Case popolari, da Firenze le proposte di Federcasa inquilini al Governo

Come si legge da una nota, Federcasa si pone l’obiettivo di ‘garantire un flusso di finanziamenti costanti, da destinare all’edilizia residenziale pubblica e procedere all’immediato recupero degli appartamenti al momento inagibili. Sono queste alcune richieste contenute nel documento sottoscritto da Federcasa con i Sindacati Nazionali degli Inquilini (Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini), per rilanciare l’Erp e tutto il settore delle case popolari, in Italia.’

Proseguendo, Federcasa nella nota spiega che ‘il testo, presentato oggi a Firenze in occasione del convegno “Diritto alla casa e diritto all’abitare – Il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica”, organizzato da Federcasa e da Confservizi Cispel Toscana, sarà sottoposto all’attenzione del Governo, per richiedere una serie di interventi capaci di rispondere ai cambiamenti sociali in atto e ai nuovi bisogni emergenti che interessano il comparto abitativo. Si tratta, nello specifico, di una serie di misure volte a delineare una svolta nelle politiche abitative, oltre che nuovi ruoli per l’edilizia residenziale pubblica.

Tra le proposte avanzate vi è anzitutto la necessità di ripristinare un flusso di finanziamenti certi e costanti, in parte provenienti dalla fiscalità generale e in parte dalla lotta all’evasione, che nel settore dell’affitto rappresenta una quota rilevante e per la quale si rendono indispensabili azioni di contrasto attuate sia dall’Agenzia delle Entrate, sia dalle Amministrazioni locali, che permetterebbero di reperire risorse consistenti. È essenziale però che queste risorse siano concentrate sull’edilizia residenziale pubblica e non su progetti alternativi, fino ad oggi rivelatisi fallimentari.

Nel documento viene poi evidenziata la necessità di completare urgentemente il programma di interventi per il recupero e la razionalizzazione degli immobili di edilizia residenziale pubblica, risolvendo le criticità emerse sui ritardi, ed aumentando così il numero degli alloggi disponibili. Altro punto fondamentale riguarda gli enti gestori delle case popolari, ai quali deve essere data la possibilità di concorrere, a parità con gli altri soggetti imprenditoriali, ad attività di produzione e di gestione immobiliare a rendimento, prevedendo che le risorse ricavate da questa attività siano utilizzate nella manutenzione e nella valorizzazione del patrimonio pubblico.

“Il documento che abbiamo sottoscritto nasce per rispondere all’esigenza sempre più crescente di dare risposta all’emergenza abitativa – sottolinea il presidente di Federcasa, Luca Talluri. – È evidente che, con oltre 1 milione e 600mila nuclei familiari che vivono in una situazione di disagio abitativo, non basta mettere in campo interventi di manutenzione sul patrimonio esistente. Ci vogliono soluzioni più strutturate e di lunga durata, perché il sistema attuale è in una situazione cristallizzata”.

Nel testo sottoscritto da Federcasa e Sindacati degli Inquilini si pone infine l’attenzione sul problema relativo all’abusivismo. In particolare viene evidenziata la necessità di contrastare le occupazioni abusive attraverso forme rapide e trasparenti di assegnazione degli alloggi liberi, fondi per il ripristino immediato degli alloggi che si rendono disponibili, ed accordi con Prefetture e Questure per il controllo del patrimonio.’

Costo affitti a Firenze: firmato accordo per il social housing

Laura Grandi: affitti accessibili in un mercato degli affitti drogato dal turismo. E’ il primo Accordo integrativo Territoriale firmato in Italia.

Oggi è stato firmato l’Accordo Integrativo per determinare il livello degli affitti in social housing per 82 alloggi che saranno costruiti a Firenze in via Pistoiese e 90 alloggi a Sesto Fiorentino, in via della Pace.
Si tratta del primo Accordo integrativo Territoriale firmato in Italia, dopo l’entrata in vigore del Decreto ministeriale del gennaio 2017, tra la società di costruzione e i sindacati Sunia, Unione Inquilini, Sicet, Uniat.

