Povertà abitativa e pandemia, nuove fragilità nel Rapporto Caritas

“Povertà abitativa e costi dell’abitare. Emergenza Covid-19: l’impatto sulle problematiche abitative” è il nono Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus.

Un appuntamento mensile che offre un quadro aggiornato su come il coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi sulla base dei dati Mirod e delle interviste a operatori e volontari appartenenti ad Associazioni ed Enti che si occupano del complesso e sfaccettato tema dell’abitare.

L’iniziativa, a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dalla pandemia, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

”L’emergenza sanitaria e sociale legata al Covd-19, le ripetute chiusure e le restrizioni alla mobilità per rallentare il contagio o hanno richiesto ai cittadini, in più di un’occasione, di ‘restare a casa’ e questo ha reso ancora più evidenti le condizioni di disagio abitativo in cui versano migliaia di famiglie in Toscana”, afferma Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, nel sottolineare come ”questa situazione abbia reso necessario trovare una sistemazione per tutti coloro che ‘una casa non ce l’hanno’ e dall’altra abbia portato tante nuove famiglie a non riuscire a far fronte al pagamento dell’affitto, delle bollette o di entrambe con il rischio, nelle prossime mensilità, di incorrere in indebitamenti o sfratti (che per il momento sono stati bloccati). ‘

‘Contribuendo così – commenta – ad allargare la forbice delle disuguaglianze, i cui effetti potrebbero amplificarsi se nel 2021 dovessero venire meno gli ammortizzatori sociali o nuove misure ad hoc”.

”La pandemia – prosegue ancora la referente – ha portato alla luce problemi che giacevano latenti e ha generato nuove povertà che lamentano l’impossibilità di pagare le spese legate alla casa. Sono tante infatti le categorie che abbiamo incontrato, in precedenza sconosciute ai servizi Caritas e che ci impongono risposte rapide, efficaci, in grado di prevenire condizioni di disagio croniche, anche attraverso il superamento della frammentarietà delle politiche di welfare, sia a livello locale che nazionale”.

”Le politiche sociali – fa notare Riccardo Bonechi, direttore Caritas Firenze – oltre ad offrire protezione a tutti coloro che sono in uno stato di bisogno, devono agire sulla promozione: oggi come mai è infatti necessario intervenire sulle nuove povertà per evitare che le persone permangano a lungo in questa condizione di necessità”.

”Questo – conclude Bonechi – sarà possibile solo attraverso la costruzione di reti forti sui territori, che guardino ai bisogni e alle fragilità dei cittadini con un approccio integrato, in grado di agire dove non arrivano gli interventi pubblici”.

Lo studio dell’Osservatorio Caritas: Covid-19 e problematiche abitative – Secondo gli studi condotti dall’Osservatorio Caritas, la pandemia sta avendo effetti profondamente negativi sul fenomeno della povertà che, già prima dell’insorgere del Coronavirus, riguardava un numero di famiglie preoccupante. In Toscana, nel 2018, la povertà assoluta risultava in crescita rispetto al 2017 e ben superiore ai livelli precedenti alla recessione del 2009. Nel 2018 il 5% delle famiglie, circa 82 mila, e il 4,6% degli individui, circa 171 mila, disponevano di un reddito minore della soglia di povertà assoluta, contro le 32 mila famiglie ed i 66 mila individui che nel 2008 erano in questa condizione. Un trend che nel 2019 arriva a riguardare ben il 19,7% degli under 30, il 16,8% delle famiglie con capofamiglia straniero e il 15% di quelle con almeno 5 componenti, fino a raggiungere numeri ancor più allarmanti nel 2020, in cui ogni toscano ha mediamente guadagnato 3.400euro in meno. Un dato che corrisponde a una caduta del Pil di 11 punti. Per quanto riguarda invece i redditi da lavoro autonomo si registra un -10% in più di quelli da lavoro dipendente (-5%), con i giovani che hanno avuto i cali più consistenti (-6%) degli over 50 (-4%).

I dati di Caritas Firenze cosa evidenziano? In merito alla condizione abitativa, i dati dei Cda, nel confronto tra 2019 e 2020, fotografano una situazione che si caratterizza per due aspetti. Il primo riguarda la sostanziale stabilità di quelle condizioni che potremmo definire di marginalità grave (dovute alle restrizioni nei sistemi di accoglienza standard), mentre il secondo ci parla di una crescente fragilità di persone e di nuclei familiari in una situazione di relativa stabilità abitativa. I

n questo caso, ad emergere è l’incremento, sia in termini assoluti che percentuali, degli utenti che hanno dichiarato di vivere in affitto: si passa dai 6.565 del 2019 ai 9.206 del 2020 (+40%). Di questi il 93% dichiara di avere un reddito insufficiente per far fronte alle normali esigenze mentre nel 2019 erano il 44,2%.

