Firenze, Gdf: sequestrati accessori abbigliamento contraffatti, per 6 milioni di euro

L’operazione è stata possibile grazie al pedinamento, da parte delle forze dell’ordine, di ambulanti abusivi.

Sequestrati dalla Guardia di Finanza 43 mila accessori per l’abbigliamento contraffatti, per un valore di circa 6 milioni di euro, in due negozi nella zona dell’Osmannoro, a Firenze, e nei rispettivi magazzini.

I titolari delle due attività, un 52enne di origine cinese residente a Sesto Fiorentino (Firenze) e una 39enne residente a Campi Bisenzio (Firenze), anche lei cinese, sono stati denunciati.

I reati contestati sono detenzione per la vendita di prodotti recanti marchi contraffatti e ricettazione. Gli accessori sequestrati riproducevano marchi di note griffe, tra cui Bottega Veneta, Gucci, Fendi e Valentino. I negozi sono stati individuati dalle fiamme gialle pedinando alcuni venditori ambulanti abusivi, che si rifornivano di merce contraffatta nei due esercizi.

Accoglienza migranti: 4 indagati per ‘frode nelle pubbliche forniture’

In esecuzione stamani un’ordinanza del gip di Firenze verso 4 indagati per ‘frode nelle pubbliche fortunire’ relative ai centri di accoglienza per migranti. Cibo avariato o scaduto nelle dispense e insufficiente, bagni mai disinfettati, asciugamani cambiati ogni due mesi, camere sovraffollate, migranti costretti a fare le pulizie sotto la ‘minaccia’ di esser trasferiti; queste le criticità denunciate.

Carabinieri e Guardia di Finanza stanno dando esecuzione stamani a un’ordinanza del gip di Firenze per l’applicazione di misure cautelari a 4 indagati di un’inchiesta per ‘frode nelle pubbliche forniture’ relativa a centri di accoglienza per migranti nel Fiorentino. Per due indagati ci sono gli arresti domiciliari, per altri due scatta l’interdizione da incarichi societari all’interno delle stesse strutture di accoglienza. Le misure sono state emesse dal gip su richiesta della procura di Firenze.

L’operazione parte da un’indagine avviata nel 2014 verso soggetti aggiudicatari diretti o indiretti (attraverso cooperative del terzo settore) di bandi di gara indetti dalla prefettura di Firenze per gestire servizi di prima accoglienza nei confronti di migranti extracomunitari. I bandi prevedevano sistemazione logistica e fornitura di numerosi servizi fra cui mediazione linguistica, lavanderia, barberia, consegna dei pocket money, tessere telefoniche, assistenza sanitaria. Ma sarebbero state riscontrate varie irregolarità

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Leopoldo De Gregorio, parte da prime attività ispettive condotte dai carabinieri di Lastra a Signa (Firenze) che si sono avvalse anche di testimonianze acquisite direttamente dagli stessi migranti fruitori dell’accoglienza.
Dai loro racconti, secondo gli inquirenti, emergerebbe una “non corretta” erogazione dei servizi previsti nonché pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versavano i locali. Inoltre nei centri sarebbe stata accertata la presenza di ospiti in sovrannumero rispetto alla capienza massima prevista.

Cibo avariato o scaduto nelle dispense, e insufficiente per sfamare tutti. Bagni mai disinfettati, asciugamani cambiati ogni due mesi, camere sovraffollate con posti letto in più rispetto a quelli che la struttura poteva ospitare. Migranti costretti a fare le pulizie sotto la ‘minaccia’ di esser trasferiti in un centro meno gradito perché più lontano da Firenze. Queste alcune carenze e criticità che carabinieri e fiamme gialle hanno accertato nell’inchiesta che oggi ha portato a misure per quattro indagati per frode in pubbliche forniture (due agli arresti domiciliari e due interdizioni) nella gestione di centri di accoglienza nel Fiorentino.

Successivamente, indagini tecniche e l’esame della documentazione, anche informatica, sequestrata in alcune perquisizioni – a cui, dal 2017, si sono aggiunti mirati approfondimenti economico-finanziari dei militari della Guardia di Finanza del Gruppo di Firenze -, hanno permesso di rilevare molteplici irregolarità di natura penale e fiscale a carico delle cooperative appaltatrici. Sarebbe emersa anche un’incompleta giustificazione dei costi sostenuti per l’erogazione dei servizi, a fronte delle somme elargite dalla prefettura di Firenze.

Altre contestazioni agli indagati riguardano la mancata documentazione dei costi per il personale impiegato nell’attività; la mancata erogazione dei pocket money nei confronti di almeno 300 migranti per l’impossibilità di identificazione; l’omessa fornitura della tessera/ricarica telefonica di 15 euro per ogni soggetto ospitato; la contestuale registrazione di alcuni migranti presso diversi centri di accoglienza dislocati in varie località.

Sulla base di questi elementi, il pm De Gregorio ha ottenuto dal gip Antonella Zatini le misure. Durante le attività di servizio sono state eseguite anche perquisizioni domiciliari per l’individuazione di ulteriori elementi probatori di rilevante interesse sotto il profilo tributario.

Ai domiciliari sono finiti i soci, e amministratori di fatto, della Eurotravel bed&breakfast srl, ditta che forniva le strutture dove erano ricoverate migranti a Signa e a Firenze, a cooperative che si erano aggiudicate le gare indette dalla prefettura di Firenze: si tratta di Davide Santetti, 56 anni e del padre Ottorino Santetti, 84.

