Al Teatro Magnolfi, Michele Sinisi protagonista progetto ‘Piacevoli conversazioni’

Michele Sinisi è il nuovo protagonista degli appuntamenti del progetto ‘Piacevoli conversazioni’. L’attore, da martedì 29 ottobre a domenica 3 novembre, incontrerà gli spettatori al Teatro Magnolfi.

Michela Sinisi, attore di teatro e di cinema, oltre che regista, fondatore del Teatro Minimo, sarà protagonista del progetto ‘Piacevoli conversazioni’. Per il terzo anno consecutivo, il progetto racchiude al Teatro Magnolfi piccole monografie d’artista e accompagna la visione di alcuni spettacoli con due serate di dialoghi tra spettatori e compagnie, realizzati in collaborazione con Poecity – Azioni Urbane di Poesia.

In questa stagione la cura delle parole sarà tramite di relazione con, oltre Sinisi, il ‘Teatro delle Ariette’ e ‘Babilonia Teatri’. Offrirà uno strumento per constatare quanto ogni biografia artistica sia ‘impastata’ con la vita, i sogni, le ansie, i segreti di ognuno di noi. Ogni artista condividerà con gli ospiti una parte di spettacolo, una visione, una poesia, un ricordo, un esercizio teatrale che farà da miccia a un dialogo autentico costellato da momenti di vera e propria allegria conviviale.

In programma giovedì 31 ottobre e venerdì 1° novembre alle ore 20.45 c’è poi il monologo con cui ‘Amleto’ si aggira cercando i fantasmi del suo immaginario che lo costringono nella prigione di sé stesso.  Sabato 2 novembre si proseguirà alle ore 19.30 con ‘Riccardo III/Now!’. L’opera esplora la fisicità e la personalità del “cattivo” più famoso del canone shakespeariano scomponendo semanticamente il suo monologo iniziale e elaborando interventi corporei e sonori che mettono in evidenza il suo essere fuori dalla norma.

Si conclude domenica 3 novembre alle ore 16.30 con il nuovo lavoro “Edipo. Il corpo tragico”, una sorta di esame post-mortem con racconto a ritroso in cui un vecchio Edipo si toglie ogni maschera, ripensa alle sue disgrazie e si interroga di nuovo sui tanti enigmi del suo mito.

Le ‘Piacevoli Conversazioni’, a ingresso gratuito, sono riservate agli spettatori che hanno il biglietto o l’abbonamento per almeno uno degli spettacoli dell’artista. È consigliata la prenotazione scrivendo a cometa@metastasio.it o telefonando allo 0574/27683 in orario 9.30-13.00 dal lunedì al venerdì, entro il giorno precedente all’appuntamento prescelto.

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Michele Sinisi porta il classico Miseria&Nobiltà a Lastra a Signa

Il testo di Eduardo Scarpetta reinterpretato in maniera attuale attraverso l’uso di diversi dialetti ed una struttura che gioca con l’originale tradendolo continuamente

Domani sera in scena al Teatro delle Arti di Lastra a Signa Miseria&Nobiltà, tratto dal testo di Eduardo Scarpetta e reso celebre dal film del ‘54 di Mattoli con Totò, uno dei classici della tradizione napoletana e italiana.

Reinterpretando nuovamente un vero e proprio mito della modernità, Michele Sinisi ci racconta una storia tipicamente italiana, capace di essere attuale e autentica sia dentro che fuori la scena.

La vicenda, ormai nota, è quella di un povero squattrinato che costretto a vivere di espedienti per rimediare a fatica un tozzo di pane, dà vita a una fitta tessitura di trovate dialogiche e di situazioni che rappresentano la summa dell’arte attoriale italiana e di quanto di meglio la storia del teatro (in particolare quella napoletana) abbia prodotto nel tenere il pubblico inchiodato alla sedia:

Lo scrivano Felice Sciosciammocca e il suo amico Pasquale sono due poveracci che vivono alla giornata. Senza uno spicciolo in tasca e affamati, i due amici e le loro famiglie vengono ingaggiati dal marchesino Eugenio perché si fingano suoi nobili parenti presso la casa del futuro suocero, un cuoco arricchito,  con lo scopo strappare il consenso al matrimonio. Colpi di scena ed equivoci renderanno le cose più complicate e nulla andrà secondo i piani.

Nella messa in scena di Sinisi, la farsa di Scarpetta si libera dalla parlata napoletana e con l’uso di diversi dialetti gioca a rappresentare realtà e finzione facendo leva sulle suggestioni evocate da questo testo. La scena volutamente scarna e cupa della prima parte con i suoi personaggi in tuta, magliette usurate e leggins, lascia spazio alla sorpresa dell’allestimento del secondo tempo, pensato dallo scenografo Federico Biancalani con sfarzo solo apparente, dove un lampadario a prima vista sontuoso si rivela poi fatto di cucchiai e mestoli.

Come una canzone pop il cui ritornello potrebbe essere ripetuto all’unisono da tutta la platea, i dialoghi e le scene di Miseria&Nobiltà sono un vero e proprio collante sociale, la ripetizione di un rito collettivo che unisce e diverte. Questo avviene senza dimenticare il lascito del cinema e la potenza espressiva che questo veicola, il grande schermo bianco che compare in scena ne è la prova più efficace. Si aderisce all’originale sì, ma tradendolo continuamente, in un gioco continuo di partiture teatrali.

Miseria& Nobiltà ritorna a quel testo del 1888 solo riscoprendosi rito nell’oggi con una straordinaria squadra di attori che s’impossessano della scena. Dice Sciosciammocca nell’ultimissima battura della storia “Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento.” Miseria & Nobiltà del mestiere del vivere recitando.

