🎧 Prodi: Pace in Ucraina dipende da Usa e Cina

 “Io ho 82 anni ed un periodo così non l’ho mai vissuto perché c’è un’incertezza assoluta, sofferenze enormi, non capiamo come ci si riorganizzi dopo. Rimarranno degli odi che dureranno un secolo”. Così l’ex premier ed ex presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, a margine di un evento a Firenze, a proposito del conflitto in Ucraina.

“C’è una reazione parziale dell’Europa ma non possiamo dire che c’è una politica europea comune. Io mi auguro che il futuro sia diverso, spero che si tragga la lezione per fare una cooperazione rafforzata che porti ad una politica estera comune, ed una politica della difesa comune”. Lo ha detto Romano Prodi, a margine di un evento a Firenze, riguardo al conflitto in Ucraina.

“L’Unione europea in questo momento non ha la forza per essere lei la costruttrice di pace, qui se non intervengono Stati Uniti e Cina, la pace non viene. Questo è il vero problema. E’ vero che è una guerra locale come geografia ma come conseguenze è mondiale” ha aggiunto  Prodi.

Che poi ha precisato:  “io ho 82 anni ed un periodo così non l’ho mai vissuto perché c’è un’incertezza assoluta, sofferenze enormi, non capiamo come ci si riorganizzi dopo. Rimarranno degli odi che dureranno un secolo”. Così l’ex premier ed ex presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, a margine di un evento a Firenze, a proposito del conflitto in Ucraina.

Infine le elezioni  francesi: “io penso che vinca Macron -aha detto Prodi-  ci sono tutti gli elementi. Certo la democrazia ha sempre delle incertezze. Mi ricordo quando eravamo sicuri dell’approvazione della Costituzione europea ed è stata proprio la Francia a votare contro. In questo caso mi sembra che le diverse dichiarazioni convergano nel votare per Macron, però in politica gli odi a volte valgono più degli amori”.

“Una risposta europea alla minaccia del Coronavirus, per mostrare che la UE è una vera comunità con un destino comune “

Da Prodi ad Accardo, Da Fornero a Urbinati, da Pasquino a moro: leggi la lettera appello sull’emergenza coronavirus

Noi, cittadini europei, siamo consapevoli che il Covid-19 è una minaccia comune, in grado di colpire un paese alla volta, ma destinato a cambiare il nostro modo di vita e i nostri sistemi economici come in una guerra.

Noi, cittadini europei, siamo preoccupati da questa minaccia; ed ancor più dalla cacofonia, l’egoismo e l’autodistruttiva miopia di differenti, non coordinate, risposte nazionali. E dalla manca di visione dei nostri leader europei, che fingono di non sapere che, data la nostra reciproca interdipendenza, abbiamo bisogno di una politica europea unica, con misure di contenimento rigide della pandemia, ed un piano a livello di UE per far ripartire l’economia europea una volta passata l’emergenza.

Noi, cittadini europei, denunciamo che l’attuale UE è una Res Publica incompleta, quindi non sufficientemente attrezzata per affrontare questa sfida, con le poche competenze che ha per affrontare la pandemia. Prendiamo quindi atto con soddisfazione della decisione della Commissione di fornire 25 miliardi per la lotta contro questa minaccia, ed allo stesso tempo di consentire maggiore flessibilità ai bilanci nazionali. Ma non è abbastanza.

Chiediamo alla Commissione ed al Parlamento Europei di proporre, ed ai governi nazionali di adottare (ad iniziare dalla riunione dell’Eurogruppo del 16 marzo, e da un Consiglio Europea straordinario da convocare subito dopo) le seguenti azioni urgenti, utilizzando anche le clausole passarella e le formule semplificate per la revisione dei Trattati previste dal Trattato di Lisbona:

 

