Niccolò e Lorenzo… e la tragica somiglianza del destino

Niccolò e lorenzo

E’ da mercoledì scorso che ci penso, da quando per pubblicare la drammatica notizia dell’ennesima morte sul lavoro, ho aperto il profilo di Lorenzo Mazzoni, l’operaio di 25 anni della Labromare che ha perso la vita nell’esplosione del container 62 al porto. Sbalzato fuori a metri e metri di distanza dal suo compagno di lavoro e di morte, Nunzio Viola (52 anni).

Lorenzo, così giovane e così simile nella fisionomia e nel destino al suo coetaneo Niccolò Ciatti. Quest’ultimo però non c’è già più dall’agosto 2017, da quando fu pestato a sangue in una discoteca a Lloret de Mar. Non so se avessero gusti o amici in comune, sicuramente la voglia di vivere sì, di divertirsi, di tatuarsi, di farsi selfie con gli amici, di andare a ballare e  di costruire con la fatica e l’impegno una prospettiva per il loro futuro.

Lorenzo e Niccolò hanno visto la loro vita interrompersi bruscamente. Certo, per dinamiche, motivazioni, cause, responsabilità, luoghi, i più diversi e forse opposti, ma nella mia testa e nel mio cuore li sento così vicini, in quella fine ingiusta e violenta che nessuno meriterebbe, tanto più due giovani vite. Tanto più quando c’è di mezzo la sicurezza. Sia che si lavori, sia che ci si diverta, la tutela per se stessi e per gli altri dovrebbe essere garantita.

Lorenzo Mazzoni

Oggi, nel giorno dell’autopsia sul corpo di Lorenzo e Nunzio e a pochi giorni da una richiesta tanto legittima quando sconvolgente come la rogatoria internazionale per alcuni amici di Niccolò (per capire se il giovane fosse sotto l’effetto di alcol o stupefacenti), sento l’urgenza di scrivere di loro due, insieme.

Perché per una morte non c’è logica che tenga. E una vita dovrebbe essere protetta, in un luogo di lavoro tanto quanto in una discoteca. Invece, in una calda estate spagnola, in procinto di trascorrere una bella serata tra amici e musica, tre individui hanno aggredito fino alla morte un ragazzo, senza che nessuno ponesse fine a quella violenza omicida. E mercoledì scorso in un accenno di primavera e brezza marina

Niccolò Ciatti

pomeridiana un boato ha rotto lo scandire delle ore di lavoro e Lorenzo è stato sbalzato a decine di metri di distanza dall’urto causato dall’esplosione del silos di acetato di etile al quale stava lavorando.

Ragazzi come tanti, giovani vite vogliose di fare. Innamorate. Semplici. Uno con il porto dentro e il padre storico operaio Labromare, l’altro al mercato centrale di San Lorenzo a scaricare e caricare per il  banco che la famiglia aveva aperto nel 1946. Famiglie e storie dal passato di sudore e di lavoro.

Lorenzo e Niccolò a poche centinaia di chilometri di distanza le loro vite, a migliaia le loro morti, ma così vicini nel black out di una luce che non tornerà più.

Chiara Brilli

Autore: Chiara Brilli

Giornalista professionista, scrittrice e musicista. Laureata in Scienze politiche e diplomata in flauto traverso al Conservatorio, si è poi innamorata del giornalismo radiofonico che non ha più abbandonato. Consigliera nazionale della FNSI (Federazione nazionale stampa italiana) e membro del direttivo dell'Associazione Stampa Toscana. Mamma dal 2008, ha scritto con altre due colleghe la raccolta di racconti per bambini “La tramvia che scappò via” (Accademia dell'Iris, 2010). Interprete di reading e pièce teatrali (Il mio nome è mai più, 2008; Ordine Nuovo, 2009; Ribelli 2012). Coautrice del libro "Ribelli! Gli ultimi partigiani raccontano la Resistenza di ieri e di oggi" (Infinito Edizioni, 2011) e "Sono ancora viva. Voci di donne che hanno detto basta alla violenza" (Le Lettere 2014). Tutor giornalistica del progetto "Mai in silenzio. Musica contro la violenza di genere".

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