“Eravamo tanto amati”: arriva in libreria, anteprima documentario a La Compagnia

ERAVAMO TANTO AMATI. La sinistra italiana ‘verso’ i trent’anni dalla Svolta della Bolognina di Domenico Guarino, Andrea Lattanzi, Andrea Marotta (Edizioni Effigi). Esce in libreria l’attesa inchiesta giornalistica con testimonianze inedite e l’ultima intervista a Riccardo Conti. Doppio appuntamento a Firenze.

Riccardo Conti. Fotogramma del documentario

Ventiquattro politici, intellettuali ed artisti raccontano il loro amore ‘rosso’ nel libro di Domenico Guarino e Andrea Marotta.

– Prima presentazione in occasione della Giornata Mondiale del Libro –
Lunedì 23 aprile 2018 ore 19, Caffé Letterario Le Murate, Firenze. In collaborazione con La Nottola di Minerva. Coordina Paola Catani Gagliani, capo servizio Ansa Firenze.

Il progetto editoriale vede anche la nascita di
un videodocumentario a cura di Andrea Lattanzi che sarà proiettato in anteprima
Domenica 29 aprile 2018 ore 19.00 al Cinema Teatro La Compagnia di Firenze
(proiezione, a seguire presentazione del progetto e dibattito con gli autori)
-ingresso gratuito –

Achille Occhetto. Fotogramma del documentario

Alle elezioni del marzo 2018, il PD ottiene circa 8 milioni di voti. Quasi gli stessi raggiunti dal PDS, nel 1992, al suo debutto dopo il sofferto scioglimento del PCI. A trent’anni dalla Bolognina, quando il più grande partito comunista d’Europa decise di cambiare nome, la Toscana rimane l’unica regione in cui gli eredi di quella tradizione, nata proprio a Livorno nel 1921, vincono e conservano una egemonia territoriale.

Cosa è accaduto in questi anni? La svolta lanciata nel 1989, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ha tradito le aspettative? E’ possibile riconquistare quel consenso? Abbiamo cercato queste risposte proprio nella “rossa” Toscana, tra alcuni dei protagonisti di allora e di oggi. Ventiquattro interviste in tutto. Politici, docenti, giornalisti, personaggi dello spettacolo e della cultura. Per capire dove stia andando oggi la sinistra in Italia.

Eravamo tanto amati non è una presa d’atto dell’esistente, ma un’analisi giornalistica a più voci per capire il futuro. La crisi del PD, e delle altre forze derivate dall’esplosione del PCI negli anni (da Rifondazione Comunista a SeL, da Sinistra Arcobaleno fino a LeU e Potere al Popolo), sancita dalle tornate elettorali degli ultimi dieci anni, diventa lo specchio di una radicale trasformazione degli assetti politici nel nostro Paese.

Per questo, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018, continuiamo a chiederci se sia possibile per una forza politica – una qualsiasi forza politica – raccogliere, anche in parte, quell’eredità del PCI, a cominciare non solo dalla parte forse più attuale del patrimonio ideologico (per esempio il sostegno alle fasce deboli, l’attenzione al mondo del lavoro, l’interclassismo, l’abilità di coniugare il governo delle cose concrete con una tensione ideale e, in qualche modo, utopica) ma soprattutto di un elemento che oggi, nel dibattito complessivo, latita a qualsiasi livello: la capacità di suscitare il rispetto. Quello che il PCI si vedeva riconosciuto, primi tra tutti, dai suoi avversari.
(Sinossi a cura degli autori)

Con la partecipazione di: Sabatino Cerrato, Riccardo Conti, Mario Tredici, Maurizio Boldrini, Michele Ventura, Guelfo Guelfi, Dalida Angelini, Vannino Chiti, Giovanni Gozzini, Sergio Staino, Paolo Fontanelli, Rosa Maria Di Giorgi, Fabio Mussi, Fabio Picchi, Alessandro Benvenuti, Mario Ricci, Daniela Lastri, Graziano Cioni, Fabio Evangelisti, Gabriella Piccinni, Enrico Rossi, Monica Sgherri, Filippo Nogarin, Achille Occhetto

Al cinema Odeon di Firenze il film evento su Maria Callas

Quaranta anni dopo la sua morte, il documentario sulla vita e la carriera della più grande cantante d’opera del ‘900, con la voce narrante di Fanny Ardant. Lunedì 16, Martedì 17 (ore 16.30 – 18.30 – 21), Mercoledì 18 (ore 16.30 – 18.30) e Sabato 21 Aprile (ore 18.30) un importante evento speciale al Cinema Odeon di Firenze, che presenta il film-evento MARIA BY CALLAS (versione originale con sottotitoli in italiano, la voce narrante è in italiano)