  1. Fare della salute pubblica e del contrasto all’epidemia una competenza concorrente della UE, soggetta alla procedura legislativa ordinaria, e fornendo alla Commissione i poteri necessari per coordinare la riposta all’epidemia.
  2. Allargare lo scopo del Meccanismo Europeo di Stabilità per finanziare il rafforzamento immediato dei sistemi sanitari europeo e nazionali per affrontare la pandemia, che minaccia anche la stabilità economica e finanziaria della UE.
  3. Abolire l’obbligo di pareggio di bilancio della UE e creare un Safe Asset europeo da emettere per il finanziamento di un piano pan-europeo per la promozione della ripresa economica e della coesione sociale alla fine dell’emergenza.
  4. Spostare le questioni fiscali alla procedura legislativa ordinaria ed adottare nuove risorse proprie – come la tassa (e le tariffe) sulle emissioni di carbonio, sul digitale, sulle transazioni finanziarie – per finanziare il bilancio europeo (o lo strumento budgetario dell’area euro, se la decisione potesse essere adottata unicamente a quel livello).
  5. Adottare immediatamente il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, portando il bilancio almeno all’1,3% del PIL europeo, come richiesto dal Parlamento Europeo, sulla base dell’attuale struttura del finanziamento del bilancio; e con la previsione di raggiungere il 2% con le nuove risorse proprie per assicurare la fornitura di cruciali beni pubblici europei.
  6. Trasformare la prevista Conferenza sul Futuro dell’Europa in una vera e propria Convenzione Europea per stilare un nuovo Patto Costituzionale fra i cittadini europei e gli Stati membri.

 

Noi, cittadini europei, riteniamo che questa sia un’ora cruciale per la UE. La percezione collettiva della UE sarà influenzata per anni dalla risposta a questa crisi. È il momento di mostrare che la UE è una comunità di valori con un destino comune, l’assicurazione sulla vita per i suoi cittadini e gli Stati membri di fronte ad un mondo turbolento ed a minacce politiche, economiche e sanitarie globali. È venuto il tempo per compiere passi coraggiosi e comuni per sconfiggere la paura. È il tempo per l’unità europea, non per le divisioni nazionali.

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Tutte le persone possono firmare questo Appello, disponibile in varie lingue presso http://www.cesue.eu/appeal.html. È stato promosso dai filosofi Roberto Castaldi e Daniel Innerarity e firmato da oltre 400 personalità dell’accademia, la società civile, il mondo economico e le istituzioni da tutta l’Unione Europea e anche da Paesi fuori dall’UE.

Tra i firmatari vi sono anche personalità che hanno avuto ruoli istituzionali come Romano Prodi (già Presidente della Commissione e Presidente del Consiglio dei Ministri in Italia), Enrico Letta (già Presidente del Consiglio dei Ministri in Italia), Enrique Baron Crespo (Presidente del Parlamento Europeo), Pascal Lamy (ex Commissario e Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio), Anna Diamantopoulou e Ferdinando Nelli Feroci (ex Commissari europei), e molti altri, inclusi ex ministri nazionali, parlamentari europei e nazionali. Qui una lista provvisoria:

 

 

Gian Paolo Accardo, Founder of VoxEurope

Alberto Alemanno, École des Hautes Études Commerciales (HEC) Paris; Founder and Director, the Good Lobby

Daniele Archibugi, Acting Director, IRPPS – Italian National Research Council

Enrique Baron Crespo, Chair Jean Monnet ad personam, Former President European Parliament

Brando Benifei, Member of the European Parliament, Head of the Italian delegation in the Socialist and Democrat Group, Board of the Spinelli Group

Vítor Bento, Instituto Superior de Ciências Sociais e Políticas Universidade de Lisboa; former Director of the Foreign Department of the Portuguese Central Bank; former General Director of Treasury, President of Junta de Crédito Público and member of the European Monetary Committe

Tito Boeri, President Triennale di Milano; Full professor Urbanistica Politecnico di Milano

Pierre Brunet, Directeur du Département des Masters de Droit public de l’Ecole de droit de la Sorbonne

Maria Chiara Carrozza, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, former Rector, former Italian Minister of Education, University and Research

Innocenzo Cipolletta, President Assonime, former director general of Confindustria (Association of Italian Business)

