Cecco Bravo entra agli Uffizi con l’Armida

I Friends of the Uffizi Gallery hanno consegnato alle Gallerie degli Uffizi il dipinto che si sono  recentemente aggiudicati all’asta, raffigurante Armida, opera di uno dei più  intriganti pittori del Seicento fiorentino: Francesco Montelatici, meglio conosciuto come Cecco Bravo.

L’operazione è stata resa possibile grazie all’intervento diretto di Maria Vittoria Colonna Rimbotti, presidente degli Amici degli Uffizi e dei Friends of the Uffizi Gallery, in sinergia con il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che aveva individuato in asta il dipinto, presto visibile nelle nuove sale dedicate a Caravaggio e al Seicento della Galleria delle Statue e delle Pitture. Ed è stata una felice coincidenza che l’acquisto sia avvenuto la sera del 14 novembre, vigilia del compleanno del pittore.

L’associazione no profit Friends of the Uffizi Gallery, con sede a Palm Beach, Florida, nasce nel 2006 come consorella dell’associazione Amici degli Uffizi, attiva ormai da quasi 25 anni con oltre 115 donazioni, 112 restauri, 20 mostre prodotte e 26 cataloghi pubblicati.

“Per i Friends of the Uffizi Gallery è stata una grandissima gioia poter donare alla nostra galleria un’opera del ‘600 fiorentino non presente nel museo. Direi un piacere duplice, proprio perché al valore del dono, si somma l’inedita acquisizione  del dipinto di Cecco Bravo nelle sale espositive – dichiara Maria Vittoria Colonna Rimbotti, presidente degli Amici degli Uffizi. – Le nostre associazioni Amici degli Uffizi e Friends of the Uffizi Gallery fino ad oggi hanno realizzato numerosi progetti a favore della Galleria, soprattutto con donazioni di quadri, restauri di dipinti e sculture, interventi di ripristino e riallestimenti di sale. Mai ci era capitato di dover decidere in brevissimo tempo di partecipare ad un’asta, e di fare un acquisto così fortunato. Auguriamoci quindi che anche in futuro non ci manchino altre occasioni simili, per poter arricchire  il patrimonio d’arte della Galleria. Come presidente dell’associazione fiorentina Amici degli Uffizi e dei Friends of the Uffizi Gallery ormai attivi al nostro fianco dal 2006, ringrazio tutti i nostri  soci, sperando nella loro generosa fedeltà per realizzare nuovi progetti e poter collaborare a nuovi programmi nel 2018. Missione che intendiamo assolvere per accrescere le collezioni del museo ed incrementare le sue attività culturali ed espositive, oltre a fornire servizi ai visitatori che ogni anno desiderano godere di  tanta bellezza unica al mondo”.

Più volte commentata nella letteratura su Cecco Bravo, e anche in un sofisticato volume di Sandro Bellesi sulle stregonerie, Armida, la celebre maga della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, si inserisce nel filone delle cosiddette “magherie” in voga a metà Seicento a Firenze. L’opera presenta elementi tipici delle opere tarde dell’artista, dopo la metà del secolo, e dimostra una conoscenza della pittura veneta e soprattutto di Tiziano: infatti Armida e i mostri diabolici che la circondano sono caratterizzati da una pennellata sfaldata e morbida, che accentua il carattere misterioso e onirico della scena, immersa in un’atmosfera torbida. Anche lo schema compositivo del quadro è quello tipico di Cecco Bravo per le opere da cavalletto, con la rappresentazione di figure in un proscenio ristretto, stagliate su fondi mossi  in cui la tridimensionalità è suggerita soltanto dai passaggi di colore.

“La tela di Cecco Bravo – afferma Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi – nella sua eccentricità allucinata, amplifica la magia di Armida, donna bellissima e forte, e sembra estenderla all’osservatore, che si sente attirato nella scena e coinvolto, quasi parte di essa. Un incantesimo che non ha mancato di sortire effetti anche nei generosi donatori, i Friends of the Uffizi Gallery, che allertati da Maria Vittoria Rimbotti, con fulminea decisione hanno proceduto all’acquisto dell’opera”.

L’associazione ‘Friends of the Uffizi ‘ si aggiudica ‘Armida’ di Cecco Bravo

L’opera seicentesca dell’artista fiorentino è stata acquistata durante un’asta dall’associazione no profit americana e sarà donata alla Galleria degli Uffizi

L’associazione americana no-profit Friends of the Uffizi Gallery si è aggiudicata l’asta dell’opera seicentesca Armida dell’artista fiorentino Francesco Montelatici, meglio conosciuto come Cecco Bravo.

L’operazione è stata gestita direttamente da Maria Vittoria Colonna Rimbotti, presidente dell’associazione americana e della sua consorella Amici degli Uffizi, in sinergia con il Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt che ha individuato l’opera che andrà ad arricchire le sale del museo con un autore non presente finora nelle sale espositive.

L’associazione no-profit Friends of the Uffizi Gallery, con sede a Palm Beach, Florida, nasce nel 2006 con l’unico scopo di sostenere le Gallerie degli Uffizi attraverso l’Associazione Amici degli Uffizi, realtà fiorentina attiva ormai da quasi 25 anni con oltre 115 donazioni, 112 restauri, 20 mostre prodotte e 26 cataloghi pubblicati.

Le due associazioni hanno come missione primaria reperire fondi per accrescere e conservare le collezioni del museo, incrementare le sue attività culturali ed espositive, provvedere con programmi e servizi ad accogliere i soci e i visitatori che ogni anno desiderano godere di questo patrimonio unico al mondo.

L’acquisizione di Armida segna un importante passo per l’associazione americana che per la prima volta contribuisce da sola ad arricchire le collezioni, dopo aver sostenuto fino ad oggi insieme agli Amici degli Uffizi numerosi restauri di dipinti, sculture, arazzi e sale espositive.

Più volte commentata nella letteratura su Cecco Bravo, Armida, la celebre maga della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, presenta elementi tipici delle opere più tarde dell’artista che dimostrano una conoscenza diretta della pittura veneta e di Tiziano; infatti è caratterizzata da una pennellata sfaldata e morbida che accentua l’atmosfera misteriosa e onirica della scena. Anche lo schema compositivo del quadro è quello già collaudato da Cecco Bravo per le opere da cavalletto, ovvero la rappresentazione di figure in un proscenio ristretto, stagliate su fondi mossi ma senza una reale tridimensionalità, suggerita soltanto dai passaggi di colore.

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