Scimmi: procura di Genova apre fascicolo per omissione

La procura di Genova ha aperto un fascicolo per omissione d’atti d’ufficio dopo l’esposto presentato dai familiari di Sara Scimmi, la ragazza di 19 anni trovata morta il 9 settembre 2017 a Castelfiorentino (Firenze) lungo la strada regionale 429.

Sara Scimmi fu ritrovata senza vita nelle prime ore della notte del 9 settembre 2017 lungo la strada regionale 429 a Castelfiorentino (Firenze), all’altezza di una zona artigianale. La ragazza aveva trascorso la serata con alcuni amici in una discoteca nelle vicinanze al punto dove fu trovato il suo cadavere, disteso lungo l’asfalto.  Il fascicolo è in mano al procuratore aggiunto  di Genova Vittorio Ranieri Miniati.

Sara avrebbe percorso alcune centinaia di metri per arrivare sul luogo in cui fu ritrovata. Allora le indagini permisero agli inquirenti di individuare un mezzo pesante, transitato in orari compatibili con lo svolgimento dei fatti, utilizzando i sistemi di videosorveglianza collocati lungo la strada. Da lì è seguito un processo che ha portato alla fine a scagionare, assolvendolo, il conducente di quel camion, un uomo di Santa Maria a Monte (Pisa).

La procura di Genova è competente sugli eventuali reati commessi dai colleghi toscani.  La famiglia della ragazza aveva incaricato Emme Team, un pool legale di Chicago (Stati Uniti) per far riprendere le indagini, insieme all’avvocato Antonio Guglielmelli di Napoli che segue in Italia la vicenda.

Open: Renzi si oppone a richiesta archiviazione della sua denuncia

Caso Open: l’opposizione di Matteo Renzi è arrivata nelle scorse ore sulla scrivania del procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati che ha trasmesso al gip per la fissazione dell’udienza.

Il senatore Matteo Renzi ha fatto opposizione alla richiesta di archiviazione della procura di Genova dell’inchiesta per abusi d’ufficio a carico del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, dell’aggiunto Luca Turco e del pm Antonino Nastasi.

Renzi aveva denunciato i tre magistrati che, nell’inchiesta sulla Fondazione Open, hanno chiesto il rinvio a giudizio per lui e altri protagonisti del cosiddetto ‘giglio magico’. Secondo il senatore i pm avrebbero violato la Costituzione perché hanno allegato agli atti le chat di imprenditori con il fondatore di Italia Viva. Intercettando gli imprenditori, secondo Renzi, si sarebbe aggirato il dettato costituzionale per arrivare a intercettarlo.

Per il procuratore Francesco Pinto e l’aggiunto Ranieri Miniati, che avevano chiesto l’archiviazione, i colleghi toscani “non hanno commesso alcun abuso di ufficio nell’acquisizione di documenti sui contributi alla fondazione Open in quanto gli stessi sono stati acquisiti in modo indiretto senza che fosse necessaria l’autorizzazione del Senato”.

I magistrati genovesi avevano rilevato come, rispetto alle comunicazioni intercorse con la banca, uno dei punti sottolineati dall’esposto di Renzi, si trattasse di “acquisizioni documentali che riproducevano estratti dalla memoria informatica dell’istituto bancario e che non rientravano quindi nella nozione di corrispondenza per cui potevano essere oggetto di sequestro senza la previa autorizzazione della Camera di appartenenza”.

Per quanto riguarda le chat di WhatsApp con Marco Carrai e Vincenzo Manes, la procura di Genova aveva sottolineato come il leader di Italia Viva non ha “lamentato di essere stato perquisito o comunque attinto da atti diretti di sequestro per cui deve ritenersi che le comunicazioni siano state captate in maniera indiretta e cioè tramite altre persone”. Per i pm genovesi resta il problema dell’utilizzabilità di questi documenti nei confronti di Renzi: questione che dovrà invece essere affrontata dai giudici di Firenze in sede processuale.

Chiede domiciliari per ex marito compagna, pm rinviato a giudizio

Vincenzo Ferrigno, pubblico ministero di Firenze, è stato accusato di abuso d’ufficio, mentre è caduta la prima accusa di corruzione. I fatti risalgono al 2015.

La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per Vincenzo Ferrigno, il pubblico ministero di Firenze che aveva chiesto gli arresti domiciliari per l’ex marito della sua nuova compagna. Il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e il sostituto Cristina Camaiori lo accusano di abuso d’ufficio mentre è caduta la prima accusa di corruzione. Il giudice era stato indagato dopo l’esposto di un medico, ex marito della donna con cui Ferrigno aveva intrapreso una relazione, e per il quale aveva chiesto gli arresti domiciliari. La vicenda risale al 2015.

La dottoressa aveva denunciato il marito di averla minacciata di morte dopo una violenta lite. Il fascicolo venne assegnato a Ferrigno che pero’ all’inizio non ritenne che vi fossero elementi per sostenere l’accusa. Il medico controquerelò la moglie. Il pm chiese l’archiviazione una prima e una seconda volta: richiesta che venne respinta dal gip che ordinò nuovi accertamenti. E’ allora che Ferrigno conobbe la donna, quando cioè convocò i due per sentirli. Secondo l’accusa dell’ex marito, pero’, da quel momento il pm e la ex moglie intrapresero una relazione e poco dopo il magistrato chiese gli arresti domiciliari per il medico. Nel frattempo il fascicolo per maltrattamenti venne trasferito a un altro pm che chiese e ottenne il rinvio a giudizio del medico mentre gli atti relativi all’esposto vennero trasmessi a Genova, competente per le indagini sui colleghi toscani.

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