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Litio da scarti della geotermia, al via studio in Toscana

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Produrre Litio dagli scarti della geotermia. E’ l’obiettivo di uno studio condotto dall’Arpat con Rse che potrebbe portare ad una rivoluzione ed una alternativa alle miniere.

La possibilità di recuperare litio dalle brine geotermiche, acque calde ricche in sali che rappresentano un sottoprodotto della produzione di energia, sarà al centro di uno studio condotto da Arpat, l’Agenzia ambientale della Regione Toscana, con Rse, annunciato oggi in occasione di un seminario sul tema a Firenze. “Studieremo le percentuali che ci sono e cercheremo di capire qual è la possibilità di estrarlo”, ha detto Pietro Rubellini, direttore generale di Arpat. “A livello europeo – ha osservato – tutti gli Stati stanno cercando di capire se c’è la possibilità di utilizzare i propri giacimenti minerari per l’estrazione dei materiali critici, necessari per lo sviluppo. E’ evidente che la Toscana avrebbe un vantaggio: invece di dover scavare miniere facendo enormi danni ambientali, potrebbe utilizzare uno scarto che già è presente, perché siamo la regione più geotermica d’Italia, e che adesso non utilizziamo, quindi senza creare nessun tipo di impatto ambientale”. “La geotermia produce il 34% della nostra energia elettrica ad oggi, con un potenziale di sviluppo molto importante”, ha ricordato Monia Monni, assessora regionale all’economia circolare. “In un tempo in cui abbiamo estremo bisogno di materie prime critiche il governo sta pensando di riaprire le miniere – ha aggiunto – e noi invece rispondiamo provando a dimostrare che sono possibili strade alternative”.

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