Il documentario di Tom Volf dedicato alla vita e alla carriera di Maria Callas, a quarant’anni dalla sua morte: declinato in tre grandi decenni (1950, 1960, 1970), il film è una miniera di documenti (interviste, articoli, reportage, testimonianze, confidenze, registrazioni, foto rare di concerti, soirée di gala, viaggi e lunghi soggiorni a Parigi, New York, Londra, Milano), un archivio filmato che celebra un’artista “che ha vissuto d’arte e d’amore”.

Con la partecipazione straordinaria di Fanny Ardant (voce narrante), il film è il racconto di una vita memorabile ricostruito attraverso le parole della Callas e le storie intime dei protagonisti del suo tempo: Aristotele Onassis, Marilyn Monroe, Alain Delon, Yves Saint-Laurent, J.F. Kennedy, Luchino Visconti, Winston Churchill, Grace Kelly, Liz Taylor, Vittorio De Sica, Pier Paolo Pasolini e molti altri.

Per tre anni il regista Tom Volf ha viaggiato in ogni angolo del mondo per trovare questo materiale d’archivio straordinario, per la maggior parte inedito: filmini privati in Super 8 o in 16mm, foto mai pubblicate, registrazioni pirata realizzate dai suoi ammiratori in occasione di alcune delle sue performance, lettere intime o interviste dimenticate. Gran parte di questo materiale è stato utilizzato per una grande mostra organizzata a Parigi (già prevenduta a New York e a Londra per il 2018 e in via di definizione in alcuni Paesi asiatici) e per tre libri di recente o prossima pubblicazione: uno a cura delle Editions Assouline, “Maria By Callas”; un libro delle Editions La Martinière, “Callas confidential”; e un terzo volume a cura delle Éditions Fayard, con le lettere e i diari, “Maria Callas, mémoires, lettres et écrits”. La colonna sonora è stata realizzata mettendo insieme registrazioni rare e inedite, ottenute da nastri rimasterizzati messi a disposizione da persone vicine alla Callas o da associazioni e club dei suoi fan: una raccolta incredibile di immagini e suoni d’archivio, il 50% dei quali assolutamente inediti.

Ancora oggi Maria Callas resta tra gli artisti di musica classica più venduti al mondo, e la più apprezzata per le emozioni che trasmette attraverso il canto. Eppure sappiamo pochissimo della vera Maria celata dietro ‘la Callas’. Per tutta la vita si è sentita incompresa. Conosciamo la Voce del Secolo, la Divina delle copertine patinate e degli scandali, il personaggio pubblico frequentatore del jet set, la sua vita straordinaria, talvolta simile a un romanzo, talvolta ad un’opera tragica. Eppure nessuno mai ha scavato più a fondo. Il regista Tom Volf lo ha fatto e ci rivela un lato di lei completamente sconosciuto, mostrandoci il conflitto tra due diverse personalità, l’una desiderosa di una vita semplice, l’altra alla continua ricerca della fama planetaria: Maria e la Callas.

Cinema Odeon | Piazza Strozzi | Firenze

Biglietto: euro 10 (i possessori di abbonamenti o biglietti del Maggio Musicale Fiorentino hanno diritto al biglietto ridotto a euro 8)

Tel. 055-214068

Il primo film documentario su Tabucchi allo Stensen

 “Se di tutto resta un poco. Sulle tracce di Antonio Tabucchi” sul grande schermo a sei anni dalla morte del grande scrittore nato in Toscana. Lunedì 16 aprile al cinema Stensen di Firenze, alle ore 21 (viale Don Minzoni, 25, ingresso 8 euro). Il film sarà poi al cinema Arsenale di Pisa dal 18 aprile e nelle principali città italiane.

Il film documentario, che si avvale della voce narrante dell’attore Giorgio Colangeli,  è un viaggio nella vita dello scrittore toscano e nelle sue opere, attraverso i luoghi della sua esistenza, divisa fra Italia e Portogallo e attraverso il racconto intimo e commosso di chi lo ha amato – la moglie Maria José e il figlio Michele – conosciuto e apprezzato, come gli amici e i colleghi, fra cui gli scrittori Paolo Di Paolo e Maurizio Bettini, il critico letterario Paolo Mauri e l’attore Massimo Popolizio.

