Silvia Noferi: “Solvay sta scappando dalle sue responsabilità?”

Silvia Noferi

Firenze, dal primo marzo 2021 lo stabilimento Solvay di Rosignano per la produzione di soda è stato scorporato dal gruppo belga e messo sotto il controllo di una nuova società mentre allo stesso tempo la dirigenza non esclude in futuro l’entrata di nuovi soci se si dovessero rendere necessari cospicui investimenti, in queste mosse aziendali, la Consigliera della Regione Toscana del Movimento 5 Stelle, Silvia Noferi, vede delle manovre di disimpegno da responsabilità in materia di tutela ambientale.

“È chiaro che la multinazionale belga ha contezza del pericolo che corre – afferma la consigliera Silvia Noferi – ossia che un giorno la politica o l’autorità giudiziaria la obblighino alla bonifica dei territori e del mare che ha contaminato per oltre un secolo, bonifiche dal costo di diverse centinaia di milioni e la creazione di una ‘Bad company’ è lo stratagemma perfetto trovato per scrollarsi di dosso responsabilità e costi vertiginosi”.

“I finanziamenti a pioggia di denaro pubblico senza vincoli, gli “sconti” incredibili avuti per lo sfruttamento di materie prime (acqua dolce e salgemma) ma soprattutto la chiusura di tutti e due gli occhi di chi doveva controllare e impedire lo sversamento a mare di sostanze inquinanti senza depurazione, sono stati complici di questo sistema produttivo che non sarebbe consentito nemmeno nel Terzo Mondo”.

“Nel 2019 Solvay è stata giudicata colpevole per disastro ambientale al termine di un procedimento penale durato oltre dodici anni. La Corte di Cassazione italiana ha ritenuto Solvay colpevole di un disastro ambientale, dovuto a violazioni penali delle leggi ambientali e della normativa sanitaria pubblica, per lo scarico di cromo esavalente presso lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo in Piemonte. Tre manager sono stati condannati al carcere”.

La sentenza pubblicata il 7 maggio 2020 ha accertato che “la vicenda criminosa è caratterizzata dalla persistenza di eventi realizzabili in un arco temporale molto prolungato, ‘goccia a goccia’, per mesi o anni e dall’impossibilità di individuare il momento storico del raggiungimento dell’acme della contaminazione, a differenza delle fattispecie di disastro per loro natura istantanee quale, ad esempio, il crollo” e che  Solvay avrebbe “dovuto direttamente adottare i rimedi per scongiurare pericoli alle persone e all’ambiente e, solo successivamente, comunicarli agli enti territoriali competenti, eventualmente anche inter- rompendo la produzione e gli sversamenti nel sito.” (Corte di Cassazione, n.  13843/2020).

“Per questo è importante che oggi la Regione Toscana – continua Silvia Noferi – intervenga per evitare che i responsabili del disastro ambientale sulle coste e sul territorio di Rosignano Marittimo si sottraggano ai costi della bonifica e possano usare il ricatto occupazionale per continuare a sfruttare senza ritegno le risorse naturali del territorio toscano scaricando sostanze velenose e/o nocive direttamente in mare”.

“Abbiamo inviato una pec – conlude – contenente una mozione affinché la Giunta si faccia promotrice presso il nuovo Ministero della Transizione Ecologica di una riconversione sostenibile dello stabilimento Solvay di Rosignano Marittimo, per evitare che non vengano più depauperate le risorse naturali del territorio, vengano costruiti idonei sistemi di depurazione, l’azienda sia costretta a proprie spese alle bonifiche e soprattutto che il personale dipendente di Solvay possa essere impiegato anche nelle lunghe operazioni di bonifica dell’area interessata”.

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