Al Teatro Metastasio arriva “When the rain stops falling”

Da domani a domenica 23 febbraio, al Teatro Metastasio arriva “When the rain stops falling”, vincitore di tre Premi Ubu 2019 come miglior nuovo testo straniero, miglior regia e migliori costumi. L’adattamento del testo intimo e distopico dell’australiano Andrew Bovel è diretto da Lisa Ferlazzo Natoli.

“When the rain stops falling” racconta la storia delle famiglie Law e York, di quattro generazioni di padri e figli, delle loro madri e mogli: è una saga familiare, un affondo “genealogico” nella memoria, le eredità e l’abbandono, ricostruito grazie a un’architettura narrativa nitida e complessa, che si muove nello spazio e nel tempo della storia stessa, avanti e indietro nel tempo, dal 1959 fino al 2039.I personaggi, da vecchi e da giovani entrano ed escono da un quadro all’altro, da un paesaggio all’altro, con un ritmo incalzante, che l’autore introduce fin dalle prime pagine. È sul tempo stesso che ci si interroga, ‘piegandolo’ in avanti, per lasciare entrare il futuro e i suoi fantasmi; o, con improvvise ‘interferenze’, aprire il presente a squarci di passato.

Una scena scivola nell’altra grazie a un salto agile, semplicemente descritto con un “e ci troviamo in” e diventa così imprevedibile, svela combinazioni, corrispondenze e collegamenti tra i personaggi che s’immergono, letteralmente, nell’azione teatrale, entrando e uscendo dal racconto di ognuno, degli altri. E lungo l’arco delle generazioni, le madri e i figli, i mariti e le mogli reiterano gesti, frasi o comportamenti, quasi inconsapevolmente.

 

“When the rain stops falling” è dunque il racconto del tempo come sapere e dimenticanza, sapore e leit motiv involontario. Di come il tempo meteorologico influenzi magicamente le nostre vite e cambi la Storia, e di come la Storia stia già cambiando il presente, sull’ombra del futuro.

La scenografia minimale – un tavolo e poche sedie – è la condizione per restituire l’asciuttezza incalzante del testo. Pochi oggetti, qualche ombrello, una valigia, una zuppa di pesce e un grande pesce caduto dal cielo.

 

La proiezione evanescente di uno scheletrico albero genealogico evidenzia che il punto centrale del discorso non è tanto scoprire la “vera storia” di una famiglia, ma la famiglia stessa: una sola moltitudine, fatta di reperti incomprensibili, raccolti a un tavolo da pranzo, un lungo tavolo dove si succedono le generazioni.

Orari: (20.45 feriali, 19.30 sabato, 16.30 domenica).

Intorno allo spettacolo, per la replica di domenica 23 febbraio sarà possibile prenotare il servizio babysitting per bambini dai 5 ai 10 anni, attivo gratuitamente per i possessori di biglietto o abbonamento per lo spettacolo. (Prenotazione obbligatoria entro mercoledì 19 febbraio a cometa@metastasio.it o 0574/27683 (dal lunedì al venerdì in orario 9.30/13.00).

Teatro della Pergola: il tragico Otello contemporaneo

Da domani, martedì 3 aprile, fino all’ 8, sarà in scena al Teatro della Pergola di Firenze la reinterpretazione, in chiave contemporanea, dell’Otello shakespeariano, con la regia a quattro mani di Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli, fondato sulla nuova traduzione di Ferdinando Bruni.Una produzione Teatro dell’Elfo con il sostegno di Fondazione Cariplo.

Rappresentata per la prima volta nel 1604, la tragedia Otello è una vicenda che Shakespeare trae da una novella di Giovan Battista Giraldi Cinzio, e si concentra sui tormenti interiori e sui processi psicologici di Otello, che sfociano in fraintendmenti e incomprensioni con Desdemona, che preludono all’omicidio-suicidio finale. Otello, la parte buia del maschio, portato agli estremi, è così diventato un archetipo della passione amorosa che, sviata dalla gelosia, conduce all’autodistruzione e al dramma del femminicidio.

Questo testo, perturbante come un racconto di suspense, è una tragedia della gelosia e del sesso, dei rapporti interrazziali e culturali, del dubbio e della potenza manipolatoria delle parole, che danno fondamento e giustificazione alla propria xenofobia, misoginia e alle tante forme d’intolleranza sociale e privata di cui si compone la società, ieri come oggi. Rileggere Otello spogliandolo della tradizione, tornare al cuore del meccanismo drammatico, permetyte alla tragedia di acquistare un tono diffuso di tragica normalità, quella del protagonista, un generale disorientato che più che cadere nelle trappole di Jago frana nei dubbi che lo porteranno a vedere il marcio in un’essenza di purezza, quale prima considerava Desdemona. La normalità di Jago, manipolatore intelligente dai molti e ‘necessari’ assassinii, risiede nel fatto che egli è il male gratuito, che spaventa perché può abitare in ciascuno di noi.

“Mettere in scena Otello oggi – affermano i registi – è un modo per fare i conti con la singolare attrazione che la vicenda del Moro esercita in tutti noi, come un congegno misterioso messo lì per ‘innescare’ una risposta emotiva sui presupposti ideologici e i fantasmi dell’inconscio collettivo con cui una società costruisce i propri parametri, proiettando ‘fuori di sé’, sullo straniero, tutto ciò che ha di inconfessabile”.

Per info e biglietteria: biglietteriateatrodellapergola.com

 

 

 

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