Pistoia: domani in esclusiva toscana Il gabbiano di Čechov

In esclusiva per la Toscana approda al Teatro Manzoni di Pistoia dal 18 al 20 gennaio Il gabbiano di Anton Čechov, nell’ edizione del Teatro Nazionale di Genova per la regia di Marco Sciaccaluga e nella versione del 1895, precedente la censura zarista e qui tradotta da Danilo Macrì.

In scena, per questo capolavoro del Novecento, un cast di grande livello composto da Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Elsa Bossi, Eva Cambiale, Andrea Nicolini, Elisabetta Pozzi, Stefano Santospago, Roberto Serpi, Francesco Sferrazza Papa, Kabir Tavani, Federico Vanni. Scene e costumi sono firmati da Catherine Rankl, mentre musiche e luci si devono, rispettivamente, ad Andrea Nicolinie Marco D’Andrea.

Per il ciclo “Il teatro si racconta”, la compagnia incontrerà il pubblico al Teatro Manzoni sabato 19 gennaio alle ore 17.30; conduce l’incontro Andrea Nanni, critico di teatro (ingresso libero).

“Ci si potrebbe chiedere” – scrive Franco Cordelli sul “Corriere della Sera” – “va bene i classici, ma proprio Il gabbiano? A questa posso rispondere dicendo: di Cechov e de Il gabbiano non ci si stanca mai”. Un classico del teatro moderno, capace di parlare con linguaggio attuale a tutte le generazioni: alle giovani vittime del loro dolore esistenziale e agli adulti che stentano ad accettare il trascorrere degli anni. Perché Il gabbiano è una struggente riflessione tra Arte e Vita, un ritratto ‘dal vivo’ di un’umanità autentica, avviluppata in una spirale di sentimenti trattenuti, amori negati, slanci e fallimenti.

Presentando il lavoro, Marco Sciaccaluga ha ripreso una battuta che lo scrittore Maksim Gorkij indirizzò a Čechov.

Scriveva Gorkij: «Guardando il vostro teatro, bisogna essere dei mostri di virtù per amare, compatire, aiutare a vivere queste nullità, questi sacchi di trippa che siamo. A me pare che trattiate gli uomini con il gelo del demonio!».

Conclude Sciaccaluga: «Credo che stia proprio lì l’essenza di Čechov. La feroce denuncia del nostro nulla, coniugata in una continua altalena di ridicolo e patetico, diventa uno stringente invito a compatire, ad amare questi esseri inutili che siamo. Il palcoscenico di Cechov è la forma più gentile, condivisa, ironica di spietatezza. Il suo “Teatro della Crudeltà” è il più “umano” che io conosca“.

I personaggi della giovane Nina, del tormentato Konstantin, di sua madre Irina Arkadina, celebre attrice e del suo amante, lo scrittore Trigorin, sono stati portati sui palcoscenici di tutto il mondo dai maggiori attori di teatro e messi in scena dai più celebri registi.

Il titolo dell’opera viene da un accostamento simbolico: come l’ignara felicità di un gabbiano, in volo sulle acque di un lago, viene stroncata dall’oziosa indifferenza di un cacciatore, così accade alla sorte di Nina. La ragazza sulle rive del medesimo lago, s’innamora di Trigorin, il quale, senza alcuna malvagità, approfitta della sua femminile smania di aprire le ali, la porta via con sé a fare l’attrice, la rende madre di un bimbo che però muore e infine, la lascia tornare a casa annientata. Ad attenderla c’è il giovane Konstantin, anch’egli scrittore in cerca di gloria, che la ama da molto tempo. La madre di lui però, Arkadina, disprezza l’inconsistenza delle sue liriche fantasie mentre l’amata Nina non vuol saperne di lui…

Dopo l’insuccesso della prima rappresentazione a San Pietroburgo nel 1896, Il Gabbiano fu rimesso in scena e portato al trionfo nel 1898 a Mosca da Kostantin Stanislavskij e Vladimir Nemirovič Dančenko, che l’anno precedente avevano fondato il Teatro d’Arte.

