Processo ‘Don Euro’: difesa chiede perizia psichiatrica

Chiesta una perizia per incapacità di intendere e di volere su don Euro, al secolo don Luca Morini, l’ex parroco della diocesi di Massa Carrara e Pontremoli, da oggi alla sbarra in un processo al tribunale di Massa. I giudici si sono riservati di decidere la prossima udienza del 17 luglio.

Su Morini, detto appunto ‘Don Euro’, oggi ridotto allo stato laicale, gravano accuse per le ipotesi di reato di estorsione, autoriciclaggio, detenzione e cessione di stupefacente e sostituzione di persona. Invece, non essendo state formulate querele di parte, non si procederà per truffa ai danni dei fedeli, accusa che riguardava l’impiego dei denari offerti dalle persone alla chiesa.

Quattro giovani escort, con cui Morini, fingendosi facoltoso magistrato, aveva intrattenuto rapporti, si sono costituite parte civile. Don Euro finì in uno scandalo (anche mediatico grazie ad un servizio televisivo della trasmissione Le Iene) che riguardò la frequentazione di giovani escort, utilizzo di stupefacente in lussuosi hotel, cene, viaggi, trattamenti estetici in costose spa, ampia disponibilità di contanti, fino a 8.000 euro, per le spese quotidiane, e un tenore di vita molto lontano da quello misurato e consono a un parroco.

Nella stessa vicenda, al parroco fu sequestrato un conto corrente di 700.000 euro e diamanti per 120.000 euro. E’ imputato anche di estorsione poiché, secondo l’accusa, avrebbe costretto vari soggetti a dargli denaro tra cui il vescovo Giovanni Santucci per evitare di far emergere un fantomatico dossier sugli scandali della diocesi (peraltro mai ritrovato dai carabinieri). E’ accusato anche di autoriciclaggio per aver comprato un immobile con 300mila euro e averlo poco dopo rivenduto a 250mila: secondo l’accusa fu una manovra per “ripulire un po’ di denaro di dubbia provenienza”.

Sono state sentite le prime testimonianze nella prima udienza del processo. Uno degli investigatori dei carabinieri, maresciallo Alessandro Schiffini, ha ricordato che don Euro “chiedeva somme di denaro alle famiglie per aiutare bambini gravemente malati che avevano bisogno di cure costose cure” e “sistematicamente a Pasqua e Natale mandava alcuni suoi fidati a ritirare donazioni in denaro di aziende e industriali, specie del marmo, che consegnavano assegni o contante che poi lui utilizzava per sé”.

Inoltre, risulterebbe, sempre secondo il teste, una cospicua somma di denaro donata dal Comune di Carrara per il rifacimento del campo da calcio di una parrocchia, mai fatto. “In 10 anni abbiamo documentato un flusso di denaro dal suo conto pari a circa 5 milioni di euro”, è stato detto.

Il maresciallo ha ricostruito anche i rapporti che Morini aveva con il vescovo Giovanni Santucci: “Dalle intercettazioni telefoniche – ha detto in aula – risulta che il prete, dopo essere stato messo in quiescenza dal vescovo per gli scandali tirati fuori dalla trasmissione Le Iene, avesse chiesto ‘un alloggio lontano dalla Curia, aiuti economici per pagare le bollette e un incarico di prestigio’ quando la storia si fosse sgonfiata. Le indagini portarono poi a scoprire che la diocesi di Massa Carrara comprò nell’ottobre 2015 un appartamento a Marina di Massa dove Morini andò a vivere, in particolare durante i mesi dello scandalo sollevato dalle Iene, e dove tutt’ora vive”.

Lo stesso investigatore dell’Arma ha riferito che pure “la colf di don Morini veniva pagata in nero direttamente dal vescovo monsignor Giovanni Santucci con 800 euro al mese” e che “la diocesi di Massa Carrara comprò un appartamento a Marina di Massa dove Morini andò a vivere; le utenze furono intestate alla Curia e la domestica veniva pagata dal vescovo. Ci sono intercettazioni telefoniche in cui i due si accordano proprio sulla cifra da corrispondere alla colf, ovvero gli 800 euro al mese, da dividere in 200 euro ogni settimana. Dalle indagini risulta che ogni settimana i 200 euro venivano inseriti in una busta che veniva consegnata dal vescovo al suo segretario personale, che poi la portava direttamente a casa di don Morini per pagare la colf. Durante una perquisizione è stata ritrovata una delle buste con dentro il denaro ancora da consegnare alla colf”.

Inchiesta ‘Don Euro’, pm: “Da vescovo asupicabile un saggio silenzio”

La procura di Massa (Massa Carrara) è “colpevole non di altro che di essersi attenuta alle regole di legge e di essersi adoperata per informare sul reale, limitato ruolo di mons. Santucci; quella procura nei cui confronti sarebbe stato perciò auspicabile quantomeno un prudente, saggio silenzio”.

Lo scrive il procuratore di Massa Aldo Giubilaro, in risposta al vescovo di Massa Carrara e Pontremoli Giovanni Santucci, che il 30 novembre ha accusato la procura di aver contribuito “ad allestire nei suoi confronti una vera e propria macchina del fango”, sull’inchiesta ‘Don Euro’.

Tutto si lega all’inchiesta sull’ex parroco Luca Morini, soprannominato don Euro dai fedeli perché avrebbe utilizzato elemosine e donazioni a scopi personali, da incontri con escort a cene di lusso. Gli accertamenti della procura di Massa avevano portato anche al coinvolgimento del vescovo, rinviato a giudizio per tentata truffa e appropriazione indebita, poi prosciolto dal tribunale per mancanza di querela il 28 novembre.