Chi sono queste persone? Le informazioni raccolte dall’Osservatorio Caritas consentono di definirne il profilo e di evidenziarne le trasformazioni rispetto all’anno precedente. Riguardo al genere, per quanto le donne costituiscano la netta prevalenza (sono il 64,1% contro il 59,6%), crescono gli uomini (sono il 35,9% contro il 24,9%), soprattutto in età centrale (il 55,1% ha tra i 35 e i 54 anni contro il 52,2% nel 2019) e con figli piccoli. Inoltre, per quanto la situazione si riferisca in modo prevalente i cittadini stranieri, si accentua la componente italiana (dal 21,8% al 26,8%).

L’impatto della pandemia Covid-19 sui servizi rivolti ai senza dimora -Anche nel caso dei senza dimora, il cui numero non è facile da stimare, la situazione si è rivelata particolarmente critica soprattutto rispetto ai servizi di accoglienza, che sono stati rimodulati in ottemperanza alle normative vigenti, ma che hanno continuato a garantire l’apertura, spesso anche in orario diurno per consentire a coloro che non hanno una casa di poter rispettare le norme anti contagio, mostrando una capacità di resilienza notevole.

La risposta di Caritas ai bisogni del territorio – Nonostante il dramma delle conseguenze socio-economiche della pandemia, Caritas non si è però mai fermata. Tante le risposte messe in campo insieme a Fondazione Solidarietà Caritas Onlus, che vengono ampiamente ripercorse nel Report. Da una vera e propria rivoluzione dei servizi rivolti alle fasce più deboli, al Fondo diocesano di solidarietà emergenza Covid-19, istituito con decreto Arcivescovile del 6 giugno 2020, con lo scopo di intervenire in favore di quelle famiglie e singoli che si sono trovati in difficoltà per aver perso il lavoro a causa dell’emergenza sanitaria. Il Fondo, tutt’ora attivo, interviene erogando contributi mensili di sostegno del reddito: l’importo massimo previsto per i nuclei familiari è di 1.500euro (in erogazioni mensili di euro300); e di 1.000euro per i single (in erogazioni mensili di euro200). L’attività, avviata a luglio, ha permesso di assegnare 232.000euro a 162 richiedenti, di cui 76 italiani. Di questi, 140 sono stati i contributi destinati alle famiglie, mentre 22 a soggetti single.

Quali interventi devono essere pensati per i prossimi mesi? Il problema abitativo appare un’urgenza della quale farsi carico e che in qualche modo, può toccare chiunque di noi. L’unica soluzione, si legge ancora nel Report di Caritas Firenze, è dunque creare delle reti sempre più forti tra amministrazioni pubbliche, associazioni ed Enti del Terzo Settore, al fine di trovare le risposte più adeguate alla situazione in atto, perché a tutti venga garantita una vita dignitosa.

Povertà e salute: il volto sommerso della gestione Covid nel rapporto Caritas

“Povertà e salute. Gli impatti dell’emergenza Covid-19″. È il tema del settimo Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Obiettivo di questo numero, redatto sulla base dei dati raccolti dai Centri d’Ascolto e da interviste a medici di famiglia e soggetti del Terzo Settore, aprire uno spazio di riflessione su come il coronavirus ha cambiato il tessuto sociale  anche in relazione al tema della salute, intesa come ”stato totale di benessere fisico, mentale e sociale”.

L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio. ”In questo Report abbiamo scattato una fotografia del rapporto tra povertà e salute, cercando di comprendere in che modo l’emergenza sanitaria abbia aggravato una situazione che vedeva già in precedenza nelle persone più fragili anche quelle più esposte ai rischi di salute”, dichiara Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, sottolineando come sia dimostrato che ”le diseguaglianze socio-economiche influiscano fortemente sul benessere psicofisico della persona, tanto da avere conseguenze in termini di anni di vita, addirittura superiori rispetto a chi soffre di ipertensione o obesità”.