Carlos Closa, European University Institute, former Director of the European, Transnational and Global Governance research area; former Deputy Director at the Centre for Political and Constitutional Studies (CEPC) in Madrid, and member of the Venice Commission for Democracy through Law of the Council of Europe

Stefan Collignon, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa; former Harvard and London School of Economics; former Director Association for the Monetary Union of Europe

Anna Diamantopoulou, President To Diktio, former Greek Minister and European Commissioner

Andrew Duff, President of the Spinelli Group; Visiting Fellow, European Policy Centre; former Member of the European Parliament

Rafał Dymek, President Polska Fundacja Robert Schuman

Sergio Fabbrini, Director School of Government at Luiss University

Piero Fassino, President Centro Studi di Politica Internazionale; Vice President Foreign Affairs Committe of the Chamber of Deputies in Italy;

Elsa Fornero, University of Turin, Scientific Coordinator of CeRP – Collegio Carlo Alberto, Vice President of SHARE and Research Fellow of IZA and Netspar, Former Italian Minister of Labour and Social Policies

John Erik Fossum, Arena Center for European Studies, Oslo

Mahmoud Gebril, former Prime Minister of Lybia

Sandro Gozi, Member of the European Parliament, President of the Union of European Federalists, former Under-secretary of state for European Policies

Ulrike Guerot, Head of Department for European Policy and the Study of Democracy, Danube University Krems, Austria; Founder of the European Democracy Lab in Berlin

István Hegedűs, Chairman Hungarian Europe Society

Aldo Kaslowski, Chairman of Organik holding, former Vice-President of Tusiad (Association of Turkish Business)

Guillaume Klossa, writer, founder of EuropaNova and Civico Europa, Sherpa to the reflection group on the future of Europe 2020-2030, former Director at the European Broadcasting Union

Anna Krasteva, New Bulgarian University and CERMES, editor-in-chief of Journal Southeastern Europe

Peter Jambrek, President of the New University, Slovenia

Pascal Lamy, Honorary President Jacques Delors Institute; former European Commissioner; former Director-General World Trade Organization

Cristophe Leclerque, Founder of Euractiv Network, President of Euractiv Foundation

Jo Leinen, Former MEP, former President of the Spinelli Group, the European Movement International, the Union of European Federalists

Enrico Letta, President Sciences Po; President Jacques Delors Institute; former Italian Prime Minister

Francesca Longo, President Società Italiana di Scienza Politica

Paolo Magri, Director Istituto per gli Studi di Politica Internazionali (ISPI)

Sylwia Majkowska-Szulc, University of Gdańsk, Secretary of the Board of the Polish Association of European Law

Fabio Masini, University of Rome 3, Co-director International Centre for European and Global Governance (CesUE)

Giovanni Moro, Chairman of Cittandinanza Attiva

Ferdinando Nelli Feroci, President Istituto Affari Internazionali, former European Commissioner for Industry and Entrepreneurship

Kalypso Nicolaidis, Professor of International Relations at the University of Oxford

Claus Offe, Hertie School of Governance in Berlin           

Gianfranco Pasquino, University of Bologna, Johns Hopkins Bologna Center and Fellow of the Accademia dei Lincei

Otto Pfersfmann, Directeur d’Etudes Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales / Lier-FYT Paris

Mikolaj Pietrzak, Dean of the Warsaw Bar Association of Advocates

Romano Prodi, Former President of the European Commission, former Italian Prime Minister

Gaetano Quagliarello, Luiss University, Senator

Dimitrij Rupel, Nova univerza Ljubljana; former Foreign Minister of Slovenia (1990-1993, 2000-2008)

Saskia Sassen, Robert S. Lynd Professor of Sociology at Columbia University and a Member of its Committee on Global Thought, which she chaired till 2015

Giuseppe Scognamiglio, Chairman East-West European Institute

Richard Sennett, OBE FBA; Visiting Professor, The Senseable Cities Lab, MIT; Chair, Council on Urban Initiatives, United Nations Habitat; Chair, Theatrum Mundi,

Ingrid Shikova, Head of Jean Monnet Centre of Excellence European Studies Department, Sofia University “St.Kliment Ohridski”