A 6 anni dalla sua morte, avvenuta il 25 marzo 2012 nella sua amata Lisbona, il documentario, attraverso una ricerca letteraria e umana, rende omaggio alla figura di Tabucchi, scrittore tradotto in oltre 18 lingue e autore di capolavori come Notturno indiano e Sostiene Pereira, traduttore per l’Italia di molte opere di Fernando Pessoa, docente universitario a Siena, Genova, Bologna e intellettuale fra i più attivi e brillanti della nostra epoca.

Raccontare Tabucchi – afferma il regista Diego Perucci – significa perdersi in un viaggio ai quattro angoli del mondo, fra i luoghi della letteratura, nelle soleggiate strade bianche di Lisbona e nelle sue ampie piazze con il sole che dardeggia, nelle eleganti vie della Roma umbertina o della Parigi dei bouquiniste del lungosenna, per i vicoli stretti e tortuosi di Siena o di Firenze, o per i vecchi caruggi di Genova pieni di salsedine. Per raccontare un personaggio di questo calibro avremmo potuto percorrere migliaia di chilometri in tutto il mondo. Abbiamo scelto un percorso, un filo rosso che dalla provincia di Pisa, a Vecchiano, ci ha portato fino al Fondo Tabucchi della Biblioteca Nazionale di Parigi, dove sono custoditi gli appunti, gli autografi e alcuni oggetti personali a lui appartenuti, donati poco più di un anno fa dalla vedova all’istituto parigino, o fino alla Cappella degli scrittori portoghesi, nel Cemiterio dos Prazeres di Lisbona, dove Tabucchi riposa accanto ad un taccuino e a una penna, perché gli scrittori – come diceva lui – non possono andarsene in giro senza avere la possibilità di prendere appunti in ogni momento”.

“Se di tutto resta un poco. Sulle tracce di Antonio Tabucchi” (Italia, 55’), è un film documentario diretto da Diego Perucci, prodotto da Giuseppe Cassaro e Samuele Rossi per Echivisivi in associazione con Dottor Cardoso.

Il film è in programmazione lunedì 16 aprile alle 17.30, alle 19 e alle 21 e nei giorni successivi. INFO

Giovanisì Live: oggi alle 14.00 speciale diretta Facebook con “Mai in silenzio”

Puntata speciale giovedì 19 aprile, alle 14, della diretta Facebook di “Giovanisì Live”. In questo decimo appuntamento si parlerà infatti di ‘Mai in Silenzio: la musica contro la violenza di genere‘, il concorso rivolto a giovani artisti e gruppi musicali per la scrittura e la diffusione di brani originali composti sul tema della violenza di genere.

Il progetto è realizzato dall’emittente Controradio con il sostegno della Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì e il contributo di Siae e Unipol.
L’idea è quella di innestare un circolo virtuoso ideale dove la musica non sia soltanto elemento di socializzazione e di comunicazione, ma divenga processo culturale al servizio di un’etica, contrastando idee e luoghi comuni spesso ispiratori di comportamenti di violenza di genere.

La diretta durerà circa 15 minuti, durante i quali la giornalista di Controradio Chiara Brilli, affiancata dallo staff di Giovanisì, fornirà informazioni sul bando ‘Mai in silenzio‘ (attivo fino all’8 maggio 2018) e risponderà ad eventuali commenti degli utenti.

L’obiettivo di “Giovanisì Live”, appuntamento mensile inaugurato nel 2017, è ampliare sempre più gli strumenti a disposizione dei giovani per aggiornarsi sul progetto regionale, affiancando canali tradizionali come Numero verde, mail e newsletter, a quelli più innovativi e youth friendly come Telegram, Facebook Messenger, o appunto Facebook Live.

 

Morto Taviani, Sindaco San Miniato: “Ci sentiamo orfani del nostro cittadino onorario”

“La scomparsa di Vittorio Taviani rende San Miniato orfana. Con il fratello Paolo, ha portato nel mondo il nome della nostra città e raccontato le loro origini, che sono anche le nostre. Con Vittorio se ne va un pezzo di quell’arte che solo una città straordinaria come la nostra può concepire”. Così il sindaco di San Miniato, Vittorio Gabbanini, esprime cordoglio per la morte del regista, che era nato nel paese del Pisano 88 anni fa e a cui aveva dedicato due film.

