Morto Eugenio Scalfari, se ne va il fondatore di ‘la Repubblica’

Eugenio Scalfari era nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924, Scalfari è stato il primo direttore-manager dell’editoria italiana, padre di due testate, L’Espresso e la Repubblica, nate dal nulla ma che in pochi anni hanno raggiunto i vertici della diffusione nazionale.

Eugenio Scalfari frequentò il Liceo Classico a Sanremo, dove ebbe come compagno di banco Italo Calvino, iniziò a scrivere su alcune riviste fasciste, per venire poi espulso in quanto ritenuto un imboscato.

Nei primi anni ’50 iniziò con il Mondo di Pannunzio e l’Europeo di Arrigo Benedetti. Nel ’55 con quest’ultimo fondò L’Espresso, primo settimanale italiano d’inchiesta. Scalfari vi lavora nella doppia veste di direttore amministrativo e collaboratore per l’economia. E quando Benedetti gli lasciò il timone nel ’62, diventò il primo direttore-manager italiano, una figura all’epoca assolutamente inedita per l’Italia. Questo doppio ruolo sarà poi anche uno dei fattori del successo di Repubblica.

Negli ultimi anni dopo una lunghissima carriera al timone del giornale, si era dedicato soprattutto alla scrittura, anche con un’autobiografia uscita per i suoi 90 anni nel 2014 allegata al quotidiano.

La Toscana e Firenze lo ricordano con un evento in particolare, tenutosi alla Biblioteca delle Oblate ormai quasi 10 anni fa. Nel 2013 per la rassegna Leggere per non dimenticare Eugenio Scalfari presentò il suo libro La passione per l’etica, un Meridiano dedicato a vita e opere.

Il senatore Dario Parrini appena appresa la notiza della morte di Eugenio Scalfari ha espresso il suo cordoglio con un post su Facebook: “Con la scomparsa di Eugenio Scalfari l’Italia perde un protagonista assoluto della cultura e del giornalismo degli ultimi sessant’anni. Personalmente non dimenticherò mai la grande emozione del 5 maggio 2007, quando in Biblioteca Leonardiana gli consegnai l’attestato di cittadino onorario di Vinci”.

“E’ stato un gigante, ma non soltanto del giornalismo, un grande intellettuale a tutto tondo che ha saputo mostrare quanto possa essere forte il ruolo che il pensiero esercita nella quotidiana esistenza dell’uomo. E un protagonista diretto della vita politica italiana”. Con queste parole il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, esprime il suo profondo cordoglio per la scomparsa di Eugenio Scalfari. “Di Scalfari ho sempre apprezzato la lucida passione e la sferzante  ironia con la quale riusciva a affrontare le analisi anche più difficili. E ogni domenica mattina dedicata con più calma alla lettura dei giornali, mi hanno accompagnato nel corso degli anni i suoi editoriali, rito irrinunciabile e spesso bussola nella labirintica massa degli eventi. La Toscana – prosegue – lo ha visto presenza costante per anni a Capalbio, in compagnia del fraterno amico Carlo Caracciolo con il quale condivideva un po’ d’ombra e tante conversazioni all’Ultima spiaggia. Addio a un profondo interprete della nostra epoca, che ha avuto sempre il coraggio di guardare avanti e di viaggiare nel grande mare aperto”.

Rossi: “Salvini va oltre i suoi poteri”

“Il primo ‘maresciallo’ d’Italia, ministro degli interni Matteo Salvini, emana direttive anche ai vertici della Difesa, chiedendo di intervenire contro le ong impegnate a salvare i migranti nel Mediterraneo. I militari commentano che queste ‘sono cose che accadono nei regimi e non in democrazia. Noi rispondiamo al ministero della difesa e al capo dello Stato’. Salvini non solo va oltre i suoi poteri, chiudendo i porti, ma ora vuole dare ordini anche ai militari”.

Lo ha scritto sul proprio profilo facebook il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.

“Credo che abbia ragione Eugenio Scalfari quando scrive che ‘Salvini vuole la dittatura e, se si prosegue così, Salvini sarà il dittatore. Non c’è il populismo senza la dittatura’. Prosegue poi Scalfari: ‘Di Maio a sinistra non ci sta per niente, fa finta’. Io mi chiedo cosa aspetta la sinistra a parlare così, senza tanti giri di parole – ha continuato il governatore -. Cosa aspettano tanti intellettuali a uscire da boriosi distinguo e inutili reticenze. È come se dominasse un clima di conformismo che impedisce di vedere i pericoli che corre la democrazia. Nella storia della sinistra italiana la difesa della democrazia è stata un tratto predominante e qualificante del suo impegno. Di lì si deve ripartire e trovare la forza per svolgere il ruolo a cui siamo chiamati nell’interesse del Paese”.

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