Aferpi: M5s; stop teatrino Renzi-Rossi, tutelare lavoratori

Giani: lite Rossi-Renzi non è fine legislatura Toscana.

“Altro che teatrino Renzi-Rossi, le istituzioni dovrebbero concentrarsi sul primo obiettivo a
breve termine: tutelare lavoratrici e lavoratori dell’indotto ex Lucchini di Piombino”. Lo afferma il consigliere regionale M5s Irene Galletti, annunciando una mozione in merito.

“Al momento chi assicura i servizi di fornitura ad Aferpi è in grave difficoltà – aggiunge in una nota – perchè nessun atto ministeriale garantisce a queste persone quell’estensione degli ammortizzatori sociali fino a fine 2018 sancita invece per i dipendenti Aferpi”.

Secondo Galletti, “sappiamo che la giunta si è mossa informalmente col Ministero per lo scopo, senza successo, per questo vogliamo passare sul piano formale, tramite un atto di indirizzo chiaro che sostenga la richiesta come proveniente dall’Assemblea dei toscani”.

Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale della Lega Nord Roberto Salvini: “In tempi non sospetti avevamo capito che l’affare Rebrab sarebbe stato fallimentare e ora rimaniamo alquanto perplessi dall’atteggiamento della sinistra. E’ infatti in atto un inaccettabile, quanto comodo, gioco dello scaricabarile che sta coinvolgendo un po’ tutti, da Renzi a Rossi”.

“Immaginiamo il disappunto dei lavoratori delle acciaierie – sottolinea in una nota -, il cui futuro appare sempre più nebuloso, nell’apprendere che il classico teatrino della politica è quantomai vivo, con svariate accuse a sinistra e addirittura minacce di querela da parte del presidente della Giunta Toscana nei confronti del segretario Pd, Matteo Renzi”.

Secondo Salvini è “una situazione imbarazzante che certamente non aiuta minimamente a risolvere la pesante crisi occupazionale. Invece che parlare, accusandosi a vicenda occorre invece trovare rapidamente una valida soluzione alla criticità, ‘detronizzando’ Rebrab e assicurandosi che l’alternativa sia, questa volta, capace di dare certezze e non fumose illusioni, costate milioni euro, a migliaia di persone”, conclude.

I giornalisti, a margine della seduta solenne dell’Assemblea, hanno intervistato il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani in merito alla lite, se avesse timori per la tenuta della legislatura toscana. “Sia Renzi che Rossi sono persone che, ognuno nella rispettiva direzione, si erano fortemente impegnate per Piombino, quindi vanno considerati con rispetto. Non penso che siano questi i temi che possano portare alla fine della legislatura”.

Secondo Giani, “al di là della prima reazione che Rossi può avere avuto alle parole di Renzi, ci rendiamo conto che sulla possibilità di offrire uno sviluppo di quella che era la
siderurgia a Piombino si sono impegnati a fondo sia Renzi che Rossi”.

Aferpi, Rossi: “tornare a produrre acciaio a Piombino”

Con un post sulla sua pagina Facebook, il governatore della Regione Toscana commenta la vicenda Aferpi dicendo di “tornare a produrre acciaio a Piombino per evitare di mandare a casa 4000 lavoratori”

“Renzi dice che su Piombino è tutta colpa mia e di Maurizio Landini. Lo ringrazio per avermi messo in coppia con Landini, uno degli uomini più credibili e rispettati dai lavoratori. Quanto al merito inutile ricordare che la scelta delle imprese commissariate viene effettuata con gara da una commissione tecnica presso il Mise. Resto convinto che, anche per il futuro, l’unica proposta accettabile per Piombino è di tornare a produrre acciaio, perché altrimenti si farebbero solo gli interessi del capitalismo nazionale e internazionale che vorrebbero veder morire la siderurgia per sfruttare solo i laminatoi, mandando così a casa oltre la metà dei quattromila lavoratori diretti e indiretti”.

Lo scrive su Facebook il governatore toscano Enrico Rossi, tra i fondatori di Mdp, commentando notizie apparse sulla stampa in merito all’incontro ieri, durante il viaggio in Toscana del treno ‘Destinazione Italia’, del segretario del Pd Matteo Renzi con operai ex Lucchini di Piombino. Lo staff di Renzi ha affermato che il segretario non ha dichiarato quelle frasi ai cronisti ma si tratta di ricostruzioni giornalistiche.

