Commissione Moby Prince, Pittalis eletto presidente

Il deputato di FI Pietro Pittalis è stato eletto presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave Moby Prince. Familiari vittime: “Ci auguriamo che la commissione di inchiesta sulla strage del Moby Prince possa completare il lavoro fatto fin qui dal Parlamento e mettere la parola fine su questa tragica vicenda.

“Ci auguriamo che la commissione di inchiesta sulla strage del Moby Prince possa completare il lavoro fatto fin qui dal Parlamento e mettere la parola fine su questa tragica vicenda. Siamo a disposizione del presidente Pietro Pittalis e di tutti i commissari per portare questa battaglia fino alla fine. Ringraziamo tutti i gruppi parlamentari per questo importante risultato”. Lo dicono i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime della Moby Prince, Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince) e Nicola Rosetti (Associazione 140), alla notizia dell’elezione del deputato di FI Pietro Pittalis come  presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave Moby Prince.

“La nuova Commissione  consentirà di fare piena luce su una delle più gravi tragedie del nostro Paese. Sono trascorsi ormai 33 anni da quella terribile collisione che costò la vita a 140 persone, tra equipaggio e passeggeri. Abbiamo il dovere di proseguire il lavoro di indagine su tutte le responsabilità del disastro, esaminare le comunicazioni intercorse, verificare le procedure di soccorso e appurare ogni atto volto ad ostacolare l’accertamento delle cause” ha affermato la collega di partito e membro della stessa commissione Chiara Tenerini.

“Da livornese e unica rappresentate del territorio in Commissione – aggiunge – avverto tutta la responsabilità di questo compito e lo porterò avanti con il massimo impegno. Auguri di buon lavoro al neo eletto Presidente Pittalis, che rappresenta una garanzia anche per essere stato già vice nella scorsa legislatura, e a tutti gli altri membri della Commissione. Adesso è l’ora della verità sul disastro della Moby Prince”.

“Il Parlamento ha ascoltato le richieste dei familiari delle vittime – proseguono invece  Chessa e Rosetti – e adesso, dopo 33 anni, abbiamo la possibilità di arrivare alla verità sulle cause del più grande disastro della marineria italiana, avvenuto davanti al porto di Livorno, nel quale persero la vita 140 persone. Grazie alle due precedenti commissioni di inchiesta, che hanno fatto un ottimo lavoro in spirito bipartisan, oggi sappiamo che le sentenze giudiziarie sulla collisione con la petroliera Agip Abruzzo sono state palesemente incomplete ed infondate. Guardiamo con fiducia a questa commissione di inchiesta e, al contempo, ci auguriamo che il lavoro interrotto nella scorsa legislatura, a causa dello scioglimento anticipato delle Camere, venga completato. Dopo 33 anni – concludono – la commissione presieduta dall’on.Pittalis deve mettere la parola fine su questa dolorosa vicenda; come ha scritto il presidente Mattarella nel messaggio per il trentesimo anniversario: ‘Sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostanze che l’hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce'”.

Moby Prince, familiari vittime: coltivare memoria per avere giustizia

“La strage del Moby Prince è passata nella memoria collettiva come un banale incidente: la collisione tra un traghetto e una petroliera per una nebbia improvvisa e altri errori e sono serviti 27 anni per spazzare via la melma putrida di verità preconfezionate”

“Non dimenticare serve a mantenere accesa la memoria storica ed a combattere per la verità e giustizia. La strage del Moby Prince è passata nella memoria collettiva come un banale incidente: la collisione tra un traghetto e una petroliera per una nebbia improvvisa e altri errori e sono serviti 27 anni per spazzare via la melma putrida di verità preconfezionate”.

Lo affermano in una nota congiunta i familiari delle 140 vittime dell’incidente avvenuto nella rada del porto di Livorno il 10 aprile 1991 in occasione e del 31/o anniversario.

“E’ servita una prima commissione parlamentare a ribaltare le verità processuali – scrivono Luchino Chessa e Nicola Rosetti, presidenti delle due associazioni delle vittime – e altro che nebbia, altro che distrazione del comando del traghetto Moby Prince, altro che morte repentina dei nostri cari. Le verità scaturite dalla prima commissione fanno ancora più male perché hanno messo in evidenza la assoluta mancanza di soccorsi e una vita a bordo del traghetto di atroci ore di sofferenza”.

“Ora tutto cambia -continuano i familiari delle vittime del Moby Prince-  ma alcuni tasselli dell’intricato puzzle mancano ancora. Siamo fiduciosi del lavoro che sta portando avanti la nuova Commissione Parlamentare di Inchiesta presieduta da Andrea Romano. Vorremmo sapere a che punto sono le indagini che la Procura di Livorno e la Dda della Procura di Firenze, che stanno indagando nel più totale riserbo, mentre attendiamo la sentenza della causa civile della Corte di Appello del Tribunale di Firenze che dovrà esprimersi dopo l’8 maggio. Non sappiamo se avremo veramente giustizia, ma almeno vorremmo avere una verità appagante”.

