne ho idea. Non ci credo molto. Non cambia un cavolo.

Quindi non credo che andrò a votare. Ma che cosa che l’ha allontanata? O che non l’ha mai avvicinata?

Quello che non mi ha mai avvicinato è quello che ho visto in tutta la vita. Non ho percezione di cambiamento. Questo non mi fa avvicinare alla politica.

Che qualunque cosa succeda non ho mai una vera percezione di cambiamento reale.

La parte brutta della campagna elettorale.

La parte brutta della campagna elettorale. La candidata a Sindaca del Pd per le amministrative di Firenze, assessora e nipote dell’ex Sindaco Piero Bargellini, ha deciso di non partecipare alla cerimonia di inaugurazione della Fondazione intitolata al nonno che si terrà domani alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Presidente sarà a Firenze domani oltre che per inaugurare la Fondazione Bargellini, anche per l’inaugurazione dell’anno Accademico al Teatro del Maggio, per una visita in anteprima alla Specola e all’intitolazione del parco del Palazzo di Giustizia a Pier Luigi Vigna. La defezione della Funaro – che il Sindaco ha definito “una decisione sofferta ma di grande livello politico ed etico” – è maturata a fronte delle polemiche di questi giorni. L’accusa: la candidata del Pd avrebbe avuto  una photo opportunity straordinaria approfittando della sua posizione. Sara Funaro non ha un ruolo attivo nella Fondazione né era previsto un suo intervento. Una questione di famiglia a cui non potrà partecipare. La vicenda – definita “una mossa astuta”- è stata sollevata da Sinistra Progetto Comune e da Fratelli d’Italia. Ma è lo stesso Nardella a dire che in realtà la questione è stata tirata fuori in anonimato da un dirigente del Pd in un’intervista al Tirreno, dove – il personaggio in questione – avrebbe parlato dei giovamenti elettorali che la Funaro avrebbe tratto da questo evento. In tutto questo il Sindaco Nardella chiede al prof. Montanari – che sabato presenterà al Puccini l'”Associazione 11 agosto” da cui potrà nascere una lista elettorale – di dimettersi da Rettore dell’Università per stranieri di Siena. Perché? Montanari ha risposto che Nardella non ha giurisdizione su Siena. La parte brutta della campagna elettorale.

Cosa è successo? – I difficili risarcimenti alle vittime delle stragi naziste – 27 gennaio 2024

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade.

di Raffaele Palumbo

UN PODCAST DI CONTRORADIO.

I difficili risarcimenti alle vittime delle stragi naziste

In questa puntata parleremo – in occasione della Giornata della Memoria – dei risarcimenti per i danni subiti dalle vittime dei crimini di guerra compiuti dai nazisti in Italia durante la guerra. Di quali storie stiamo parlando? E che esiti stanno avendo queste vicende? In questa puntata ascolteremo tre storie emblematiche con il commento dell’avvocata Vittoria Hayun che sta seguendo i familiari delle vittime.

Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY.

 

Cosa è successo? – Un tetto sopra Firenze – 20 gennaio 2024

In questo numero: UN TETTO SOPRA FIRENZE | PRIMA PARTE

Emergenza abitativa o meglio problema abitativo strutturale di una città che cambia e cambierà radicalmente. Ma con quali conseguenze, a quali costi e pagati da chi? In questa prima di due puntate dedicate al tema abitativo, tra Student Hotel e investimenti asiatici, ascolteremo le voci di quanti restano critici e preoccupati nei confronti dei cambiamenti all’orizzonte. Nella seconda puntata entreremo nelle case popolari, nei cohousing, e daremo voce alle istituzioni che stanno immaginando e costruendo la Firenze di domani.

Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile su Spotify, alla radio in diretta il sabato alle 13:15 in coda al Giornale radio di Popolare network, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio e in streaming su controradio.it

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