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Firenze: ipotesi dolo per rogo Osmannoro

Rogo all'Osmannoro

Nell’incendio sono state devastate baracche di un accampamento di nomadi e masserizie. Fortunatamente non ci sono stati feriti. Gli investigatori sono al lavoro per accertare le cause del rogo: non si esclude alcuna ipotesi, anche se pare si faccia strada l’ipotesi di un atto doloso.

I vigili del fuoco hanno concluso le operazioni di bonifica nell’area di via Curzio malaparte, alla periferia di Firenze, dove è esploso un incendio  la notte scorsa. L’area, estesa 2.200 metri quadri per un perimetro di 200 metri, è confinante con le officine dei treni e un distributore di benzina. Il rogo si è sviluppato intorno alle 1 di notte e dopo l’allarme sul posto sono intervenute tre squadre dei vigili del fuoco con 25 uomini e 10 automezzi. In supporto, sono intervenute anche pattuglie della polizia e della municipale e, per precauzione, un’ambulanza con medico a bordo. Nel momento in cui sono iniziate le operazioni di spegnimento, non c’era nessuno nel campo. Le fiamme hanno distrutto baracche, masserizie e rifiuti, tra cui lavastoviglie, materassi e lavatrici.

Palazzo Vecchio, in una nota, spiega che il rogo si è sviluppato su un terreno privato già sgomberato alcuni anni fa perché ospitava un insediamento abusivo. L’ordinanza dello sgombero venne fatta per ragioni sanitarie, con obbligo di bonifica per il proprietario. Negli anni, si precisa sempre dal Comune, le pattuglie del nucleo antidegrado della polizia municipale hanno effettuato diversi controlli e sollecitato più volte la proprietà visto che ogni volta, nel terreno, hanno scoperto molti rifiuti e qualche persona.

Il Comune di Firenze ha emesso un’ordinanza con la quale si dispone il divieto di consumo degli ortaggi coltivati nell’area esposta ai fumi dell’incendio di rifiuti e masserizie stamani su un terreno in via Curzio Malaparte, nel sobborgo di Brozzi. Il provvedimento, si legge in una nota, è stato richiesto dalle autorità sanitarie. L’efficacia dell’ordinanza terminerà con la cessazione dello stato di emergenza. Come spiega l’Arpat “nessuna ulteriore precauzione è necessaria per quanto riguarda i terreni e le coltivazioni future”. Il Comune, sempre attraverso un’ordinanza, dovrà “imporre al proprietario del terreno la rimozione dei rifiuti, la pulizia e la verifica dell’eventuale contaminazione del suolo”.

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