Coldiretti Pistoia: “Timori per piccole aziende, no alternative a glifosate”

Coldiretti Pistoia si dimostra preoccipata per le “centinaia di piccole e medie aziende” per le quali non son previste alternative  alle glifosate, dopo l’abbandono entro il 2021 disposto dalla Regione Toscana. “Bisogna trovare la giusta ricetta”, la richiesta del sindacato.

“Le aziende del verde, in particolare le piccole aziende vivaistiche che sono elemento cruciale e distintivo della filiera del florovivaismo pistoiese, sono preoccupate”, spiega Fabrizio Tesi il presidente di Coldiretti Pistoia. Le alternative ipotizzate alle glifosate sono poco convincenti, secondo il sindacato, inefficaci agronomicamente  o per costi eccessivi oppure per eccessiva complessità gestionale, soprattutto per le realtà aziendali medio-piccole.
Secondo Coldiretti “sono indispensabili ancora tante risorse per la ricerca”. I protocolli vanno bene, a condizione che non siano frutto di “uno slancio momentaneo e devono avere una reale praticabilità per rafforzare l’economia distintiva delle imprese virtuose di un territorio e non l’affossamento di un settore”, si legge nel comunicato. L’aumento dei costi di produzione rende alto il rischio che la produzione di questa area sia poco appetibile specie in un periodo in cui i margini aziendali sono sempre minori.
“L’iniziativa della Regione ha dato un input importante per favorire un’agricoltura più green, in coerenza con l’approccio di Coldiretti anche a livello nazionale. Ma non possiamo non farci portavoce dei tanti soci, soprattutto piccoli e medi, che a fronte di tappe così perentorie hanno rappresentato alla principale associazione agricola la loro preoccupazione, spiega Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia.

Tessile Prato chiede di snellire burocrazia su riciclo 

Prato guarda con attenzione al nuovo pacchetto di misure sull’economia circolare, convalidato martedì dai ministri dell’Ambiente Ue, che definisce obiettivi ambiziosi: gli stati europei dovranno riciclare almeno il 55% dei rifiuti urbani entro il 2025 e istituire una raccolta differenziata per i rifiuti pericolosi e i prodotti tessili.

A Prato, il tessile lo riciclano dal 1840, spiega all’ANSA Fabrizio Tesi, presidente dell’associazione Astri che riunisce 160 aziende, specializzate nel riuso del tessile, la maggior parte nel distretto pratese. I numeri parlano da soli: l’anno scorso, 142 milioni di Kg di vestiti vecchi e scarti sono stati trasformati in materia fibrosa pronta per confezionare nuovi abiti e prodotti. “Tutte le grandi firme – afferma – si riforniscono da noi. Prato è già la capitale del mondo del tessile riciclato, solo che prima non lo diceva nessuno, ora è di moda”.

Per Tesi le nuove norme europee sono un’opportunità per far crescere ulteriormente le settemila aziende che lavorano nel tessile nel distretto toscano, ma “bisogna vedere come le misure europee saranno recepite dall’ordinamento italiano” ha sottolineato l’imprenditore toscano che denuncia l’eccessiva burocrazia italiana, negli scambi commerciali sui rifiuti.

Prato importa molti scarti tessili dall’Europa, perché “in Italia, sembra sia più conveniente mandare in discarica o all’inceneritore”, ha dichiarato Tesi, che questa settimana ha fatto visitare all’europarlamentare Pd Simona Bonafé le aziende pratesi e il ciclo del riciclaggio dei tessuti. Secondo Bonafé, relatrice al Parlamento europeo del pacchetto sull’economia circolare, sono diverse le aziende in Italia all’avanguardia nel recupero dei materiali, ma “Bisogna lavorare di più sulla raccolta separata dei rifiuti e sui forti divari tra nord e sud. Siamo a 328 kg per abitante al nord, 266 kg di centro e 169 al sud”, ha spiegato all’ANSA, citando i dati di un rapporto preparato dal centro di ricerca della Commissione Ue di Ispra. Per l’europarlamentare è “importante che la normativa europea sia recepita al più presto dal nuovo governo italiano per ottenere una maggior efficienza nella gestione dei rifiuti. In Francia ci sono 60 decreti sullo smaltimento dei rifiuti, noi ne abbiamo tre”.

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