🎧 Suicidio in carcere a Pisa, il 19esimo in Italia dall’inizio dell’anno

Suicidio in carcere a Pisa, il 19esimo in Italia  dall’inizio dell’anno. Questa volta è accaduto al Don Bosco di Pisa, dove un uomo di 64 che godeva del regime di semilibertà e che avrebbe finito di scontare la pena nel 2027, si è tolto la vita dopo essere tornato in carcere dal lavoro. Per il garante regionale dei detenuti Giuseppe Fanfani è “colpa di scelte politiche precise”. Il servizio di Raffaele Palumbo.

La situazione nelle carceri italiane è ormai fuori controllo. E’ lo stesso garante dei detenuti della Regione Toscana a dire “credo che l’irrigidimento delle politiche carcerarie, con l’inasprimento delle pene, abbia pesato non poco in tutto quello che sta accadendo”. E’ una vera e propria strage silenziosa. L’ultimo a Pisa. E’ successo addirittura ad un detenuto in regime di semilibertà, che ha aspettato di tornare in carcere dal lavoro per togliersi la vita nel cortile del Don Bosco. Scontri con la Polizia penitenziaria alla Dogaia di Prato e a Sollicciano, dove negli ultimi due anni i suicidi sono stati sei, l’ultimo questa estate. Ed è proprio su Sollicciano che si concentra l’attenzione, dove il sovraffollamento e il degrado regnano sovrani. Simili “condizioni inumane e degradanti” sono state riconosciute riconosciute dall’amministrazione penitenziaria, che non ha opposto ricorso alle ordinanze di sconto pena. Proprio questo ha indotto “L’altrodiritto” ad avviare una ricognizione collettiva tra i detenuti – si parla di 2/300 reclusi – per approntare, se non una “class action” (non praticabile in questa sede), una mole di ricorsi individuali tale da fare “massa critica”. E non più solo per ottenere uno sconto, ma puntare ad un obiettivo diverso e più significativo dal punto di vista giuridico: il riconoscimento di reato di tortura e quindi un’ordinanza che imponga il trasferimento dei detenuti dal carcere.

In calo i detenuti in Toscana, sono 3.159 (erano 4.242 nel 2011)

E’ la fotografia delle carceri in Toscana che emerge da una ricerca della Fondazione Michelucci, presentata oggi a Firenze nel corso del convegno organizzato dal Garante per i diritti dei detenuti della Toscana, Giuseppe Fanfani.

Al 31 gennaio 2021 sono 3.159 (3.071 uomini e 88 donne) i detenuti  in Toscana. Un dato in diminuzione  rispetto ai 4.242 detenuti presenti a fine 2011. L’analisi rileva che il sistema penitenziario toscano presenta una situazione piuttosto articolata: conta oggi 16 istituti penitenziari per adulti. Le persone detenute di origine straniera risultano pari al 49,8% dell’intera popolazione detenuta in regione. Le persone detenute tossicodipendenti, al 31 dicembre 2020, erano 911, pari al 28,4% del totale e, di queste, 435 (il 47,7%) erano di origine straniera.

Alla stessa data le persone detenute  per reati legati agli stupefacenti erano 1.092 (il 34,1%), delle quali 663 erano di origine straniera (il 60,7%). Dalla ricerca emerge inoltre che le presenze negli istituti penitenziari minorili in Toscana a fine 2020 erano complessivamente 278. Molto contenuta, in Toscana, la presenza di donne detenute, ferma al 3% sul totale della popolazione carcerata, a fronte di una media nazionale pari al 4,2%.

Alla fine del dicembre 2020 le donne in carcere erano in tutto 97, tutte all’interno dell’istituto di Firenze Sollicciano. “La riflessione sulla condizione delle donne detenute, inserite in un’istituzione pensata per gli uomini e assoluta minoranza nel mondo carcerario, ha messo in luce i pregiudizi sul genere – ha detto Fanfani – che nel carcere hanno una maggiore persistenza rispetto al mondo esterno. Si sono discusse proposte di approcci differenti alla detenzione femminile, che restano aperte come possibili alternative. La ricerca è un passo avanti, uno strumento che può servire a progredire verso un cambiamento reale”.

Covid: Garante detenuti Toscana, priorità vaccinare detenuti e personale

Il Garante regionale scrive al provveditore Cantone, agli assessori alla Sanità e alle Politiche sociali Bezzini e Spinelli, al Garante nazionale Palma e a quelli comunali. “Tenere presente il pericolo di possibili focolai all’interno degli istituti. Doveroso tutelare vita e salute di chi non ha autonomia di movimento e decisionale”.

Nell’individuazione dei prossimi percorsi di distribuzione dei vaccini anti Covid-19 occorre tener presente la “necessità che sia data priorità ai detenuti, al personale penitenziario, sanitario, ai volontari o altri soggetti che accedono con costanza al sistema carcerario”. E’ quanto chiede il Garante della Toscana, Giuseppe Fanfani, in una lettera inviata al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Carmelo Cantone, agli assessori alla Salute e alle Politiche sociali Simone Bezzini e Serena Spinelli, al Garante nazionale Mauro Palma, ai Garanti comunali della Toscana, al dirigente del settore organizzazione delle cure e percorsi cronicità Mauro Maccari.

Nella missiva Fanfani rileva il pericolo focolai all’interno dell’ambiente carcerario. “E’ nostro compito e dovere tutelare la vita e la salute di coloro che non hanno autonomia di movimento e decisionale”. “È ovvio – continua il Garante –  che la distribuzione del vaccino sia sistema assolutamente complesso e ancora allo studio da parte del Governo, e che abbisogni di una struttura distributiva tanto lucida ed efficiente quanto selettiva, quantomeno all’inizio, come è ovvio che molte categorie di persone a maggior rischio debbano essere massimamente protette e quindi vaccinate con precedenza su altre”.
“Vi sarò grato quindi se vorrete farvi carico, nella interlocuzione con gli organismi centrali di governo, di ottenere che la distribuzione del vaccino nelle carceri abbia carattere prioritario. So che ciò che dico – conclude Fanfani – è certamente già nelle vostre azioni, ma vi prego di accogliere le mie parole come una accorata raccomandazione nell’interesse di chi è spesso dimenticato e che attende anche da questa opera e dalla consapevolezza che accadrà velocemente, il senso della speranza”.

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