A seguito di ciò monsignor Santucci ha diffuso una nota spiegando tra l’altro di provare “un sentimento di delusione nei confronti della procura” dal momento che da 3 anni “la mia persona e il mio ruolo ecclesiale sono stati senza alcun ragionevole motivo infangati e dati in pasto” ad alcuni giornali, tv e social che “non cessano di descrivermi, più o meno apertamente, come ladro e corruttore”.

Oggi Giubilaro gli esprime “la più convinta solidarietà umana per le offese alla sua persona ed al suo ruolo, in larga misura ingiustificate, che ha subito”, ma evidenzia anche come si sia trattato di una vicenda giudiziaria “da sè sola” di “rilevante interesse per l’opinione pubblica” e che “motivo di primaria importanza al rilievo sempre maggiore assunto va ravvisato prima ancora che nel procedimento penale, nella mancanza di provvedimenti da parte delle gerarchie della Chiesa nei confronti del Morini, non per nulla noto da sempre con il soprannome di don Euro; provvedimenti che avrebbero impedito che la prosecuzione delle condotte improprie del sacerdote, note da anni, assumesse dimensioni di sempre maggiore gravità e che le indagini ne evidenziassero l’immenso squallore”.

Il procuratore, aggiunge, “non ha mai dato in pasto” a giornali o tv il vescovo “come da questi con approssimazione poco encomiabile dichiarato”, evidenziando infine che il tribunale “non ha sentenziato l’assoluzione nel merito” del monsignore “ma soltanto deliberato di non doversi procedere per mancanza di querela”

Massa, inchiesta ‘Don Euro’: Curia non querela, prosciolto vescovo

Mons. Santucci era accusato di tentata truffa e appropriazione indebita, reati per i quali la nuova normativa richiede la querela di parte

Manca la  querela e dunque il tribunale  decide per il ‘non luogo a procedere’ nei confronti del  vescovo di Massa Carrara e Pontremoli, mons. Giovanni Santucci. Santucci era accusato di tentata truffa e appropriazione indebita, nell’ambito del procedimento contro l’ex parroco Gianluca Morini, soprannominato don Euro dai fedeli perché avrebbe utilizzato elemosine e donazioni a scopi personali, da incontri con escort a viaggi, alberghi e cene di lusso.

Al  vescovo di Massa la procura contestava un prelievo di 1.000 euro dal fondo della Fondazione Pie Legati per Morini “senza alcuna spiegazione” e l’aver fatto pressione su un’assicurazione per aumentare il punteggio di invalidità sempre in favore di don Euro.

All’uscita dal tribunale, l’avvocato del vescovo, Adriano Martini, non ha nascosto la soddisfazione per il proscioglimento del suo assistito, anche se ha dichiarato che il vescovo avrebbe preferito essere assolto al termine del processo. “Non è stata proposta querela da nessuno dei due soggetti che ne avevano facoltà, la Curia e la diocesi – ha detto Martini -; entrambi hanno dichiarato di non ritenere necessario proporla in quanto considerano l’operato del vescovo assolutamente conforme ai principi del diritto canonico. Quindi non c’è semplicemente una mancanza di querela, ma una dichiarazione espressa di
condivisione dei comportamenti del vescovo. Avremo preferito che il giudizio si risolvesse con una sentenza assolutoria di merito – conclude – ma la mancanza di querela impedisce all’imputato di formulare una scelta, non è come la prescrizione che si può
rifiutare o accettare. Se non c’è querela il giudice penale non può giudicare. Ne abbiamo dovuto prendere atto”.

Per Morini e per un ex parroco, Emiliano Colombo, accusato di aver aiutato don Euro a nascondere soldi sul suo conto, il processo prosegue: nuova udienza il 12 giugno 2019.

Massa: don ‘Euro’, prete esonerato obblighi sacerdozio

Esonerato da tutti gli obblighi sacerdotali don Luca Morini, il parroco di Massa Carrara ribattezzato anche ‘don Euro’, indagato per truffa ed estorsione nei confronti dei fedeli nell’ambito di un’inchiesta su sue presunte spese ‘allegre’.

L’esonero è stato deciso dalla Congregazione per il clero e a renderlo noto è stato il vescovo di Massa Carrara e Pontremoli, mons. Giovanni Santucci, con un comunicato diffuso dalla diocesi. “Gianluca Morini – si legge nella nota – perde lo stato clericale con relativa dispensa dagli obblighi sacerdotali”. Il procedimento canonico nei confronti di don Morini, che per le accuse avrebbe utilizzato il denaro dei fedeli a scopi personali, era stato aperto dopo l’indagine “praevia” avviata a livello diocesano nel 2015, anno in cui un escort denunciò ai media la condotta del parroco, indicandolo come suo amante.

“La sanzione disciplinare – si legge ancora nella nota della diocesi – datata gennaio 2018 e trasmessa dalla Congregazione per il Clero, a norma del diritto ecclesiastico, sancisce l’esclusione del presbitero dall’esercizio del sacro ministero, esonerandolo da tutti gli obblighi previsti”. A gennaio scorso la procura di Massa Carrara ha chiesto il rinvio a giudizio di don Morini e anche del vescovo di Massa Carrara: nei confronti di quest’ultimo ipotizzate le accuse di frode e l’estorsione in relazione a presunte pressioni che avrebbe fatto su un’assicurazione per concedere a don ‘Euro’ un punteggio di invalidità superiore al dovuto e per un passaggio di denaro dal conto della Curia a quello del parroco.

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