Info:

 www.teatridipistoia.it

Pistoia

Un secolo fa, come oggi: “Amy, storia di un naufragio” con Daniela Morozzi

La rappresentazione debutterà in prima nazionale al Teatro delle Donne di Calenzano (Firenze) venerdì 13 e sabato 14 aprile alle 21,15 e domenica 15 aprile alle 16,30. Diretto ed interpretato da Daniela Morozzi, con testi di Valerio Nardoni e le musiche originali di Stefano “Cocco” Cantini.

È il 1901 quando Joseph Conrad scrive “Amy Foster”. Leggendo questa specie di incubo, l’impressione è che 117 anni siano passati invano. Allora erano emigranti che dall’Est Europa volevano raggiungere in massa l’America, oggi sono africani e asiatici, forse ancora più affamati, ma disperazione, truffe, furti, scafisti e naufragi sono identici. Come tristemente uguali sono i cadaveri dei bambini sulle spiagge e quella sensazione di fastidio (o lo vogliamo chiamare odio?) verso lo straniero che scuote i valori della società mortalmente fissa in se stessa.

Yanko viene dai Carpazi ed è l’unico sopravvissuto di un bastimento andato a fondo davanti alle coste dell’Inghilterra, col suo carico di emigranti stipato in condizioni spaventose.
Yanko è bello, sa lavorare la terra, mungere le vacche, è religioso, impara l’inglese e addirittura salva da morte certa la nipotina di un ricco possidente inglese. Amy Foster, la “grulla” del paese, lo aiuta. Si innamora di lui e, contro la volontà di tutti, lo sposa. Mettono al mondo un figlio.

Ma nell’opaca comunità, Yanko appare alla stregua di un pagano, una specie di stregone, forse un pazzo, molto probabilmente un demonio. Di sicuro uno straniero. E tanto basta per condannarlo.

Per stoltezza, Amy Foster lo salverà; per stoltezza, lo lascerà morire con la faccia nel fango. La vicenda di Yanko è la storia di una tenace speranza infranta mille volte, infine sconfitta e caduta, ma che ha radicato nella terra come un seme.

Una violenta storia accaduta un secolo fa in Inghilterra, o forse proprio qui, da noi, questa notte.

Programma completo www.teatrodelledonne.com.

Teatro Manzoni: Testa di rame racconta il fascino del palombaro

Questa sera, alle ore 21.15, in programma al Teatro Manzoni di Calenzano “Testa di rame”, lo spettacolo di Gabriele Benucci e Andrea Gambuzza su una delle figure più importanti, anche se meno celebrate, della vita portuale del dopoguerra livornese: il palombaro.

Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza, diretti da Omar Elerian, portano in scena storie e vicissitudini tratte da materiale documentaristico e interviste con i protagonisti e i testimoni dell’epoca. Il risultato è un affresco sociale, popolare ed estremamente vivo, delle condizioni di vita di questi piccoli-grandi eroi comuni, proiettato sullo sfondo della storia d’amore tra il palombaro Scintilla e la moglie Rosa.

Impigliati nella loro libecciosa storia d’amore, si agitano finanzieri e contrabbandieri, gente di Borgo, Americani e “segnorine”che spingono i due protagonisti ad un’immersione nel mistero dei loro sentimenti, alla riscoperta del legame naturale che li unisce, come l’acqua e la terra, come il sopra col sotto.

Il linguaggio proposto è quello del teatro di narrazione, per l’occasione tinto dei colori vivaci della commedia d’amore, in cui i monologhi dei due protagonisti, rivolti ad un interlocutore “invisibile” che non tarda ad incarnarsi nel pubblico, si alternano all’azione per mezzo di un montaggio narrativo ai limiti del cinematografico.

La vicenda parla di Mario Cavicchi, detto “Scintilla”, palombaro freelance, diremmo oggi, schivo e ritroso a manifestare emozioni, ma abile e scaltro quando si tratta di recuperare relitti e munizioni dal fondo del mare e lei, è sposato con Rosa donna passionale e volitiva. Per una serie di equivoci e di imprevisti i due si trovano rispettivamente in un ufficio della finanza sotto stato di fermo, per un recupero che scopriremo non essere andato esattamente secondo i piani e l’altra su di un autobus che la sta riportando a casa in piena notte dopo una serata straordinariamente movimentata. Nell’arco della storia, i due, faranno i conti con le proprie paure e i propri sentimenti e coinvolgeranno il pubblico in un viaggio attraverso la riscoperta del legame che li unisce, come l’acqua e la terra e come il sopra col sotto.

