🎧 12 tamponi negativi, 6 giorni in reparto Covid senza diagnosi, la testimonianza di Luca Forni

Cuoco-cantautore ricoverato senza percepire ristori: gli amici di Luca Forni hanno lanciato un crowdfunding per aiutarlo con le spese

Luca Forni ha avuto per 12 volte il tampone negativo, ricoverato per 6 giorni in reparto Covid senza una diagnosi certa sulla malattia. “Ho avuto dei problemi respiratori durante il primo lockdown ma non ho ricevuto cure adeguate. Avendo dei sintomi respiratori la prima preoccupazione era legata ai tamponi, che non erano così semplici da fare nella prima fase della gestione del Covid”.
Continua Forni: “Ho dovuto continuare a lavorare perché non ho ricevuto nessun ristoro, la cosa mi porta ad aggravare la mia situazione e a fine estate mi trovo in ospedale con un’embolia polmonare. È una storia comune a tante persone che hanno vissuto tempi lunghissimi di attesa per gli esami oppure hanno trovato disponibilità solo nel settore privato”.
Dopo l’embolia polmonare Luca è sempre stato curato a casa, adesso Luca è ricoverato all’ospedale di Livorno, senza ancora una diagnosi certa sulla sua malattia.

“Nonostante sia risultato negativo al tampone Covid 12 volte è stato ricoverato 3 notti in un reparto Covid durante il primo ricovero e 3 notti durante il  secondo ricovero. E’ ancora in ospedale, spostato in geriatria”, come scrivono i suoi amici nella pagina di presentazione del crowfunding sul sito gofundme per aiutare Luca a pagare affitto e bollette dopo che gli hanno appena staccato la luce. “Quello che è successo a me all’ospedale di Livorno è una pratica comune. Le persone che hanno un tampone negativo vivono in condivisione nel pronto soccorso Covid, così quello che dovrebbe essere un’accoglienza breve diventa una sfilza di giorni”
“Non ho ricevuto nessun ristoro perché sono risultato come un lavoratore indipendente. L’Inps mi ha addirittura chiesto dei soldi indietro”. La raccolta fondi per aiutarlo a pagare i debiti e sostenere la sua musica e ha superato i 1000 euro.

Ristori: niente a 90% estetisti e parrucchieri Firenze, studio Confartigianato

Confartigianato denuncia gravi mancati incassi per settore estetisti e parrucchieri. “Ad aggravare ancora di più la situazione difficile che da un anno vivono le 2.500 imprese e gli 8.000 addetti del settore benessere dell’area fiorentina, c’è la chiusura dell’attività imposta dalla zona rossa”

Il 90% degli estetisti e dei parrucchieri fiorentini non riceverà ristori. E’ quanto risulta dell’analisi condotta da Confartigianato Imprese Firenze tra i propri associati secondo una nota. “La maggior parte delle imprese del settore benessere – afferma Claudio Barbetti, presidente Acconciatori dell’associazione – registra perdite di fatturato intorno al 25%, poco al di sotto della soglia minima del 30% prevista per avere i contributi del Decreto Sostegno: solo il 10% ha perdite superiori e quindi potrà fare domanda per accedervi. Ma tutti hanno subito comunque un calo importante, di circa un terzo degli incassi”.

Ad aggravare ancora di più la situazione difficile che da un anno vivono le 2.500 imprese e gli 8.000 addetti del settore benessere dell’area fiorentina, c’è la chiusura dell’attività imposta dalla zona rossa, dal 29 marzo al 6 aprile (per ora), a cavallo di Pasqua, una settimana che tradizionalmente è un caposaldo per gli incassi del comparto e serve per compensare i periodi di “bassa stagione”.

“E’ il periodo in cui il lavoro riparte a pieno ritmo e per questa settimana avevamo le agende piene: abbiamo lavorato sabato e domenica per cercare di recuperare alcuni appuntamenti, ma molti li abbiamo dovuti rinviare, e non si sa quando”, commenta Patrizia Tagliaferro, presidente del settore Estetica. “Questa chiusura, arrivata venerdì sera, dopo che per tutto il giorno era stata annunciata al zona arancione, è stata una doccia fredda. Noi chiudiamo, ma dobbiamo continuare a pagare affitti, fornitori, bollette, tasse, dipendenti e a investire in macchinari e prodotti nuovi e corsi di aggiornamento”. Lo stop danneggia i parrucchieri e gli estetisti professionisti, ma non ferma, anzi favorisce, l’abusivismo, con danni economici stimati in 30 milioni di euro l’anno, ma anche rischi per la salute dei cittadini.

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