🎧 Sollicciano, il report di Magistratura Democratica parla chiaro: “Condizioni ai limiti della vivibilità”

Muffa e infiltrazioni, ma anche cimici e parassiti nei materassi, celle anguste con meno di tre metri quadrati per ogni detenuto e fatiscenti. Nessun laboratorio, nemmeno uno spazio biblioteca e il lavoro limitato alla gestione ordinaria dell’istituto con turni così diradati da “farne svanire la portata risocializzante”. Così il carcere fiorentino di Sollicciano è “non solo inadeguato alla sua funzione rieducativa, ma anche lesivo della dignità umana”.

La denuncia è di Magistratura Democratica che il 25 novembre scorso con una delegazione di cui facevano parte anche il presidente del tribunale di sorveglianza di Antigone e rappresentanti dell’avvocatura, è stata nell’istituto di Sollicciano, prima tappa di una serie di visite nelle carceri. I motivi di questi viaggi sono da ricercare nella necessità di avviare progetti e percorsi per cercare pene sostitutive al carcere, se contenute entro i quattro anni.

“La Toscana è un territorio particolare: ha un numero di carcerati superiore ad altre Regioni ed un livello di vivibilita’ di molti istituti davvero molto basso”. A dirlo è l’avvocato Luca Maggiora, presidente della Camera penale di Firenze. “E anche se fosse presente personale adeguato – sottolinea Maggiora – comunque ci sono molti problemi alle infrastrutture, come quelli che abbiamo rilevato a Sollicciano. Non è neanche un problema di coperta troppo corta: è che semplicemente questa coperta non c’è”.

Per questo l’avvocato esprime soddisfazione per il sostegno di Magistratura Democratica: “Sostengo da anni che i magistrati che decidono in tribunale debbano vedere dove vanno ad alloggiare queste persone”.

Il report su Sollicciano fa quindi emergere la necessità di un’immediata e diffusa applicazione di pene sostitutive, ma anche l’importanza di una politica di investimenti per le strutture sanitarie destinate al trattamento esterno dei soggetti psicologicamente fragili, che anche nel carcere fiorentino rappresentano una percentuale importante. E poi necessario, conclude il report, fare in modo che si investa su percorsi educativi e risocializzanti all’interno delle mura di Sollicciano.

🎧 Magistratura democratica, XXIII Congresso nazionale a Firenze

Firenze, si svolgerà nel capoluogo toscano Il XXIII Congresso nazionale di Magistratura democratica, tra il 9 e l’11 luglio 2021.

Il fil rouge del dibattito sarà il rapporto tra i giudici e la città, tra i magistrati tutti, la giurisdizione e la costruzione della democrazia: “Discuteremo di garanzie e garantismo, diritti, rappresentanza, con lo sguardo rivolto oltre i confini nazionali, puntato sul futuro dell’Europa e delle sue prospettive inclusive in un momento in cui gli effetti di desocializzazione della pandemia si manifestano in maniera man mano sempre più drammatica” si legge nel comunicato di magistratura Democratica che illustra i temi del congresso.

“Siamo ben consapevoli che, nel parlare di democrazia, dobbiamo affrontare il problema della democrazia all’interno delle istituzioni che presidiano l’amministrazione della giustizia, a partire dal Consiglio superiore della magistratura – continua il comunicato – Alla questione democratica, sotto questo particolare profilo, si affianca la questione morale e la sua declinazione nei rapporti tra istituzioni del governo autonomo e associazionismo”.

“Proprio per questo, nel VII centenario della morte di Dante, abbiamo scelto come didascalia un verso del Purgatorio (XVI, 97): “Le leggi son ma chi pon mano ad esse? Ci indica, inoltre, la via di un cambiamento che deve nascere da un rinnovato atteggiamento etico dei magistrati – singoli e associati – e che non sarà il mutamento delle cornici istituzionali, da solo, a poter determinare. Affronteremo anche il complesso tema delle riforme della giustizia, analizzando le proposte in essere e quelle a cui pensiamo.

In podcast l’intervista al Presidente di Magistratura Democratica, Riccardo De Vito, a cura di Gimmy Tranquillo.

Giustizia: domani processi a rischio, sciopero avvocati penalisti

La protesta è contro la mancata approvazione della riforma dell’ordinamento penitenziario ed è stata proclamata dall’Unione delle Camere penali, che ha anche organizzato per domani una manifestazione nazionale a Roma.

L’ultimo Consiglio dei ministri prima delle elezioni avrebbe dovuto varare in via definitiva il cuore della riforma, e cioè l’unico decreto attuativo che ha già avuto i pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato e che amplia l’accesso alle misure alternative al carcere: sia innalzando il limite di pena per poter fruire dell’affidamento in prova ai servizi sociali sia modificando l’articolo 4 bis della legge penitenziaria, che esclude in via automatica la concessione dei benefici ai responsabili di determinati tipi di reati. Modifiche criticate dalla Commissione Giustizia del Senato. Contro ogni previsione della vigilia però il testo – che prevede anche una maggior tutela del diritto all’assistenza sanitaria, equiparando l’infermità psichica a quella fisica – è finito in stand by: il governo ha approvato altri tre decreti sulle carceri, rimandando la parte più importante della riforma alle settimane successive, anche per tener conto delle “indicazioni del Parlamento”. Una scelta dettata da ragioni elettorali, hanno protestato i sostenitori della riforma, penalisti in testa, che temono una definitiva battuta d’arresto per via dell’imminente fine della legislatura.

Quella degli avvocati non è affatto una battaglia solitaria. La loro mobilitazione ha il sostegno dell’associazione Antigone e di Rita Bernardini del Partito radicale che per la riforma, assieme a migliaia di detenuti, ha attuato un lungo sciopero
della fame. E i penalisti sono tra i firmatari di un appello al governo, che vede in campo uno schieramento ampio e variegato. In calce al documento – che fa presente come la riforma non sia uno svuotacarceri  ma un intervento organico per riportare l’esecuzione penale nella “legalità costituzionale e sovranazionale, dopo le umilianti condanne europee”- ci sono le sottoscrizioni di tante associazioni: tra le altre Magistratura democratica, l’Associazione italiana dei professori di diritto penale, la Conferenza nazionale volontariato Giustizia. E ci sono le firme di autorevoli giuristi (come i presidenti emeriti della Consulta Valerio Onida e Gaetano Silvestri, i professori Giovanni Fiandaca, Delfino Siracusano e Carlo Federico Grosso, l’ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo Vladimiro Zagrebelsky), magistrati (il procuratore di Torino Armando Spataro, l’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e l’ex presidente della Cassazione Ernesto Lupo), scrittori e registi.

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