Tre anni fa i registi furono insigniti della cittadinanza onoraria. “Ho ancora vivo nella mente il ricordo dell’ultima volta che i fratelli Taviani sono venuti all”ombra della Rocca. Era il 2015 e l’amministrazione comunale volle, con entusiasmo, conferire loro la cittadinanza onoraria, un tributo doveroso che sancisce il profondo ed inscindibile legame con questa terra e con la nostra comunità – commenta il sindaco di San Miniato – Mi ricordo con grande affetto l’abbraccio tenero con Giuseppina Lotti, una dolcezza infinita. E sono molto felice di aver consegnato a Vittorio e Paolo, un anno fa, a Roma, le prime copie delle cartelle istituzionali in cui viene raccontato da quattro straordinari pittori sanminiatesi (Giorgio Giolli, Luca Macchi, Sauro Mori e Gianfranco Giannoni) il loro percorso artistico. Incontro che ricordo con affetto attraverso questo video”.
“San Miniato oggi piange la scomparsa di Vittorio e si stringe commossa al fratello Paolo e alla moglie Carla. Ciao Vittorio, grazie per tutto quello che ci hai regalato, San Miniato ti porterà per sempre nel cuore”, conclude il sindaco.

“Perdiamo la metà di un duo leggendario, che ha creato uno stile inconfondibile, a cavallo
tra epica popolare e poesia”. Così il regista livornese Paolo Virzì ha commentato la morte di Vittorio Taviani.  “La parola ‘fratelli Taviani’ evoca realismo magico, i loro film stanno al cinema mondiale come i romanzi di Garcia Marquez alla letteratura – ha spiegato Virzì -. E perdiamo un uomo adorabile, schietto, curioso, appassionato, simpaticissimo. Il
mio pensiero commosso va alle figlie, alla cara Giovanna, e a Paolo, al quale vorrei far giungere la mia ammirazione, il mio affetto e la mia speranza di vedere ancora altri bellissimi  film firmati Taviani”.

Vittorio Taviani, nato a San Miniato il 20 settembre del 1929 si è spento a Roma dopo una lunga e dolorosa malattia che lo scorso anno aveva costretto Paolo a “debuttare” per la
prima volta da solo come regista firmando “Una questione privata”.
Ultimo esempio del cinema e della politica così come i fratelli Taviani hanno sempre pensato e voluto insieme.

“Sono addolorato per la scomparsa di Vittorio Taviani, regista e uomo di cultura profondamente legato alla sua San Miniato come alla Toscana, che insieme al
fratello Paolo ha saputo reinterpretare il neorealismo italiano, declinandolo in racconti e immagini immortali. Ci resta il suo impegno sempre politico, attento alla storia e al sociale,
pervaso da una formidabile passione civile che ha attraversato tutto il suo percorso cinematografico e personale”. E’ con queste parole che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ricorda il regista Vittorio Taviani, scomparso oggi a Roma.

Pergola, storia di un contrastato amore: il testo “smisurato” diretto da Sciaccaluga

Onore e disonore, povertà e ricchezza, libertà e tirannia: Marco Sciaccaluga dirige al Teatro della Pergola di Firenze, da martedì 17 a domenica 22 aprile, la storia drammatica di “Intrigo e amore” di Friedrich Schiller, l’ultimo spettacolo della stagione 2017/2018.

La storia di un legame profondo e impossibile, di intrighi e gelosie, verità e menzogne, corruzione e libertà: scritto, ambientato e rappresentato in Germania alla fine del Settecento, “Intrigo e amore” è un dramma costruito almeno su due livelli narrativi che evocano altrettante classi sociali: quella dei potenti notabili di un principato tedesco e quella dei borghesi.

“Di “Intrigo e amore” colpiscono veramente tante cose. Innanzitutto, che sia stato scritto da un ragazzo di poco più di vent’anni. Un ragazzo di genio, certo, ma anche con la voglia tipica dei giovani di dire tutto. Di qui, è nato un testo veramente “smisurato”, che procede per grandi sequenze messe una dopo l’altra, che infine però raggiungono la finalità di raccontare una storia compiuta: coinvolgente, emozionante, con al centro l’uomo e le sue contraddittorie passioni”.