Moby Prince:no causa civile, parenti si rivolgono Mattarella

“Come familiari riteniamo che le affermazioni riportate nella sentenza della sezione civile del Tribunale di Firenze siano gravissime e precludano la possibilità di avere giustizia in questa vicenda come in tutte le vicende mai chiarite nella storia della nostra Repubblica”.

A scriverlo, per chiedere un intervento al Capo dello Stato Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte e ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, sono Luchino e Angelo Chessa, presidenti dell’associazione 10 Aprile-Familiari vittime Moby Prince Onlus, e Loris Rispoli, presidente dell’associazione 140, annunciando anche il ricorso in appello dopo il rigetto dell’istanza dei familiari per prescrizione.

Il tribunale di Firenze, come spiega Luchino Chessa, ha respinto la loro azione “giustificando il fatto che l’ultimo processo della sezione penale della Corte di Appello di Firenze risulta chiuso a febbraio 1998, e, cosa di una gravità estrema considerando la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul Moby Prince unicamente un atto politico”. Lo scopo della causa, spiega Chessa, “era quello di mettere in evidenza le responsabilità da parte di chi nella notte del 10 aprile 1991 avrebbe dovuto controllare il porto di Livorno e soccorrere le persone presenti sul Moby Prince. Ricordiamo infatti che la l’assenza dei soccorsi ha contribuito alla morte, dopo atroci sofferenze dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio del traghetto”.

Proprio le risultanze del lavoro della Commissione parlamentare, che, come sostiene sempre Chessa “hanno scardinato le verità processuali del passato”, hanno portato i familiari delle vittime a citare lo Stato, fondamentalmente per riuscire ad avere giustizia. I familiari, conclude Chessa, “non si fermeranno neanche dopo questo ennesimo colpo”. Nella lettera alle massime istituzioni della Repubblica i parenti esprimono “pieno dissenso riguardo all’esito della sentenza civile” e chiedono “un loro intervento pubblico, visto anche le belle parole pronunciate da tutti in occasione dell’anniversario del 10 aprile scorso, e infine per chiarire come sia possibile che una Commissione parlamentare, come quella sul Moby Prince, possa avere unicamente una valenza politica”.

Moby Prince: a 27 anni dalla tragedia, ribaltamento delle verità processuali

Il 10 aprile 1991 il traghetto Moby Prince con a bordo 141 persone entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto livornese e si incendiò restando alla deriva per ore. Ci fu un solo superstite: il mozzo Alessio Bertrand; oggi, dopo le conclusioni della commissione parlamentare presieduta da Silvio Lai (Pd), i familiari delle vittime auspicano nuove indagini per stabilire la verità dei fatti.

“Dopo 27 anni dalla tragedia del Moby Prince – afferma Luchino Chessa, presidente dell’associazione 10 aprile, che raduna numerosi familiari vittime – quest’anno la celebrazione dell’anniversario si svolge con uno spirito diverso, grazie alle conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta che hanno portato a un ribaltamento delle verità processuali; dopo le segnalazioni inoltrate alla procura di Livorno ora ci aspettiamo di poter giungere finalmente alla verità”.

“La storia ufficiale – spiega Chessa – che racconta di un banale incidente, dato dalla nebbia e per cui dall’errore umano, è stata finalmente smentita, ipotizzando scenari ben diversi: nebbia inesistente, posizione e orientamento della petroliera diversi da quelli processuali, una turbativa nella rotta del traghetto. Smontata anche la tesi della sopravvivenza a bordo del Moby di meno di mezz’ora, che allora aiutò a sminuire le gravi responsabilità dei soccorsi, tutti diretti alla petroliera, ma che in verità sembrano essere inesistenti sul Moby Prince: si parla infatti di una sopravvivenza che andò avanti per ore”.

Chessa, a nome dei familiari delle vittime, si pone anche una serie di interrogativi ai quali chiede risposte definitive: “Perché è stato fatto di tutto per ridurre la tragedia ad un banale incidente? Perché fin dalle prime ore dopo la collisione si è parlato subito di nebbia ed errore umano? Perché l’Agip Abruzzo ha attirato tutti i soccorsi verso di sé e nessuno dalla plancia di comando ha comunicato che c’era un traghetto in collisione?”. Domande alle quali la procura livornese, dopo le conclusioni della commissione parlamentare, dovrà cercare di rispondere con le nuove indagini avviate nei mesi scorsi.

“E’ stata solo superficialità e incompetenza delle autorità inquirenti e giudicanti dell’epoca? – si chiede ancora Chessa – e quali scheletri negli armadi hanno portato ad accordi tra le assicurazioni delle compagnie armatoriali di traghetto e petroliera pochi mesi dopo la collisione? Esiste un possibile rapporto tra questi accordi e tanti dubbi sugli scali precedenti l’arrivo a Livorno della petroliera, sulla natura del suo carico, sulla mancanza di perizie a bordo e sul suo dissequestro tre mesi dopo la collisione? Che ruolo ha avuto la compagnia armatoriale del Moby Prince in tali accordi?”.
Nel pomeriggio si ricorderà la tragedia con la tradizionale commemorazione in Comune prima del corteo che attraverserà il centro cittadino per raggiungere il porto.
In mattinata da Pontedera (Pisa) è partita inoltre la consueta staffetta podistica promossa per non dimenticare.
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