Soul caldo, melodie orchestrali e richiami cinematografici, il 6° album del cantautore britannico lo conferma come uno dei talenti più raffinati della scena contemporanea.
Un viaggio sonoro tra soul caldo, melodie orchestrali e richiami cinematografici: questa settimana Controradio accende i riflettori su “We Come Alive”, il sesto album in studio del cantautore britannico Jonathan Jeremiah. Un disco che segna un nuovo, lussureggiante capitolo nella sua già ricca carriera, confermandolo come uno dei talenti più raffinati della scena contemporanea. Esce a 3 anni di distanza dal fortunato “Horsepower for the streets“.
Nato a Londra nel 1982, Jonathan Jeremiah (anglo/indiano/irlandese) ha sviluppato fin da adolescente un profondo e ricco timbro baritonale che è diventato il suo tratto distintivo. La sua musica affonda le radici nel cantautorato classico, con influenze che spaziano dal soul più viscerale al folk. Il suo album di debutto, “A Solitary Man” (2011, Island Records), ottenne subito un successo notevole, in particolare in Europa continentale, raggiungendo lo status di disco d’oro in Olanda. Un highlight della sua carriera è stata la successiva collaborazione con la celebre Metropole Orkest per il suo secondo album, “Gold Dust” (2012), un’esperienza che ha dimostrato una precoce affinità per gli arrangiamenti ampi e sontuosi.
Le sue influenze dichiarate includono maestri come John Martyn, Scott Walker, Serge Gainsbourg o il calore del folk psichedelico del Laurel Canyon (il suono della California a cavallo fra anni ’60 e ’70), ma tra i suoi riferimenti più evidenti si trovano maestri della tradizione afroamericana come Bill Withers e Terry Callier, quest’ultimo un perfetto esempio di fusione tra folk, jazz e soul. Non a caso, il suo sofisticato sound e la sua scrittura autentica e senza tempo è stata spesso accostata anche al soul contemporaneo di artisti come Michael Kiwanuka.
Registrato tra un remoto studio in una fattoria nel Somerset (UK) e la vivace Amsterdam, pubblicato da [PIAS] Recordings Germany – l’ala tedesca del rinomato gruppo indipendente PIAS (Play It Again Sam)- “We Come Alive” è un’opera di soul cinematico energetico e emotivamente carico, sostenuto da una ricca produzione che tra orchestrazioni drammatiche, archi lussureggianti e cori a più voci, crea un suono avvolgente e profondissimo. Il brano che dà il titolo all’album, “We Come Alive”, vanta inoltre la prestigiosa collaborazione del celebre trombettista jazz tedesco Till Brönner, che aggiunge un particolare assolo registrato in prima take.
Nonostante la sontuosità del suono, i testi affrontano con autenticità i temi universali della perdita (in particolare del padre), della speranza e del desiderio, trovando un equilibrio tra malinconia e rinascita. Un disco che, negli intenti, non andrebbe semplicemente ascoltato, ma vissuto come la colonna sonora di un film emotivo e potente.
“We Come Alive” di Jonathan Jeremiah è il nostro Disco della Settimana.