Friedrich Schiller ha scritto “Intrigo e amore” nel 1783 a soli 24 anni. La modernità del dramma sta nell’attacco all’assolutismo del potere, nella difesa della libertà d’amare, nella giovanile volontà di ribellione, nella rabbiosa denuncia dei privilegi di casta. Raccontando il contrastato amore, Marco Sciaccaluga prende di petto i problemi sociali dell’età di Schiller e li mette a confronto con la spontanea purezza del sentimento amoroso nel quale, pochi anni prima della Rivoluzione francese, si possono già intravedere i segni d’inizio del mondo moderno.

Il nucleo di “Intrigo e amore” è dunque il conflitto tra il potere tirannico e il diritto alla felicità dell’essere umano, rappresentato nell’incontro-scontro fra due classi, la nobiltà e la borghesia.

“Da una parte – spiega Marco Sciaccaluga – c’è la storia d’amore tra il nobile Ferdinand e la borghese Luise Millerin, dall’altra c’è l’intrigo di corte che muove da una logica di dominio prima ancora che da un’ideologia di classe. Al fine di consolidare il suo potere, il Presidente Von Walter ha deciso di far sposare suo figlio Ferdinand con l’amante del Principe suo diretto superiore. Ma a mettere il bastone tra le ruote di questo intrigo, guidato da consuetudini sociali che s’illudono di poter governare a piacimento la vita stessa degli esseri umani, c’è poi la forza deflagrante dei sentimenti”.

Il padre del giovane cerca in ogni modo di ostacolare l’unione e di convincere Ferdinand a sposare Lady Milford, anche per ottenere una promozione, ma il sentimento sincero e profondo del ragazzo non lo fa desistere dal desiderio di sposare Luise. Il Principe e il suo Segretario Wurm (in italiano “verme”) escogitano allora un bieco intrigo, messo in atto con la complicità del Maresciallo Von Kalb, che conduce la vicenda a un epilogo drammatico.

“La legge dei padri ha insegnato a Luise che il suo è un amore proibito – interviene il regista – e anche Ferdinand è continuamente assalito dal dubbio. Loro non sono Romeo e Giulietta, il loro è vero amore, ma anche un continuo dubitare dell’amore. Ferdinand è un personaggio che rinvia sia ad Amleto, sia a Otello. Dubita ed è morso dalla gelosia: con queste premesse basta un nulla perché l’amore si tramuti in odio. Nel dramma di Schiller, poi, il vero organizzatore dell’intrigo è il segretario Wurm, una specie di Jago, ancor più impegnato qui a svolgere il ruolo del drammaturgo”.

“Intrigo e amore” è una miscela gotica. E malgrado gli sviluppi procedano tragicamente, c’è spazio anche per il comico e il grottesco.

“Innanzitutto, nel Maresciallo Von Kalb, che è un personaggio radicalmente ridicolo – conclude Marco Sciaccaluga – quasi un clown: tutto porta a vedere in lui un meraviglioso scemo inconsapevole. Poi c’è del comico in Miller e anche in sua figlia Luise, con tutta la sua voracità di ascesa sociale, mentre l’istrionismo del Presidente sfiora sovente il registro del grottesco. Se a questo aggiungiamo anche l’ironia che caratterizza quasi tutti i personaggi viene davvero da domandarsi come mai, con questo straordinario talento comico, Schiller non abbia mai scritto una commedia in vita sua”.

“Per Schiller Shakespeare è un modello, al quale guardare non tanto per copiarlo, quanto per reinventarlo – dice Sciaccaluga – quello che lo affascina è un teatro dove Bene e Male convivono nel magma dell’umano, un teatro che pone l’uomo al centro del mondo rappresentato. È da questo modello che nasce in “Intrigo e amore” quell’alternanza di alto e basso, di tragico e di comico che è tipicamente shakespeariana e sempre molto evidente nella scrittura di Schiller”.

Il giovane Schiller chiama in causa passioni smisurate, spettacolarmente colorate di forti toni teatrali melodrammatici, facendo di “Intrigo e amore” un classico che, riproposto ora nella nuova traduzione di Danilo Macrì, punta con decisione, per dirla con il critico letterario Ladislao Mittner, a “fondere compiutamente la tragedia politica e quella amorosa, perché erompono da un solo, indivisibile e disperato anelito giovanile di libertà e d’amore”.

Con Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Enrico Campanati, Andrea Nicolini, Orietta Notari, Stefano Santospago, Simone Toni, Mariangeles Torres, Marco Avogadro, Daniela Duchi, Nicolò Giacalone.

Una produzione Teatro Stabile di Genova.

 

 

 

 

 

 

 

 

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