Lo spettacolo inaugura la rassegna What’s Up che Il Teatro delle Donne/Teatro Manzoni dedica alle giovani compagnie italiane, nell’ambito della stagione “Dolceforte” 2017/2018.

Per informazioni: www.teatrodelledonne.com

Al Teatro Manzoni di Pistoia ‘Richard II’ con Maddalena Crippa

Uno dei testi shakesperiani meno conosciuti in scena per la stagione di Pistoia capitale della cultura. Domani al saloncino Manzoni la compagnia incontra il pubblico

Dopo Giulia Lazzarini, un’altra grande attrice torna al Teatro Manzoni: è Maddalena Crippa, protagonista, nel ruolo del titolo, di Richard II, uno dei testi shakesperiani meno conosciuti, in scena da oggi al 19 novembre nella stagione di prosa per “Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017” (feriali ore 21, festivo ore 16). Un’occasione preziosa, a lungo cercata, per ospitare a Pistoia uno spettacolo di Peter Stein, il grande regista tedesco, tra i massimi artisti internazionali, che da anni lavora stabilmente anche nel nostro paese (da ricordare almeno l’allestimento de I demoni di Dostoevskij, realizzato nel 2009, una maratona di quasi 12 ore di grandissimo teatro con oltre 25 attori, in Toscana visto solamente al Teatro Fabbricone di Prato). Ed è grazie alla collaborazione con il Teatro Metastasio, produttore dello spettacolo, che è oggi possibile ospitare a Pistoia il lavoro del Maestro Stein.

In scena, al fianco di Maddalena Crippa, un cast eccellente composto da Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Paolo Graziosi, Andrea Nicolini, Graziano Piazza, Almerica Schiavo, Giovanni Visentin, Marco De Gaudio, Vincenzo Giordano, Luca Iervolino, Giovanni Longhin, Michele Maccaroni, Domenico Macrì, Laurence Mazzoni. Lo spettacolo, presentato nella traduzione di Alessandro Serpieri, è impreziosito dalle scene di Ferdinand Woegerbauer, dai costumi di Anna Maria Heinreich e dalle luci di Roberto Innocenti.

Per il ciclo “Il teatro si racconta”, la compagnia incontrerà il pubblico domani alle ore 17,30 al Saloncino Manzoni. Aperitivo in tema alla Caffetteria del Teatro oggi e domani, alle 19,30 con “Shakespeare at dinner”: speciale degustazione di formaggi e dolci della tradizione inglese.

“Richard II occupa un posto particolare nell’opera di Shakespeare – spiega il regista Peter Stein – anche fra le sue tragedie dedicate ai Re. Il dramma tratta esclusivamente della deposizione di un re legittimo. Un tema politico eminente che facilmente si può trasporre ai nostri tempi: è possibile deporre un sovrano legittimo? Il nuovo re non è un usurpatore? Una tale deposizione non è simile all’assassinio di ogni ordine tradizionale? Durante il suo regno Richard II ha messo contro di sé tutte le forze sociali: egli ha sfruttato il proprio potere in tutte le direzioni immaginabili, ha sconfinato le proprie competenze e si è preso ogni libertà, anche sessuale. È un giocatore, un attore, ma pur sempre un re che, anche dopo la sua deposizione, rimane un re; mentre il suo rivale – che prende il suo posto sul trono come usurpatore – genera esattamente lo stesso meccanismo di ostilità contro il suo potere, poiché tale potere si basa sul puro arbitrio. Richard, che nella sua esaltazione va oltre il proprio tempo, poiché la monarchia assoluta si sarebbe sviluppata molto più tardi, può essere interpretato utilmente da una donna che recita la parte maschile. In questo modo diventa ancora più chiaro il carattere inconsueto di questo re e gli aspetti fondamentali della discussione politica risultano più evidenti. Anche la profonda malinconia dell’ultimo monologo di Richard, quando è in carcere, dove parla dell’inutilità e della mancanza di senso dell’esistenza umana, ci può toccare in modo più commovente.”

I biglietti da 10,00 a 28,00 euro sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Manzoni 0573 991609 – 27112 www.teatridipistoia.it

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