”L’idea generale che emerge dalle testimonianze raccolte”, fa notare Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana, ”è che esiste un ‘volto sommerso dell’emergenza Covid-19’ legato alla mancata prevenzione, o alla sospensione di alcuni interventi diagnostici e terapeutici che possono determinare, nel medio lungo periodo, l’insorgenza o l’aggravamento di patologie fisiche o mentali già esistenti”. ”Per il futuro – afferma Bonechi – sarà dunque necessario attivare una progettazione che preveda azioni di tipo informativo, educativo, preventivo, socio-sanitario per tutte le persone che hanno difficoltà ad accedere ai servizi, coinvolgendo scuole, comuni, parrocchie, realtà associative del Terzo Settore e della rete Caritas, nella logica di un approccio integrato con tutto il mondo dei medici, psicologi, senza dimenticare le Istituzioni e la politica”. E conclude: ”Solo così potremo raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile, che Caritas si propone di perseguire anche aderendo, come avvenuto nelle ultime settimane, all’Agenda Metropolitana 2030”.

Lo studio dell’Osservatorio Caritas: rinunciare a curarsi in tempo del Covid-19. – Dalle interviste realizzate da Caritas, che hanno coinvolto un campione di 54 medici di famiglia, emerge come negli ultimi sei mesi vi sia stata una forte riduzione degli accessi ai servizi di medicina di base e delle richieste per visite specialistiche. Un dato confermato anche da realtà del Terzo Settore, che hanno visto le prestazioni diminuire del 60% nel periodo marzo/maggio. Tra le principali motivazioni: quelle di natura economica, e quelle legate alla paura del contagio.

Ma a cosa si rinuncia? Nell’esperienza dei medici di base coinvolti e degli interlocutori, emerge una tendenza soprattutto da parte di alcune componenti della popolazione (persone adulte, con occupazioni stabili) a mantenere fermi, anche in tempi di pandemia, i controlli di routine e i follow up annuali, a cui rinunciano invece più facilmente (per paura) gli anziani. Per quanto riguarda le prestazioni che si tende a procrastinare sono soprattutto quelle oculistiche, dermatologiche, ortopediche e odontoiatriche, come se le patologie di questi ambiti fossero considerate accessorie o, comunque, non così importanti da drenare risorse economiche divenute scarse o da esporsi al rischio di contagio. Dalla ricerca emerge inoltre, come le persone con disabilità abbiano particolarmente risentito delle misure restrittive imposte dal virus, a causa della chiusura dei centri diurni e dei servizi domiciliari, nonostante siano stati attivati molti sistemi di aiuto a distanza. Per quanto attiene invece i problemi di natura psichiatrica e psicologica, anche in questo caso l’indagine evidenzia un incremento della necessità di supporto in tutte le fasce della popolazione, ma al contempo una diminuzione delle prese in carico ed una sospensione dei percorsi in essere. Fra le ragioni che impediscono a molti pazienti di portare avanti le spese mediche, vi sono l’improvvisa perdita del lavoro o la contrazione del reddito.

Caritas: aumenta volontariato giovanile durante il Coronavirus

Il 24,5% dei volontari e volontarie attivi a Firenze ha iniziato a prestare servizio a marzo durante l’emergenza Covid, il 41,7% di loro sono giovani: è quanto rivela l’Osservatorio Caritas di Firenze.

“Abbiamo assistito – spiega Giovanna Grigioni, referente dell’Osservatorio – a una vera e propria crescita del numero di persone che hanno deciso di mettersi in gioco e di aiutare chi il Covid-19 aveva reso ancora più fragile”.

L’emergenza, spiega il direttore della Caritas diocesana Riccardo Bonechi, “aveva infatti creato un vuoto, molti anziani avevano dovuto interrompere il loro servizio per motivi di sicurezza”, ma questa iniziale criticità si è trasformata “in una staffetta generazionale della solidarietà, che ha visto affacciarsi molti nuovi giovani volontari”.

Caritas Firenze, legame povertà-carenza educativa evidenziato dal Coronavirus

C’è una stretta correlazione tra la fragilità economica delle famiglie e la povertà educativa dei bambini e delle bambine secondo un rapporto della Caritas.

Legame reso ancora più evidente dall’emergenza Coronavirus e dalla didattica a distanza che ha comportato un differente accesso alle lezioni, ai contenuti, all’apprendimento. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Bambini e ragazzi: la povertà educativa nell’emergenza Covid-19’, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con la fondazione solidarietà Caritas onlus.


“Dalla ricerca – spiega Giovanna Grigioni, referente dell’osservatorio Caritas – emerge chiaro come i minori, che già prima della pandemia si trovavano in difficoltà, abbiano maggiormente pagato le conseguenze in termini economici ed educativi. Situazioni di fragilità che, in alcuni casi, i docenti avevano solo ipotizzato e che il Covid ha portato allo scoperto”. “Ora che li abbiamo ‘visti’ – sottolinea Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana – dobbiamo trovare il modo di prendercene cura provando a colmare il gap con i loro coetanei”

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