Enzo Siviero, Rector eCampus University, Architect

Christoph Strecker, Judge, Founder of MEDEL (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés)

Allain Terrenoire, Président de l’Union Paneuropéenne Internationale

Arnaud Thysen, Director European Business Summit

Nathalie Tocci, Director Istituto Affari Internazionali, former Advisor to VP/HR Federica Mogherini

Nadia Urbinati, Columbia University

Livio Vanghetti, Executive Vice President of Philip Morris

Anna Wessely, ELTE University of Budapest, President of the Hungarian Sociological Association, Editor-in-chief of  BUKSZ – The Budapest Review of Books

Vladimiro Zagrebelski, Carlo Alberto College in Turin, former Judge of the European Court of Human Rights

Bénédicte Zimmermann, Directrice d’études at the EHESS Paris

 

Olimpiadi 2032 a Firenze e Bologna, Prodi: Italia se è unita può fare tutto

Giunto a Firenze in occasione di una tavola rotonda, i cronisti hanno colto l’occasione per chiedere all’ex premier Romano Prodi le sue impressioni sulla fattibilità della candidatura di Firenze e Bologna alle Olimpiadi del 2032. “L’Italia quando è unita può fare di tutto” ha risposto.

“Ho studiato attentamente il problema – ha spiegato Prodi – ho in testa delle ipotesi abbastanza diverse da quella comune per trasformare il sogno in realtà. L’Olimpiade ha una dimensione enorme e quindi bisogna avere un’organizzazione che sia capace di fare un progetto del genere”.

A chi gli chiedeva se l’Italia avrebbe problemi a livello economico per organizzare un’Olimpiade, l’ex premier ha risposto dicendo di avere “delle idee in testa perché questo non avvenga”.

Una gara ciclistica alle Olimpiadi 2032 di Firenze-Bologna che unisca le due città “mi piacerebbe, perché c’è prima la salita e poi la discesa, quindi sarebbe bello”, ha detto ancora Prodi, grande appassionato di ciclismo.

L’idea di un asse strategico fra i capoluoghi delle regioni Toscana e Emilia Romagna per la candidatura alle Olimpiadi 2032 è stata partorita da Dario Nardella e subito accolta dal primo cittadino bolognese, Virginio Merola, con l’obiettivo di recuperare la candidatura italiana sfumata di Roma. Lo scorso 16 settembre, il consiglio comunale della Città di Firenze ha approvato un Ordine del Giorno che ha rilanciato la candidatura delle due città.

“Le Olimpiadi hanno portato dei deficit impressionanti un po’ ovunque siano state fatte, a parte Atlanta e Los Angeles e, per cui i Giochi del 2032 in Italia dovrebbero essere ampiamente diffusi sul territorio nazionale, per rendere anche i costi sostenibili, e senza prevedere nuove iper-costruzioni”, ha continuato Romano Prodi. “

“Dobbiamo andare avanti con l’idea ma portarla in porto con una spesa tollerabile e compatibilità con il territorio. Firenze e Bologna facciano le Olimpiadi italiane- ha concluso -, allargando il progetto a tutto il Paese, per avere dietro tutta l’Italia, questa può essere la sfida vincente”.

PD, Rossi: “Prodi indica la strada giusta”

“Oggi Prodi, in una bella intervista, ripete piu’ volte che occorre intensificare la lotta all’evasione fiscale se non vogliamo che gli impegni su scuola e sanita’ e investimenti restino vane promesse. Ribadisce inoltre che destra e sinistra esisteranno sempre perche’ non si puo’ eliminare il problema della ingiusta distribuzione della ricchezza e delle diseguaglianze”. Al PD indica la strada di ritrovare la sua anima di sinistra e riformista”. Lo afferma Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.

“Nel complesso Prodi tratteggia con la consueta efficacia e con pragmatismo la risposta politica adeguata che il PD deve dare alla scissione renziana e alle problematiche che pone l’alleanza con il M5S. Diventa, insomma, cruciale marcare con forza un’identita’ del PD come partito di larghi strati popolari – prosegue Rossi – della classe operaia e dei ceti medi produttivi e intellettuali, chiarendo di volere, insieme alla protezione, la crescita della produttivita’, senza cui non c’e’ ricchezza da spartire. Su questa linea il PD potra’ rafforzarsi, ma a condizione che sia unito sul programma e intorno al suo segretario Zingaretti”.