“Oggi è un giorno importante per quanto riguarda il Social Housing, perché grazie all’attività dei sindacati inquilini, viene contrattato un affitto che corrisponde veramente alla missione del social housing”, afferma Laura Grandi, segretaria del Sunia di Firenze che aggiunge: “avremo così sicuramente affitti accessibili e veramente più vantaggiosi rispetto al mercato degli affitti dell’area fiorentina, purtroppo drogato dal fenomeno del turismo”.

L’obiettivo principale del ‘social housing’ è fornire alloggi, con buoni standard di qualità ed ad un canone accessibile, a quelle persone che hanno un reddito ma non riescono a sopravvivere al mercato malato degli affitti a Firenze.

Per l’intervento di Firenze è stato deciso un costo di 6,60 al metro quadro, mentre per Sesto Fiorentino un costo di 5,90 al metro quadro.

Casa in Toscana: 1 sfratto ogni 479 famiglie, sindacati propongono 42 emendamenti alla pdl regionale

Crollo dell’edilizia residenziale pubblica, 12mila richieste di sfratto, 2mila alloggi pubblici sfitti: in Toscana è emergenza casa, Cgil-Cisl-Uil e sindacati inquilini propongono 42 emendamenti alla proposta di legge regionale. Codice etico e corsi di formazione civica per gli inquilini contro l’aumento delle conflittualità

Ancora una volta i sindacati dei lavoratori CGIL, CISL, UIL, i sindacati degli inquilini SUNIA, SICET, UNIAT, Unione Inquilini, si ritrovano insieme nell’esprimere forti riserve riguardo la proposta di legge regionale sulla quale il consiglio regionale della Toscana si dovrà pronunciare nelle prossime settimane, che ridisegna le modalità di assegnazione di una casa popolare, definisce i canoni di affitto, le regole per la convivenza, permanenza nel sistema dell’edilizia pubblica e le modalità di gestione della stessa.

Attualmente, in Toscana sono presenti 5.916 fabbricati che contengono poco più di 49.700 alloggi di case popolari, abitate complessivamente da oltre 115,000 persone. Solo 256 sono gli alloggi occupati abusivamente e oltre 2000 rimangono ancora quelli sfitti, non assegnati in tempi celeri perché in corso di ristrutturazione (circa 300), o per la cronica mancanza di risorse necessarie alla ristrutturazione stessa. Sono oltre 26.000 le famiglie che hanno presentato presso i rispettivi comuni di residenza domanda per l’assegnazione di una casa popolare, ma solo il 4% di questi si vedrà effettivamente assegnato un alloggio dopo un tempo medio di attesa di circa sei anni. Da una media di mille fabbricati di edilizia pubblica costruiti in Toscana nel decennio 1990-2000 si e passati ai soli 157 dell’ultimo decennio e le previsioni non sembrano certo essere in controtendenza, anzi! Intanto, secondo gli ultimi dati disponibili, gli sfratti non accennano a diminuire con 12.109 richieste di sfratto, con 4.613 convalide di esecuzione da parte dei Tribunali e con 3.421 provvedimenti di sgombero forzato eseguiti con la forza pubblica. Uno sfratto ogni 479 famiglie, contro uno ogni 732 del livello nazionale.

