Mondonico: minuto di silenzio, il Franchi ricorda il suo ”Cuore Viola”

”Ciao Mondo – Cuore Viola”, è lo striscione esposto dai tifosi della curva Fiesole dedicato a Emiliano Mondonico, l’allenatore che riportò la Fiorentina in serie A ma, soprattutto, grande tifoso della squadra gigliata.

Durante il minuto di silenzio, prima del fischio d’inizio di Fiorentina-Crotone (finita 2-0), molti altri striscioni sono apparsi sugli spalti del Franchi e tra questi ”Adesso sei tu che sei uscito a riveder le stelle… Ciao Mondo”.

“Era un tifoso della Fiorentina, oltre al suo lavoro professionale voleva bene alla nostra città e alla nostra squadra e anche per questo gli siano grato”. Il club manager viola, Giancarlo Antognoni, ha ricordato così Emiliano Mondonico, questa mattinapoco prima del funerale
dell’allenatore che lavorò a Firenze per una stagione nel 2003.
“Ha fatto bene a Firenze, e in tutta Italia lo ricordano con affetto. Purtroppo è un”annata negativa” ha notato con amarezza Antognoni prima di entrare in chiesa, riferendosi anche alla prematura morte del capitano della Fiorentina, Davide Astori, stroncato da un malore meno di un mese fa.

Niccolò Ciatti, Nardella scrive a governo: sia fatta giustizia

Il sindaco di Firenze: “oggi stesso manderò una lettera al ministro della Giustizia Orlando  e al ministro degli Esteri Alfano perché i responsabili della morte di Niccolò siano assicurati alla giustizia”.

“Oggi stesso manderò una lettera al ministro della Giustizia Orlando e al ministro degli Esteri Alfano perché i responsabili” della morte di Niccolò Ciatti, il 22enne fiorentino picchiato a morte da tre giovani ceceni lo scorso 11 agosto a Lloret do Mar in Catalogna fuori da una discoteca “siano assicurati alla giustizia”. Lo ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella, alla cerimonia di scoprimento di una targa per ricordare il ragazzo ucciso, proprio di fronte al banco del mercato centrale dove lavorava.

“Chi sbaglia paga – ha proseguito il sindaco – La vita non è uno scherzo e non ci deve essere solo Firenze accanto alla famiglia di Niccolò, ma tutto il Paese. Fino a quando non verrà fatta giustizia per quello che è successo ci ritroveremo sempre tutti insieme: oggi al mercato, domani allo stadio, dopodomani in una piazza; sempre insieme, fino a che non verrà fatta giustizia”. “In ricordo di Niccolò Ciatti, come la freccia, tuo simbolo di amicizia, sei passato accanto a noi con amore e gioia, con semplicità sei entrato nei nostri cuori e vi rimarrai per sempre”, è la scritta sulla targa scoperta in suo nome. Una folla commossa da decine e decine di persone ha partecipato alla cerimonia; tra queste, oltre ai familiari del giovane ed alla fidanzata Ilaria, anche Giancarlo Antognoni, club manager della Fiorentina, la squadra del cuore di Niccolò. “Siamo tutti vicini ai suoi familiari – ha detto Antognoni – la loro battaglia è giusta. Non si può rovinare una famiglia per colpa dei delinquenti che ci sono in giro”.

 “Tra un po’ dovremo andare in Spagna, perché le indagini sono state prolungate di ulteriori dodici mesi. Dal 20 di marzo ci saranno ulteriori testimonianze: chiaramente saranno vagliate anche quelle che abbiamo trovato noi e siamo più che convinti che tutti” i tre ceceni indagati dalle autorità spagnole per l’aggressione di Niccolò “dovrebbero essere in carcere, assieme all’altro, perché hanno partecipato attivamente a questo massacro”. Lo ha detto Luigi Ciatti, il padre del giovane picchiato a morte fuori da una discoteca di Lloret do mar in Catalogna nello scorso agosto, parlando con i giornalisti a margine dello scoprimento della  targa . I tre giovani sono indagati nella vicenda costata la vita al 22enne fiorentino, ma solo uno, ritenuto l’autore del colpo fatale, è recluso. “Non è giusto permettere che queste persone possano aggirarsi intorno a noi, libere; hanno sbagliato e devono pagare – ha proseguito Ciatti – Noi non cerchiamo vendetta, assolutamente. Vogliamo una giustizia che funzioni e che faccia capire che chi sbaglia paga. Avere giustizia è il minimo che possiamo fare per Niccolò. Aspetteremo, ma ci arriveremo”. E a chi gli ha chiesto se abbia sentito la vicinanza delle istituzioni alla sua famiglia nella battaglia per ottenere giustizia, il padre di Niccolò ha risposto di sì: “Sono riuscito a parlare con tutti: sia le autorità locali, il sindaco di Scandicci e quello di Firenze, sia vari ministri, come Orlando, ed anche la vicepresidente del Senato Di Giorgi e Maurizio Gasparri”, ha detto. “Quello che è accaduto riguarda l’Italia – ha proseguito – perché è capitato al mio Niccolò, ma potrebbe capitare a qualunque altro cittadino italiano all’estero. Il sostegno io l’ho avuto: mi auguro che questo serva affinchè si riesca ad avere un processo nei tempi più brevi e rapidi possibili”.