“Dopo il terremoto politico di questa fine estate, avere nel PD un chiarimento su entrambe le questioni si rende necessario. Con l’uscita di Renzi e con la partecipazione a questo governo – aggiunge il governatore di Regione Toscana – il PD non e’ piu’ lo stesso e ha bisogno di una ridefinizione del suo profilo e del suo assetto interno in tempi rapidi. Anche per evitare che la scissione renziana avvenga a rate, raccogliendo di volta in volta gli scontenti e logorando la forza e l’immagine del PD. La nuova fase politica – conclude Rossi -sarà caratterizzata non solo dallo scontro con la destra ma anche da una collaborazione/competizione sia con Il M5stelle e sia con la nuova forza politica di Renzi che solo un PD unito, e con un programma netto e una guida saggia e forte, puo’ sostenere recuperando consensi e crescendo in militanza”.

PD, Prodi:o fa coalizione o perde, io feci Ulivo

Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Commissione Europea,  a margine del convegno ‘L’investimento nelle infrastrutture sociali urbane’ a Firenze. “In Europa serve un piano da 150 miliardi  di euro all’anno “per  scuole, ospedali e abitazioni popolari”

“Lo viene a chiedere a me che ho fatto l’Ulivo? Ho capito benissimo, forse in anticipo, che o si fa la coalizione o si perde”. Lo ha detto Romano Prodi, ex presidente del Consiglio, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se apprezzasse l’idea del segretario Pd Nicola Zingaretti di allargare la lista delle candidature alle Europee agli ex parlamentari eletti col Pd ma poi passati a Mdp. Prodi ha parlato a margine del convegno ‘L’investimento nelle infrastrutture sociali urbane’ oggi a Firenze.

A proposito delle prossime elezioni europee, prodi ha detto che “non vinceranno  i sovranisti: avranno una buona affermazione, ma non hanno nessuna possibilità di vincere”. “Il vero fatto nuovo – ha aggiunto – è che socialisti più popolari difficilmente arriveranno alla maggioranza. In tutti i Paesi le coalizioni si stanno allargando: di fronte a una società che si articola, che diventa più raffinata, in cui le scelte si moltiplicano, fare la maggioranza di un solo partito è impossibile. Solo le coalizioni riescono a governare. Come passa il tempo, le coalizioni devono allargarsi, in Italia, in Germania, in Europa”. Per Prodi il senso europeo “in questo momento si sta riscoprendo anche per fattori non piacevoli, come la Brexit, gli inglesi non riescono a combinare niente; Trump che incalza l’Europa in modo negativo, insulta la Merkel; stanno facendo riscoprire il fatto reale che, o ci mettiamo insieme o non contiamo più nulla”.

Infine l’ex presidente della commissione ha parlato di un piano ” tra i 100 e i 150 miliardi all’anno di euro all’anno “per costruire finalmente l’Europa sociale: sono tre cose, scuole, ospedali e abitazioni popolari”. Il piano esiste già ed è stato elaborato dalla task force Commissione-Eltia per le infrastrutture sociali in Europa, da lui stesso presieduta.
“Con la nuova faccia dell’Europa – ha spiegato Prodi – c’è un bisogno di sanità, di strutture sanitarie e di case popolari colossale in tutto il continente.
C’è un bisogno che è realistico, perché è enorme. Mi viene chiesto se ci sono i soldi. Il piano è enorme nelle dimensioni, ma coi tassi di oggi e col fatto che tutti i 28 i Paesi partecipano dando rassicurazioni per lo svolgimento futuro di questo programma, il costo è affrontabilissimo. Il problema è la volontà politica. Adesso di fronte alle elezioni tutto è fermo, poi ci sono anche coloro che sono riluttanti, però è veramente realistico e grosso”.

 

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