Colpiti invece dalla misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare imprese e di ricoprire incarichi direttivi in persone giuridiche e imprese i presidenti della due cooperative aggiudicatarie dei bandi di gara: sono Matteo Conti, 46 anni, presidente della cooperativa Il Cenacolo onlus, e Lorenzo Terzani, presidente del consorzio Co&So. Nell’inchiesta coordinata dal pm Leopoldo De Gregorio, è indagata una quinta persona per cui il gip Antonella Zatini ha rigettato la richiesta di misura interdittiva chiesta dalla procura.

Il prefetto di Firenze Laura Lega si congratula in una nota “per l’importante operazione messa a segno dai Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Firenze che oggi hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip presso il Tribunale di Firenze, su richiesta della locale procura della Repubblica, nei confronti di quattro indagati, aventi ruoli nell’ambito di cooperative e società attive nel settore dell’erogazione di servizi in favore dei richiedenti asilo, ritenuti responsabili di ‘frode in pubbliche forniture'”.

“L’importante operazione”, prosegue il testo della prefettura “conferma la forte azione di controllo esercitata costantemente dallo Stato sulla gestione del sistema di accoglienza per garantire la repressione di ogni forma d’illegalità”.

Di seguito la nota ufficiale del consorzio Co&So in merito all’indagine: “Come struttura di coordinamento di varie realtà cooperative della Toscana abbiamo sempre messo il rispetto dei principi di legalità e trasparenza al primo posto della nostra azione. Così abbiamo fatto e così continueremo a fare ed è per questo motivo che ribadiamo la fiducia nella magistratura, a cui confermiamo la totale disponibilità e collaborazione, e nello Stato di diritto.  E’ doveroso quindi anche ricordare come fin dal 2015 abbiamo provveduto a interrompere ogni rapporto con la Eurotravel dei signori Santetti e abbiamo trasferito i richiedenti asilo in altre strutture. E’ opportuno inoltre ricordare che le strutture in questione erano state utilizzate in precedenza in due distinti appalti che non hanno coinvolto Co&So, senza alcun rilievo da parte della Prefettura. Successivamente Co&So ha operato sulla base di un legittimo affidamento sulla regolarità delle strutture, maturata dai precedenti appalti e dalla dichiarazione resa a riguardo dal proprietario. Del resto il sistema dell’accoglienza di cittadini stranieri nel nostro Paese è un fenomeno piuttosto recente che ha conosciuto una situazione di straordinaria emergenza proprio in quei mesi del 2014.”

Prato, evade 100 milioni con contrabbando tessuti

Prato, importava ingenti quantità di tessuti di contrabbando, riuscendo ad occultare al fisco ricavi per almeno 100 milioni di euro, con la conseguente evasione dell’Iva per circa 22 milioni di euro, dell’Irap per circa 3 milioni di euro, nonché diritti doganali per circa 200 mila euro.

È quanto individuato dalla guardia di finanza nei confronti di un imprenditore cinese che a Prato avrebbe messo in piedi un sistema di due società gestite da prestanome.

L’operazione ha avuto origine l’ottobre dello scorso anno, nel corso di due distinti maxi sequestri di tessuto importato in Italia di contrabbando, per circa 10 milioni di metri lineari, stoccato presso capannoni e Pronto moda nella zona industriale a sud di Prato, il Macrolotto1.

Le indagini, svolte anche a livello internazionale, delle fiamme gialle hanno permesso di accertare l’ipotesi investigativa dell’illecita importazione in contrabbando dell’ingente quantitativo di tessuto sequestrato.

Seguendo i flussi finanziari, i finanzieri sono risaliti all’imprenditore cinese che era di fatto il titolare delle due società pratesi, ufficialmente detenute ed amministrate da prestanome, i soggetti economici artefici della frode doganale e fiscale.

All’uomo sono stati contestati reati evasivi, di contrabbando aggravato ed esibizione di documentazione falsa.

Inchiesta bancarotta, Gdf sequestra 54 tra case e garage

La guardia di finanza, nell’ambito di un’inchiesta per bancarotta, ha sequestrato 54 immobili per un valore di 7 milioni di euro. Sei indagati.

Nell’ambito di un’indagine per bancarotta, la guardia di finanza ha sequestrato due complessi immobiliari a Poggibonsi e a San Gimignano, nel Senese, costituiti da 54 unità tra abitazioni, garage e cantine, per un valore complessivo di 7 milioni di euro. L’indagine per bancarotta fraudolenta patrimoniale vede indagate sei persone.

Gli immobili sono stati costruiti da una società edile operante principalmente nella Valdelsa sin dal 1998, dichiarata fallita l’8 febbraio 2016 e che, nel tempo, aveva accumulato debiti per circa 10 milioni di euro.

Il sequestro, secondo quanto spiegato dalle fiamme gialle, è avvenuto nei mesi scorsi e reso noto solo oggi dopo che è stato respinto il ricorso per il dissequestro dei beni presentato dalla proprietà.

In base a quanto reso noto dalla Gdf, l’amministratore dell’impresa fallita, tra gli indagati, avrebbe costituito agli inizi del 2015, con il concorso di terzi, una nuova società alla quale avrebbe ceduto la quasi totalità del patrimonio immobiliare poi sequestrato.

Gestita da un prestanome, la nuova società sarebbe stato di fatto gestita dall’amministratore dell’impresa fallita che avrebbe così messo in piedi, spiegano gli inquirenti, un’articolata strategia fraudolenta per occultare i beni in danno ai creditori. Tra i sei indagati figurano anche cinque tra soci e amministratori delle due società.

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