Vittorio Cecchi Gori, si sta riprendendo

Roma, sarebbero in miglioramento le condizioni di Vittorio Cecchi Gori, ricoverato per ischemia e problemi cardiovascolari al Policlinico Gemelli.

Lo ha riferito all’Ansa l’ex moglie Rita Rusic che, con i figli Mario e Vittoria arrivati da Miami, è andata direttamente all’ospedale trovando l’ex produttore Vittorio Cecchi Gori “cosciente, vigile, ovviamente provato”.

“Si è emozionato e commosso vedendoci, ma il professore che lo sta seguendo ci ha detto che tra due giorni potrebbe uscire dalla rianimazione se tutto procede al meglio”, ha aggiunto la Rusic.

Intanto Giancarlo Antognoni, ex campione della Fiorentina e della Nazionale, e attuale general manager della società viola, sabato mattina si è temporaneamente allontanato dal ritiro della squadra per andare in visita al Policlinico Gemelli di Roma dove è ricoverato Cecchi Gori.

“Sì, sono andato in ospedale per esprimere la mia vicinanza al mio amico Vittorio, che è stato mio presidente dal 1990 al 2000”, ha detto Giancarlo Antognoni senza voler aggiungere altro “per rispetto della privacy e della famiglia”.

Antognoni non ha potuto avvicinare Cecchi Gori, ricoverato nel reparto di rianimazione, ma si è trattenuto in ospedale un certo tempo, poi è rientrato con la squadra a poche ore dalla partita di Coppa Italia con la Lazio.

Renzi al Meyer per regali Natale: Paolo e Barbara Bacciotti esempio per Italia intera

Paolo e Barbara Bacciotti persero il loro Tommasino nel 1999, a soli 2 anni, per una grave forma di tumore cerebrale e “oggi sono un punto di riferimento straordinario per tutta la città di Firenze. La loro è un’esperienza che è un insegnamento all’Italia intera”.

Lo ha detto il segretario del Pd Matteo Renzi uscendo dall’ospedale Meyer di Firenze dove aveva distribuito i regali di Natale della Fondazione Tommasino Bacciotti insieme al ministro dello Sport Luca Lotti e ad altri personaggi del mondo sportivo e non solo.
“Tommasino, il loro bambino che non ce l’ha fatta – ha ricordato Renzi -, quest’anno avrebbe compiuto 20 anni. Nel ricordo di questo dolore enorme, che nessuno può neppure
definire né capire, se non passandoci, cosa che naturalmente non auguriamo a nessuno, nel ricordo di questo dolore Barbara e Paolo hanno dato una mano alla città, al Meyer ma, direi, a tutta Italia”. Ogni anno la Fondazione mette a disposizione un nuovo appartamento “per le famiglie dei bambini che hanno un tumore, che sono malati e che vengono a curarsi al Meyer. L’idea di festeggiare il Natale pensando ai bambini che sono in difficoltà, pensare che da una storia di dolore ne nasce una di speranza e di bellezza, è una cosa che soltanto le persone generose possono fare e stare accanto a degli amici mi sembra giusto per fare gli auguri di Natale a tutti i fiorentini e non solo”.
“E’ come se una grande comunità si riunisse intorno ai medici e agli infermieri che aiutano questi bambini”, ha concluso il segretario del Pd riferendosi a quanti erano stamani al Meyer come Giancarlo Antognoni, “da sempre vicino alla famiglia Bacciotti così come il capitano storico della Rari Nantes Leo Sottani, che ogni anno torna dal Brasile e viene al Meyer, il ministro Lotti, che è in tutte le foto con la sciarpa della Fondazione al collo, Pier Luigi Collina e Lorenzo Baglioni”.

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