Info, prevendite e prenotazioni
Teatro delle Arti – viale Matteotti 5/8, Lastra a Signa (FI)
tel. 055 8720058 – 331 9002510
teatrodellearti.lastraasigna.fi@gmail.compromozione@tparte.itwww.tparte.it
Prevendite on line www.boxol.it e nei punti vendita del circuito BoxOffice
Orari biglietteria teatro: martedì 10-13, mercoledì e venerdì 17-20
La biglietteria è aperta inoltre tutte le serate di spettacolo e di proiezione film

 

Lavorare sul mito: Michele Sinisi a Grosseto con i Promessi Sposi

Domani sera e mercoledì al Teatro degli Industri il centro di produzione teatrale Elsinor porterà in scena uno studio su uno dei classici della letteratura italiana

Al teatro degli Industri di Grosseto domani Marted’ 12 e Mercoledì 13 Dicembre Michele Sinisi porta in scena un classico della letteratura italiana. Quello compiuto da Sinisi non è semplicemente un lavoro sui classici ma anche e, soprattutto, uno studio sul mito, sull’archetipo, su ciò che ormai è diventato patrimonio dell’immaginario comune. Dopo Miseria&Nobiltà, infatti, Sinisi affronta un altro grande testo: I promessi sposi. Mettere in scena uno dei pilastri della nostra cultura, significa assumersi la responsabilità di lavorare su materiale conosciutissimo, di fare i conti con i grandi maestri del passato, ma anche, e soprattutto, di condividere con il pubblico un immaginario comune, ricreando quasi un rito collettivo dove torna la memoria degli anni di scuola, in cui il suono della campanella scandiva il tempo delle lezioni.

Diventato ormai un’icona, questo testo rivela ancora la sua straordinaria eccentricità, svelando un contenuto vivo, coinvolgente, ironico, a volte spietato. Conosciuto a scuola e assimilato in una dinamica pedagogica di scambio con l’insegnante, I promessi sposi oggi è oggetto di studio, di analisi e in rete è ormai possibile trovare qualsiasi scheda riassuntiva, pensiero e opinione su ogni singolo passaggio del testo.

La possibilità offerta dal teatro di dare forma corporea ad un contenuto può riconnetterci con l’indagine manzoniana sulle costanti umane, sul senso della Storia e sul rapporto del singolo con gli eventi che lo travalicano, consentendoci di riappropriarci della sua forza narrativa complessa e moderna, capace di rispecchiare un’umanità talmente pregnante di vita da generare estreme semplificazioni o stereotipi (Don Abbondio, Perpetua, Azzeccagarbugli sono entrati nel linguaggio comune), grazie anche ad una indagine psicologica così accurata da bypassare la nozione di personaggio positivo e negativo.

 

“I Promessi Sposi va ben oltre i limiti del genere letterario, non è solo un romanzo storico: attraverso la ricostruzione dell’Italia del ‘600 Manzoni prefigurava parallelismi con i processi storici di cui era testimone nella sua epoca, cioè l’800. Lo scrittore non si limitava ad indagare il passato, bensì rifletteva su costanti umane – culturali, psicologiche, spirituali, sociali, politiche – tracciando anche un’idea ben precisa del senso della Storia, e del rapporto che il singolo aveva con gli eventi storici che lo coinvolgevano. E con questo sguardo Manzoni comprendeva meglio il suo presente, inteso come probabilità e non come segreto nozionistico, somma algebrica. Che le cose accadano, che gli altri condividano le nostre azioni e i nostri pensieri non può essere definito a priori, ma lo si può scoprire solo attraverso quella relazione, cominciando con lo sguardo a quel passato.  Quello che ne deriva è che nel corso della Storia, sotto forme diverse, molto probabilmente noi raccontiamo la stessa storia: di esseri umani che provano a convivere con le loro inquietudini e le loro aspirazioni, ciascuno in relazione anche alla propria spiritualità.” Queste le parole del regista Michele Sinisi.

“In quest’opera i personaggi rompono la semplicistica suddivisione in buoni e cattivi diventando più umani, al punto da generare una forza narrativa più complessa, moderna. Essi sono scolpiti a tutto tondo, rispecchiano un’umanità talmente pregnante di vita da generare degli stereotipi, ancora usati oggi nel linguaggio comune (si pensi ad esempio a un don Abbondio o alla figura di un Azzeccagarbugli o di una Perpetua). Una rappresentazione psicologica così accurata fa sì che, salvo poche eccezioni, quasi nessuno di essi sia completamente “positivo” o “negativo”. Il malvagio trova un’occasione di umanità e redenzione, il personaggio positivo (ad esempio Renzo) non è immune da difetti, azioni violente e riprovevoli ed errori anche gravi. La stessa Lucia viene tacciata spesso come egoista, e non sempre a torto: il discorso che padre Cristoforo fa alla giovane al Lazzaretto, benché paterno e benevolo, è durissimo.”

“Bene, credo che quest’opera alla sua identità letteraria abbia aggiunto la consapevolezza di noi contemporanei, cioè quello che la Storia nel frattempo dovrebbe averci insegnato: gli esseri umani devono ricordarsi continuamente di quanto la convivenza non sia un risultato ma un’esperienza da vivere solo ed esclusivamente nell’occasione da cogliere, nel vivere la probabilità delle nostre relazioni. La Provvidenza, la fede, altro protagonista di questo capolavoro, oggi rivela una nuova religione, generata da una antica necessità, ch’è vivere assieme ciascuno nella propria diversità, così ci emanciperemo dalle nostre paure.”

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