“Le risposte che la Regione si appresta a dare con la revisione della legge appaiono  – sottolineano i sindacati – ancora una volta insufficienti a dare soddisfazione al crescente numero di famiglie toscane colpite da precarietà lavorativa e da una sempre più scarsa disponibilità di alloggi privati in affitto a canone sostenibile, soprattutto nelle grandi aree urbane. Anche questa volta la proposta di legge non prevede alcuna forma di finanziamento regionale costante del settore, ma si affida alle esigue e intermittenti risorse del governo nazionale di turno. Chiediamo invece che si reperiscano risorse anche dalla fiscalità generale regionale, mirando a colpire le rendite fondiarie esclusivamente speculative che stanno pesantemente condizionando in negativo il mercato della locazione ad uso di abitazione principale, in modo da consentire la predisposizione di un piano pluriennale di interventi per la ristrutturazione e conseguente assegnazione“in tempo reale” degli alloggi esistenti e per la costruzione di nuovi edifici, soprattutto nelle aree a più forte tensione abitativa. Preoccupa – aggiungono i confederali insieme ai sindacati degli inquilini –  una parte della legge che, se approvata, costringerà le famiglie che hanno redditi da lavoro e da pensione “normali”, ad uscire dal sistema delle case popolari perché considerate troppo ricche, o indurrà migliaia di inquilini non più giovani, rimasti soli per il naturale trasferimento o decesso dei familiari, a firmare una liberatoria al trasferimento in altro alloggio senza sapere né dove, né quando. In caso di rifiuto sarà previsto un aumento oltre il normale affitto di 56 euro al mese per ogni vano in più e la trasformazione del contratto di affitto da permanente a transitorio. Le ripercussioni sarebbero drammatiche, con le molteplici negative conseguenze di lasciare progressivamente gli alloggi quasi esclusivamente a famiglie con gravi disagi sociali, economici e socio-sanitari, ingenerando ghettizzazioni, conflittualità, abbandono, riducendo l’edilizia pubblica a “deposito” assistenziale e non più a strumento di emancipazione sociale e sostegno ai redditi delle famiglie. La razionalizzazione delle aziende di gestione del patrimonio di case popolari per conto dei Comuni proprietari le porterebbe da undici a tre, senza però avere in alcun modo chiaro quali saranno i benefici apportati da questo processo, tralasciando di fatto le reali esigenze di miglioramento del sistema di gestione come l’individuazione di una unica forma di contratto di servizio in modo da garantire prestazioni efficienti ed efficaci in maniera omogenea su tutto il territorio regionale, o come la destinazione degli utili prodotti dalle aziende da ridestinare obbligatoriamente solo al sistema di edilizia pubblica e non ad altre voci dei bilanci comunali come oggi quasi sempre avviene. La proposta sottovaluta anche il tema della coesione sociale, integrazione e rispetto delle regole di convivenza nelle case popolari. Il progressivo inserimento nel sistema dell’erp di famiglie con situazioni “delicate” seguite dai servizi sociali e sanitari, le diverse origini di provenienza e abitudini, stanno ingenerando un aumento delle conflittualità e delle intolleranze senza che le istituzioni preposte intervengano in caso di ripetute violazioni delle regole, con la conseguenza di alimentare il senso della certezza dell’impunità da un lato e dall’altro la rassegnazione e l’isolamento in chi, pur comportandosi correttamente, non trova risposte nelle istituzioni. A tal proposito, i sindacati prevedono l’ obbligo per tutti i componenti maggiorenni dei nuclei familiari a cui verranno assegnati alloggi popolari di impegni a sottoscrivere un codice etico di comportamento per la corretta convivenza frequentando corsi di formazione civica e informazione ad hoc, oltre a prevedere regolamenti operativi con tanto di sanzioni, per il cui rispetto e controllo dovrà essere impiegato personale adeguatamente formato”.

I sindacati di lavoratori CGIL, CISL, UIL e degli inquilini SUNIA, SICET, UNIAT, Unione Inquilini hanno presentato  oggi un corposo documento con ben 42 emendamenti di modifica sostanziale alla proposta regionale, che illustreranno nei prossimi giorni ai gruppi politici che compongono il consiglio regionale e alle commissioni competenti, prevedendo allo stesso tempo iniziative di informazione e mobilitazione pubblica.

Maurizio Brotini, Cgil Toscana intervistato da Chiara Brilli

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