“Il progetto industriale presentato dall’imprenditore Issad Rebrab – ha continuato Rossi – è stato scelto attraverso una regolare procedura di gara del ministero dello Sviluppo economico, sulla quale non ho avuto alcuna influenza. Le affermazioni su Piombino, così come riportate dai giornali, meritano una sola risposta: la querela. Ne sono dispiaciuto ma su questa materia non si scherza e non sono ammessi equivoci”.

“Credo che occorrano politiche più forti ed incisive – prosegue -, e che il Governo debba tutelarsi rispetto a fenomeni di abbandono industriale. A Piombino dobbiamo garantirci, memori degli errori compiuti in questa vicenda, nei confronti di chi prenderà in carico le
acciaierie”, ha spiegato il governatore, esprimendo apprezzamento per l’opera di De Vincenti e Calenda, ma invocando legislazioni per tutelarsi rispetto a piani industriali
presentati da imprenditori in un settore che è strategico per ogni politica industriale.

“In sette anni – ha aggiunto – ho visto quattro imprenditori interessati a rilevare le acciaierie e sono stato amico di tutti e parente di nessuno. Quindi posso dire che i ritardi con cui Rebrab sta arrivando ad un accordo per la cessione stanno mettendo in enormi difficoltà migliaia di lavoratori. Piombino ha diritto a trovare un imprenditore che
torni a produrre acciaio”.

Renzi riceve sul treno lavoratori ex Lucchini

Amarezza sul passato, governo sta lavorando per trovare soluzione.

Tanti applausi ma anche una piccola contestazione al grido di ‘buffone, buffone’ da parte di alcune sigle sindacali delle acciaierie di Piombino, hanno accolto il segretario del Pd, Matteo Renzi, alla stazione di Castagneto Carducci, dove il leader dem ha fatto visita alla tenuta S.Guido che produce il vino Sassicaia. Renzi è oggi in tour con il treno “Destinazione Italia” dove, durante la tappa toscana del suo giro nella Penisola, sta ricevendo a bordo una delegazione dei lavoratori dell’acciaieria ex Lucchini.

“Sulla vicenda delle acciaierie – ha detto in precedenza, a margine dell’incontro nella tenuta S.Guido – oggi ascolteremo una delegazione di lavoratori della ex Lucchini. Chi conosce la vicenda sa dell’amarezza per qualcuno non ha mantenuto i propri impegni, l’imprenditore algerino Rebrab. Ma il governo – ha aggiunto – sta lavorando per trovare una soluzione”.

L’acciaieria di Piombino (ex Lucchini), dopo essere sprofondata nelle sabbie mobili di un piano di riqualificazione, promesso ma mai partito, si ritrova adesso in balia di una vertenza legale per rescissione del contratto di vendita, dovuto a inadempimento da parte di Aferpi controllata dall’algerina Cevital. La situazione, dopo due anni di nulla di fatto, sembra destinata a incagliarsi sugli scogli di una causa per recessione della vendita dovuta a inadempimento da parte dell’acquirente Aferpi (controllata da Cevital), causa avviata
dal ministro Carlo Calenda, e nella quale Cevital è determinata a difendersi.

Aferpi, Rebrab: cerchiamo nuovi partners e andiamo avanti

“Ci sono condizioni per eseguire piano industriale”.

Il miglioramento del mercato dell’acciaio e l’individuazione di nuovi partners consentiranno
da subito la produzione di 3 milioni di tonnellate per anno di acciaio, ed entro due anni di un ulteriore milione, così da non dover dipendere ulteriormente dall’acquisto di semilavorati e tornare a controllare l’intera value chain. E’ quanto si legge in una nota di Aferpi emessa dopo l’assemblea dei soci che si è tenuta oggi a Roma.

All’assemblea, oltre al presidente, Issad Rebrab, erano presenti l’amministratore delegato del gruppo Cevital, Said Benikene, i consiglieri e sindaci della società e il commissario
della Lucchini, Piero Nardi. All’ esame i conti della società al 30 giugno, approvati dal cda lo scorso 20 ottobre, anche in vista dell’ingresso di nuovi soci e della preparazione del nuovo
piano industriale.

L’analisi dei conti, si legge nella nota, ha confermato che ‘esistono tutte le condizioni economiche per eseguire il piano industriale oggetto del previsto accordo coi nuovi partners comunicati all’amministrazione Nardi ed al Governo, entro il termine concordato del 31 ottobre’.

Prima dell’inizio dell’assemblea, Issad Rebrab, informa ancora Aferpi, ha ricevuto le rappresentanze sindacali che stazionavano dinanzi agli uffici che ospitavano l’assemblea ed ha ‘chiesto loro fiducia, in risposta alla lettera a lui indirizzata dai sindacati, illustrando i prossimi passi previsti con i nuovi partners’. Con l’occasione, ha ricordato – si sottolinea – che i tempi per attuare l’investimento di Piombino ‘sono stati dilatati, come noto, da complesse circostanze non tutte nel controllo di Cevital’.

