“Le foibe? Senza contestualizzazione storica, il rischio è solo una strumentalizzazione politica”

giorno del ricordo

Intervista con Luciana Rocchi, responsabile scientifica del viaggio sul ‘Confine difficile” organizzato dalla Regione Toscana, con la partecipazione degli studenti delle scuoel toscane, dall’11 al 17 febbraio.

Cinquanta i ragazzi di scuole superiori, accompagnati da  ventiquattro professori che li accompagnano, parteciperanno da domani fino a sabato al  viaggio studio “Storia di un confine difficile. L’alto Adriatico nel Novecento”  organizzato dalla Regione Toscana assieme all’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, l’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea e al Ministero dell’istruzione e dell’università.

La Toscana, nella settimana del Giorno del Ricordo, ripropone il viaggio sul  confine che è stata la frontiera oggi con la Slovenia e ieri con l’ex Yugoslavia. “Un confine – dice  la vice presidente ed assessora alla cultura Monica Barni – ha sempre due margini, ma se attraversato e indagato nella sua complessità storica, mai facile, può divenire anche un punto di incontro e scambio tra storie e culture diverse, tra popoli e civiltà. E’ quello che in Toscana facciamo ad anni alterni: nei dispari il viaggio ad Auschwitz per il Giorno della Memoria, in quelli pari (dal 2018) nei luoghi delle foibe, dell’esodo e dell’esilio ma anche dei campi italiani per prigionieri slavi”. Un viaggio che inizia molti mesi prima, nella Summer school agostana che aiuta i professori ad approfondire la complessità del tema per poi farne oggetto di lezione e riflessione in classe con gli studenti, e che per questa edizione è proseguito, presenti sempre tutti gli insegnanti, con una visita ad ottobre al quartiere giuliano dalmata di Roma e all’archivio e museo storico di Fiume ospitato nella città. “Investire sulla formazione, sulla conoscenza e l’acquisizione di un pensiero critico – conclude Barni – pensiamo che sia il vaccino più forte contro l’odio, l’indifferenza e la xenofobia. In questo modo storia e memoria diventano strumenti per costruire un contesto di riconoscimento reciproco e di ascolto”.

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