Aferpi: lettera lavoratori a Rebrab, fate passo indietro

Uilm, Cevital chiede ancora fiducia ai lavoratori.

“La situazione non è più tollerabile, fermatevi, fate un passo indietro”: così i lavoratori dell’impianto siderurgico di Piombino, in una lettera indirizzata a Issad Rebrab e ai membri del gruppo Cevital che controlla Aferpi. La lettera, in italiano e in francese, è stata pubblicata su facebook nel giorno in cui i lavoratori hanno dato vita a Roma ad una manifestazione di protesta in contemporanea con una riunione della dirigenza Aferpi.

“Vi scriviamo questa breve lettera come rappresentanti dei lavoratori Aferpi e Piombino Logistics. Quando il vostro gruppo nel dicembre 2014 ha presentato un’offerta vincolante per l’acquisto dello stabilimento di Piombino avete trovato un’intera comunità che vi ha dato fiducia e migliaia di lavoratori pronti a sacrificare importanti parti del proprio già basso stipendio, credendo nel vostro progetto siderurgico-logistico-agroindustriale pur di garantirsi un lavoro e lo sviluppo non solo dello stabilimento ma di un intero territorio. Oggi – prosegue la lettera – sono trascorsi oltre 30 mesi e la situazione è sotto gli occhi di tutti, crediamo che perfino voi vi rendete conto che la situazione non sia più tollerabile. È evidente che i vostri problemi finanziari, la vostra totale non conoscenza di un settore così complesso come quello della siderurgia hanno reso il vostro progetto ormai irrealizzabile”.

“Oggi, a nome dell’intera popolazione della Val di Cornia e di migliaia di lavoratori, – prosegue la lettera – vi chiediamo di fermarvi, di fare un passo indietro riconoscendo la propria incapacità e impossibilità a realizzare il vostro ambizioso progetto. Se decidete di andare avanti, aggraverete una situazione che già oggi è insostenibile : tutti i treni di laminazione fermi, investimenti e smantellamenti mai nemmeno partiti, clienti e mercato oramai persi e difficilmente recuperabili…. Fermatevi, smettete di prendere in giro con false promesse questo territorio che ha una storia centenaria nella siderurgia”.

Nel corso della manifestazione della Rsu Aferpi-Piombino Logistics e le segreterie Fim-Fiom-Uilm, alla quale ha partecipato anche Guglielmo Gambardella (Coordinatore nazionale siderurgia UILM), a Roma sotto la sede legale durante l’assemblea dei soci Cevital, una ristretta delegazione è stata ricevuta dal presidente Rebrab.

“Durante l’incontro – spiega Lorenzo Fusco (Uilm), uno dei delegati che sono stati ricevuti dall’azienda – Cevital ha chiesto ancora fiducia ai lavoratori e a tutto il territorio, confermando, anzi, rilanciando il suo progetto”.

Il presidente di Cevital ha informato la delegazione di avere trovato tre partner sia industriali che finanziari. “Per fine novembre, ha detto Rebrab – continua il sindacalista – il partner cinese verrà a Piombino per valutare tempi e costi per fare ripartire altoforno e acciaieria, contando di riuscire a farlo in 6-7 mesi. La loro intenzione, ha ribadito Rebrab, è produrre 3 milioni di tonnellate dall’altoforno e 1 milione di tonnellate da un forno elettrico se il Governo confermerà i certificati bianchi. La produzione dovrebbe quindi essere destinata a 2,2 milioni di prodotti piani e 1,8 milioni di prodotti lunghi. Nel chiedere ancora la fiducia a noi tutti, queste sono state le loro dichiarazioni”.

“Nel poco tempo che Rebrab ha potuto dedicarci – aggiunge Fusco – abbiamo ribadito che sono trascorsi 30 mesi e siamo ancora agli annunci. Oggi il problema non sono solo i ritardi degli investimenti: abbiamo lo stabilimento fermo, smantellamenti mai partiti e clienti e mercato ormai persi forse definitivamente. Il tempo è scaduto. Abbiamo
concordato che nei prossimi giorni, appena emergeranno ulteriori novità sull’assemblea di stamani e dopo che Calenda avrà sentito Rebrab, si terrà un consiglio di fabbrica a Roma con la presenza delle segreterie nazionali di Fim-Fiom-Uilm”.

Exit mobile version